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Autore: Gnocconana    20/04/2013    1 recensioni
Ogni suo gesto, ogni sua parola, a lavoro o a casa, avevano preso una piega amara, angosciante.
Come di una persona che sa ciò che non va nel mondo ma non può, non ha idea di come migliorare la situazione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tsunemori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non esiste una verità unica, assoluta, universalmente accettata. Checchè ne pensi chiunque, sette miliardi di teste creano le loro sette miliardi di verità, tutte diverse, tutte originali, personali e per questo magnifiche.
Era quello che Shogo Makishima voleva provare al mondo, forse. Che ogni singolo individuo aveva una sua mente, e di conseguenza il diritto - se non il dovere - di dare ascolto solo ad essa, di dare forma alla propria personalità in modo autonomo, senza spinte esterne.
Senza che un’entità superiore e sconosciuta stesse loro dietro e imponesse loro che direzione prendere.
Senza il Sybil System.
 
Akane Tsunemori era riuscita a capirlo dopo notti e notti insonni - anche le persone più forti fanno fatica a dormire sonni tranquilli, a volte -, ripensando a quella tragica conclusione che aveva tolto la vita - metaforicamente o meno - a metà della sua squadra. Ripensando al sangue della sua migliore amica colare dal soppalco che lei non aveva potuto raggiungere, ripensando alle sue ginocchia improvvisamente molli e al fucile inutile nelle sue mani. Non era riuscita a ucciderlo, quella volta.
Ma neanche il Sybil System.
La consapevolezza che il sistema al quale aveva affidato la sua vita e la sua fede potesse in qualche modo fallire l’aveva tormentata per settimane.
L’immunità al Dominator era il punto forte di quell’uomo, in un mondo dove le armi da fuoco erano diventate ormai obsolete. Dove l’unica, raffinata arma tecnologica che le forze dell’ordine avevano a disposizione si riduceva a un giocattolo sofisticato di fronte ad un semplice numero.
Lo psycho-pass di Makishima era immacolato. Di un bianco quasi nauseante, ma che qualcuno potrebbe definire puro. Uno scherzo crudele, per lei. Il suo coefficiente criminale era uguale a zero, e ciò gli aveva permesso (più di una volta) di compiere crimini sotto lo sguardo, veicolato dal Dominator, di Sybil, senza che il sistema stesso facesse niente per fermarlo. Limitandosi a riconoscerlo come non offensivo.
Non offensivo.
Certamente un’abilità straordinaria, quella di poter controllare il proprio psycho-pass a piacimento. Straordinaria, e terrificante. La magra consolazione che non ce ne fossero molti di individui come lui non riusciva a soddisfarla, né a convincerla. Non se ne poteva essere sicuri, e se fosse arrivato il giorno in cui chiunque avrebbe trovato il modo per riuscirci, per ingannare il Sybil System, la società come la conosceva lei sarebbe crollata come un castello di sabbia sotto la forza inarrestabile dell’onda marittima.
E Makishima avrebbe vinto.
Nonostante il neo-scoperto odio nei confronti di ciò che lei un tempo riteneva un sistema perfetto, non riteneva il caos una possibile soluzione. Anzi, l’unica che avrebbe voluto evitare al 100%. Gli ultimi avvenimenti le erano bastati per una vita intera, forse due. Eppure… se un tempo, di fronte alla scelta tra pace e libertà, lei avrebbe sicuramente scelto la pace, adesso non ne era più così sicura.
 
Pur essendosi rassegnata a dover passare un’altra notte insonne, non trovò la forza di abbandonare il caldo rifugio dato dalle coperte e dall’oscurità totale nella quale era avvolta. Non le era di alcun conforto fare finta che gli ultimi mesi – anche se, sinceramente, le erano sembrati degli anni – non fossero accaduti, che tutte le sconvolgenti rivelazioni che volente o nolente si era ritrovata ad affrontare non avessero fatto minimamente traballare le colonne portanti della sua convinzione. Quello che poteva fare, però, era mettere tutto da parte per quelle quattro, cinque ore che le servivano per essere funzionale il mattino seguente, no? Forse ripeterselo un paio di volte l’avrebbe aiutata. Si girò su un lato e serrò con forza le palpebre, intenzionata almeno a riposarsi e ad allontanare anche solo per un po’ tutti quei pensieri opprimenti che a malapena la lasciavano respirare. Dare un senso alle azioni di Makishima, dopo la sua morte, non aveva senso e lo sapeva. Ma non era più riuscita ad allontanarlo da lei. Ogni suo gesto, ogni sua parola, a lavoro o a casa, avevano preso una piega amara, angosciante.
Come di una persona che sa ciò che non va nel mondo ma non può, non ha idea di come migliorare la situazione. Non c’era da stupirsi che Makishima avesse voluto sbarazzarsi di quella spiacevole sensazione. Di quell’attanagliante consapevolezza.
Ma immaginò che l’esito di una tale presa di coscienza cambiasse da persona a persona. Lui aveva solo scelto la via più facile, e questo non poteva giustificarlo, né tantomeno perdonarglielo. Le già esigue possibilità di comprensione erano appassite insieme alla giovane vita della sua amica.
Ciò che era rimasto era l’obiettività di un detective, l’imparzialità di un giudice.
Ma era arrivato per primo il boia. 

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E' strano per me essere così produttiva. 
Non avevo intenzione di finirla in questo modo, avevo in mente di continuarla, ma mi è stato consigliato di lasciarla così com'è ed è stato quello che ho fatto. Prendetela con Elikin nel caso non siate d'accordo. >3
Grazie per l'attenzione!
   
 
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