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Autore: CrHacker98    20/04/2013    2 recensioni
Tratto dal 1° capitolo...
Un ragazzo, molto alto, con dei capelli neri spettinati che andavano in tutte le direzioni, neri come la pece. Un paio di occhi scuri da far invidia alla notte osservavano divertiti un altro ragazzo. La pelle diafana risaltava su quel nero, lasciandomi completamente affascinata. Una camicia candida anch’essa era avvolta da un maglione blu, mentre le gambe erano avvolte da un paio di jeans scuri. Calzava infine un paio di adidas nere. Dalla tasca dei jeans spuntava fuori il bordo di quella che ad occhio doveva essere un psp, di colore bianco.
Era bellissimo. Sembrava un dio sceso in terra. Non riuscivo davvero a staccargli gli occhi di dosso, mi sentivo attratta in modo inconcepibile da quel giovane.
Quel demonio stava facendo impazzire tutte e due.
- Io lo conosco da due anni. E’ da allora che sto così- mi sussurra sognante Michelle. Io annuisco diventando rossissima.
- Io da pochi minuti e lo eleggerei mio nuovo Dio – risposi sospirando.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Avete presente una di quelle belle mattine di Aprile? Quando i ciliegi fioriscono e perdono i loro bellissimi petali creando una nevicata rosa?
Io credo che siano i momenti più belli dell’anno, quando il sole splende nel cielo ed i petali di rosa volteggiano nell’aria portati via da una leggiera brezza. E’ l’arrivo prorompente della primavera, che si manifesta ovunque facendo sbocciare fiori e diffondendo il dolce profumo d’erba.
Già, nonostante facci ancora un po’ freddo, si può proprio dire che la Primavera sia arrivata. Nonostante i giorni si allunghino, non si può fare a meno di continuare a vivere la stessa routine d’Inverno. Questa routine comprende ovviamente anche la scuola.
Ma andiamo per ordine.
Innanzitutto bisogna fare qualche presentazione. Ma sono troppo timida per parlare prima di me, quindi comincerò da lei.
La lei in questione si chiama Michelle. Una ragazza davvero speciale, unica nel suo genere. Leggermente più bassa di me nonostante abbia due anni in più, ha i capelli mossi lunghi fin sotto la nuca ed una frangetta che le copre ben tutta la fronte. Capelli ed occhi color castano scuro, quasi mogano. Questi ultimi, quando li guardi direttamente, lasciano senza fiato da quanto affascinano. Spesso mi scopro ad osservarli ossessivamente, ed ogni volta non posso fare a meno di pensare quanto siano belli. Ad essere sincera però, penso che dovrebbe perdere qualche chiletto, non capisco infatti perché si ostini a mangiare quella cioccolata così spesso. Insomma, sarebbe davvero una ragazza da urlo se solo smettesse di mangiarla.
 E qui tocchiamo un altro punto debole.
Lei è cioccolato dipendente. Non può farne a meno, è la sua droga. Ogni volta che la scopro a mangiarne ben una tavoletta, non resisto alla tentazione e gliene chiedo un pezzetto. Lei mi sorride e la divide in due, dandomene metà. Ah, quel sorriso, mi mette sempre allegria quando lo vedo. Io invece prediligo il miele, di cui mangio tonnellate. Lo adoro quando cristallizza e sembra quasi un lecca lecca dolce.
Uhm, parliamo degli abiti? Lei adora in modo malsano i pantaloni aderenti e le magliette larghe di tutti i colori, ma esce letteralmente fuori di testa per il rosa acceso ed il nero. Una leggere matita nera sotto agli occhi, ciglia estremamente lunghe  ed un trucco appena accennato la fanno sembrare davvero un dea scesa in terra.
Diciamo che come carattere ci assomigliamo. Siamo continuamente in vena di follie ed appena ci passa per la testa qualsiasi cosa di totalmente insensato la facciamo. Non rendiamo mai conto a nessuno e non ci interessa il giudizio degli altri. Siamo fatte così, se questo da loro fastidio, sono fatti che non ci riguardano.
