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Autore: SusanTheGentle    20/04/2013    15 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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25. L’Isola delle Acque Morte

 
 
 
Il mattino seguente, Emeth si alzò di buon’ora e salì sul ponte ad allenarsi con la spada.
Era consapevole che accettando di rimanere a bordo del Veliero dell’Alba sarebbe andato incontro all’ostilità di diversi membri dell’equipaggio, ma non credeva che la cosa lo toccasse così tanto.
La maggior parte dei marinai non gli rivolgeva nemmeno la parola.
Cercò di non pensarci troppo, anche perché i Re e le Regine lo trattavano bene e lui aveva promesso a se stesso che sarebbe rimasto con loro finché non fosse riuscito a sdebitarsi. Tuttavia, c’erano momenti in cui desiderava essere ancora a bordo dell’Occhio di Falco. Si sentiva fuori posto lì. I suoi compagni gli mancavano e poi…gli mancava suo padre. Sperava con tutto il cuore che stesse bene e che un giorno avrebbero potuto ritrovarsi.
Guardò il sole splendere, il pulviscolo dell’alba oro e rosa e il cielo che pian piano diveniva azzurro chiaro. La giornata si annunciava più calda delle precedenti.
Novembre iniziava quel giorno, ma nell’Oceano Orientale c’erano almeno venti gradi. Era abituato al caldo essendo nato e cresciuto nel deserto.
Rimise la scimitarra nel fodero e salì sul drago d’oro, fissando l’orizzonte, chiedendosi cosa avrebbe fatto d’ora in poi e pensando a cosa lo attendeva. Non poteva far più ritorno a Calormen. Continuava a ripeterselo in continuazione per convincersene, tanto gli sembrava impossibile.
I primi marinai uscirono dal boccaporto per mettersi al lavoro. Chi aveva fatto l’ultimo turno di notte sbadigliò e percorse la stessa strada all’inverso per poter scendere e finalmente riposare.
Emeth si voltò a guardarli appena, rimanendo seduto dov’era senza farsi notare. Anche sull’Occhio di Falco aveva l’abitudine di restare spesso solo, così come a Calormen, quando dall’alto del palazzo di Tisroc guardava le cime dei monti di Archen e immaginava le terre del nord al di là di essi.
Osservò per alcuni minuti ancora l’ultimo spicchio di luna ancora vagamente visibile, le ultime stelle che sfumavano fino a sparire…e poi la vide: una striscia piatta e scura che poteva essere solo…
“Terra!” gridò Emeth alzandosi in piedi e voltandosi verso il basso.
I marinai si girarono tutti nella sua direzione.
“Laggiù!” gridò di nuovo il ragazzo, e subito ci fu un correre e vociare da ogni angolo della nave.
I marinai si congratularono con Emeth e la sua buona vista, concedendogli qualche sorriso.
Poco dopo furono tutti in coperta, i Sovrani ancora avvolti nelle vesti da camera. Caspian si avvicinò al soldato e gli diede una pacca sulla spalla.
“Bravissimo, Emeth. Se non fosse stato per te nessuno l’avrebbe notata”
L’isola, infatti, si trovava alla destra del veliero, piccola e scura in lontananza. Drinian ribadì che c’era davvero la possibilità di non accorgersi della sua esistenza, a causa della foschia bassa che era scesa sul ponte (niente a che vedere con la nebbia verde, si trattava solo di quella bruma che accompagna talvolta l’alba). Se quel mattino Emeth non si fosse alzato di buon’ora e non fosse salito sul drago, avrebbero superato l’isola senza rendersene conto.
“Sarebbe stato un bel guaio” commentò Edmund. “Immaginatevi se là ci fosse uno dei Lord di Telmar e la sua Spada”
 “Ed, Peter” chiamò Caspian, “Per favore, cominciate a organizzare il tutto per quando arriveremo, io devo finire assolutamente la lettera per Briscola entro stamattina”
“Ma non l’avevi scritta ieri sera?” chiese Edmund perplesso. “Quanto tempo ti ci vuole?”
“B-bè…” fece Caspian ravviandosi i capelli all’indietro, “ho avuto altro da fare…” mormorò scoccando un’occhiata automatica a Susan poco dietro di loro.
I due fratelli Pevensie si misero al lavoro e il Liberatore tornò in cabina di comando. Nel far questo  passò accanto a Drinian e i due si scambiarono un’occhiata appena.
Susan lo notò e sperò tanto che non avessero discusso di nuovo a causa sua.
“Mi sento in colpa, Lu” confesso alla sorella minore, mentre facevano colazione. “Tutto quello che faccio non va bene. In ogni cosa che mi riguarda, qualcuno finisce sempre col litigare”
“Ma non è colpa tua” affermò la ragazzina. “Non parlare così. Se ti sentisse Caspian si arrabbierebbe.”
“Sì, però…insomma, se si trattasse solo di me non me ne importerebbe. Ma non voglio ci vada di mezzo lui. Prima Peter, adesso anche Drinian” Susan sospirò. “Caspian mi difende sempre e io per lui non faccio nulla. Gli do solo preoccupazioni”
“Questo non è affatto vero”. Lucy la guardò attentamente. “E’ per caso successo qualcosa?”
Susan la fissò un momento in silenzio. “Bè…non proprio. Non lo so. Ieri sera però, Caspian si è comportato in modo molto strano…”
D’un tratto arrossì, ripensando alla notte trascorsa con lui.
“Susan…” fece Lucy.
La Regina Dolce vide che sul suo viso si disegnava un sorriso. “Sì?”
“Miriel ha detto che ieri sera sei rientrata molto tardi. E sai, voleva venire a cercarti, ma io le ho detto che sicuramente eri in buone mani e di non preoccuparsi”
“Lu…io…”
“Non mi devi dire niente, Susan. Io sono tanto contenta per te e Caspian. Ho sempre saputo che sareste stati insieme” sorrise la Valorosa. “Quello che fate non sono fatti miei. Io di certo non mi scandalizzo come Edmund”
Le due sorelle risero, ripensando alle passate scenate di loro fratello.
“Comunque…volevo chiederti una cosa da un po’ di tempo” riprese Lucy.
“Dimmi”
“Ecco…tu e Caspian vi sposerete, un giorno, vero?”
Susan la fissò stupita, presa alla sprovvista. Cercò di intuire dall’espressione della sorella se Peter le avesse accennato qualcosa a proposito del matrimonio.
Non sembrava che Lucy sapesse, perché subito dopo aggiunse: “No, sai, perché…a volte mi immagino come sarebbe se tu ti sposassi” La Valorosa si morse un labbro, vergognosa. “Ho sempre pensato che mi piacerebbe tantissimo farti da damigella e camminare lungo la navata della cappella del palazzo. Magari anche con Miriel e Gael, tutte vestite di rosa, con un bouquet di rose; e poi tu che arrivi con uno splendido abito bianco e Caspian all’altare che ti aspetta; Ed e Peter che vi fanno da testimoni e magari Aslan che celebra la cerimonia! E, naturalmente, ci sarebbe anche Emeth tra gli invitati, e Rhynce, e Drinian e…”
Susan rimase molto stupita e sorrise felice. Almeno, quando anche gli altri l’avrebbero scoperto, avrebbe avuto l’appoggio di Lucy e per lei voleva dire molto.
“Oh scusa, sto dicendo un mucchio di sciocchezze, lo so!” fece Lucy, coprendosi gli occhi con le mani per un attimo e quello dopo tornando a guardare la sorella. “Però sarebbe tanto bello…”
“Lucy, io credo che tu mi abbia appena descritto il tuo matrimonio, non il mio”
“Oh!”
Susan fece un’espressione furba. “E lo sposo chi sarebbe, sentiamo?”
“Ma…non so…”
In quel momento, Emeth entrò nella stanza e s’inchinò. “Mie signore” le salutò.
“Emeth” fece la Regina Dolce con un cenno del capo.
“Perdonatemi, Susan, se interrompo il vostro pasto, ma volevo domandarvi se potete chiedere a Re Caspian di concedermi un momento del suo tempo. Desidererei parlargli di una cosa”
“Certo. Se vuoi glielo dico subito” disse lei alzandosi.
“Lo apprezzerei molto, grazie”
Emeth si volse e sorrise a Lucy ma lei non ricambiò come al solito. Rimase a fissarlo per qualche secondo. Era molto rossa in viso e lui si preoccupò.
“Non stai bene? Sembri accaldata”
Lucy sgrano gli occhi azzurri, terrorizzata, e senza dire nulla schizzò fuori dalla porta.
Il povero soldato era alquanto confuso. “Ho detto qualcosa?”
