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Autore: Barbycam    09/11/2007    7 recensioni
Regina di Ghiaccio,
così la chiamano.Ma non sanno che lei sta male, che lei piange la notte per quello. Anzi…
Piccola One-Shot dedicata a Jud_91, che spero gradirà.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sharpay Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È lì seduta sul letto, a gambe incrociate

È lì seduta sul letto, a gambe incrociate. Guarda il vuoto davanti a lei. Intanto, la mano impugna una penna rosa. La guarda. Poi torna ad osservare il rosa attorno a lei.

 

Quanto odia il rosa.

 

Lo ha sempre odiato, fin da quando era una bambina. Una piccola bambina, con in mente favole e cavalli bianchi, coraggiosi principi e belle principesse, cattivi tiranni e streghe malvagie.

 

Ma lei lo sa.

È diventata il cattivo tiranno e la strega malvagia che voleva sconfiggere.

 

Forse è per questo che sta così male.

 

Regina di Ghiaccio.

 

Così la chiamano. Ma non sanno che lei sta male, che lei piange la notte per quello. Anzi…

Piangeva… perché adesso ha imparato ad essere forte. Ad essere fredda, glaciale. Ad essere cattiva e spietata. Ad essere immune.

 

È una cosa che le viene piuttosto bene. Con le mani si fa largo nella folla.

Non ha paura per i commenti che le fanno dietro.

 

Non ha più paura del buio.

 

Ha imparato a combattere e ne è fiera. Raggiunge quello che vuole, e lo fa, anche se deve calpestare i sentimenti altrui.

 

Le favole sono per le bambine, non per le guerriere.

 

L’orco cattivo non la spaventa più. È diventato il suo migliore amico. La strega cattiva, è la sua madrina. E il tiranno, è il suo papà. Con la cattiveria ci convive, ormai ha imparato a conoscersi.

 

Bussano alla porta.

 

Si volta verso la porta bianca, e vede entrare titubante suo fratello. Il suo gemello, colui che la conosce meglio di chiunque altro. E lei… lo tratta male.

 

<< Cosa c’è Ryan? >> chiede, glaciale. Ma ormai lui ha capito com’è. Non può fare niente.

Lei lo osserva. Ha gli occhi gonfi di lacrime. Ha pianto. Non si chiede il perché come qualsiasi altra ragazza. No, è cresciuta con pane e cattiveria.

 

<< Sono solo venuto a dirti… che… che… cavolo, perché non provi della curiosità? >> sbotta, diventando tutto rosso di rabbia. Non ce l’ ha con la gemella. Non è colpa sua se i genitori hanno sempre preferito lui e lei. Ce l’ ha con se stesso. Perché non riesce a fare nulla per lei, perché non riesce a proteggerla, come vorrebbe.

 

<< Perché il mio mondo è la mia camera. Quello che succede fuori non è affar mio. >> risponde lei. Il suo mondo è la sua camera. E questo lo sa bene.

 

<< Allora non è affar tuo neanche che zia Maddie è morta! >> urla in preda al panico. Delle lacrime prendono a correre sulle sue guance. Lei lo guarda. Dentro di lei, qualcosa si squaglia. Cos’è?

Come in trance, batte una mano sul materasso, accanto a lei. Ryan si siede, asciugandosi le lacrime.

 

<< Com’è successo? >> neanche un’emozione. Nulla, né un tremolio, né un’incrinazione nella voce. Nulla di nulla. Non una lacrima, non un’espressione dispiaciuta. Solo la maschera fredda di una ragazza che ha sofferto troppo, prima.

 

<< Un incidente… c’era anche Meredith, ma lei sta bene. Sotto ci sono degli agenti, stanno cercando di capire cosa era successo. Sai cosa accadrà adesso? – posa i suoi grandi ed innocenti occhi azzurri in quelli nocciola e gelidi della gemella, che scuote la testa. No, non lo sa, e non può neanche dire che le interessi veramente saperlo. – Meredith verrà a stare da noi, perché siamo i parenti più vicini. >> si alza, da un bacio lacrimoso alla sorella ed esce dalla camera. Lasciandola sola, con quel calore in corpo.

 

Sola con il suo buio.

 

Meredith ha dieci anni. Troppo pochi per tutto quel dolore. Troppi per poter capire.

 

Spinta da un qualcosa che non è da lei, scende le scale, lasciando la penna rosa sul letto. Aperta.

In salone, come dettole dal gemello, degli agenti, sua madre e suo padre abbracciati che si consolano a vicenda, Ryan che abbraccia forte Meredith, condividendo le lacrime. la bambina guarda sua cugina. Corre da lei e le salta al collo, facendola cadere a terra.

 

<< La mamma… >> voce di bambina, di una creatura troppo dolce. Uno zuccherino nell’acido.

 

E di nuovo, qualcosa fa crack nel petto. Ma non capisce cosa sia. Accarezza i morbidi capelli castani della bambina, senza versare una lacrima. Qualcuno deve essere forte in quella stanza, e lei è l’unica con tutte le qualità.

Non riesce a versare una lacrima. Non ce la fa, non è da lei. Non sussurra parole di conforto, non la stringe per consolarla.