Va bene, va bene. Adesso vi  svelo la mia identità segreta. Non c’è bisogno di insistere.
Il mio nome è Julia, un nome che francamente già mi mette in imbarazzo. Quando conosco la gente viene pronunciato in tutti i modi possibili ed immaginabili, ma è diventata ormai una cosa a cui ci ho fatto l’abitudine. Non do mai troppo peso a chi sbaglia i nomi, soprattutto il mio. Beh, che altro dire. Vengo da Roma e ho acquisito con successo il dialetto locale nel parlato. Francamente non mi reputo una persona speciale. Sono letteralmente castana in tutto e per tutto. Occhi e capelli sono dipinti di questo colore, i primi sono leggermente chiari, con alcune striature più scure, mentre i secondi sono mossi, esageratamente e perennemente in disordine: mi ci vuole davvero tanto tempo per riuscire a domarli, ma mi accontento cercando di stringerli in una coda alta che mi arriva fino al fondo schiena. Già, tutti mi rimproverano spesso dicendo di tagliarli, ma me ne frego, mi piacciono il più lunghi possibile. In Estate poi ho le guance ed il naso coperti leggermente da alcune lentiggini che mi danno un’aria davvero sbarazzina e ribelle. Sono piuttosto magra, e nonostante l’ingente quantità di cibo che mangio non riesco a prendere peso. Non che la cosa mi dispiaccia, tutt’altro, ma sono piuttosto confusa da questo fatto. A differenza di Michelle, io adoro le felpe. Anche il mio colore preferito è il nero, accompagnato però da un blu elettrico che mi fa impazzire. Costantemente con dei jeans strappati addosso, porto sempre o una felpa in inverno oppure una maglietta corta in estate. Ultima cosa, adoro i berretti e le sciarpe, ne ho di tutte le fogge in casa mia. Io mi accontento della matita tutt’intorno agli occhi, che mi fa sembrare effettivamente un panda.
Siamo entrambi scrittrici.
Siamo entrambe folli.
Siamo entrambe in vena di fare pazzie.
Ok, adesso sapete chi siamo.
No, non correte via terrorizzati, non c’è ne bisogno, non mordiamo.
Per ora.
Comunque, tutta questa dannata storia iniziò quando, in quel fine Aprile, decisi di trasferirmi da lei. Sarebbe stato solo per qualche mese, mentre i miei si separavano mi era sembrato più opportuno prendere le distanze e stare con qualcuno che mi capisse. Beh, stare lontano dai genitori, a quattordici anni, rappresenta davvero il mio amore per la mia famiglia, ma tralasciamo queste chiacchiere.
 Appena arrivai da lei, Michelle mi venne incontro con un sorriso stampato in viso. Non potei fare a meno di poggiare le mie borse e la valigia e terra e di abbracciarla a mia volta.
- Michelle, come va? Come vanno le cose in generale, eh?- chiesi io, ben notando un pezzetto di cioccolato all’angolo della sua bocca. Sorrisi fra me e me ricordandomi quella sua insana passione.
- Non c’è male, si tira avanti. Ma dai, entra, ti faccio vedere dove dormirai – mi disse aiutandomi con i bagagli. In un batter d’occhio arrivammo nel suo appartamento attraversando il giardino. Mi venne incontro abbaiando e scodinzolando Nuvola.
Nuvola era il cane di Michelle, un botolo di pelo piccolissimo che però era tenerissimo. Era davvero un amore e lo accarezzai sulla testolina, passando tra le dita la soffice pelliccia e grattandogli le orecchie. L’animale abbaiò e cominciò a zampettare entrando nella casa.
Michelle mi sorrise nuovamente ed io ricambiai. Mi fece entrare nel salotto, piuttosto ampio e ben arredato, con un tavolo al centro ed un divano rosso di fronte alla Tv.
