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Autore: _Lolita    20/04/2013    5 recensioni
Tutti noi custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima (Cit.)
Gerard ha un segreto. Un segreto che solo lui e Helena conoscono. Un incubo che gli ha rovinato la vita e che lo tiene isolato dal resto del mondo.
Gerard vive in un mondo nero.
Layla conosce Gerard per caso e lo presenta a Frank.
Frank vorrà entrare nel suo mondo e riuscire a riportargli i colori.
Perché, come prometterà a se stesso, Gerard merita la felicità.
[Dal capitolo 7]
-E qual'è il tuo desiderio?-
-Credimi- disse il più piccolo -Se si avvererà sarai il primo a rendersene conto-
Vorrei essere una canzone alla radio. Quella per cui hai alzato il volume
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, FemSlash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Salve donzelle :3 Come l'altra volta vi scasso un po' le ovaie all'inizio del capitolo.

Allora, mi è stato chiesto da alcune mie amiche se avessi continuato a scrivere...

Dire che la risposta è questo capitolo <3 Lo sapete che io non aggiorno con frequenza per tanto magari può sembrare che io decida di smettere, ma no, continuo a propinare cazzate e storielle drammatiche ahahah <3

Il capitolo funziona come l'altra volta. Parla della giornata di Layla e di quella di Frank e Gee.

Prima si parla di Layla perchè fa un ragionamento su vittime e carnefici (spoiler, ci arriverete leggendo XD) che mi sta davvero a cuore, e volevo condividerlo con voi <3

E poi ovviamente si parla dei nostri cucciolotti che fanno le ninne insieme <3

Il capitolo è un più lungo del solito, voglio dire, molta gente magari si prende una pausa dalle ff e io comincio a scrivere capitoli che sembrano la Divina Commedia... sì, funziono al contrario XD

Anche se devo dire che scriverlo è stato un calvario, vi dico tutto giù u.u

Che dire? Ho rotto abbastanza <3

Ci si vede di sotto crash queens <3

 

 

Ad Alex, che forse ha trovato l'amore. Grazie per aver ispirato questa storia e averci fangirleggiato sopra.

A xla, che mi ricorda sempre che il modo non è in bianco e nero. Donna è un onore averti conosciuta <3 Ho superato il blocco XD

A Luna, per avermi spronata a scrivere e avermi ispirato i sentimenti di Layla, sei unica nel tuo genere, non cambiare nemmeno se costretta.

E infine, anche se un po' egoisticamente, a me stessa, per essere riuscita a fare rumore nonostante tutto.

 

 

 

Come un pazzo, mi sono innamorato di te... hai girato il mio mondo sottosopra”

(Layla – Eric Clapton)

 

Non appena uscita dalla stazione degli autobus Layla si guardò intorno, uno scenario a lei familiare le si parò davanti, Belleville non era cambiata di una virgola; le strade erano ancora mal tenute e sporche, le case erano sempre un ammasso di cubi grigi col tetto nero e spiovente e i giardini sempre di quel verde spento che gridava siccità. Sbuffò sonoramente pensando che quel buco non le era mancato per niente e si accese una sigaretta.

Non aveva un piano preciso su dove andare a dire il vero per tanto cominciò a camminare senza meta per le vie di quella cittadina che tanto detestava.

Era buffo il modo in cui i passanti la guardavano, erano i suoi capelli, certo, del resto erano l'unica cosa colorata in quell'ammasso di grigio, ma quella curiosità per Layla voleva dire un altra cosa: nessuno la riconosceva, e il prendere consapevolezza di ciò le fece dipingere sul volto un sorriso amaro.

Beh, del resto è vero, i carnefici non ricordano mai le vittime, per loro non sono altro che pezzi di carne, giocattoli da torturare per un po' finché non si rompono o scappano o nel peggiore dei casi si suicidano.

Lay pensò a Frank, che ancora si ostinava ad avercela con quella città che li aveva feriti così tanto, se solo avesse saputo che tutti si erano dimenticati di loro nel giro di un anno forse sarebbe finalmente giunto a capire che non valeva la pena avvelenarsi il fegato.

-Scusami, hai una sigaretta?- una voce sconosciuta si fece strada nelle orecchie di Lay distogliendola dai suoi pensieri; una ragazza, alta, bionda, abbronzata, con un seno abbondante e dei jeans attillati, le si era parata davanti rivolgendole un sorriso fintissimo, che in realtà mascherava uno sguardo schifato, aspettando una risposta.

