Teatro e Musical > Les Misérables
Ricorda la storia  |      
Autore: Sissi_SeaweedBrain    20/04/2013    4 recensioni
WARNING: ANGST
"Piccola" OS su un Enjolras innamorato di una ragazza, Madeleine, una ragazza immaginata da me e da una mia amica. Cosa sarebbe successo se, la notte prima di andare alle barricate, Enjolras si fosse rifugiato dalla sua amica (che poi è qualcosa di più, ma lui ancora non se ne è reso conto) in cerca di rassicurazioni? Cosa succederebbe se, improvvisamente, capisse che la Francia non è il suo unico amore?
Ma si sa, il destino di Enjolras e dei suoi amici era già scritto. E neanche Madeleine è in grado di proteggerlo da esso.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti, sono Sil. Questa è la prima storia che scrivo su Les Mis, spero che non sia una schifezza.
L'idea mi è venuta su FB, mentre parlavo con una mia amica (ciao Elis!) di una ipotetica storia di Enjolras con una ipotetica ragazza. Ora, siccome lei e altre nostre amiche mi hanno amorevolmente soprannominato "Angst Imperatrix" per la mia tendenza a scrivere cose angst e poi a autoinsultarmi per averlo fatto, mi sono detta "what the heck!". Mi sono quindi fatta prestare il personaggio di Madeleine dalla mia amica Elis (personaggio in origine nato per una sua long sempre su Les Mis), ho pensato allo scenario più triste per i due e voilà, è uscita questa cosa.
Spero solo che vi piaccia quanto è piaciuta a me e quanto è piaciuta ad Elis.
Se voleste lasciarmi un commentino mi fareste molto piacere, le critiche sono sempre ben accette.
Un bacione.
Sil

Ps: E' la prima volta che scrivo di Les Mis, spero che Enjolras non risulti troppo OOC... anche se, essendosi innamorato, un po' lo sarà di sicuro. Ma facciamo finta che sia una licenza poetica.
Pps: Il testo della canzone e il titolo sono presi da "Forgiven" dei Within Temptation

A Elis, che mi ha sopportato ed è annegata con me nei feels,
Che ha creato Madeleine e mi ha permesso di usarla
E che insieme a me è sempre pronta a urlare al mondo la perfezione di Enj e di Maddie.
Barricade Gherlz for ever.

I tried to keep you safe

Couldn't save you from the start
Loved you so it hurts my soul
Can you forgive me for trying again
Your silence makes me hold my breath
Time has passed you by

Oh, for so long I've tried to shield you from the world
Oh, you couldn't face the freedom on your own
Here I am left in silence

«Enjolras, nel nome del cielo, non andare! »

Il giovane si girò dall’altra parte, iniziando a infilarsi la giacca e fingendo deliberatamente che la ragazza bionda non lo stesse implorando di restare a casa con lei.

«Ti prego! Enjolras, non puoi andare alle barricate! E’ una follia, ti uccideranno. »

-«Madeleine, te l’ho già detto. Non posso non andare. I ragazzi contano su di me. E’ stata un’idea mia, per la maggior parte. » sospirò, passandosi una mano fra i riccioli chiari e lanciando un’occhiata alla ragazza, la quale lo fissava con le braccia incrociate sul petto e le labbra arricciate in una smorfia di preoccupazione.

«Ma perché? E’ proprio necessario? Per una volta, una santa volta, ascoltami. Verrete uccisi tutti. Tu, Marius, il piccolo Gavroche. Tutti. Vi farete massacrare per un popolo che non vi darà mai nulla in cambio, per una Francia che non esisterà mai. Perché non vuoi aprire gli occhi? Arriveranno i soldati, vi spareranno. State buttando via la vostra vita per niente, perché è questo che otterrete! Niente! Non andare a farti ammazzare, Enjolras! Non fare l’eroe. »

Enjolras si girò, osservandola. Nei suoi occhi brillava lo stesso fuoco indomabile di quando, all’ABC Café, discuteva della rivoluzione con i suoi compagni.

«Non mi interessa fare l’eroe. Non voglio gloria. Voglio fare qualcosa per il mio paese. Guardati intorno, dov’è finita la Francia della liberté, dell’égalité, della fraternité? Forse sarà inutile, forse invece riusciremo a cambiare qualcosa. Domani il popolo si solleverà con noi, domani sarà una giornata che passerà alla storia perché domani cambieremo il destino di questo paese. Credimi, Madeleine. Fidati di me. »

Smise di parlare, osservando intensamente la ragazza, che ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità e sentimento. Oh, dio. Com’era possibile che lui, Enjolras, lo studente parigino anima della rivoluzione, si fosse lasciato coinvolgere a tal punto da quella ragazza. Com’era possibile che lui, sempre concentrato sulla rivoluzione, sulle strategie e sui suoi ideali, avesse sentito il bisogno di rifugiarsi da lei, proprio la sera prima del funerale di Lamarque, proprio la vigilia del Gran Giorno?