Ignorammo la cucina ed entrammo subito nella camera di Michelle. Era davvero molto grande, con un letto opposto rispetto alla finestra, un armadio poco lontano ed una scrivania vicina alla porta. Il tutto era ovviamente ricoperto di poster tra i quali spiccavano quelli Death Note e di Lady Gaga fotografata in pose provocanti. Alcuni peluche e dei compiti non fatti giacevano sulla scrivania, mentre il materasso bianco spuntava da sotto le lenzuola e la coperta rosa.
Non avevo altre parole se non adorabile.
- Mamma sta portando un altro letto nella mia stanza, tanto spazio c’è. Dormiremo insieme, non è fantastico!?!- mi domandò eccitata scaraventando i bagagli in un angolo. Io feci altrettanto e cominciai a saltare dalla gioia, una cosa che normalmente non mi sarei sognata neanche di fare.
- E’ fantastico, così potremmo parlare di ragazzi, di musica, di anime. E’ fantastico!- urlai a squarciagola, sperando di non ricevere una denuncia per rumori molesti. Improvvisamente sentii una voce seccata che si lamentava.
- Voi ragazze, che cosa urlate a fare? Mi spaccherete i timpani se continuate così!- disse Cristian rimproverandoci dal corridoio. Questo tenero fagottino estremamente rompiballe è Cristian, il fratello di dieci anni di Michelle. Piccolino in confronto a me, ci guardava con un paio di grandi occhi castani. Solo quel suo tenero faccino fermò i miei istinti omicidi nei suoi confronti.
Ah si, era anche il fratello della mia amica, ma questo non frega a nessuno.
- Si, scusace davvero. E’ che siamo troppo contente. Pe’ alcuni mesi starò qui, non sei contento?- domandai io sorridendo. Michelle mi guardava sorpresa, non si aspettava tanta bontà da me.
- No- disse secco il bambino correndo via in soggiorno sghignazzando.
- B...brutto nanerottolo impertinente – sussurrai io serrando i denti. Gliel’avrei fatta pagare, ci poteva scommettere.
La mia amica rise a crepapelle.
- la gentilezza con lui non serve. Dopo sei anni di convivenza te lo posso assicurare! – mi disse piombando sul letto.
Io sospirai.
- E domani c’è anche scuola. Buon Iddio, aiutame tu...- recitai io contagiando con il romanaccio l’italiano.
- Già. Figurati io che cosa dovrei fare. Ma domani prometto che ti presento il Damian...- disse lei strizzandomi un occhio ed arrossendo.
Io la guardai confusa.
- Cos’è? Una nuova marca di dentifricio?- domandai io perplessa. Lei rise di gusto.
- Ma no, sciocchina, è un ragazzo – rispose battendo le mani.
Le cose cominciavano a frasi davvero strane.
 
 
E poi venne il mio primo giorno di scuola a Lecco.
Ogni volta che mi veniva in mente il nome di quella città non potevo fare a meno di ridere. Se il paese è Lecco, i suoi abitanti saranno dei lecchini. Non dissi mai quella battuta ad alta voce per paura di offendere Michelle, ma ridevo veramente troppo pensandoci.
L’edificio era piuttosto spazioso ed ampio, con un cortile davanti all’ingresso nel quale si raggruppavano gli studenti per chiacchierare tra loro. Io ero ancora in primo liceo, e mi sentivo davvero a disagio vedendo tutta quella gente così raggruppata. Michelle invece sembrava a suo agio e di tanto in tanto alcune ragazze venivano da lei e la salutavano con un cenno della mano o si fermavano a parlare con lei, scambiando battute e ridendo a crepapelle. Anche io alla fine non potei fare a meno di divertirmi in loro compagnia, stavo già cominciando ad abituarmi al posto. Tralasciando il dialetto che ancora facevo leggermente fatica a capire, sembravano davvero molto allegri e simpatici. Subito, vedendo il mio look, mi domandarono se fossi dark. Io strabuzzai gli occhi e scossi la testa ridendo.