Susan sospirò. “No, non ti preoccupare. Dalle qualche minuto e tornerà come prima. Credo debba solo rendersi conto di una cosa”
Il ragazzo non capì cosa la Regina volesse dire e scosse brevemente la testa.
Lei, dal canto suo, pensò per un attimo che, dopotutto, avere Emeth in famiglia non le sarebbe dispiaciuto…
Poco dopo si avviò verso la cabina di comando. L’aveva lasciata da poche ore in verità ed aveva il forte sospetto che Caspian non l’avesse lasciata affatto.
La notte scorsa aveva scorto qualcosa nella profondità dei suoi occhi, un lato di lui che ancora non conosceva, un emozione così forte da non sapergli dare un nome. Non era solo la preoccupazione, era un sentimento più profondo. Lo conosceva troppo bene per credere che si trattasse soltanto di una superflua discussione. Era successo qualcos’altro, ne era sicura.
Tuttavia, la reticenza del giovane l’aveva spinta a non insistere. Aveva capito che era una questione che voleva risolvere da solo, e forse non voleva coinvolgerla per il fatto che tale questione riguardava anche e soprattutto lei. Probabilmente, Caspian aveva paura di farla soffrire in qualche modo, ma Susan ormai era corazzata contro gli ‘attacchi’ di Drinian.
Quando entrò nella stanza dopo aver bussato una volta, vide che il Re era già chino sul lavoro.
“Ti disturbo?”
Lui sollevò la testa. “Sue…no, certo che no. Perché hai bussato?”
“Perché mi sembrava giusto”.
Lei avanzò fino a lui. Caspian si alzò. Solo il tavolo li separava.
Rimasero a guardarsi per qualche istante, in silenzio. Non riuscivano a staccare gli occhi l’uno dall’altra, fin troppo consapevoli della reciproca presenza, colpevole la memoria della passione che aveva invaso quella stanza la notte precedente.
Era stato diverso dalle altre volte. Era stato travolgente. Ogni inibizione era crollata, ogni cosa dimenticata come fossero soli al mondo, e lui era stato…
Susan fremette al ricordo, sentendosi alquanto sconveniente. Ma in fondo cosa c’era di male? Lui l’aveva amata e lei lo aveva riamato a sua volta.
Fece correre inconsciamente lo sguardo si di lui: quelle mani l’avevano accarezzata in ogni punto del suo corpo, quelle braccia l’avevano stretta così forte da farle male, quegli occhi l’avevano cercata, quelle labbra l’avevano baciata, ancora e ancora.
“A-ascolta, Emeth ti sta cercando. Deve dirti qualcosa” esordì lei dopo un attimo, deglutendo.
“Sì, anche ieri sera voleva parlarmi” rammentò il ragazzo all’improvviso.
Emeth era venuto da lui poco prima di Drinian, solo che poi era arrivata Susan e…
Ripresero a parlare quasi contemporaneamente.
“Senti, Caspian, volevo dirti che…”
“Perdonami” disse il Re abbassando il capo.
Susan corrugò la fronte. “Cosa?”
Notò che l’espressione di lui non era cambiata. Non era il solito Caspian.
Anche il giovane cercò qualcosa negli occhi di lei, rimprovero forse, ma non ve ne trovò.
Il Re si raddrizzò di nuovo, facendo qualche passo verso di lei. Tirò un sospiro. “Volevo chiederti scusa per il mio inqualificabile comportamento di ieri sera”
“Oh…” fece Susan, trattenendo il respiro per un secondo. “Ma…non capisco, però. Perché mi chiedi scusa?” chiese perplessa.
Cosa gli veniva in mente? Non aveva fatto nulla, se non farla sentire bene come mai prima d’ora.
“Perché io…non ti ho trattata con rispetto. Non…”
“Che dici?” esclamò Susan incredula. “Caspian…Non è vero. Sono stata benissimo ieri sera. Davvero” aggiunse, posandogli una mano sul braccio e lui subito la strinse nella sua.
Oh, lei era così dolce, così meravigliosa…e lui l’aveva desiderata con un impeto più intenso di quel che avrebbe creduto possibile. Lui stesso si era stupito della propria condotta.
Forse, fare l’amore per rabbia non era servito a farlo sentire meglio, ma quando l’aveva vista arrivare non si era controllato. Certo era che se non fosse venuta lei da lui, Caspian sarebbe andato a cercarla.
E Susan non si era ritirata, ma si era abbandonata a lui concedendogli tutta se stessa come non aveva mai fatto.
E la passione era scoppiata, travolgente, impetuosa, bruciante come il fuoco. Non c’era più stato dolore, paura, vergogna, niente…solo l’amore. Le loro mani intrecciate, i loro occhi incatenati, il calore, i loro respiri…
“Caspian” lo chiamò lei, piano, accarezzandogli il braccio. “Non chiedermi scusa”
Lui la guardò e lei gli sorrise.
“Susan, io so che sono stato…”
Lei gli mise un dito sulle labbra. “Nell’amore non c’è dolore. Nell’amore non c’è vergogna. Noi ci amiamo e quello che è successo è…naturale”
Il ragazzo baciò la sua mano e se la portò sul viso. “Il fatto è che voglio che tu stia con me. Voglio che tu sia mia”
“Ma io sono tua” disse lei con calma e sincerità, perché era ovvio, non c’erano dubbi.
“Sì, lo so…” sussurrò Caspian, chiudendo gli occhi e inspirando il profumo della sua pelle, baciandole ancora il palmo della mano. Lei gli accarezzò il viso.
“Voglio stare con te, Susan. Sempre. In ogni istante. Quando non sei con me è come se mi mancasse l’aria”
“Anche per me è così, e…personalmente” ammise la Regina Dolce, e stavolta toccò a lei abbassare lo sguardo, “personalmente vorrei che tutte le notti potessero essere come quella di ieri”
Si guardarono a lungo, emozionati, finché lei non liberò la mano da quella di lui e lo abbracciò. Caspian la tenne stretta e le accarezzò i capelli scuri, poggiando la testa su quella di lei. Sentiva il suo cuore battere contro il proprio, all’unisono. Sarebbe sempre stato così. Sempre.
“Amore mio, dimmi cos’hai” la sentì sussurrare a un tratto.
Il giovane s’irrigidì un poco. “Niente. Non ho niente”
Lei si separò dall’abbraccio e lo guardò con espressione leggermente preoccupata. “Hai un’aria strana. Non sei tu”
Lui cercò di sorridere. “Come sarebbe? Non essere sciocca…”
“Non trattarmi tu da sciocca, per favore. Non dirmi che non c’è niente, perché non è così, lo so”
Caspian allontanò lo sguardo da quello fermo e risoluto di lei, e rimase in silenzio.
Susan gli strinse la camicia. “Senti, non voglio per forza sapere cosa vi siete detti tu e Drinian, solo…dimmi che non c’è niente di grave”
“Ma no” rispose lui, passandole una mano nei lunghi capelli, spostandoglieli dalla spalla. “Cosa te lo fa credere?”
“Perché sei triste. E arrabbiato. E anche qualcos’altro che non riesco a capire”
Cercò di leggere ancora una vota negli occhi di lui quel che non le era chiaro, ma Caspian non glielo permetteva.
“Forse hai ragione tu” ammise lui molto seriamente. “Forse sono triste e arrabbiato, ma non per causa tua, chiaro? E’ tutta la situazione. L’incertezza della nostra missione, le difficoltà che abbiamo affrontato e che sicuramente affronteremo ancora. Certe volte non mi sento all’altezza del mio ruolo. Penso e faccio cose sbagliate, cose che non sono per niente adatte a un Re, e ho paura di somigliare sempre meno a mio padre e sempre più a mio zio”
Susan lo guardò dolcemente e si allungò per baciarlo sulle labbra.
“Io non ho conosciuto tuo padre, ma ho sentito tanto parlare di lui da quando sono a bordo del Veliero dell’Alba. So che era un uomo buono e gentile, e che era il migliore dei Caspian tanto da aggiudicarsi il nome di Misericordioso”
Caspian sorrise lievemente, annuendo.
“Bè, in te vedo gentilezza e bontà. Miraz non era né l’uno né l’altro. E se qualche volta vieni meno ai tuoi doveri non è colpa tua. Hai solo diciannove anni, per cui credo sia normale. Durante i primi anni del nostro regno, anch’io e i miei fratelli commettevamo tanti errori. E anche quando siamo diventati adulti, certe volte ci comportavamo proprio come bambini cresciuti, più che come Re e Regine”
“Sul serio?”
“Ma certo”
