Dubbi
Henry dormiva placidamente sul divano,
avvolto dalla coperta che Emma gli aveva premurosamente steso sopra. Lei e
Neal, intanto, avevano scambiato quattro chiacchiere seduti al tavolo della
cucina. La donna era pensierosa; tutti quei discorsi riguardo al tornare a
casa, nel mondo delle fiabe, e tutto quel rimuginare sulle ultime parole che
August le aveva detto prima di tornare bambino affollavano la sua mente, senza
darle tregua. Non erano solo quei pensieri, però, a non darle pace.
Tralasciando l’ennesima discussione con Regina, al porto, anche il cuore ci
metteva la sua parte.
Emma guardò Neal e, di nuovo, si sentì
combattuta. Una parte di lei le urlava di stare sulla difensiva, di non farsi
fregare di nuovo da lui, di non fidarsi più, mentre l’altra le diceva di
sperare, di aprirsi, di tornare a essere naturale con lui. La parte più
razionale le sbatteva in faccia la verità, cioè che Neal era fidanzato, stava
per sposarsi, e lei poteva farci ben poco a riguardo, mentre la parte più
istintiva la ignorava.
La verità era che ormai le difese che aveva
innalzato dopo che Neal l’aveva abbandonata iniziavano a starle strette.
Iniziavano a crollare, ogni volta che se lo trovava di fronte.
Poi, quando lui se ne usciva con certe frasi,
Emma capiva che la conosceva meglio di chiunque altro. E tutto diventava più
difficile. Dopo una giornata come quella, vedere Neal equivaleva a darsi il
colpo di grazia.
- Emma, sei sicura che vada tutto bene? –
domandò lui vedendola distratta.
- Sì, te l’ho detto. Sono solo pensierosa –
rispose lei, con un’alzata di spalle. Non poteva permettere che Neal capisse
tutto ciò che le passava per la testa, e perciò doveva mostrarsi indifferente.
- Davvero non c’è dell’altro, oltre a ciò
che mi hai detto? – chiese Neal, con espressione inquisitoria.
Emma capì subito dove voleva andare a
parare, che il suo scopo era quello di parlarle del suo fidanzamento. Era da
quando era tornata a Storybrooke che aveva cercato di evitare il discorso, e ci
era riuscita. Certo, era stata poi incastrata quando Tamara era arrivata in
città e Neal aveva voluto che lei e Henry restassero per conoscerla meglio, ma
dopo quell’episodio era riuscita a stare alla larga da lei ed evitare domande.
Era più facile, così. Poteva negare
l’evidenza e fingere che non le importasse nulla. Poteva essere di nuovo quella
donna forte e imperturbabile che era stata prima che Henry irrompesse nella
propria vita.
- No, Neal, non c’è nient’altro – decretò,
in tono perentorio. Incrociò le braccia al petto, come a voler chiudere il
discorso.
Neal però non era dello stesso avviso. –
Emma, io…
- No, Neal – lo interruppe la ragazza. – Non
iniziare un discorso che sarebbe inutile e imbarazzante per entrambi, ti prego.
So cosa vuoi dirmi e non ne voglio sapere nulla, ok? – sbottò dunque. – Ho già
troppe cose a cui pensare e non ho bisogno di discorsi inutili.
Neal sospirò. – Sei cambiata in questi anni
– borbottò, scuotendo la testa. Si rese poi conto di aver espresso i propri
pensieri ad alta voce e abbassò lo sguardo, prevedendo che Emma non avrebbe
preso bene quelle parole.
- Chissà un po’ perché…
- commentò infatti, sarcastica.
Neal sospirò nuovamente. Il senso di colpa
per aver abbandonato Emma, tutti quegli anni prima, tornò a farsi sentire e fu
come una stilettata nel petto. Di nuovo si trovò a pensare cosa sarebbe
successo se fossero rimasti insieme, e di nuovo si disse che se non era andata
così un motivo doveva esserci. Eppure doveva esserci una ragione anche per il
fatto che il destino li avesse fatti incontrare di nuovo, a New York. Il perché
era davanti ai propri occhi, ai loro occhi, ma nessuno dei due voleva vederlo.
Emma non faceva che stare sulla difensiva, mentre Neal aveva delle
responsabilità a cui attenersi.
- Mi dispiace – buttò lì Neal. – Hai
ragione, è meglio non iniziare quel
discorso.
Lo pensava davvero. Era confuso. Non era più
sicuro di quello che stava facendo, ma di certo non poteva dirlo a Emma. Non
poteva dirle che quel giorno, prima di andare al parco con Henry, lui e Tamara
avevano discusso, che alla sua fidanzata non andava giù il fatto che
all’improvviso fosse spuntato fuori un figlio con cui desiderava trascorrere
del tempo e che si sentiva trascurata. Né poteva rivelarle che Tamara era
gelosa di lei, la madre di suo figlio, né tantomeno poteva dirle che non vedeva
la fidanzata da quella mattina, quando avevano discusso. Tamara infatti era
scomparsa chissà dove, proprio come il giorno in cui era arrivata a
Storybrooke.
Calò un silenzio imbarazzante; sia Emma che
Neal erano infatti immersi nei propri pensieri.
- Pensi di tornare là? – chiese lui,
realizzando improvvisamente che se Emma aveva parlato di tornare nella Foresta
Incantata con i suoi genitori era perché forse c’era la concreta possibilità
che ciò accadesse.