Già, a causa dei miei capelli, del fatto che porto sempre magliette scure o blu, ma soprattutto a causa del trucco, la gente mi scambiava per dark. Io sempre mi mettevo a sghignazzare pensando alla loro stupidità, ma subito chiarivo il malinteso.
- Assolutamente no, non so’ dark. Anzi, me la rido alla grande pe’ ogni cosa – risposi esibendo senza volere il mio accento del sud. Michelle rise sentendo il modo in cui parlavo, ma non ci feci caso ed anzi inizia anche io a ridere senza volere.
Michelle improvvisamente mi prese da parte. Notai una strana luce nei suoi occhi e le guance tinte di un color porpora vivo.
- Quello lì è il Damian – mi disse indicando in una direzione. Io seguii con lo sguardo la linea del dito.
E rimasi folgorata.
Un ragazzo, molto alto, con dei capelli neri spettinati che andavano in tutte le direzioni, neri come la pece. Un paio di occhi scuri da far invidia alla notte osservavano divertiti un altro ragazzo. La pelle diafana risaltava su quel nero, lasciandomi completamente affascinata. Una camicia candida anch’essa era avvolta da un maglione blu, mentre le gambe erano avvolte da un paio di jeans scuri. Calzava infine un paio di adidas nere. Dalla tasca dei jeans spuntava fuori il bordo di quella che ad occhio doveva essere un psp, di colore bianco.
Era bellissimo. Sembrava un dio sceso in terra. Non riuscivo davvero a staccargli gli occhi di dosso, mi sentivo attratta in modo inconcepibile da quel giovane.
Sentii qualcosa scendermi giù fino alla bocca.
- Julia, stai sanguinando al naso – mi disse Michelle indicandomi il viso. Io arrossii ancora di più e con la manica cercai di levarmelo dalla faccia.
- Stai bene? – mi domandò curiosa. Io mi tesi come una corda di violino.
- Si benissimo, sai con questo caldo non mi regolo e può succedere che mi sanguini il naso, si perché è colpa del caldo e di tutta questa umidità...- balbettai io. La castana mi guardò confusa.
- Ma se ci sono dodici grad...-
- DOBBIAMO ANDARE! E’ SUONATA LA CAMPANELLA!- urlai io senza farla finire e trascinandola dentro alla scuola, con lei che mi strillava di lasciarla camminare in pace.
Mi venne in mente di nuovo il viso di quel ragazzo. Dio, sarei morta a momenti da quanto forte mi batteva il cuore.
Cercai di tornare normale.
Ma in fondo, quante speranze avevo io di riuscire a baciare un dio che tra l’altro aveva anche più anni di me.
Feci un calcolo mentale.
Esattamente lo 0,00000000000000000000001 %.
Insomma, era più probabile che cadesse un meteorite sulla Terra mentre un cane ballava nella fonduta di cioccolato e miele.
 
Prima ora. Matematica.
Cazzo.
Non avevo altre parole.
Ero una frana in matematica. Io sono una scrittrice, non una scienziata.
Mi sedetti accanto a Michelle, tremando come una foglia.
Al rpimo banco, all’ora di matematica, senza libri e senza sapere nulla.
Cazzo doppio.
E poi venne lui.
Come aveva detto si chiamava, Damian?
Era sempre insieme a quel suo amico, ed appena varcò la soglia della porta sentii il suo profumo.
Vaniglia. Puro e semplice odore di vaniglia.
Sia io che Michelle inspirammo a pieni polmoni quella fragranza che ci lasciò a dir poco in estasi. Con un’espressione ebete in viso, ci appoggiammo sul banco scambiandoci un’occhiata reciproca. Quel demonio stava facendo impazzire tutte e due.
- Io lo conosco da due anni. E’ da allora che sto così- mi sussurra sognante Michelle. Io annuisco diventando rossissima.