Caspian si rilassò. Gli piaceva sentirla parlare dell’Età d’Oro.
Poi le prese il volto tra le mani e ricambiò il bacio di poco prima. “Grazie, Susan”
“Non voglio assillarti, ma sono preoccupata”
Lui si specchiò nei suoi occhi “Ti ripeto che tu non devi preoccuparti di niente”
Lei scosse piano il capo. “Non posso. Non posso farne a meno. Inoltre, dividere la vita con una persona significa dividere con lei anche i problemi. Dovrò prendermi cura di te come tu di me”
Caspian rise piano e la baciò ancora. “Non potrò mai farti capire davvero quanto ti adoro.”
“Io lo capisco senza che tu me lo dica. Me lo dimostri ogni giorno, in tutto quello che fai”
Lui le prese ancora il volto tra le mani e catturò i suoi occhi azzurri guardandola intensamente.
“Susan, ti amo…E ti prometto che quando avrò sistemato tutto ti dirò ogni cosa. Dammi un po’ di tempo, d’accordo?”
“D’accordo” disse lei e poi tornò ad abbracciarlo e a rispondere ai suoi baci dolci.
Il problema era quando la cosa si sarebbe risolta. Non poteva tenerglielo nascosto per sempre, ma allo stesso tempo voleva. La verità era che nemmeno lui sapeva cosa fare e come affrontarla. Era un vicolo cieco. Non sapeva come uscirne.
Improvvisamente, il ritrovarsi stetti l’uno all’altra, soli, cullati dal rumore delle onde, il chiacchiericcio sommesso dell’equipaggio, riaccese in loro la voglia di sentirsi ancora più vicini.
Ci fu un rumore di passi fuori nel corridoio, e i due innamorati si ricordarono all’improvviso dov’erano e che non erano soli.
“Forse è meglio che ci fermiamo un attimo” disse lei.
“Sì, credo di sì”. Caspian appoggiò la fronte a quella di lei e rimasero stretti ancora qualche istante.
Si guardarono, vicinissimi, gli occhi socchiusi. Lui avvicinò nuovamente le labbra a quelle di lei, pronto per baciarla ancora.
Susan adorava quell’attesa, quando vedeva il suo viso riflesso negli occhi di lui, sentiva il suo respiro e il suo profumo. Certe volte l’attesa era forse meglio del bacio in sé. Forse…
“Dovresti finire quella lettera…” sussurrò Susan, pianissimo.
“Un istante solo…”
Un istante, già…Grosso errore.
Edmund entrò all’improvviso spalancando la porta. “Caspian, scusa, io e Peter volevamo sapere se...”
Il Re e la Regina si separarono subito, sussultando per lo spavento.
Edmund corrugò la fronte. “Che cosa stavate facendo in pieno giorno?!”
“N-niente!” esclamarono in coro Susan e Caspian, scambiandosi uno sguardo imbarazzato.
“Susan! Svergognata che non sei altro!”
“Ma che cosa vuoi, adesso?!”
“Brutti sporcaccioni! Possibile che non ce la fate proprio a non spupazzarvi appena siete soli?!”
“Che cos’è che facciamo?!” chiese Caspian molto perplesso, mentre Susan si batteva una mano sulla fronte.
“Edmund, per favore…”
“Ah-ah!” esclamò Edmund puntandogli un dito contro. “Allora lo ammettete! Siete scandalosi! Questa è una nave rispettabile!”
“Adesso basta…” disse Susan, andando verso il fratello con aria minacciosa. “Sono stufa di ascoltare i tuoi insulti!”
“Oh, frena, che fai?! Aiuto!”
Edmund schizzò come una molla e cominciò a correre, la sorella alle calcagna, mentre Caspian non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere.
Edmund si allontanò. Pareva arrabbiato ma in realtà era solo molto imbarazzato.
Susan gli corse appresso. “Dai, non mettere il muso! Stavolta te la sei proprio cercata”
Si arrampicarono sulla coda del drago, osservando la nuova isola che si avvicinava.
Il ragazzo mugugnò qualcosa. Susan sorrise e si appoggiò al parapetto.
“Credi davvero che io mi comporti così male?” chiese lei seriamente dopo un attimo. “Insomma… che sia troppo sfacciata?”
Edmund si appoggiò alla ringhiera accanto a lei. “No, certo che no. E’ che a volte mi sembra ancora strano che mia sorella e il mio migliore amico stiano insieme. Non so perché” ammise lui.
“Per questo tutte le volte reagisci come se ti avesse appena punto una medusa?”
Edmund fece di nuovo la faccia scura. “Uhm…mmm…mgh…”
Susan corrugò la fronte. “Non ho capito una parola”.
“Niente…Ehm, però senti…è un po’ che penso a una cosa”
“Avanti” lo incoraggiò la sorella.
A quanto pare quella era la mattina delle confessioni. Prima Lucy, ora Ed. Non era insolito, comunque, era sempre stato così: se c’era un problema si andava da Peter automaticamente (o se era qualcosa di più grave, da mamma e papà), ma Susan era di certo la più adatta  per quanto riguardava segreti e confessioni: discreta, paziente e premurosa. La confidente ideale.
Chissà che anche Peter non fosse venuto a parlare con lei nel corso della giornata- pensò Susan- magari a darle la risposta tanto attesa riguardo al matrimonio.
“Tu non tornerai a casa con noi, non è vero?” disse infine Edmund, gli occhi scuri velati di tristezza.
La ragazza lo fissò per qualche istante in silenzio, poi abbassò la testa e fece cenno di no col capo. “No, non tornerò. E il perché credo tu lo immagini”
“Il perché è al timone al momento, vero?”
Entrambi spostarono lo sguardo in quella direzione. Caspian stava accanto a Drinian, binocolo alla mano, forse per calcolare quanta distanza c’era tra loro e l’isola.
Susan sorrise. “Sì, esatto”
Edmund annuì e le rivolse uno sguardo strano. “Non so come la prenderà Peter. E tantomeno Lucy e Eustace”
“Peter lo sa già” gli confessò lei, ma senza accennare in alcun modo alle nozze.
“Immagino che sia andato su tutte le furie”
“No, in realtà ha reagito meglio di quanto mi aspettassi”
“Meglio così…”
“Ed…” Susan era titubante. “Tu…”
“A me va bene. Insomma, se tu sei felice…va bene. Sinceramente, credo sia la cosa migliore per entrambi- tu e Caspian, intendo. I primi giorni che io Lu e Eustace eravamo a bordo della nave, ho notato che non era lo stesso amico che avevo lasciato. Sembrava gli mancasse qualcosa e ora so cos’era: gli mancavi tu”
“Oh, Edmund…”
“Ma da quando sei arrivata, lo vedo sereno come non mai. E anche tu sei tornata te stessa. A casa non sorridevi più, piangevi in continuazione - non negare, lo so anche se tu non ti facevi vedere. Mangiavi pochissimo e non avevi più voglia di uscire. Ora sei sempre allegra e anche se ci sono dei problemi, tu li affronti al meglio. E non è solo Narnia, il merito è anche di Caspian”
Susan era davvero stupita da quel nuovo lato che Edmund stava mostrando. Si stava trasformando pian piano (o ritrasformando, secondo i punti di vista) nel giovane uomo che lei aveva già conosciuto durante l’Epoca d’Oro: Edmund il Giusto, Re di Narnia.
Stava crescendo, il suo piccolo scavezzacollo, il disastro di casa Pevensie.
Tutti loro, in modo differente rispetto alle precedenti avventure, stavano cambiando in meglio loro stessi, acquistando sicurezza, consapevolezza di sé in maniera più piena, del proprio ruolo, delle proprie capacità.
Erano tutti molto giovani, certo, ma lì a Narnia era tutto diverso. A sedici anni lei era già considerata una donna e tale si sentiva; e così Peter a diciassette era un uomo, e presto sarebbe stato lo stesso per Lucy e Edmund…e forse per Eustace, se solo si fosse deciso ad aprire gli occhi e capire che ormai era anche lui parte di Narnia come tutti loro.
Erano diversi dai loro coetanei. La straordinaria esperienza vissuta durante il primo viaggio in quel regno incantato li aveva cambiati per sempre. Inutile negare che c’erano momenti in cui in Inghilterra si sentivano fuori posto. Perché quando si è Re o Regina di Narnia, si è sempre Re o Regina…indipendentemente da quanti anni tu avessi o in quale mondo abitassi.
“Non dirlo a Lucy e Eustace, per ora” gli chiese Susan dopo un po’.
“No, certo. Penso che prima o dopo lo capiranno da soli, comunque”
Lui le mise un braccio attorno alle spalle e Susan lo abbracciò forte. “Mi mancherete da morire”
 
