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Autore: Kairi_chan    01/09/2004    14 recensioni
Rei e Kei sono veramente morti quella sera,in quella macchina,con quella ragazza? Miki è davvero quello che crede di essere? Ti sei mai chiesto cosa c'è oltre ad un muro? E oltra alla vita?
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so,lo so,doveva essere finita,ma non c’è l’ho fatta…ho riletto tutti e tre i capitoli e ho capito che a questa storia ci tenevo troppo…questo è il sequel di “Quando Miki alzò lo sguardo e vide per la prima volta la luna”.

 

Ma Rei e Kei sono davvero morti quella sera,in quella macchina,con quell’animale?

E chi ci assicura che dopo la morte non ci sia più niente?

Chi ci dice che la morte non sia solo l’inizio?

 

Un funerale. Il nero prevale. È il buio che Miki voleva,che Miki ha avuto. Scendono lacrime su una terra che copre una bara vuota,due bare vuote. Proprio come i componenti delle setta,spariti,svaniti,scomparsi tra un morso e un soffio di vento tra le lapidi. La tumulazione avviene,avviene lo stesso,in una lacrima e in un cappello con la veletta nera. Tra una massa di capelli biondi e un paio di occhi nocciola.

Un preghiera nel silenzio di una chiesa vuota,un urlo di rabbia guardando una foto. E un ghigno. Un ghigno soddisfatto che scruta la notte di un cimitero fuori città.

“Ciao Rei…ciao Kei…”

Una risata,fredda. Di nuovo quella risata. La risata di chi dentro di sé ha tutto. E non ha niente.

 

“Ancora misteriose le cause della morte di due giovani ragazzi,Rei Kon e Kei Hiwatari,rispettivamente di 23 e 24 anni. Dopo la loro scomparsa,denunciata dai coinquilini,Max Mizuhara e Takao Kinomiya,una telefonata è giunta al commisariato. Una voca rauca,probabilmente femminile,che ripeteva “cercate nel fiume,fuori dal buio…cercate all’uscita delle tenebre…”. La chiamata è stata interpretata come un’indicazione a trovare i corpi dei ragazzi,e gli agenti si sono recati al fiume che scorre appena fuori dalla galleria,a qualche centinaio di metri dall’ospedale. Lì,ferma sul ciglio della strada,una Yaris blu scuro con i finestrini sporchi. Una volta aperta,con la dovuta cautela,la portiera,si è scoperto un abitacolo vuoto,un abitacolo agghiacciante. I sedili erano squarciati,coperti di sangue,e su di essi giacevano le chiavi della macchina,quelle di casa,due cellulari,un portafoglio. È stato grazie a quello che si è potuto confermare che l’auto era quella dei due giovani. Conteneva la carta d’identità e la patente. Inoltre,sono stati controllati i due apparecchi telefonici,ed entrambi corripondevano. Poi,mentre l’ispezione continuava,una voce,la stessa che aveva avvisato la polizia,è uscita dal nulla e ha mormorato “Inutile cercarli,inutile sperare,l’animale non perdona,l’animale uccide”. Poi più niente. Nonostante le continue ricerche,i corpi non sono stati trovati. Ora solo la scientifica potrà confermare definitivamente che il sangue appartiene a Rei e Kei”

Quando avevano trasmesso questo notiziario? Giorni,forse una settimana,fa. La scientifica aveva confermato,l’analisi del Dna aveva confermato,il sangue apparteneva a loro due. Grazie alle analisi,era stato accertato anche il fatto che fossero morti,entrambi. La quantità di sangue persa era troppa,per tutti e due. Così erano stati fatti funerali e tumulazione. Si era pregato per due tombe vuote,si aveva pianto su due tombe vuote. Ora solo due lapidi testimoniavano che qualcosa di terribile era avvenuto,qualcosa che aveva dissanguato ed ucciso i due ragazzi. Solo due lapidi dicevano che Rei e Kei erano morti quella notte,in quella macchina,fuori da quella galleria. E solo la cartella clinica di una ragazza appena quindicenne confermava che quella notte,in quella macchina,fuori da quella galleria,qualcun altro era morto insieme a loro. Ma viveva ancora.

 

Il manicomio era buio,il corridoio era buio,la sua camera era buia. Solo il bianco riusciva a prevalere,in un angolo di quel posto. Era un bianco che non avresti visto volentieri,che nessuno avesse visto volentieri. Era il bianco di due canini,di due canini che spuntavano da una bocca giovane,curvata in un ghigno soddisfatto. Il ghigno di chi era morto,ma viveva ancora. Viveva in quel manicomio,con le finestre troppo strette,con il cibo immangiabile,con il bianco candido del camice. Viveva in un covo di matti,di cerebrolesi,di assassini e di maniaci. Viveva dove vivevano squilibrati,gente che aveva ucciso,violentato,seviziato,gente che passava ore a parlare con un cucchiaio,a pontificare con la scodella della colazione. Oppure semplicemente persone,persone che non ragionavano correttamente,che non sapevano la differenza tra una graffetta e un fucile a pompa. Che non avevano nessuna colpa,se non il fatto di essere diversi. Ma veramente è diverso quello che non è uguale a noi?