- Io da pochi minuti e lo eleggerei mio nuovo Dio – risposi sospirando.              
 
- Ed è per questo che la signorina Dondes resterà con noi per alcuni mesi. Ho guardato i suoi voti e sono piuttosto sorpresa che abbia scelto il liceo scientifico se ha tuto questo potenziale nelle lingue – disse la professoressa di matematica.
Io annuivo la testa senza però “cagare di striscio” quello che diceva.
Con la mano destra scarabocchiavo sul mio libro di matematica cuoricini alati ed indemoniati. Tentai anche di disegnare il viso del mio nuovo prediletto, ma mi riuscì solo un’imbarazzante imitazione di Sasuke.
Solo in quel momento mi ricordai di un particolare che avevo ginorato.
La borsa a tracolla di Naruto.
Aveva una borsa a tracolla di Naruto.
DI NARUTO.
- Julia, ti sta di nuovo sanguinando il naso, vuoi un fazzoletto?- mi domandò con innocenza Michelle. Io annuii.
- Si, per favore. Me serve proprio...- dissi pulendomi il viso dal liquido rosso.
Non badai troppo alla lezioni, anzi, la ignorai del tutto, come ignorai le due ore successive, troppo concentrata su Damian anche solo per pensare.
Mi ricordai le sua labbra, il suo viso, quella leggera aria divertita che aveva negli occhi.
Una campanella segnò la fine dell’ora di Storia e l’inizio della ricreazione. Mi stiracchiai e presi dalla mia borsa un panino al prosciutto cotto.
- Come ti sembra la classe?- mi domandò Michelle sorridendo.
- Decisamente arrapante – risposi io trasognata, riferendomi ovviamente a quel ragazzo.
Il ragazzo che lei sapeva bene quale.
- Hey, ciao. Sei nuova a quanto vedo. Piacere, mi chiamo Damian – mi disse una voce dietro di me.
Panico.
“ Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo”
Notai la faccia terrorizzata e tesa di Michelle, diventata rossa come un peperone.
Prontamente mi girai, sorridendo e cercando di sotterrare la mia timidezza.
Altrimenti sarebbe stato meglio se mi fossi sotterrata io.
- Io sono Julia, il piacere è tutto mio- risposi imbarazzata sorridendogli.
Speravo davvero che Michelle fosse dietro di me per reggermi quando fossi svenuta.
- Ciao Damian, tutto bene? – domandò imbarazzatissima lei. Il moro annuì.
- Si, va tutto bene. Sono però piuttosto sorpreso che una ragazza che dovrebbe essere in primo sta con noi in secondo – disse alzando un sopracciglio. Io ridacchiai timida.
- E’ perché sono un fottuto genio – mi vantai arricciandomi una ciocca intorno ad un dito. Era un tic che mi veniva quando ero nervosa al massimo. Gettai un’occhiata sfuggente ai fianchi del ragazzo, poi ai suoi pantaloni, alla camicia, infine alla psp.
- Che modello hai?- gli domandai cercando di sembrare il più fighetta possibile.
Michelle mi guardò seccata, per la prima nella sua vita. Se da una parte mi sentivo davvero morire per quel ragazzo e cercavo di farmi carina ai suoi occhi, non potevo ignorare il fatto che anche Michelle fosse pazza di lui.
- Scusa?- mi domandò lui confuso. Io indicai la psp.
- La psp. Che modello hai? Io francamente preferisco la 1004, perché mi sembra quella che dura di più. Io ne ho una nera che ce l’ho da circa sette anni- dissi con fare esperto. A lui si accesero gli occhi.
- Io ho una 2004, il modello successivo. Mi sembra che abbia ottime prestazioni ed anche la sua durata non è male. Non piace un granchè la PpsVita perché ha quella cosa del touch, è una cosa che non sopporto – rispose il giovane con una smorfia.
Era assolutamente bello anche quando faceva una faccia come quella.