 
Emeth riuscì finalmente a parlare con Re Caspian poco prima dello sbarco sulla nuova isola. Gli premeva molto chiarire una questione non solo con il Liberatore, ma anche con tutti gli altri.
“Vostra Maestà è stata molto generosa con me, tutte le Loro Maestà lo sono state, ma non vorrei assolutamente essere motivo di contrasto tra voi e il vostro equipaggio”
“Non devi pensare questo” disse Caspian con serietà. “Forse gli uomini non si sono ancora abituati alla tua presenza, ma col passare del tempo vedrai che le cose miglioreranno”
“Perdonatemi Maestà, ma non potrò rimanere a bordo del Veliero dell’Alba per sempre. Prima o dopo dovrò cominciare la mia nuova vita, e il più lontano possibile da Calormen. Permettetemi pertanto di lasciare la nave non appena raggiungeremo l’isola”
“E dove andrai?” proruppe Lucy prima di chiunque altro. “Che cosa farai?”
Sentì il cuore cominciare a batterle forte per l’ansia che cresceva in lei. Non voleva che se ne andasse, non così presto. Certo un giorno avrebbe dovuto trovare la sua strada, ma…
Emeth sospirò e si fece triste. “Non lo so…Forse mi fermerò in una di queste nuove terre, forse tornerò dagli Inettopodi, che con me sono stati molto buoni”
“Se non hai ancora deciso, allora” intervenne Edmund, “perché non rimani ancora qui per un pò?”
“Sì, giusto” esclamò Lucy. “E poi non devi andartene per forza così lontano. Puoi venire a Narnia con noi. Puoi vivere là!”
Il soldato la guardò stupito. “Siete tutti molto, molto gentili, ma non posso restare” spiegò il ragazzo. “Se un giorno Rabadash mi vedesse sulla vostra nave, non sareste solo voi a passare dei guai, ma anche e soprattutto mio padre. Vi ho raccontato che è stato lui a farmi fuggire.”
Tutti annuirono.
“Si potrebbe pensare a un suo tradimento verso la corona di Calormen” concluse Emeth, “e la pena sarebbe la decapitazione per entrambi”
“Che cosa orribile!” esclamò Susan.
“In quel caso vi nasconderemo, tutti e due” disse ancora Lucy, aggrappandosi al braccio del soldato,  trattenendolo per paura che se ne andasse subito.
“Nascondermi? Non potrei mai fare una cosa simile!” protestò Emeth. “Se l’Occhio di Falco attaccasse il Veliero dell’Alba, credi che rimarrei nascosto in un angolo della nave per paura di venire scoperto? Scappare è già stato abbastanza vigliacco da parte mia. Sarei dovuto restare e assumermi le mie responsabilità”
Le parlò bruscamente, probabilmente ferito nel suo orgoglio di guerriero. Lucy allentò la presa su di lui e lo guardò senza sapere cosa dire.
“Combatteresti di nuovo al nostro fianco?” gli chiese Caspian facendo un passo avanti e trovandosi faccia a faccia con lui.
Emeth aveva un poco soggezione del Re, benché egli avesse solo qualche anno in più.
“Sì, lo rifarei, Maestà” annuì con decisione il giovane calormeniano. “Contro la Strega Bianca ho potuto fare ben poco, ma vi prometto che per ripagarvi della vostra benevolenza e misericordia sarò il vostro più umile servitore, Re Caspian. E naturalmente, sarò anche il vostro, Re Peter, Regina Susan, Re Edmund e Regina Lucy” e su di lei si soffermò più a lungo che sugli altri, sorridendole appena.
Lucy si sentì un poco più tranquilla.
“Io credo che dovresti restare” intervenne Susan.
“Anch’io sono d’accordo” dichiarò Edmund. “Peter, tu sei l’unico che non ha ancora espresso il suo parere. Cosa dici?”
Peter sorrise. “Dico che va bene. Sei il benvenuto, se per Caspian va bene”
Il Liberatore rimase un poco disorientato da quell’atteggiamento particolarmente conciliante da parte del Re Supremo. Era già la terza volta in poco tempo che riuscivano a fare un discorso senza azzuffarsi.
“Ma certo” disse infine Caspian, allungando una mano verso il soldato. “Sei dei nostri”
Emeth osservò per qualche istante la mano del Re, incredulo, e poi la strinse rinnovando le sue promesse di fedeltà.
“Niente promesse del genere” disse Lucy. “Gli amici si aiutano e basta. Non sei un servitore, Emeth. E impara come Miriel a dare a tutti del tu”
Emeth annuì. “Credo che su questo dovrò lavorare un pò”
 