 

A volte il silenzio vale più di mille parole.

 

La bambina si stacca e la guarda negli occhi. Occhi nocciola, occhi identici ma completamente differenti. Freddi e glaciali contro dolci e ingenui. Si allontana, per tornare da Ryan. Si stringono.

 

<< Non sei dispiaciuta Sharpay? >> burbera, troppo. La voce del padre. È sua sorella che è morta.

 

<< Perché dovrei? >> fredda, troppo. La voce della ragazza. Della ragazza mai considerata per quello che è veramente. Per quello che sa fare, per quello che potrebbe essere.

 

<< Maddie… Maddie è morta!! Non provi niente??? >> acuta, troppo. La voce della madre. La voce della donna che non capisce e che mai capirà.

 

<< Mia figlia è un mostro! >> cattiva, troppo. Di nuovo la voce del padre. Qualcosa ancora, nel petto della ragazza fa crack.

 

<< Sono quello che mi avete fatta diventare. >> reale, schietta, diretta. Sharpay. Prende la giacca ed esce, fa freddo fuori. È dicembre. È buio.

 

Cammina per la strada. Non sa dove va, non lo sa. Si trova davanti ad un parco. Si siede su una panchina e guarda il muro davanti a lei. Pieno di graffiti.

 

Mia figlia è un mostro!

Zia Maddie è morta!

La mamma…

 

Si sente qualcosa che le cola sulla guancia. Si porta un dito e se lo passa sulla guancia.

 

Una lacrima. Sorprendente. Poi altre, altre goccioline scendono piano dai suoi occhi nocciola. Lentamente e dolorosamente. Fanno tanto, troppo male.

 

Qualcuno le mette una mano sulla spalla. Si gira.

 

Lui, Troy Bolton.

 

<< Che fai Bolton, mi pedini? >> fredda, gelida, spietata. Come lei. Le gocce trasparenti continuano a scendere, imperterrite. Lui la guarda. È così bella da mozzare il fiato.

 

<< Non è nel mio stile. >> idiota, patetico, scontato. Come lui. Ma tenero.

 

<< Sono un mostro. >> constatazione realistica. Un mostro. Il mostro più bello che lui abbia mai visto.

 

<< Perché dici questo? >>

 

<< Ryan è venuto a piangere in camera mia, non ho provato nulla. Mia zia è morta, non ho provato nulla. Mia cugina Meredith mi ha abbracciata ed ha pianto, non ho provato niente. Mi hanno detto che sono un mostro, nulla. >> spiccia, veloce, sincera. Perché con lui? Non lo guarda, il graffito è più interessante. Le lacrime hanno smesso di scendere. Non se n’è accorta. Son andate via come sono venute.

 

<< Beh, se stai piangendo qualcosa vuol dire, no? >> dolce, comprensivo, compassionevole. Odioso.

 

<< Il mondo è la mia stanza. Quello che succede fuori non è affar mio. >> ripetitiva, immune, battagliera. Patetica.

 

<< Tutto quello che succede fuori è affare tuo. Come è affare mio e di Ryan.>> troppo odioso.

 

<< Sono come mi avete fatta diventare. >> troppo patetica.

 

<< Sharpay, dovrai uscire dal guscio prima o poi. >> scontato.

 

Wildcat che la prendono in giro.

 

Regina di Ghiaccio.

 

Secchioni che la prendono in giro.

 

Regina di Ghiaccio.

 

Tutti che la prendono in giro.

Regina di Ghiaccio.

 

No, non le va.

 

<< No. Il mio guscio è quello che mi ha protetta per tutto questo tempo, Bolton. >> si alza e se ne va. Lasciandolo solo a riflettere.

 

Cammina sicura. Il corso principale è illuminato. Si avvicina il Natale.

Si ferma, un edificio grigio davanti a lei.

 

L’ospedale.

 

Entra, sicura. I tacchi rimbombano sul pavimento liscio. Gli anziani la guardano.

Diciassette anni, bellissima, capelli biondi e occhi nocciola.

Apre la porta di uno studio, entra dentro e si siede.

 

L’uomo dietro alla scrivania la guarda un attimo.

 

<< Sharpay, cosa… >>

 

<< Cancelli la visita per lunedì. Lo tengo. >> ed esce. Diretta, spiccia e veloce. Come lei. Lei, e la sua creaturina che le cresce in grembo.

 

Hai un mostro come mamma, si tocca il ventre, mentre un sorriso dolce le si delinea sulle labbra, ma almeno ce l’avrai.

 

 

Ma ciaooo!! Allora, come vi è sembrata?? Voglio dedicare questa piccola Shot alla carissima Jud_91.

1) perché sta male e a me non piace vedere le persone che sanno male;

2) perché mi ha dedicato anche lei una shot e volevo ricambiare.

3)… aspetta, un tre lo trovo. Ah, ecco, perché spero di averla aiutata almeno un pochino a ritrovare il sorriso. Sisi

bacioni a tutti, soprattutto alla Jud (TVBXS stanne certa =3), Barbycam                                                    

 

 

  
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