Emma Sanders, così si chiamava, lei e Layla erano allo stesso corso di biologia, al secondo anno le aveva messo della gomma da masticare fra i capelli

Layla annuì, prendendo il pacchetto dalla tasca dei jeans e porgendogli una sigaretta, non riuscì però a non farsi scappare un sorriso

-Tu non ti ricordi di me vero?- le chiese ridendo sinceramente

-Emmm no...hai un che di famigliare però- rispose la bionda accendendo la sigaretta

-Layla Vermeer, la schizzata, seguivamo biologia insieme- rideva come una bambina, Emma la guardò imbarazzata

-Emm ecco..io..- era decisamente imbarazzata

-Oh non preoccuparti, è tutto passato, dimmi, cosa fai adesso?- sorrise, amichevole come non mai

-...Lavoro come commessa al centro commerciale... e tu?- rispose la bionda titubante, Layla lesse nei suoi occhi azzurro petrolio la stessa frase che aveva letto per anni “Questa è matta”

-Oh nulla di che, sono una modella, poso durante le lezioni di disegno dal vivo all'università di New York- disse con falsa modestia, giusto per il gustarsi l'espressione di stupore che si dipinse sul volto di Emma, che da sempre sognava di diventare una modella anche per una pubblicità di dentifrici

-S...stai a New York adesso??- Layla si fece scappare un risolino, New York era il sogno di ogni abitante di Belleville, e pensare che i due schizzati della città erano riusciti ad andarci beh.. di certo poteva dare a quegli zotici un motivo per rodersi il fegato.

-Sì, con Frank, ti ricordi di lui no? È quello che chiudevano negli armadietti- il perchè di quella rivincita effettivamente era sconosciuto persino a Layla, non provava rancore, ne rabbia in quel momento, si voleva solo divertire

-Oh.. si certo..- Emma pareva sempre più scombussolata da quella conversazione, ma Layla riusciva comunque a percepire l'invidia che era nata in lei

-E' stato un piacere rivederti Emma- sorrise -Devo andare- la mollò lì, ferma sul marciapiede, e riprese a camminare senza meta ridendo ancora per cinque minuti buoni mentre la bionda la fissava senza capire più nulla, tutto sommato una piccola e infantile rivincita poteva prendersela.

Lungo la strada Layla aveva già riconosciuto almeno due suoi vecchi vicini e qualche ragazzo delle superiori, nessuno dei quali ovviamente aveva riconosciuto lei; ok, i capelli turchesi erano comparsi non appena arrivata a New York, ma il viso da un anno all'altro non era cambiato, era impossibile che nessuno si ricordasse di lei.

Forse la verità è che non vogliono ricordare” Pensò

Forse la verità era è che non tutti gli assassini amano ripensare alla loro vittime, o come minimo non vogliono farlo dal momento in cui vengono a sapere che queste sono sopravvissute.

Un killer quando scopre che la sua vittima è riuscita a cavarsela con solo delle ferite, si sente un fallimento, sente di aver buttato via magari anni per ideare il crimine perfetto per poi fallire miseramente.

Forse era quello il pensiero che Layla suscitava in tutti coloro che riconosceva come suoi vecchi carnefici.

Ovviamente alle superiori non si tratta di uccidere in modo fisico, e il crimine perfetto nel caso di Layla e Frank non era quello di farli morire, ma quello di sconfiggerli, di convincerli che davvero non valevano nulla, che davvero erano degli sfigati o dei pazzi.

Il vedere la ragazza che tanto volevano annientare interiormente camminare tranquillamente per le strade di quel buco dimenticato da dio di certo per loro era un fallimento, non per ogni singolo abitante ovviamente, lo era per quei piccoli carnefici che alla fine non erano altro che adolescenti annoiati o vicini troppo perbenisti per accettare la figlia di un fotografo defunto tutta vestita di scuro che non parlò con nessuno per un anno intero.

Solo in quel momento Layla comprese che non aveva bisogno di dimostrare nulla a nessuno.

Non erano state le sue parole a sconvolgere Emma, ma il suo sorriso.

E Layla realizzò che un sorriso è davvero la vendetta migliore...