 
Raggiunsero terra verso metà mattina. Manovrarono in direzione di un porto naturale e gettarono l’ancora. L’isola si presentava aspra, solitaria, e al centro d’essa s’innalzava un picco roccioso. I marinai scaricarono i barili per rifornirli d’acqua, altri portarono a terra grandi ceste di vimini che sarebbero servite per trasportare ortaggi e frutta.
Nella baia sfociavano due torrenti che sparivano poi verso l’interno dell’isola, uno verso est e l’altro verso ovest.
“In quale ci riforniamo?” chiese Rhynce, mentre erano ancora sulle scialuppe e decidevano quale corso d’acqua imboccare.
“Uno vale l’altro, direi” commentò Tavros, portando sulle spalle la botte più grande. “Quello a tribordo però è più vicino”
Cominciarono allora a dirigersi verso est, quando Gael esclamò: “Oh, no, di nuovo la pioggia!”
Grossi goccioloni iniziarono a cadere copiosi e il cielo si oscurò un poco, un tuono risuonò pigro in lontananza.
“C’è pericolo di tempesta, secondo voi?” chiese Miriel.
“Non penso” le rispose Ripicì, “ma sarà meglio cercare un riparo, per il momento.”
“Andiamo verso quegli alberi” disse Susan a Drinian, che governava la prima scialuppa sulla quale stavano le ragazze, il topo, Eustace e un altro paio di marinai.
“Non è prudente, Maestà. Potremmo trovare animali feroci nella foresta. L’altro torrente porta in un punto meno impervio dell’isola, consiglierei di andare di là”
“Ma io non ho voglia di bagnarmi!” si lagnò Eustace tirandosi la camicia fin sopra la testa.
“Potremmo dividerci” suggerì il capitano, “in questo modo vedremo cosa si cela da entrambe le parti dell’isola.”
“In effetti” intervenne Lucy “dovremo esplorarla per cercare il secondo Lord e la sua Spada. Però sarebbe meglio farlo quando smetterà di piovere”
Ma Susan non era d’accordo “Credo non sia affatto prudente separaci. Se incontrassimo qualche serio pericolo sarebbe bene essere uniti”
La sorella e gli altri convennero con lei. Effettivamente, i nemici potevano essere già lì in agguato, la Strega Bianca prima fra tutti. E benché quelli di Calormen dovevano essere ancora abbastanza lontani, non si poteva mai sapere.
“Drinian, conducete la barca nel torrente a ovest, per favore”
“Come la mia signora desidera” ribatté il capitano piuttosto seccato.
Si voltò e fece un cenno a Rynelf e agli altri Sovrani dietro di loro.
Susan abbassò lo sguardo sull’acqua e rimase in silenzio per tutto il resto del tragitto. Solo alla fine mormorò un ‘grazie’, che ricevette come risposta un breve cenno del capo da parte di Drinian.
Si sentiva sempre così con quell’uomo. A lui lei non piaceva, l’aveva capito sin dall’inizio e lo sapeva più che bene. Tuttavia, non le aveva mai mancato di rispetto in quanto lei era una Regina, e questo perché Drinian era un suddito fedele di Caspian, Narnia e di Aslan.
Susan non aveva nulla da ridire su di lui o sul suo comportamento, di certo però avrebbe preferito che le spiegasse il perché di tanta inimicizia nei suoi confronti. Decise che prima o dopo glielo avrebbe chiesto, non tanto perché ci teneva particolarmente, più che altro per togliersi un peso. Sentiva che se lei e Drinian si fossero chiariti, lui avrebbe smesso di guardarla in quel modo antipatico.
“E se capirò qual è il suo problema”pensò, “Caspian potrà finalmente smettere di discutere con lui”
 
