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Autore: Spiretta97    20/04/2013    0 recensioni
Prefazione
In un Liceo Scientifico fuori città si suppone che il più grande disastro che possa mai capitare agli studenti sia svenire per esalazioni dei prodotti chimici durante un’ora di laboratorio.
Elisa, una neo-liceale con la passione dei gialli di Agatha Christie, decide di entrare in questa scuola col desiderio di evadere dalla sua città ormai troppo piccola per lei e seguire le materie che più ama.
L’incontro con Will, un ragazzo che le diventa subito amico, la sprona ad aprire una piccola attività di investigazione (contrata su furti e perdite di oggetti) gestita da lei e da ragazzo. Ma qualcuno aspetta di compiere la sua vendetta da anni e non si farà mettere i bastoni tra le ruote da due mocciosi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 La tragedia Ovvero Promettimi

-Bob!!- gridò Elisa correndo verso il ragazzo che giaceva a terra in un mare di sangue. Will la seguì sentendo che il cuore gli batteva all’impazzata. No, non poteva essere successo al suo amico, no! Quando vide il suo amico in quelle condizioni sentì come se il suo sangue cominciasse a ribollire e le sue mani tremavano dalla paura mentre le appoggiava sulla sua bocca per sentire se respirava. Negativo… niente respiro. I suoi occhi si spalancarono e si velarono di lacrime

-Bob…- sussurrò con voce rauca. Scosse la testa nervosamente e prese il braccio del ragazzo sperando almeno di sentire il polso.

-Ti prego… ti prego!!- sussurrò cercando di concentrarsi sul battito cardiaco del ragazzo

-Volete fare silenzio voi?! Silenzio diavolo!- gridò esasperato facendo tacere tutti quanti. Il suo corpo prese a tremare non sentendo nessuna pulsazione.

-Elisa, prova a sentire tu… io credo di essere troppo agitato… Dov’è Alessia?- si chiese guardandosi in giro. La vide là… sdraiata sul marciapiede con gli occhi chiusi e subito le sue gambe presero a correre senza nemmeno che il ragazzo se ne rendesse conto.

-Alessia! Alessia non è il momento più indicato per svenire! Lo so che non è una cosa che scegli tu, ma!- Will cominciò a farfugliare cose senza senso mentre alzava le gambe dell’amica per fare in modo che il sangue tornasse alla testa. Ovviamente la ragazza non si svegliò, ma ciò l’aiutò a riprendere un po’ del normale colorito. Will se la caricò sulle spalle e si avvicinò nuovamente a Bob comprendendo dalle lacrime che rotolavano dalle guance di Elisa che non c’era nulla da fare, più nulla. Will fissò l’amico lasciando trasparire dagli occhi rabbia, tristezza e malinconia.

-Bob…- sussurrò fra le lacrime guardando la pozza di sangue intorno alla testa dell’amico. Fu in quel momento che si accorse di qualcosa di strano. C’era qualcosa di strano in quella scena… Come quando nel bel mezzo della notte ti accorgi di stare sognando, ma ancora non riesci a muoverti da solo e assisti al sogno come se guardassi un film avendo addosso quell’orribile sensazione di sapere cosa sta succedendo ma allo stesso tempo no. Particolari, particolari...

-I particolari… quelli più piccoli e insignificanti sono quelli più importanti… i Particolari… particolari….- William continuava a ripetere queste parole, quasi fosse in stato di trance e nel mentre fissava l’amico oramai pallido come uno straccio.

Elisa era di fianco a lui con gli occhi gonfi, ma senza più lacrime da poter versare. Poggiò la testa sul braccio di William e fissava la folla dei curiosi fino che aumentava sempre di più.

-Ho chiamato la polizia- disse all’improvviso con un tono freddo.

-L’ho chiamata non solo per denunciare l’accaduto, ma perché penso che il bastardo o la bastarda alla macchina l’abbiano fatto a posta ad investirlo.-

Will voltò lo sguardo verso l’amica e fece un piccolo balzo per sistemare Alessia che stava per scivolare dalla sua schiena.