Il suo cellulare squillò, distogliendola da quel pensieri, senza nemmeno leggere il nome sul display premette il tasto verde

-Pronto?-

-...Lay-

-Lindsey... dimmi..- sapeva che quella telefonata sarebbe arrivata prima o poi, ma sperava più poi che prima

-Dove sei?- chiese preoccupata

-A Belleville...sentivo di dover tornare...- Lindsey non disse nulla e Layla capì che doveva aver annuito, dopo alcuni minuti di silenzio che parvero interminabili fu Lay a parlare

-Torno..te lo prometto, non so quando però... non sentirti obbligata nemmeno per un istante a dovermi aspettare ok? Sei libera di fare ciò che vuoi..-

-Ti aspetterò per tutta la vita se mi prometti di non metterci tanto- la fece ridere, era una frase di Wilde, Lindsey sapeva quanto Layla lo amasse

-La verità è che ciò che vorrei dirti è imprigionato nella mia mente Lyn..- disse Layla trovando una panchina e sedendosi

-Ti aiuterò a liberarlo, dimmi solo quand'è il momento-

-Per cosa?-

-Per dirtelo- Layla sapeva che Lindsey aveva sorriso in quel momento, poteva vedere quel sorriso così dolce anche a chilometri di distanza

-Per dirmi cosa?- non capiva, davvero, non riusciva ad afferrare quel ragionamento

-Lo sai Layla, lo sai- fece una pausa -Io sono qui, chiamami quando vuoi, anche nel pieno della notte-

-Ok..ok...tornerò, te lo prometto-

-E io ti aspetterò, ci sentiamo- e riattaccò

Una lacrima solitaria rigò il viso di Layla che in quel'istante aveva capito le parole di Lindsey...

Si asciugò in fretta il viso e, rialzandosi, riprese a camminare.

Belleville non aveva certo una buona fama, per tanto Layla si stupì nel vedere alcuni ragazzini giocare in strada accanto al rottame di un auto abbandonata davanti a un lampione; quando era piccola lei e Frank non avevano il permesso di uscire troppo a lungo, era troppo rischioso, per tanto si rinchiudevano nella camera oscura di Brian e si facevano raccontare delle storie, praticamente fu così che passarono la loro infanzia.

Poi l'infanzia era sfociata nell'adolescenza e tutto era cambiato, Brian era morto e lei e Frank rimasero da soli, passando i loro anni da teenagers vagando per Belleville, girando allo skate park o con quei pochi conoscenti che avevano, ma principalmente se ne stavano alla stazione abbandonata soli come cani aspettando che le cose cambiassero in qualche modo.. e quando si resero conto che stando fermi la situazione non poteva migliorare se ne andarono...

Una casa in particolare colpì l'attenzione di Layla distogliendola dal suo vagare, non aveva nulla di speciale, il solito cubo grigio circondato da un giardino incolto e disordinato; non era il suo aspetto ad aver destato il suo interesse, ma i ricordi che vi erano legati, era davanti a quella casa che Layla e Frank erano saliti sulla vecchia auto di lei per dirigersi a New York, era davanti a quella casa che Layla aveva messo la parola fine alla sua vita per cominciarne una nuova e più bella, ed era in quella casa che viveva Linda Pricolo.

Senza pensare a nulla cominciò a ad attraversare il vialetto stando attenta a non pestare le feci dei cani di Frank, quei cani mancavano da morire al suo migliore amico, ma non avevano potuto portarli a New York, l'appartamento era troppo piccolo.

Arrivata davanti alla porta di casa ebbe come la sensazione di voler andarsene, ma un parte di lei le disse che era la cosa giusta da fare.

Suonò il campanello e subito sentì i cani abbaiare seguiti da un rumore di passi che si avvicinavano alla porta che dopo pochi istanti si aprì.

Ed eccola li, non molto alta, i capelli corvini legati in una coda con alcune ciocche che le ricadevano sul volto stanco che faceva da cornice a degli occhi vivaci identici a quelli di Frank, portava dei leggings neri e un enorme maglione di lana grigia, non dimostrava per niente i 47 anni che aveva.

-Layla!- esclamò con voce squillante non appena la vide

-Linda!- le due donne si strinsero in un abbraccio caloroso che durò alcuni secondi, era incredibile come quella donna profumasse sempre di zucchero

-Layla, dio, che piacere rivederti!- disse Linda staccandosi -Cosa ci fai in città?-

-Sono tornata a far visita alla nonna- mentì in parte, non escludeva di andare a casa a farle un saluto, ma non voleva spiegare i veri motivi che l'avevano spinta a tornare

-Sarà felicissima di rivederti, vieni, entra- Layla obbedì e seguì Linda in cucina, la casa era piccola, ma accogliente e ordinata, diversissima dal giardino e dalle strade che la circondavano.