Shanna si era nascosta nell’angolo più buio della sua stanza, lontano dalle due strane creature che la sorvegliavano. Se fosse strisciata lungo i muri della camera e non avesse fatto il minimo rumore, esse non si sarebbero accorte di lei e alla prima occasione sarebbe sgusciata fuori assieme a una di loro. L’aveva già fatto altre volte, perché non farcela di nuovo?
Purtroppo però, alla vista di quei mostri, iniziò a tremare come una foglia. Non aveva mai visto tanta bruttezza in vita sua. Avevano un occhio solo, grossi piedi e mani dalle unghie lunghe e giallastre, zanne appuntite alla bocca. Ciclopi, o qualcosa di simile.
La Strega sapeva quanto terrore avesse di quelle creature, per questo le aveva messe a far la guardia nella sua stanza, o meglio, prigione.
Tuttavia, la piccola stella si fece coraggio e avanzò piano piano, sapendo che anche se avessero provato a inseguirla li avrebbe seminati in un battibaleno: erano goffi e pesanti e lei piccola e leggera, molto più veloce di loro.
Attese ancora, immobile, finché la porta si aprì e altri due mostri diedero il cambio ai primi. Parlottarono tra loro con strani grugniti, forse per mettersi d’accordo su qualcosa.
Shanna allora si lanciò in corsa e sgusciò tra le gambe dei Ciclopi, uscendo nel corridoio. Quelli non si accorsero di niente per un po’, ma quando lei inciampò nella lunga veste bianca e cadde a terra con un tonfo, quattro orrendi occhi puntarono su di lei.
L’inseguimento iniziò, ma stavolta, Shanna riuscì a raggiungere il portone d’uscita.
Tuttavia, l’aspettava una brutta sorpresa…
Uscì all’esterno del labirintico palazzo della Strega Bianca per trovarsi in un altro labirinto circondato da altissime mura. Al di là di esse, anche se Shanna non poteva vederla, c’era una foresta immensa.
Tentò comunque, decisa a lasciare per sempre quell’isola maledetta. Alzò lo sguardo in cerca di un aiuto dalle sorelle stelle, ma il cielo era coperto da nubi nere e verdi. Su quell’isola era sempre buio e si perdeva la cognizione di giorno e sera.
D’un tratto, una voce la incitò: “Va avanti, figlia mia, non ti fermare”
Shanna si voltò e vide arrivare i Ciclopi. Ma la voce le aveva infuso nuova forza e così cominciò a correre più forte…quando si sentì improvvisamente afferrare da una mano forte e fredda come ghiaccio.
In uno sbuffo di fumo verdastro, la Strega Bianca apparve davanti a lei.
“Dove credi di andare, bambina?”
“Lasciami! Lasciami!” gridò Shanna disperata.
“E’ già la terza volta che cerchi di scappare, e la mia pazienza con te è arrivata al limite. Se ci riprovi, sai cosa ti aspetta”
Jadis puntò la sua bacchetta magica contro uno dei Ciclopi che erano infine sopraggiunti. Gli altri tre si ritirarono spaventati e fuggirono quando il loro sfortunato compagno si tramutò in pietra.
“Sei malvagia! Sei orribile!”
Jadis strinse la presa sul polso di Shanna e la trascinò di nuovo nella sua camera.
“Perché ti ostini ad opporti a me? Lo sai che non puoi, lo sai che cosa farò alla tua famiglia se sarò costretta. Se continuerai su questa strada mi troverò un’altra guida del cielo”
“Non puoi” disse Shanna spaventata. “Lo sai che non puoi farlo, mi ha scelto Aslan in persona”
“Non posso?” Jadis la guardò divertita. “Non sei l’unica Stella Azzurra. E credo che proprio che i Sovrani di Narnia non si accorgeranno della differenza tra te e lei quando la vedranno brillare”
“Lei non accetterà mai!”
“Ah no?” Jadis rise ancora. “Veramente l’ha già fatto”
La porta si aprì in quel momento e un’altra ragazza entrò nella stanza. Aveva gli stessi occhi blu, i capelli biondi e una veste simile a quella di Shanna. Ma a differenza di quest’ultima, la sua espressione era fredda, distaccata, senza emozione alcuna.
Shanna spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca, sconvolta.  “No! Perché?! Perché l’hai fatto?!”
L’altra ragazza le rimandò uno sguardo impassibile, poi si cambiò un’occhiata con la Strega.
“Adesso è lei la guida del cielo.”
Shanna si accasciò su una poltrona, impaurita. E ora? La Strega l'avrebbe pietrificata davvero? O forse uccisa? E suo padre?
Come se le avesse letto nel pensiero, Jadis la tranquillizzò.
“So che sei l’unica che può vedere dove sono i Re e le Regine, perché Aslan ha dato a te questa facoltà, non a tua sorella né a tuo padre. Per questo non posso ancora punirti a dovere. Mi servi in forze. Ma d’ora in poi aiuterai tua sorella Lilliandil là dove lei non riuscirà, così che potrà finalmente fare tutto quello che tu non hai fatto finora.”
Shanna scosse il capo. “Traditrice! Bugiarda!” gridò in direzione della sorella. “Come hai potuto far questo?!”
Lilliandil la guardò con occhi colmi d’ira. “Perché anch’io sono stata tradita dai Sovrani” le rispose con voce acuta, fastidiosa.
Shanna sentì gli occhi riempirsi di lacrime. “Sei come Coriakin, anche tu hai tradito Aslan.”
“Mi dispiace, ma non ho altra scelta”.
Le due si scambiarono uno sguardo, ma Lilliandil non sembrava dispiaciuta. Pareva che in lei fosse pronta a esplodere una furia cieca. Si stava solo trattenendo.
“Io sono destinata a diventare Regina di Narnia” esclamò con rabbia, “E lo sarò, ad ogni costo!”
Jadis si chinò su di lei per sussurrarle all’orecchio e posandole le mani sulle spalle.
“Brava tesoro. Ricordati sempre dell’affronto che ti hanno fatto. Tu sei una stella, un essere del cielo, al di sopra degli altri. Chi è un’umana in confronto a te?”
“Nessuno!”
“Esatto” sibilò ancora Jadis. “Nessuno”
“Lilliandil, ti congiuro, non farlo! Pensa a nostro padre!” la pregò di nuovo Shanna con la speranza che la sorella si ravvedesse, perché non poteva davvero credere a quello che vedeva: sua sorella a fianco della Strega Bianca! Non poteva averli traditi tutti veramente!
“No” la interruppe Jadis puntandole contro la bacchetta magica. “Tu pensa a tuo padre, Shanna. Se non vuoi che faccia da pezzo forte della mia nuova collezione di statue, ti conviene cominciare a fare quello che ti dico. Per prima cosa, dimmi dove si trova ora il Veliero dell’Alba”
Shanna si volse verso Lilliandil in cerca di un aiuto che non arrivò mai.
Gli occhi di pece di Jadis brillarono paurosamente. Aspettava.
Doveva fare la cosa giusta: ma qual era? Se avesse detto alla Strega dov’erano i narniani avrebbe tradito loro e Aslan. Ma se avesse tradito i Sovrani rivelando a Jadis la loro posizione, avrebbe salvato suo padre e forse sua sorella.
Che cosa doveva fare, dunque?
Infine abbassò il capo e i capelli biondi le ricaddero scompostamente davanti al viso.
“L’isola della fonte che tramuta le cose in oro. Sono là” sussurrò e poi scoppiò in lacrime.
“Grazie, cara.” disse la Strega Bianca molto soddisfatta. Dopodiché, lasciò con Lilliandil la stanza di Shanna.
La piccola Stella Azzurra cominciò a singhiozzare disperata.
“Perdonami Aslan, ma non posso permettere che quell’orribile donna faccia del male alla ma famiglia”
“Lo so, mia cara…”
“Ti prometto che rimedierò. Lo farò. Lo giuro.”
“Tu sai come fare…abbi fiducia in te”
Shanna si alzò, si asciugò le lacrime e cominciò a riflettere.
Finché la Strega non si fosse stancata di lei, finché avesse avuto bisogno del suo aiuto, non le avrebbe fatto del male. Questo voleva dire che aveva ancora una possibilità: poteva riuscire ad avvertire i Re e le Regine di Narnia, far arrivare a loro un messaggio in qualche modo e metterli al corrente dell’inganno: non dovevano seguire la Stella Azzurra che avrebbero visto, perché non era quella vera. Non era quella mandata da Aslan, ma dalla Strega.
Forse tramite la guida della Terra sarebbe riuscita ad avvertirli. Anche se non si erano mai viste…
No, era impossibile. Ma allora come fare?
D’un tratto alzò a testa: aveva la soluzione. Aslan aveva ragione.
Forse era rischiosa per chi l’avrebbe aiutata ma non le avrebbe detto mai di no, perché era sua amica.
Shanna chiuse gli occhi e guadò con gli occhi della mente al di là delle nubi nere e del mare, e chiamò: “Shira…”
 