- Sinceramente? Non lo so – rispose lei con
un sospiro. Poggiò di nuovo i gomiti sul tavolo, intrecciando le mani. - È il
posto in cui sono nata, ma… Ci sono stata, e le cose
ora non sono esattamente idilliche. Sono tornati gli orchi, gli edifici sono in
rovina… Non lo so.
- Sono tornati gli orchi? – domandò Neal,
strabuzzando gli occhi. Ricordava bene il terrore che quegli esseri avevano
disseminato per tutta la Foresta Incantata, quando ancora era bambino. – Beh,
ci sarà un bel da fare allora – commentò d’istinto, immaginando per un attimo,
e per la prima volta dopo tanto tempo, di tornare in quella terra da cui era
fuggito. Perché se Emma avesse deciso di tornare forse l’avrebbe seguita, per
assicurarsi che Henry non corresse alcun pericolo. Poi, non appena la
situazione fosse tornata vivibile sarebbe tornato a New York. Non appena si
rese conto di quei pensieri, vi pose un freno. Era solo una prospettiva, quella
che stava prendendo in considerazione. Non era detto che si sarebbe avverata,
giusto?
- Altroché se ci sarà da fare – concordò
Emma, riscuotendolo da quelle riflessioni. - È per questo che non so che
decisione prendere. Non so se sia la cosa migliore per Henry. Là ci sono tutti
quei pericoli… Ma anche qui non si scherza, qualunque
sia la minaccia che incombe. Per non parlare di Regina! Vuole riprendersi Henry
ad ogni costo, e non so se sarò sempre e comunque in grado di difenderlo.
Neal posò una mano su quella di Emma e la
strinse dolcemente, poi la guardò negli occhi. – Qualsiasi decisione tu prenda,
non sarai da sola – cercò di confortarla. – Sia che tu voglia restare qui o
tornare là.
Emma sorrise, un po’ impacciata. La mano di
Neal posata sulla propria le dava una sicurezza che non provava da tempo, una
sensazione che aveva sperimentato solo più di undici anni prima, e che le era
mancata, se ne rese conto. Solo che non poteva averla di nuovo. Non poteva
avere Neal, ormai un’altra aveva preso il suo posto.
- Ho bisogno di tempo per pensare alla cosa
giusta da fare – disse Emma. Non si riferiva solo a ciò che era giusto per
Henry, ma anche a ciò che lo era per lei. Tornare nella Foresta Incantata
avrebbe significato, tra le altre cose, mettere una giusta distanza tra lei e
Neal e tutto ciò che di lui la turbava. In cuor suo però sapeva che non era ciò
che davvero voleva, ma soprattutto non era giusto nei confronti di Henry.
Sarebbe stato terribile separarlo dal padre proprio ora che iniziava a
conoscerlo e a volergli bene. D’altro canto, però, sarebbe stato altrettanto
orribile doversi separare da David e Mary-Margaret, da quei genitori che ancora
faticava a chiamare tali ma che ormai considerava una famiglia a tutti gli
effetti.
- Sono certo che lo capirai – la rassicurò
Neal, che ancora non aveva lasciato la sua mano.
Rimasero così per qualche istante, uniti da
quel contatto che non oltrepassava i limiti del rapporto che ora esisteva tra
loro, che però iniziava ad andare stretto ad entrambi. In quegli anni ormai si
erano abituati a fare a meno l’uno dell’altra, ma adesso che si erano ritrovati
continuavano ad incrociare le proprie strade e i propri sguardi, carichi di
parole non dette che nessuno dei due avrebbe ammesso a voce alta, perché in
ballo non c’era solo la loro felicità ma anche quella di altre persone. E
inoltre, non era quello il momento di lasciarsi andare ai sentimenti. Sarebbero
stati solo una distrazione, con tutto quello a cui Emma doveva pensare come
sceriffo e che Neal doveva affrontare in quanto tornato ad avere a che fare con
ciò da cui era sempre fuggito.
Rimasero a bearsi di quel contatto proprio
perché sapevano entrambi che non sarebbe durato a lungo e, una volta finito,
sarebbero tornati alle proprie vite e ai propri problemi di sempre. Avrebbero
continuato a negare e a reprimere ciò che il ritorno dell’altro aveva provocato
nei loro animi.
Non avrebbero agito, lasciando che il tempo
lo facesse al posto loro.
In silenzio, Henry si mosse sul divano e
aprì gli occhi. Prima di richiuderli, un sorriso si dipinse sul suo volto: il
desiderio che aveva espresso spegnendo le candeline della propria torta di
compleanno stava iniziando ad avverarsi. Sapeva che ci sarebbe voluto tempo, ma
qualcosa si era già messo all’opera, e prima o poi i suoi genitori sarebbero
tornati insieme.
Note dell’Autrice
Gli
sneak peek della 2x19 mi
hanno dato l’ispirazione per scrivere questa cosa. Più passa il tempo e più shippo Emma
e Neal. xD
È
doveroso dire che questa storia si colloca subitissimo
dopo il terzo sneak peek (link:
https://www.youtube.com/watch?v=v_fFUN0V0AQ), del quale ho
immaginato fosse la diretta prosecuzione. Ho voluto descrivere i dubbi di
entrambi, senza scadere troppo nel banale o nel romantico. O almeno ci ho
provato, sarete voi a dirmi se ci sono riuscita.
Spero
vi sia piaciuta e di non essere caduta nell’OOC^^
Sara