Le due si sedettero in soggiorno e dopo pochi istanti avevano davanti due tazze di caffè bollente

-Come va a New York? Ho visto che fai la modella adesso- disse indicando una rivista sul tavolino davanti al divano, Layla ci diede un occhiata veloce, non era una rivista particolarmente importante, la copertina raffigurava lei e altre due ragazze che non si poteva dire fossero in una posa fine, la ragazza storse il naso, fortuna che era un servizio vecchio

-Facevo, ho smesso-

-Oh... e come mai?- chiese Linda

-Ho trovato un nuovo lavoro, poso durante le lezione di disegno dal vivo all'università-

-Oh, bello, e l'anno prossimo pensi di iscriverti?- Layla sapeva che Linda, seppur interessata alla sua vita, aveva un unica domanda che le ronzava nella testa

-Frank sta bene Linda- disse dal niente; ci fu una pausa, durante la quale nessuno disse nulla, Layla fissava le mani di Linda che stringevano la tazza e notò una cosa che la stupì non poco

-Grazie Layla- silenzio

-Senti Linda io so che vorresti rivedere tuo figlio, e credimi, ho provato di tutto ma lui non vuole tornare a Belleville, per nulla al mondo... mi dispiace- silenzio, un silenzio che faceva male alla testa

-No, lo capisco... sono io che ho sbagliato.. sono stata una pessima madre per lui..-

-Linda tu sei stata un ottima madre..-

-No Lay, sai che non è vero. Vedevo quello che John gli faceva eppure non ho mai fatto nulla per evitarlo.. la verità è che se intervenivo lui gli faceva di peggio.. e io mi sentivo così inutile.. dio..non ne hai idea...- Linda cominciò a piangere, pianse come solo una donna addolorata o un attrice consumata possono fare -Sì che sono stata una pessima madre.. ho dato a mio figlio una vita orribile e quando lui ha deciso di migliorarla io ho cominciato a pensare di poter avere dei diritti su di lui.. non mi stupisce il fatto che non voglia vedermi..-

-Linda ascoltami, tu non sei affatto una pessima madre.. mia madre, quella sì che lo è, perchè ha abbandonato sua figlia nel momento in cui aveva più bisogno di aiuto, mi ha lasciata sola quando tutto quello che mi serviva era il suo amore.. se tu sei una pessima madre, lei cos'è??- Layla pronunciò quelle parole con forza e fermezza, ma dentro di lei qualcosa si era rotto nel pronunciarle

-Grazie Layla...- Linda tirò su col naso -Hai intenzione di andarla a trovare?-

-Chi mia madre? Perchè vive ancora qui?- per ciò che ne sapeva Layla sua madre poteva anche essere scappata con uno dei suoi tanti uomini

-Sì, sta ancora nella vostra vecchia casa, non se n'è mai andata-

-A contrario mio...- Lay però quelle parole non le disse, le pensò e basta.

 

 

Lasciati baciare sotto la pioggia battente”

(Born to Die – Lana Del Rey)

 

 

La sveglia suonò trapanando nel cervello di Frank proprio come fanno i bruchi dentro le mele.

La spense velocemente per poi prenderla in mano e guardare l'ora; erano le 6:30, sbuffo sonoramente rendendosi conto che l'aveva messa per sbaglio in anticipo di un ora.

Si voltò e vide Gerard dormire sereno, tirò un sospiro di sollievo, quella notte il suo sonno era stato tranquillo, gli sarebbe dispiaciuto svegliarlo così presto.

Senza nemmeno rendersene conto Frank aveva iniziato ad accarezzargli piano un braccio con la punta dell'anulare chiedendosi quanto rosso ci fosse nei suoi sogni in quel momento.

Sì perchè alla fine l'aveva capito, aveva compreso cosa volesse rappresentare Gee con quella tela nera che aveva visto a casa sua; per un istante si chiese che fine avesse fatto, per poi rendersi conto che non importava, ci pensavano loro due insieme a rendere il tutto reale, a rendere quell'arte reale.

Che poi per Frank dire “loro due” ancora gli faceva strano, cos'erano? Amici? Amanti? Stavano insieme? Non avrebbe saputo dirlo in quel momento.

Gerard si rigirò nel sonno e si strinse a Frank sorridendo, il più piccolo pensò che aveva delle belle labbra, sottili, leggermente storte, ma bellissime, Frank avrebbe voluto baciare quelle labbra, scoprire che sapore potessero avere, un sapore dolce sicuramente.

Ma Gerard non era pronto e lui lo capiva.

Si era ripromesso di non trattarlo mai come una vittima di stupro, ne di pensare a lui come tale, ma in certi momenti gli era difficile non pensare all'ingiustizia che aveva subito.