-Elisa, se mi stai prendendo per il culo, guarda…-

-William! Io non scherzo su questo, e so che può essere difficile in questi momenti, ma ti chiedo se gentilmente puoi non essere volgare!- disse Elisa irritata. William la fissò con sguardo serio, quasi arrabbiato per poi chiederle che cosa le faceva pensare ad un omicidio.

-Non ti sei accorto di qualcosa di strano?- rispose la ragazza fissando la strada. Will guardò nella direzione da cui era arrivata la macchina e realizzò. Il segno degli pneumatici! E’ comparso solo un centinaio forse due prima di colpire Bob e dopo è subito scomparso! Inoltre non c’erano segni di frenata minima… Elisa aveva ragione, c’era qualcosa di strano, ma non era solo la strada. Con tutta la sua forza cercò di riosservare la testa insanguinata dell’amico cercando di non vomitare e chiedendosi perché l’ambulanza ci mettesse tanto ad arrivare.

-Elisa! Elisa guarda! Intono alla sua testa!- Fece William indicando all’amica delle chiazze rosse più chiare del sangue.

-Che diavolo è?- fece lei avvicinandosi. I due ragazzi si fecero strada tra la cerchia di persone curiose e si avvicinarono al corpo dell’amico sospirando tristemente. Intorno a lui, sul suo sangue e anche un po’ intorno al suo corpo c’erano dei petali di rose, rose rosse. Era strano non essersene accorti prima, ma del resto la visuale, con tutte quelle persone, era ridotta e il colore era molto simile al sangue, ma il problema non era tanto il fatto che i petali si trovassero lì, il problema era “perché?”.

______________________________________________________________________

 

La polizia e l'ambulanza arrivarono in un baleno. Dalla autopattuglia scese un uomo alto vestito con un giaccone marrone sotto il quale si intravedeva la divisa, era seguito da altri due poliziotti. L’uomo in giaccone con i capelli sparati come era di moda quell’anno diradò la folla con le solite frasi tipo “Circolare, circolare, non c’è nulla da guardare!” Che avevano sempre fatto ridere Elisa per via della rima involontaria, ma quella volta non rise, anzi, si aggrappò nuovamente al braccio di Will e ci affondò la faccia per non vedere l’amico essere infilato nel sacco nero. Sarebbe voluta correre lì tra i poliziotti e i medici e gridare : “E’ una persona, ma prima di tutto mio amico, non spazzatura! Perché il sacco nero?!” Ma si trattenne cercando di calmarsi con le carezze alla testa che William le stava donando per tranquillizzarla.

-Beh... vedendo così non posso fare altro che dire che è stato un terribile incidente....- disse l'ispettore della polizia guardando il corpo del ragazzo e la scena del “delitto”. Elisa strinse i pugni e fece un balzo in avanti gridando

-Invece io penso che non sia stato un incidente!-

-Ragazzina, lasciaci lavorare, torna a casa.- Disse l’ispettore non dando peso alle parole di una sciocca ragazzetta passata di lì per errore.

-Bob è un nostro amico! E abbiamo le nostre ragioni per pensare che sia stato ucciso!- riprese Will tenendo strette le gambe di Alessia. L’ispettore alzò lo sguardo in cielo e guardò un’altra volta la strada e capì. Le tracce degli pneumatici erano segno che la macchina andava davvero molto veloce, e visto che la strada era cittadina, non aveva senso andare così veloce! Che quegli strani ragazzi avessero davvero ragione? Eh sì! Le tracce iniziavano cento cinquanta metri prima, giusto il tempo per prendere abbastanza velocità e finivano qualche metro dopo l’impatto, giusto il tempo perché la macchina riprendesse la velocità normale senza premere il freno. A proposito di freno… niente segno di frenata…