Sapeva che molti suoi amici non avrebbero capito. Lui era sempre stato considerato quello freddo, quello concentrato solo su un ideale più alto, quello a cui le donne e l’amore non interessavano. Ma Madeleine era diversa. Non era la tipica ragazza angelica, anzi, di angelico aveva solo il colore dorato dei capelli. Nata in una famiglia di artisti, Madeleine era completamente diversa da tutte le ragazze timide e sottomesse che Enjolras aveva sempre incontrato nella capitale francese. Madeleine non aveva timore a dire ciò che pensava, non si curava di gran parte delle convenzioni e, soprattutto, non aveva alcuna intenzione di lasciare che Enjolras si comportasse sempre a modo suo. Gli teneva testa, ribatteva alle sue affermazioni con frasi argute, non si lasciava intimidire dalla freddezza del ragazzo o dalle cicatrici che aveva sul corpo come ricordo di tante azioni rivoluzionarie. In un certo senso, era come se anche lei seguisse i suoi propri ideali, imperterrita e determinata, senza lasciare che nessuno le mettesse i bastoni fra le ruote. Proprio come lui. La sua determinazione lo affascinava e il fatto che gli rispondesse spesso per le rime ancora di più. Stuzzicarla era diventato un divertimento, quasi, una valvola di sfogo dall’ammasso di lavoro che la rivoluzione comportava. Ma quello che inizialmente era nato come un semplice punzecchiamento e un gioco di sguardi scambiati di sfuggita, era presto diventato qualcosa di più. Si conoscevano da pochi mesi ma, quella notte, quando Enjolras si era svegliato col cuore in gola per la rivoluzione imminente, Madeleine era stata la prima persona da cui il biondo rivoluzionario era corso in cerca di rassicurazioni.

Rassicurazioni che, evidentemente, non sarebbero arrivate. Al contrario, sembrava che un litigio sarebbe scoppiato da un momento all’altro, come una tempesta che lentamente avanzasse dall’orizzonte verso di loro. Madeleine, di solito sempre pronta a sostenere il ragazzo o a rifilargli un commento acido, sembrava sinceramente preoccupata. Così preoccupata da arrivare a praticamente implorarlo di non andare, di restare con lei. Ma, per quanto una parte di lui sembrasse desiderare di non uscire mai più da quella camera, sapeva che presto sarebbe uscito, che sarebbe andato al funerale e, da lì, alle barricate. Era stato lui a incoraggiare i suoi compagni con mille e mille discorsi, non poteva essere lui a tirarsi indietro.

Si osservarono, ancora per qualche attimo, in un duello di sguardi che nessuno aveva intenzione di perdere. Si fronteggiarono, occhi negli occhi, così vicini quasi da sfiorarsi, uno più testardo dell’altra. Poi, qualcosa ruppe l’equilibrio. Una lacrima, un’unica lacrima solitaria rigò la guancia della ragazza, lasciando Enjolras sbalordito. Se c’era una cosa che non si aspettava, era che l’amica –perché quello poteva essere considerata, un’amica? O cosa?-  piangesse, che lasciasse che la preoccupazione e la paura avessero la meglio su di lei.

«Mad…» iniziò, non sapendo bene cosa dire per rassicurarla. Alla fine, non ne ebbe bisogno perché, ancora prima che riuscisse a finire di dire il suo nome, la ragazza l’aveva afferrato per il colletto della camicia, attirandolo verso di sé e premendo le labbra contro le sue. Rimase immobile, incapace di reagire, mentre la sua mente viaggiava a una velocità incredibile. Da quanto era che non baciava una ragazza? Non se lo ricordava. Da tanto, troppo tempo, l’unico suo amore ed interesse era stata la Rivoluzione. Non aveva il tempo di osservare le ragazze, di corteggiarle, anche solo di trovarsi una più disponibile delle altre. Ricordava vagamente alcune ragazze, durante i primi tempi dell’università, ma erano ricordi vaghi, indistinti e poco significativi. Ma quel momento, quel bacio dettato dalla paura e dalla disperazione, era diverso. Una scossa gli percorse il corpo e, istintivamente, chiuse gli occhi e circondò i fianchi della ragazza con un braccio. Niente aveva più importanza, non la rivoluzione, non le barricate, non il re o il popolo o i soldati. Niente, se non la ragazza che in quel momento aveva fra le braccia, che gli intrecciava le dita ai capelli per tenerlo vicino.