Lo vedeva li, stretto al suo petto che dormiva sereno e non ci pensava, ma poi si ricordava della prima volta che lo aveva sfiorato e della paura che aveva letto nei suoi occhi, si ricordava di quanto fu difficile accarezzarlo per la prima volta, si ricordava dei quadri che tappezzavano casa sua, ricordava il suo pianto disperato il giorno in cui gli aveva raccontato tutto, e in quei momenti la rabbia tornava dentro di lui ardente come il fuoco.

Sfiorò piano il gomito scheletrico del braccio del suo piccolo con un sorriso amaro, Gerard doveva mangiare, se andava avanti così rischiava di scomparire, e poi era oggettivamente stanco di vederlo così, si reggeva in piedi per miracolo a tratti pareva morto con quelle occhiaie viola e la mani fredde, secche e martoriate dalla bulimia.

Non ci voleva molto a dire il vero per capire il motivo per cui Gerard si infliggesse tutto ciò.

Distruggersi per rendersi inguardabili.

Frank era sicuro che Gerard avesse fatto questo ragionamento, del resto molte vittime di stupro lo facevano: rendere il corpo orribile affinché nessuno voglia più sfiorarlo, affinché nessuno provi più il benché minimo desiderio nei confronti di quel corpo.

E funzionava, il corpo di Gerard era orribile, ma perchè a Frank piaceva così tanto?

Cosa ci trovava di così attraente? Semplice, il fatto che fosse Gerard.

Più di una volta si era soffermato a pensare a come doveva essere baciarlo, a come doveva essere fare l'amore con lui... Dopo il.. fatto, Gerard non aveva mai avuto contatti con l'altro sesso o con lo stesso il che rendeva le cose complicate, se non impossibili, Gerard sicuramente avrebbe avuto paura di fronte all'idea di un rapporto sessuale e Frank ovviamente non lo avrebbe mai forzato..ma Gee comunque metteva a dura prova la libido del più piccolo.

Frank decise di scacciare via quei pensieri e di dare tempo al tempo, era palese che tra i due fosse nato un affetto, ma non era il caso di accelerare i tempi, del resto non aveva mai baciato Gee, pensare a un rapporto completo era precoce, decisamente precoce..

-Ehi..- la voce di Gee lo fece risvegliare da quei pensieri

-Buongiorno piccolo, dormito bene?- chiese accarezzandogli una guancia, Gee annuì piano strizzando appena gli occhi ancora assonnati

-A che pensi?- chiese Gee notando gli occhi di Frank velati da pensieri

-A quanto sei bello quando dormi- disse Frank facendo arrossire Gerard all'inverosimile

-Non dire cazzate- disse Gee nascondendo la testa fra i cuscini imbarazzato

-Non ne dico, lo sei davvero- mormorò Frank posandogli un tenero bacio sulla spalla -Senti piccolo, lo so che è presto, ma che ne dici se ora ci alziamo e provi a fare una bella colazione eh?- Gee alzò la testa e lo guardò quasi..intimorito

-E se non riesco?- chiese abbassando lo sguardo

-Ci riproviamo domani mattina- disse Frank facendo incontrare i loro visi e baciandogli la punta del naso, Gerard sorrise, come sapeva fare solo lui e annuì con vigore seguendo Frank che in cucina.

Frank ai fornelli non ci sapeva fare e Gerard ne ebbe l'ennesima prova, al solito ci mise mezz'ora per servigli il solito piatto di solite pseudofrittelle.

Gerard le osservò a lungo poi prese la forchetta e cominciò a tagliare il primo pezzo, lo mise in bocca e prese a masticare lentamente per poi buttare giù, al solito contò i bocconi, e nel mentre osservava Frank che, davanti a lui, finiva il suo caffè in silenzio sorridendogli.

Quando arrivò al ventiseiesimo boccone Gerard si accorse che aveva finito e con stupore sollevò gli occhi dal piatto sorridendo come un bambino che aveva appena risolto delle moltiplicazioni; ma la cosa che più lo rese felice in assoluto fu lo sguardo di Frank, che in silenzio lo osservava con occhi pieni di orgoglio

-Visto, non era difficile- disse il più piccolo dolcemente, Gerard gli restituì un sorriso dolcissimo

-Avanti artista, siamo in ritardo per le lezioni- disse poi il più piccolo alzandosi da tavola seguito a ruota dal maggiore

Al solito Frank prese i vestiti e si cambiò nell'altra stanza, vedere la roba di Layla nell'armadio gli provocò una fitta al cuore che scacciò via andando a vestirsi in soggiorno.