-Voi avete visto l’impatto?- Chiese L’ispettore avvicinandosi ai ragazzi. I due si guardarono con sguardo triste e scossero la testa

-L’impatto non lo abbiamo visto, ma forse possiamo riconoscere la macchina, sono quasi sicura fosse una fiat… -

-Nuovo modello- aggiunse Will. Già, nuovo modello… perché uccidere una persona con quella macchina? Era nuova di zecca! Perché spendere dei soldi per poi farla diventare un macinino da caffè in quattro e quattr’otto? Non aveva senso. Era una macchina nuova, una di quelle che ancora hanno la pubblicità in Tv per andarla a vedere il Sabato o la Domenica in questa o quella città. Ergo non aveva senso comprarla giusto per uccidere una persona e ridurla così… E sì, perché con l’impatto ora quella macchinina presentava una bella ammaccatura sul parafanghi. Anche se l’assassina o l’assassino o chiunque abbia ucciso Bob avesse avuto l’assicurazione per chi sa quanti anni, la domanda rimaneva sempre: perché comprare un auto nuova? Perché non usare l’auto vecchia, tanto si sarebbe distrutta prima o dopo, no? E se non avesse avuto la macchina? Perché prendersene una così costosa per rovinarla! Sarebbe stato più logico comprare un catorcio, affittarlo o che altro… rubarlo! Certo, quella macchina doveva essere per forza rubata! Una persona che uccide, non sta a guardare quanto la sua fedina penale si possa macchiare, con un reato in più o in meno almeno 20 anni di prigione te li sconti, sempre se ti beccano.

-Scusi ispettore!- Fecero Elisa e Will all’unisono. Si guardarono negli occhi e arrossirono distogliendo lo sguardo. Che stava succedendo? Perché avevano reagito così? Del resto avevano solo pronunciato le stesse parole assieme, chissà quante volte nel mondo accade! Ma era diverso, si lessero in quel secondo di intesa negli occhi che entrambi avevano avuto la stessa idea e ciò denotava un affinità mentale abbastanza singolare! Tuttavia non era per quello che erano arrossiti quanto per il fatto che entrambi avevano avuto l’impulso di girarsi verso l’altro non tanto per chiedersi “Che cosa fa? Dice ciò che stavo per dire io?!” quanto per assicurarsi che fossero ancora l’uno affianco all’altra. Era una sensazione che dava tranquillità sapere che qualcuno che la pensava come te ti stava di fianco…

-Ispettore!- disse di nuovo Will alzando un braccio e rimanendo rosso in volto.

-Non è che le risulta…-

-Un furto d’auto?- concluse Elisa interrompendo Will che sorrise vedendo che aveva capito anche la sua amica.

L’ispettore fissò i due ragazzi con un espressione interrogativa sul volto.

-Come fate a saperlo?- chiese sorpreso. La notizia infatti era giunta poco tempo prima di partire dalla stazione di polizia, era impossibile che la notizia si fosse espansa in così poco tempo.

-Intuito credo…- Rispose Elisa sorridendo a Will.

L’ispettore non fece in tempo ad aprir bocca che un poliziotto trafelato arrivò attirando l’attenzione

-Ispettore, dritto per questa strada, nel piccolo stagno oltre il Guardrail della strada subito dopo Caduti in Guerra! Abbiamo trovato l’auto!-

-Cosa?!- Fece l’uomo il giaccone marrone correndo verso Caduti in guerra senza accorgersi che anche i due ragazzi lo stavano seguendo. Arrivarono dopo un po’ nei pressi di una strada il cui Guardrail era completamente andato. Oltre la barriera che avrebbe dovuto fermare l’auto, cosa che, ovviamente, vista la situazione, non fece, c’era una zona che il comune non era riuscita a purificare del tutto, ragion per cui l’acqua stagnante faceva da padrona producendo un odore insopportabile. Al centro di questo “laghetto c’era l’auto che, piano piano, stava sprofondando a causa dell’acqua e del fango. I poliziotti cercavano di fare in modo che non affondasse più di tanto aspettando i vigili del fuoco o chiunque avessero chiamato per aiutarli a tirare fuori quell’auto. Erano riusciti tuttavia a prendere alcuni oggetti tra qui una borsa da donna, dei guanti e un sacchetto vuoto. Non c’era nessun conducente al volante, ma poco lontano dallo stagno c’erano impronte di scarponi che si arrestavano all’inizio della strada asfaltata. Si era cambiato le scarpe o era andato in giro scalzo, assassino bastardo! E per giunta gli scarponi li aveva lanciati in un cespuglio.