Ho svolto il mio compito…

Ho fatto quello che dovevo…

Non potevo permetterglielo,Kenji,non potevo…

Mi avrebbero rinchiuso…

In manicomio…

Sono finita in manicomio…

Ma l’uomo non sa…

L’uomo non sa quant’è pericoloso un animale in gabbia…

 

La rabbia e la frustazione di un ragazzo rimbalzava tra soffitto e pareti. Le lacrime di un altro rompevano il silenzio che era stato creato intorno alla morte. Un mobile veniva preso a calci,un divano veniva guardato con amara tristezza,come sperando di vedere ancora un corpo seduto lì,a mangiare ancora pop corn o a lamentarsi ancora del fatto che gli toccasse sempre cucinare. E da un momento all’altro ci si aspettava ancora di sentir urlare un altro,di sentirlo ancora lamentarsi del disordine di Takao,della musica di Max,dell’appetito di Rei.

Rei…Rei…

Mao era al tuo funerale,sai?

Ha pianto tanto…

Sapevi che ti amava…

Ma per te era come una sorella…

Ti ama ancora,ti ama forse più di prima,ora che si è resa conto di averti perso per sempre…

È stata lei ha buttare il primo pugno di terra sulla bara,nessuno ha avuto niente da ridire…

Da quando sei in quel posto è venuta a trovarti tutti i giorni…

L’abbiamo invitata a stare da noi,ma ha rifutato…

Pensa che non ce la farebbe a vivere dove solo un mese fa vivevi tu…

Kei…

Tuo nonno è venuto al tuo funerale…

È vecchio,è troppo vechhio…

Ma quand’è arrivato ha detto che non sarebbe mancato per nulla al mondo…

Piangeva anche lui,Kei…

Era il pianto di un nonno che solo ora si rendeva conto di avere un nipote…

Che solo ora si rendeva conto di averlo perso per sempre…

Perdonalo…

È il denaro che fa dell’uomo bestia…

Lascia che quello che ha fatto si mischi al ricordo del mondo sbagliato che ora non ti appartiene più…

Lascia che quello che ha sbagliato diventi parte di quello che tutti hanno sbagliato…

 

“Alzati,bestia”

“Ho un nome”

“Ti ho detto di alzarti”

“E io ti ho detto che ho un nome”

“Sei come tutti gli altri,non sei ne più ne meno di loro,chi vuoi comandare?”

“Non sono come tutti gli altri”

“Ah no? E sentiamo il perché?”

“Hai mai sentito parlare di quella quindicenne trovata nella macchina dei due ragazzi morti?”

“Quindicenne? L’abitacolo era vuoto”

“Questo è quello che ti hanno fatto credere”

“Dove vuoi arrivare?”

“Ti sei mai chiesto perché quei due ragazzi stessero andando all’ospedale? Perché a quell’ora della notte? Perché uno seduto davanti e l’altro dietro?”

“Bè…”

“E ti sei mai chiesto chi avesse ucciso tutte quelle persone? E perché molti dei loro corpi non sono mai stati trovati? E perché quei pochi che sono stati trovati non sono stati riconosciuti da nessuno?”

“Facevano tutti parte di una setta,sarà stata una specie di rito”

“No…ero io”

 

“Un lupo mannaro perde la ragione,quando si trasforma. Io invece no. Io restavo lucidissima”

“Non mi sembra che sia una cosa negativa”

“Il peggior difetto dell’uomo,Rei…è che sa pensare…”

 

“Miki,siamo qui per parlare con te”

“Siamo convinti che con una buona terapia tutto si risolverà per il meglio. Sei molto giovane,e molto confusa”

Miki sorrideva,scoprendo i canini,un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Ah sì? Ma io so benissimo cos’ho fatto”

“No,Miki. Non so come tu sia finita in quella macchina,e non so come tu sia riuscita a sporcarti la bocca di sangue”

“Ah,ma è semplice!”

Mentre la ragazza continua a sorridere,i due uomini si guardano perplessi.

“Avevo fame…”

 

“Che cosa si può fare? Sembra irrecuperabile”

“In effetti,è come se fosse davvero consapevole di averli uccisi lei”

“Già…”

“Non starai pensando che li abbia uccisi davvero”

“No,che sciocchezza…”

“Ha solo quindici anni,e tutta la vita davanti. E non sto parlando di una vita in un manicomio”

“Non ci resta che sperare nella terapia”

“DOTTORE! VENGA PRESTO!”

 

Si sa,l’uomo è debole. È una razza debole. Una razza incredula,scettica,stupida. Siamo sempre sul suolo del concretismo,schiavi di una realtà che non ci appartiene. Convinti che quando la luce si spegne il mondo intorno a noi sparisca. Convinti che quello che non si vede non c’è. Convinti di avere l’esclusiva di abitare questo pianeta.

Ma quando la luce si spegne,c’è qualcos’altro che torna in vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P.S: dedicato ad Alvin,Ilenia,Ciuciù e Goran. E a Solco,ricorda,Trieste prega per te. Non vi dimenticheremo mai.

  
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