 
L’acquazzone durò pochi minuti e nel cielo ritornò subito a spuntare il sole che asciugò la terra resa un poco fangosa dall’acqua.
Dopo aver concluso il rifornimento d’acqua e cibo, i cinque Sovrani, Emeth, Miriel e Eustace partirono per un’esplorazione completa dell’isola.
Si inoltrarono nella vegetazione seguendo il corso del fiume. Non trovarono nessuna traccia di civiltà, né uomini né animali, solo qualche gabbiano. Si arrampicarono su un pendio ripido e coperto di erba ispida e cespugli d’erica, scoprendo, una volta in cima, che l’isola era davvero piccola. Da lassù, il mare parve a tutti quanto più immenso e infinito che mai.
Eustace si sedette un momento su una roccia.
“E’ da pazzi continuare a navigare incontro al niente” mormorò strappando ciuffetti d’erba.
Si era particolarmente innervosito rispetto a quella mattina, poiché aveva dovuto camminare molto, era stanco e aveva fame.
“Dai, riscendiamo. Così possiamo pranzare”
“Aspetta” disse Peter “Ormai mi sembra evidente che di un Lord non può esserci traccia” guardò Caspian, che annuì mestamente. “Ciò non toglie, però,  che non potremo trovare la sua Spada. Scendiamo seguendo questa strada, lungo il corso d’acqua che voleva seguire Drinian, e vediamo cosa c’è laggiù”
Tutti furono d’accordo e Eustace non poté far altro che seguirli.
“Se adesso non la pianti di lagnarti, ti faccio rotolare giù dal pendio” disse Edmund al cugino.
“Ma mi fanno male i piedi!”
Dopo una quindicina di minuti raggiunsero la sorgente del secondo fiume e scoprirono anche un laghetto piuttosto profondo, circondato da alte rocce scoscese. L’acqua riluceva in modo strano, come se sul fondo ci fossero tante piccole pietre preziose.
“Guardate!” esclamò Miriel a un tratto, indicando pochi metri avanti a loro.
Notarono che la roccia più grande era cava e in essa si apriva un passaggio che portava in una grotta sotterranea.
“Credete ci possa essere qualcosa, laggiù?” chiese Susan, mentre Edmund cercava di vedere cosa c’era sul fondo puntando la sua torcia nella cavità.
“Un altro lago” disse il ragazzo poco dopo.
“No, è sempre lo stesso” disse Lucy. “Continua sottoterra”
“Scendiamo” disse Caspian, cominciando a srotolare la fune che aveva legata alla cintura.
Peter, Edmund e Emeth lo imitarono, assicurandole ai tronchi degli alberi lì vicino.
“Sarebbe meglio se qualcuno di noi rimanesse in superficie” suggerì Miriel, “così se avrete bisogno di aiuto potremo soccorrervi”
“Tu rimani?” le chiese Peter un po’ deluso.
“Credo di sì. Sento che è meglio” gli sorrise lei, accarezzandogli il volto. “Non preoccuparti”
“Resto anche io” disse subito Eustace. “Oh dai, non ho voglia di andare là sotto”
“Tu non hai mai voglia di fare niente, se è per quello” ribatté Edmund.
“Finitela di beccarvi, voi due” li rimproverò Susan.
“Va bene” assentì Caspian. “Miriel e Eustace restano, ma non soli”
“Posso rimanere io” si offrì Emeth, e stavolta fu Lucy a rimanere un poco delusa.
Per tutta la mattina era rimasta vicino a lui, ancora con la paura che potesse andarsene senza dire nulla a nessuno.
“Sono sicura che non ci sarà alcun pericolo” disse Lucy al soldato.
“Ma certo. Tu stai attenta, d’accordo?”
Lei annuì e gli sorrise.
“Lu…” la chiamo Edmund.
“Vengo”. Lucy guardò dolcemente Emeth e lui sentì un piacevole calore invadergli il petto all’altezza del cuore. “Se avrò bisogno d’aiuto, so chi chiamare, comunque. Perché tu sarai sempre qui, vero?”
Il soldato fissò gli occhi in quelli di lei. “Sarò qui quando avrai bisogno di me”
Infine, i cinque Sovrani cominciarono la discesa.
“Wow!” esclamò la giovane Regina, raggiungendo Peter che era sceso per primo.
Poi fu la volta di Caspian, che aiutò Susan prendendola per la vita. In ultimo Edmund, che si accertò che la corda reggesse per il ritorno.
La grotta era immensa, così immersa nella terra che si rese necessario usare di nuovo la torcia, poiché la luce del sole che filtrava dalla voragine non bastava. Tuttavia, grazie allo strano luccichio dell’acqua già notato in superficie, non fu difficile orientarsi nell’oscurità.
Peter si sporse sulla superficie del lago. “Cos’è che la fa brillare così?”
“Non ne ho idea” disse Susan, avvicinandosi. Poi trasalì. “Oh mio Dio!”
“Cosa?” fecero gli altri, vedendo che faceva un passo indietro.
“C’è…c’è un volto sott’acqua”
Tutti si accostarono maggiormente al lago e osservarono attentamente. Lucy gridò e la sua voce echeggiò tra le rocce.
“E’…è un…” balbettò Edmund, che non avrebbe mai e poi mai pronunciato la parola ‘cadavere’.
“No, è…una statua” disse Peter, stringendo gli occhi al riverbero dello scintillio.
Susan e Lucy tirarono un sospiro. Ora che avevano scoperto che non era una persona vera si erano parecchio tranquillizzate, così tornarono accanto agli altri.
“Avvicina la torcia ancora un poco, Ed” gli chiese Peter e il fratello si spostò avanti a tutti.
“Guardate” esclamò Lucy estasiata. “Incredibile…”
Sul fondo del lago, in mezzo alle pietre, splendevano decine di oggetti di svariata fattura, tra cui una spada.
“Prendiamola” disse subito Caspian, “E vediamo di che si tratta.”
Tutti e cinque, per un momento, sperarono che non fosse affatto la spada che stavano cercando, perché se così era, significava che la statua non era affatto una statua.
“Vado io” disse Susan, togliendosi l’arco e la faretra dalla spalla.
“No, è troppo pericoloso” protestò subito il giovane.  
“Proprio per questo dovete mandare me. Io sono quella che sa nuotare meglio e che può trattenere il fiato più a lungo.”
“E’ vero” disse Lucy. “Susan è la più brava”
Caspian la guardò preoccupato. “Sue…non…”
“Tranquillo, se qualcosa non va tornerò subito su”
“E va bene” sospirò lui alla fine.
“Fammi luce, Ed” disse allora la ragazza, togliendo il fiore blu dai capelli e passandolo a Lucy. Non poteva proprio rischiare di perderlo, non se lo sarebbe mai perdonata.
Edmund si avvicinò ancora alla riva del lago. “Non sembra profonda” commentò, afferrando un ramo spezzato e immergendolo per constatare quanto a fondo avrebbe dovuto andare Susan.
D’un tratto, il ramo divenne così pesante che non fu più possibile reggerlo. Edmund lo lasciò all’istante, guardandolo diventare d’oro zecchino.
 “Ma cosa…?” fece perplesso. Poi, dopo un secondo gridò, con un tono di voce al quale non si poteva non obbedire. “Susan, ferma! Non toccare l’acqua!”
Lei si voltò confusa e il fratello l’afferrò per un braccio tirandola indietro.
“Che ti prende?”
Dall’alto, le voci concitate di Miriel, Eustace e Emeth chiesero cosa succedeva e chi aveva urlato.
“Va tutto bene!” gridò Lucy di rimando.
“Ed, che c’è?” ripeté Susan allarmata.
“Guardate il ramo” spiegò il Giusto, indicandolo. “Appena ha sfiorato l’acqua è diventato pesantissimo e…è oro. E’ diventato d’oro”
“Non è possibile…” balbettò Peter, ma era proprio vero. “Quindi è l’oro che fa brillare l’acqua. Questa fonte trasforma gli oggetti in oro”
“Straordinario…” mormorò Edmund fissando il lago.
“Ma allora…” disse Susan tremando un poco, “allora è possibile che la statua…”
“Per Aslan!” esclamò Caspian “Vuoi dire…?”
“Che è davvero un uomo. Uno dei Lord” concluse lei, scambiandosi uno sguardo spaventato anche con gli altri.
“Oh, è terribile!” fece Lucy inorridita. “Che fine tremenda…”
“Probabilmente” continuò Susan, “quel poveretto ha fatto esattamente la stessa cosa che volevo fare io: tuffarmi per prendere qualcosa sul fondo”
Caspian l’abbracciò all’improvviso. “Se penso che potevi…”
“Non dirlo a me” disse lei rabbrividendo.
“La spada però non è diventata d’oro” osservò Peter, scoccando una breve occhiata ai due. “E’ l’unico oggetto che non brilla, avete notato?”
Attraverso l’acqua limpidissima, effettivamente, tutti poterono notare che il Re Supremo aveva ragione.
“E’ perché è impregnata della Grande Magia” disse Caspian. “La maledizione della fonte non ha effetto su di lei. Per tirarla fuori ci serve la tua, Ed”
Edmund allora estrasse dal fodero al Spada di Bern. Afferrò saldamente la mano di Peter, che lo aiutò a non sbilanciarsi e non cadere dentro l’acqua, allungandosi fino a far toccare le due lame.
“Stai attento” fece Lucy ansiosa.
Con un paio di tentativi, Edmund riuscì a incastrare le due else e issare la seconda Spada dal lago.
“Dammela” disse Caspian e Ed gliela passò. Poi, gli occhi del Liberatore divennero tristi. “Lord Restimar” sussurrò.
“Ne sei sicuro?” chiese Peter.
“Sì. Laggiù in fondo c’è il suo scudo. Lo riconosco”
Di nuovo, tutti quanti fissarono lo sguardo sulle profondità del lago e sotto la statua videro lo scudo di cui parlava Caspian.
“Credete che abbia sofferto?” chiese Lucy con una vocina piccola.
“No, non dev’essersi accorto di nulla” le disse Susan avvicinandosi a lei e mettendole un braccio attorno alle spalle.
“Forse” aggiunse Edmund  “Ma forse qualcosa ha intuito”
“Di che cosa stai parlando?” fece Caspian, scambiandosi un’occhiata sospettosa con gli altri.
Sotto gli sguardi perplessi di tutti, Edmund si inginocchiò ancora sul bordo del lago. Afferrò una conchiglia sulla riva e la immerse, lasciandola andare subito dopo. Quella ricadde sulle rocce ai suoi piedi e il suo colore biancastro mutò in quello giallo splendente dell’oro. Edmund la prese e se la portò davanti al volto, fissandola come se avesse in mano un tesoro inestimabile.
“Perché la guardi così?” disse Lucy confusa. Edmund sorrideva, ora.
“Avendo accesso a questa fonte, una persona può diventare la più potente del mondo”
Il ragazzo spostò lo sguardo sui fratelli. “Ci renderebbe così ricchi che nessuno potrebbe più dirci cosa fare, o con chi vivere”
Con chi vivere…
Le parole risuonarono nella mente di Susan più che in quelle degli altri.
No, non devo farmi ingannare. E’ una trappola, lo so!pensò improvvisamente la ragazza.
“Niente si sottrae a Narnia, Edmund” intervenne Caspian autoritario.
“Chi l’ha detto?” lo sfidò il Giusto.
Il Re attese qualche istante e poi disse: “Io”
Pronunciò quella singola parola con tale solennità che nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Nessuno tranne Edmund, che si alzò brandendo la Spada di Bern nella mano destra, mentre la sinistra ancora stringeva la conchiglia.
“Buttala subito” disse Susan al fratello, ma lui non l’ascoltò.
“Non sono un tuo suddito, Caspian” disse il Giusto avanzando con passo lento e sguardo minaccioso.
“Non aspettavi altro, vero?” ribatté Caspian, “Volevi sfidarmi e mettere in discussione il mio ruolo, proprio come tuo fratello”
“Tu stesso lo metti in discussione” rincarò Edmund, ora faccia a faccia con Caspian.
“Sei solo un ragazzino!”
“E tu uno stupido rammollito! Sono stanco di essere sempre secondo: prima era Peter, ora sei tu!”
“Edmund!” esclamarono Susan e Lucy indignate.
“Peter, ti scongiuro, fermali!” implorò la prima, ma il Re Supremo non si mosse se non per prendere dalle mani della sorellina la Spada del Lord.
“Dammela un secondo”
Lucy ingenuamente gliela porse. Lei e Susan si accorsero troppo tardi di quello che stava per succedere e di certo non avrebbero potuto prevederlo.
Peter puntò la Spada di Restimar tra Edmund e Caspian e i due smisero di urlarsi contro.
 “Che vuoi fare con quella?” gli disse Caspian con una voce che non era la sua.
“Usarla. E’ mia. L’ho capito appena è uscita dal lago. La Spada di Restimar è per me”
“E allora?” sbottò Edmund.
“E allora avete torto entrambi, ma entrambi avete ragione. Vi ricordo che avete giurato fedeltà a me, Peter il Magnifico, Re Supremo di Narnia.”
“Re Supremo che non c’era, mi pare, quando il suo regno aveva più bisogno di lui” lo provocò Caspian.
“Non è dipeso da me. E non ti permetto di farmi la predica.” Peter fece un sorrisetto. “Cosa dicevi prima? Nessuno si sottrae a Narnia, vero? Senti da che pulpito: un Re che mette davanti i suoi problemi a quelli del regno non è degno di essere chiamato tale!”
“Ripetilo se hai il coraggio…” fece Caspian a bassa voce, andandogli pericolosamente vicino. Peter lo allontanò con uno spintone.
Susan e Lucy cercarono di fermare rispettivamente il Liberatore e il Magnifico, ma tutto ciò che ottennero fu un brusco gesto da parte dei due ragazzi che le costrinse ad indietreggiare di nuovo.
Peter e Caspian sarebbero certamente venuti alle mani se non fosse di nuovo intervenuto Edmund.
“Sta zitto, Peter!” proruppe il Giusto “Piantala di fare il superiore. Tu non saresti nemmeno dovuto tornare a Narnia, di conseguenza non hai più nessun diritto su di lei. E lui” e segnò Caspian con un cenno del capo, “non ci sarebbe mai dovuto venire. Quelli di Telmar non hanno diritto di regnare! Perciò sono io il Re, adesso! Ho diritto di governare Narnia! E voi due siete solo invidiosi, perché sapete che sono più giovane ma molto più coraggioso e adatto di voi!”
“Se siete così sicuri di voi stessi…” iniziò Caspian. “Provatemelo!”
I tre Re alzarono le lame iniziando un triplo duello. Facevano sul serio.
“Basta! Smettetela!” gridò Lucy spaventata.
Poi, lei e Susan notarono qualcosa: una foschia verdastra strisciava sull’acqua.
“E’ la Strega Bianca!” esclamò Susan, ben sapendo che il gesto che stava per fare era del tutto inutile, ma afferrò ugualmente arco e frecce e tirò in quella direzione.
Jadis apparve davanti alle sorelle e le due temettero il peggio. Tuttavia, la donna non sembrava volerli attaccare stavolta, perché aveva già ottenuto quello che voleva: metterli uno contro l’altro.
“Susan, tesoro, mi fa piacere vederti sana e salva” ridacchiò al Strega. “Dovreste cercare di fermarli” disse poi, guardando i tre ragazzi, “Continuando di questo passo, faranno crollare tutto quanto”
Detto ciò svanì di nuovo nel nulla, la sua risata sommessa e gelida che riecheggiava tra le pareti di roccia.
“C-che…che cosa voleva dire?” balbettò Lucy. Aveva un bruttissimo presentimento.
E infatti, dopo un attimo, le pareti cominciarono a tremare, la terra si mosse come durante un terremoto.
Edmund, Caspian e Peter si fermarono all’istante, reggendosi l’uno all’altro per non cadere. Si scambiarono sguardi attoniti e mortificati. Ma che cosa stavano facendo?
“Ragazzi, io…” fece Edmund, ma non ebbe tempo di dire altro.
La roccia tremò più forte e grossi massi caddero dall’alto. Dall’esterno, Emeth, Miriel e Eustace fecero sentire di nuovo le loro voci. Cercarono di scendere in aiuto dei Sovrani ma non ci riuscirono.
“Caspian, allontanati!” gridò Peter, spingendolo via proprio mentre un altro masso si schiantava al suolo dove un momento prima c’era il Re di Narnia.
“Grazie…”
“Ora siamo pari” disse il Magnifico. “Non mi ero mai sdebitato per…”
“PETER!!!” gridarono tutti in coro, mente un’immensa voragine si creava sotto i piedi dei Re Supremo.
Caspian cercò di afferragli la mano ma non ci riuscì. Il Liberatore fu poi costretto a rotolare a terra ed evitare un’altra roccia e un’altra ancora, allontanandosi sempre più dal punto in cui si trovava l’amico-rivale.
L’intera parete alla loro sinistra crollò e seppellì il lago con la statua di Restimar.
Poi tutto cessò ma di Peter nessuna traccia. La terra lo aveva inghiottito insieme alla Spada di Restimar e si era richiusa sopra di lui. Non c’era modo di raggiungerlo.