Gerard lo raggiunse poco dopo, inutile dire il colore del suo abbigliamento.

-Il giorno in cui cambierai colore fammelo sapere eh- rise Frank avendo un deja vu del giorno precedente, prese Gerard per mano, come ormai era solito fare, e uscirono di casa

Il cielo era grigio e cupo, quell'inverno il sole non ne voleva proprio sapere di brillare in cielo per più di un giorno; tirava un venticello freddo, di quello che ti entra sotto i vestiti e ghiaccia l'anima.

-Senti Frankie ma.. tu e Layla non avevate una macchina?- chiese Gee tremando dal freddo

-Sì, ma l'abbiamo venduta per pagare l'affitto- rise Frank al ricordo come se realmente ci fosse da ridere -E poi non mi piacerebbe andare in macchina con te?-

-E perchè?- chiese Gee spaventato e confuso da quell'affermazione

-Perchè se fossimo in macchina non potrei tenerti la mano in questo modo- disse Frank portando la mano del maggiore alle labbra e posandoci sopra un tenero bacio, inutile dire che Gerard arrossì.

Arrivarono davanti all'università sul filo del rasoio, nonostante si fossero alzati presto la colazione era durata il più del previsto essendo che Gerard aveva mangiato lentamente; cosa che Frank ovviamente non gli rimproverava per nulla al mondo

-Che hai tu alla prima ora?- chiese Frank, teneva le mani di Gerard nelle sue e le faceva ondeggiare piano

-Disegno dal vivo, anche se non so cosa potremmo fare essendo che non c'è Lay- gli occhi di Frank si rabbuiarono

-Ehi, tornerà- disse subito Gee per rimediare

-Lo so piccolo, lo so- disse Frank accarezzandogli il viso, si erano appartati in un angolino del cortile decisamente isolato per tanto potevano permettersi quelle effusioni .

Era incredibile il modo in cui la situazione fra i due si ribaltasse in meno di un secondo.

Gerard era quello da proteggere, il cristallo crepato, quasi distrutto che a stento stava in piedi, non Frank, eppure nel momento in cui il cuore rosso del più piccolo veniva lievemente coperto da nero le parti si invertivano, il cristallo diventata acciaio e riusciva a raschiar via il nero, che si appiccicava all'anima come il petrolio.

Questo indicava che alla fine Gerard si ricordava cos'era la forza nonostante tutto

La campana che annunciava l'inizio delle lezioni suonò, i due si salutarono con un baciò sulla guancia per poi andare ognuno per la propria strada.

 

Gerard entrò nell'aula di Emily e si mise seduto al suo posto davanti al cavalletto che era solito usare; fissò il divano in stile barocco sul quale Layla posava e provò una sensazione simile alla malinconia, Lay mancava anche a lui, mancava a tutti.

Emily fece il suo ingresso nella stanza riportando il silenzio nell'aula

-Ragazzi, oggi purtroppo la nostra modella non c'è, è influenzata, ma mi ha garantito di tornare presto, per oggi disegnate ciò che volte- concluse sedendosi alla cattedra e cominciando a leggere una vecchia copia dell'Amleto.

Gerard fissò il foglio, bianco, freddo, statico, esattamente come la vita senza Layla, come una vita passata senza sapere il sapore delle labbra di Frank...

Il bianco è come la paura. Il bianco non ha colore, non ha sapore, non ha nulla, le labbra di Gerard senza quelle di Frank non sarebbero mai state nulla.

La sua mente lo riportò al pomeriggio in cui Frank lo aveva quasi baciato, aveva sentito il suo fiato sulle proprie labbra, aveva sentito il profumo di zucchero che emanava la sua pelle, lo aveva sentito suo.

Istintivamente Gerard prese una matita e cominciò a tracciare delle linee irrompendo nel bianco, la sua mano si muoveva da sola, o meglio, guidata dall'anima, da ciò che sentiva; quando si rese conto che quello che aveva disegnato erano nientepopodimeno che delle labbra alle quali aveva aggiunto un piercing che forava il labbro inferiore qualcosa dentro di lui scattò, come una molla che viene tirata e tirata fino a spezzarsi...

-Bellissimo Gerard, come sempre- disse Emily che era sbucata dietro di lui e che fissava incantata la sua opera

-Grazie- sorrise lui continuando a fissare quella labbra, poteva avere quelle vere, e in quel momento le volle più che mai.