-Ispettore, nella borsa abbiamo trovato una carta d’identità di una certa Silvia Marrano, un rossetto, degli assorbenti e un portafogli con una carta di credito e cinquanta euro.

L’ispettore abbassò lo sguardo e rimase così per qualche minuto fino a che non schioccò le dita sorridendo

-La donna che ha chiamato per il furto era proprio una Silvia Marrano! E’… è incredibile!- fece l’uomo dandosi un colpo sulla fronte. Elisa e William guardarono l’ispettore e si sentirono tremendamente eccitati. Era chiaro oramai che non era stato un incidente e ciò voleva dire che ci sarebbero stati degli interrogatori… Lunghi interrogatori che avrebbero visto protagonisti le persone che potevano odiare Bob. Ma chi mai poteva odiarlo? A scuola tutti lo adoravano, da quando era diventato rappresentante di istituto tutti pendevano dalle sue labbra, certi che i loro diritti di studenti sarebbero quantomeno stati rispettati, se non ampliati! Era un ragazzo d’oro di quelli che magari incontri sull’autobus, ti lasciano il posto con un sorriso e cominciano a parlarti gentilmente perché magari hai una faccia assonnata, arrabbiata stressata. Sono insopportabili, ma alla fine quando te ne vai o se ne vanno loro, non puoi fare a meno di seguirli con gli occhi e di ringraziare il cielo di averti intrattenuto con un diverso tipo di argomento. Nessuno poteva volergliene… oppure no? Spesso le persone gentili con tutti sono l’oggetto che causa gelosie e invidie, perché il loro essere “troppo buoni” crea nelle persone che stanno al loro fianco un senso di inquietudine che ti spinge a chiederti per quale motivo quella determinata persona si comporti così. Senza accorgersene si comincia a pensare che cosa nasconde di oscuro quella persona che la costringe a comportarsi così bene e ad essere così gentile con tutti. Perché nel mondo reale non esiste il bianco e il nero, esistono solo diverse sfumature di grigio. E Bob era più grigio di quanto dimostrasse…

-C’è qualcuno che può provare rancore nei confronti del ragazzo?- chiese l’ispettore rivolgendosi soprattutto a Elisa poiché vedeva William piuttosto affaticato.

-Che io sappia no… tra i parenti sicuramente no, lui ce ne parla … parlava… ce ne parlava sempre benissimo…- Elisa si era corretta. Aveva usato un tempo presente per una persona che ormai faceva già parte del passato… era davvero difficile cercare di non dare peso alle parole che uscivano dalla bocca, ma quelle pesavano già di loro, e non erano come le parole dei greci, che leggiadre volavano dalla bocca fino alle orecchie, no. Quelle parole avevano un peso tale da uscire dalla bocca e schiantarsi al suolo producendo un rumore insopportabile che tra i presenti solo Elisa e William sembravano notare.

-Tuttavia- disse William facendo un passo avanti –Tuttavia è possibile che a scuola qualcuno possa non trovarlo proprio simpatico.-

-La scuola è molto grande, non possiamo interrogarla tutta!-

I due ragazzi si guardarono negli occhi allibiti.

non l’ha detto davvero?!”

Sì, si l’ha detto!!”