 
 
 
 
Here I am!
Buon sabato cari lettori e care lettrici, come sempre la vostra Susan è qui a regalarvi il capitolo 25!
Spero tanto vi sia piaciuto. Parte in sordina ma alla fine c’è stato un bel caos, eh? Scatenatevi con gli insulti sulla lucciola molesta!!! E ditemi cosa ne pensate di Shanna: ora che si sta vedendo sempre di più vorrei mi diceste che opinione vi siete fatti.
Come sempre siete meravigliosi con tutti i complimenti che mi incoraggiano moltissimo!!! Susan is happy!!!! :D

Non ho fatto in tempo a rileggere bene, se ci sono errori non esitate a dirmelo!
 
Ringraziamenti:
 
Per le preferite:
ActuallyNPH, Anne_Potter, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, english_dancer, ErzaScarlet_ , EstherS, Fly_My world, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , loveaurora, Lules, piumetta, SrenaVdW, susan the queen, The Freedom Song e tinny
 

Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, dalmata91, Miss Hutcherson, piccola_cullen e postnubilaphoebus.
 
Per le seguite:Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, Betely, catherineheatcliff, Chanel483, cleme_b, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, LenShiro,  Luna23796, Mari_BubblyGirls, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, The Freedom Song, yondaime, Yukiiiiii e _Autumn
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:Babylady, Charlotte Atherton, english_dancer, EstherS,  Fellik92, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon,  KingPetertheMagnificent, piumetta, SerenaVdW,  susan the queen, e tinny
 
Angolino delle anticipazioni:
Nel prossimo capitolo vedremo Peter alle prese con le sue più profonde paure.
Ci sarà un regolamento di conti (finalmente) da parte di uno dei buoni con uno dei cattivi. Chi? Non si dice…ma vi farà felici, vedrete.
E poi una bella scena tra Peter e Miriel!!! Ci scapperà finalmente il bacio? Staremo a vedere!!!
 
Volevo dire a tutti quelli che vanno sul mio blog di livejournal che mi dispiace di non avere tantissimo tempo da dedicargli, vorrei renderlo più ricco, più pieno di foto (ne ho in mente a bizzeffe) di video e di curiosità su Queen. Abbiate pazienza che prima o dopo ce la faccio, ok?
 
Bene! Anche questa settimana, la vostra Susan vi deve lasciare, ma non preoccupatevi, il capitolo 26 è già tutto nella mia testolina! XD
Sperando sempre di farvi gioire, magari commuovere e sognare,
un bacio enorme, Susan<3
   
 
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