Non avrebbe saputo dire da cosa fosse nata quella voglia improvvisa, ma quella notte aveva pensato, si era svegliato per le tre del mattino e aveva cominciato a riflettere, Frank gli voleva bene, Frank teneva a lui, Frank gli aveva permesso di usare il rosso, perchè allora aveva paura di quelle labbra? Cosa c'era di male nel desiderare un bacio? Cosa c'era di male nel desiderare Frank?

Nulla, assolutamente nulla.

Dannata paura, dannato nero, dannato stupro.

Frank era Frank, non era il suo incubo, Frank gli aveva promesso la felicità il suo incubo botte se lo diceva a qualcuno, Frank gli aveva ridato il rosso e gli aveva detto di ridipingere la sua vita il suo incubo gli aveva cosparso l'anima di nero.

E tutto l'amore, l'amicizia e l'affetto venivano da Frank, le parole alle quali si era aggrappato venivano dalle labbra di Frank, e baciarle non gli avrebbe regalato della paura bianca, ma dell'amore rosso.

Un messaggio. Gerard prese il cellulare, era Frank

 

Salta la prossima ora con me, ho voglia di vederti.”

 

Semplice, diretto.

 

Ho voglia di vederti”

 

Una frase del genere dopo due giorni è comprensibile, ma dopo nemmeno un ora fa nascere dentro di te uno stormo di farfalle che ti rigirano lo stomaco.

 

Rispose con un semplice “Ok” e provò a fare qualcosa di concreto con quei fogli bianchi che aveva davanti.

Inutile dire che non ci riuscì, rimase a fissare l'orologio appeso alla parete per tutta l'ora, pregando perchè le lancette si muovessero il più velocemente possibile.

La campanella suonò dopo ciò che parve un eternità, Gerard raccattò la sua roba in fretta a e furia e uscì dalla stanza quasi correndo.

I corridoi si stavano riempiendo di studenti ma Gee parve fregarsene altamente, il che, beh, era strano.

Aspettò che ognuno rientrasse nella propria classe e appoggiò la schiena al suo armadietto.

Una volta che nel corridoio era tornato il silenzio l'unica cosa che Gee poteva udire erano i suoi pensieri, e per una volta non gli dispiaceva affatto.

Era ancora presto? No, decisamente no, ogni cosa ha il suo tempo ovvio e in quell'istante era giunta l'era del rosso, del rosso vivo, potente, forte, di quel rosso che ti porta fuori dal buio.

Era pronto, lo era davvero? Fanculo lo avrebbe scoperto vivendo.

-Ehi- la voce dolce di Frank lo fece voltare, gli andò incontro mostrandogli uno dei suoi migliori sorrisi, il più piccolo gli cinse la vita e lo strinse a se

-Mi mancavi, che ci posso fare?- chiese retorico

-Nulla presumo- disse Gerard sorridendo come un bambino -Mi mancavi anche tu- disse poi diventando un peperone, Frank sorrise, felice di quelle parole

-Vieni- disse prendendogli la mano

Frank guidò Gerard fuori dall'università portandolo sulle scale antincendio che c'erano sul retro, le stesse dove avevano girato le sigarette e espresso un desiderio.

Faceva freddino, e aveva cominciato a tuonare, Gerard sobbalzò

-Non dirmi che ti fanno paura i tuoni?- rise Frankie stringendolo a se

-Non sono abituato a sentirli così, prima di conoscere te me ne stavo sempre chiuso in casa, li sono diversi, uscivo solo per venire qui e fortunatamente non li ho mai sentiti..- ammise anche se con un po' di imbarazzo

-Quindi l'altro giorno è stata la prima volta dopo anni che hai corso sotto la pioggia?- chiese stupito, farlo era una casa così normale, anche una cosa del genere si era precluso? Perchè?

-E ti è piaciuto?-

-Molto a dire il vero- ammise.

Una goccia cadde esattamente sul naso di Frank, seguita da un altra che colpì Gee in testa, i due si scambiarono uno sguardo complice sorridendosi a vicenda.

Inaspettatamente Frank prese Gee per il polso e lo trascinò sotto ciò che di li a poco sarebbe diventato un acquazzone.

Gee rise, rise come Frank non lo aveva mai sentito ridere, era una risata allegra, pulita, cristallina, rossa, una risata carica di felicità e spensieratezza, una risata che di nero non aveva nulla.