Cercai di mantenermi concentrata sull’argomento. Mi sentivo in colpa per Michelle. Sapevo che adorava quel nerd che sembrava il preciso figlio di Sasuke uchiha.
Chissà se era bravo a letto quanto l’altro moro.
- Vero? Io odio il touch screen, quando provi a cliccare qualcosa ti seleziona una cosa completamente diversa. Tranne per il Nintendo ds, quello è un altro paio di maniche. Vero, Michelle? – risposi io rivolta verso la mia amica. La castana aveva sobbalzato
“ E daje cazzo, ti sto aiutando. Parla per le braghe del demonio”
- S...si...è vero. Il nintendo Ds si può sopportare...- balbettò incerta lei.
Io le sorrisi incoraggiante.
“Meno male che ha spicciato parola” pensai tra me e me.
- Uhm. Beh, dipende. Vabbè, io devo andare – ci disse uscendo dalla classe. Io lo seguii con lo sguardo e gustai come non mai la forma del suo fondoschiena.
L’avrei sbattuto contro il muro e violentato.
Michelle aveva ripreso la sua solita emotività e credo che pensò la stessa mia identica cosa.
- Tu hai più possibilità di me di fartelo – me ne uscì così, senza neanche pensarci con questa frase. Lei arrossì.
- Julia, ma che dici? Io ci parlo appena – mi rispose lei rossa come un peperone. Io scossi la testa.
- Ho visto il suo sguardo. Era diretto a te. Porca miseria, fai valè’ le tue tette da quarta e sbattegliele in faccia – continuai io dimenticandomi le regole delle buone maniere. Mi resi conto in quel momento che eravamo da sole in classe da sole.
Una vocina nel mio cervello balbettava incessante la stessa cosa.
“ La borsa, la borsa, la borsa, la borsa, la borsa, la borsa”
Con passo meccanico mi girai e corsi agli ultimi posti. La borsa con Naruto giaceva per terra.
- Ma che fai?- mi domandò preoccupata la castana. Io ghignai. Senza badare a niente e nessuno aprii il borsone e subito vidi il caos più totale. Tra quaderni magri a cui erano state strappate un mucchio di pagine, alcune matite e penne lasciate là per caso e dei libri, vidi una cartellina piena di fogli bianchi.
La feci uscire e vidi alcuni disegni, fatti non troppo male.
Alcuni rappresentavano animali, come serpenti, oppure dei teschi con lingue di fuoco Ma uno in particolare mi colpì.
Un disegno di Sasuke. Aveva disegnato Sasuke.
Mancavano pochi secondi allo squillo della campanella, così infilai i disegni nella borsa del ragazzo, prendendomi quello del ninja.
- Cosa cazz... no, rimettilo a posto Julia,ora!- mi soffiò Michelle notando il foglio che avevo in mano.
Io scossi la testa e misi un dito sulle labbra.
- Shhh, sarà il nostro piccolo segreto – le dissi facendole l’occhiolino ed infilando il disegno in un mio quaderno.
Gran parte della classe tornò ai loro posti, ed anche il nostro “Dio sceso in terra in fattezze umane simili al figlio di Sasuke uchiha”.
Dioboia, ho una fissa per Damian e quel stramaledetto personaggio anime.
Beh, sono arrapanti tutti e due allo stesso modo alla fin fine.
 

 Juli-chan ed il suo commento nonsense e demenziale della storia demenziale e nonsense scritta sopra
Allora, premetto che questo Damian non l'ho mai visto, ma spero sia un figo e strafigo perchè da come l'ho descritto farebbe invidia ad un attore di film porno.
*si schiarisce la voce imbarazzata*
Okey, una One-shot che si è trasformata in tutt'altro. Premetto scene molto forti in campo sessuale.
Eh si, ovviamente Damian ce l'ha lungo.

Almeno nella storia, lascerò a ShinigamiGirl il compito di accertarsene nella realtà.
*sghignazza maligna*

 
 
 
 
 
   
 
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