-Ehm… credo che si possa delimitare la cerchia dei sospetti a quelli che hanno l’età per guidare… un ragazzo della mia età non saprebbe nemmeno dove infilare i piedi- disse Elisa grattandosi la nuca. L’ispettore rise. La sua risata era quella di un omaccione ed era strano vederla fuoriuscire da un corpicino come il suo. Sembrava quasi che fosse il cappotto a ridere tanto si muoveva.

-Questo lo capisco, ma ci saranno almeno cento studenti con più di diciotto anni. Più tutti i professori. Tuttavia è meglio recarsi comunque alla vostra scuola… ragazzo, quella ragazza non sta troppo bene a quanto vedo, perché non le fai dare un controllo dagli infermieri?-

William sorrise e annuì avviandosi insieme a Elisa e all’ispettore verso l’ambulanza. Lì gli comunicarono che la ragazza era svenuta per lo stress e che si sarebbe risvegliata in tre, forse quattro ore. Non c’era bisogno di portarla in ospedale: si sarebbe ripresa certamente meglio risvegliandosi nella sua stanza piuttosto che in quella di un ospedale.

-A posto forza venite con me che vi porto a scuola, così almeno potete indicarmi la strada- disse l’ispettore facendo cenno ai ragazzi di seguirlo. A William cedevano le gambe e sicuramente non sarebbe riuscito a fare un altro passo, ma in quel momento, per chi sa quale motivo, avrebbe dato di tutto per non entrare in quella macchina. Elisa era della stessa opinione, per la prima volta nella sua vita desiderò non entrare nella macchina della polizia. Ci vollero però pochi secondi per far capire ai ragazzi che non c’era nessuna via d’uscita: sarebbero dovuti entrare e basta. Salì in macchina per primo William che fece coricare Alessia in orizzontale, così da avere la testa appoggiata sulle gambe di Elisa e i piedi sulle gambe di William.

Quando arrivarono a scuola ci fu un gran trambusto, tutti credevano che avessero combinato chissà che cosa, ma quando la notizia di Bob trapelò ci fu un silenzio di massa. Un silenzio di quelli belli pesanti. Nel frattempo l’ispettore cercava di capire un modo per interrogare il minor numero di persone possibile, perché come minimo in quella scuola dovevano esserci più o meno 500 studenti più una trentina o forse più di insegnanti. Troppe, troppe persone! Tuttavia in un paio d’ore riuscì a ridurre i sospettati solamente a cinque. Si perché, escludendo a priori le prime classi poiché nessuno aveva l’età per guidare, due classi erano coinvolte in un torneo di pallavolo insieme a due professori di educazione fisica, altre due assistevano a quel torneo insieme ad alcuni professori, tutte le quinte erano in gita per tre giorni con quattro professori e tutti gli altri erano stati visti da qualcuno, perciò, gli unici a non avere l’alibi erano proprio loro cinque. In quel lasso di tempo William ed Elisa portarono Alessia nella sua stanza e, infilatala sotto le coperte, si sedettero entrambi sul letto di Elisa ad osservare l’amica.

-Deve essere stato un colpo durissimo…- disse Elisa fissando il vuoto davanti a lei

-Sì, sì lo è stato per lei come per noi. Ma Alessia al contrario nostro lo amava, io lo amavo, ma come amico, lei lo amava come ragazzo. Non voglio sapere come l’avranno presa i genitori…- disse Will fissando l’amica svenuta.

Improvvisamente a Will cominciò a ribollire il sangue. Si sentiva arrabbiato, ma arrabbiato davvero. Strinse i pugni sulle ginocchia e sul suo volto si dipinse una smorfia di rabbia. Elisa non l’aveva mai visto così.

-Will?- disse avvicinando una mano alla sua spalla. William l’afferrò e la strinse forte

-Elisa… devi farmi una promessa…- disse continuando a fissare Alessia

La ragazza annuì in silenzio mantenendo un espressione seria sul volto.

-Sì, Will, ho capito. Sono d’accordo. La proteggeremo insieme- Continuò Elisa fissando anche lei Alessia.

  
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