E mentre la pioggia batteva forte bagnando la strada, i muri, i loro corpi.. Frank tirò a se Gerard e gli poggiò le mani sui fianchi stringendolo piano

-Frankie... posso chiederti una cosa?-

-Tu puoi tutto piccolo mio-

-Ti ricordi quando abbiamo espresso i desideri... qual'era il tuo?-

Frank parve pensarci un attimo, aveva i capelli fradici che gli ricadevano sul viso esattamente come facevano quelli di Gerard, sorrise come se non aspettasse altro che quella domanda

-Volevo essere una canzone alla radio, quella che ti fa alzare il volume, volevo essere la tua felicità, il motivo per cui vivi, voglio essere tutto per te...esattamente come tu sei tutto per me..voglio essere il tuo rosso Gee-

Gli occhi di Gerard si illuminarono, allora lo aveva capito, aveva colto il suo ragionamento

-Lo sei.. tu sei il mio rosso-

E in quel momento Frank la vide, la luce dietro gli occhi di Gerard, che brillava rossa e sicura più che mai.

E che gridava un silenzioso vaffanculo.

Fanculo il passato, fanculo il dolore, le lacrime, fanculo la bulimia, l'anoressia e l'odio, fanculo a Belleville, fanculo al sangue e al nero, e un vaffanculo anche al suo incubo.

Frank accarezzò piano il viso di Gerard, con dolcezza, lentamente come se potesse rompersi, si avvicinò piano a lui e fece scontrare i loro nasi con dolcezza, la pioggia continuava a cadere forte e sicura lavando la terra e i loro corpi che nonostante il freddo in quel momento ardevano di un fuoco rosso

-Gee...- mormorò il più piccolo poggiando la sua fronte a quella del maggiore

-S..si- tremava, non dal freddo

-Ti amo- e fece incontrare le loro labbra

Gerard rimase sorpreso dalla velocità con quale il tutto successe ma dopo pochi secondi chiuse gli occhi e lasciò che Frankie lo guidasse in quella danza rossa e piena d'amore.

Il più piccolo si fece strada con una lentezza esasperante all'interno della bocca di Gerard, fece incontrare le loro lingue timidamente, come due amanti che si vedono per la prima volta, gli accarezzava dolcemente il palato sorridendo in quel bacio tanto atteso mentre gli mordicchiava piano il labbro inferiore.

Ora Frankie lo sapeva, il sapore delle labbra di Gerard, sapevano di fragola e d'amore.

Ora Gee lo sapeva, il sapore delle labbra di Frank, erano dolci, un mix di zucchero filato e nicotina, un sapore del quale sarebbe morto volentieri.

Entrambi in quel momento capirono che non c'era più nero, non c'era più il bianco, c'era solo il rosso, c'era solo l'amore.

Si staccarono dopo un tempo che parve interminabile e si fissarono per qualche secondo, la luce di Gee era così potente da riuscire a riflettersi negli occhi di Frank, che brillavano anch'essi.

Restava un unica cosa da dire perchè il rosso diventasse assoluto, una cosa semplice, bella e pura come la neve che cade sopra un cielo deserto, e Gerard, spinto da chissà quale forza in quel momento, la disse

-Ti amo anch'io, grazie per avermi salvato-

 

 

Hi crash queens :D

 

Che dire....

FINALMENTE CAZZO FINALMENTE !!!!!!

 

Donne, questo capitolo è stato un calvario davvero, è lunghissimo, la parte su Layla poi è chilometrica ma dovevo farlo, dovevo scriverlo.

Sò che sono in un ritardo disgustoso, e per questo mi scuso profondamente.

Ho avuto una specie di blocco quando si è trattato di scrivere la parte di Frankie e Gee, ma si può dire che lo abbia superato suvvia.

E per una volta mi sento orgogliosa di me stessa.

 

Ma passiamo ai ringraziamenti:

Xla, beh, gli mp ti diranno tutto XD Ti amo donna <3

Lu, sei una dannata pazza ma ti amo per questo <3

Un grazie a tutte voi che leggete e recensite, vi amo davvero, siete il mio sorriso <3

Che dire? Ora i nostri piccioncini cominceranno una nuova vita? Che accadrà?

*feel like vocetta della fine delle telenovelas*

E Layla e Lynz?

Eh eh scoprirete tutto al prossimo capitolo, sempre che abbiate voglia di leggerlo, dopo questo papiro io non ne avrei il coraggio XDXD

 

Vorrei tanto che mi diceste cosa ne pensate donneH le recensioni sono sempre graditissime <3 <3

 

Pace, amore, empatia e dolci <3 <3

 

_Lolita

   
 
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