Si staccarono, leggermente ansanti. Madeleine lo fissò, col viso arrossato dall’imbarazzo per quell’azione così improvvisa e inaspettata. Aprì la bocca, forse per scusarsi, forse per dire qualcos’altro, ma stavolta fu lui a non lasciarla parlare, attirandola a sé per un secondo bacio, ancora più disperato del precedente.

«Promettimi che non ti farai ammazzare. Promettimi che tornerai. Promettimelo.» balbettò Madeleine, quando si staccarono per la seconda volta. Lui annuì, ancora senza fiato.

«Tu però sposami»

Si rese conto di quello che aveva detto solo qualche secondo dopo, quando Madeleine spalancò gli occhi.  Era stato davvero lui a parlare, a dire quelle parole? Sembrava impossibile.

«Cosa?»

«Sposami – ripeté, più lentamente, come se lui stesso fosse il primo ad aver bisogno di comprendere appieno il significato di ciò che stava dicendo –Quando tornerò dalle barricate. Sposiamoci.»

Una parte di lui, la piccola parte del suo cervello ancora sana, avrebbe voluto prenderlo a pugni. Maledizione, ragazzo, pensa! Vi conoscete da pochi mesi! Vi siete baciati due volte, esattamente pochi attimi fa! Come puoi chiederle di sposarti? E’ una pazzia!
Ma, d’altra parte, non era certo la prima pazzia in cui Enjolras si buttava a capofitto. Molti consideravano la rivoluzione una follia. I suoi genitori avevano sempre detto che l’università era una follia, che era molto più saggio trovarsi un lavoro e iniziare a portare a casa i soldi. No, Enjolras era abituato a imbarcarsi in quelle che altri consideravano imprese folli, senza pensarci due volte. Ecco perché per lui fu totalmente normale buttarsi così, di slancio, in una proposta simile: senza rifletterci, spinto dalla pura e semplice passione che sembrava incendiargli il petto.

Una volta iniziato qualcosa, niente poteva fermarlo. Nessuna difficoltà, nessun imprevisto, nessun contestatore. Niente poteva fermare la determinazione ferrea che Enjolras aveva sempre messo in ciò per cui voleva lottare. Ma ciò per cui lottare, quello l’aveva sempre deciso istintivamente, senza riflettere più di tanto. Focoso quanto determinato, il giovane rivoluzionario non era certo una persona che lasciasse la vita decidere al suo posto.

«Sì.»

Bastò una sillaba, un’unica parola di due lettere, per strappare Enjolras dai suoi pensieri e per riportarlo alla realtà. Il cuore gli fece una capriola nel petto mentre lei gli saltava al collo e le sue braccia si chiudevano istintivamente intorno ai fianchi di lei, in un abbraccio.

«Tornerò da te. – disse, lui stesso faticando a credere che tutto quel che stesse succedendo fosse reale – Tornerò da te quando tutto sarà finito. Tornerò e ci sposeremo. Te lo prometto.»

Lei sorrise, un sorriso sincero che però nascondeva una grande paura, la stessa paura che attanagliava il ragazzo, la paura di non essere in grado di mantenere quella promessa.

«Quando ti ho detto di non andare, volevo davvero proteggerti. Non voglio neanche pensare che possa succederti qualcosa. Ma anche se andrai, so che niente e nessuno ti impedirà di tornare da me. Niente e nessuno ti ha mai impedito di fare ciò che vuoi.» gli disse, sistemandogli la spilla tricolore sul bavero della giacca. Gli sorrise, un po’ più sicura, accarezzandogli il viso.

«Ci vediamo presto» sussurrò Enjolras in risposta, sfilandosi dalla sua presa. Il sole stava sorgendo e presto il corteo funebre di Lamarque si sarebbe messo in movimento. Per allora, lui sarebbe dovuto essere da tutt’altra parte, insieme ai suoi compagni. Doveva andare. «Ti amo.» aggiunse, infine, istintivamente, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Il sole nascente sulla città di Parigi lo accolse, non appena fu in strada. Respirò profondamente, osservando i raggi di luce infrangersi sulle strade della città. Sarebbe sopravvissuto, promise silenziosamente a sé stesso. Ora aveva una ragione in più per lottare.

 

***

Si fidava di lui. Per qualche assurdo motivo si era fidata di lui fin dal primo istante, da quando aveva visto i suoi occhi infiammarsi mentre parlava della Francia che sognava per il futuro, da quando aveva capito che non avrebbe permesso a nessuno di impedirgli di raggiungere un obiettivo.

Si era fidata di lui da quando l’aveva sentito parlare, sicurezza e determinazione traboccanti da ogni parola. Da quando l’aveva visto sorridere, velocemente e di sfuggita, insieme ai suoi amici. Sapeva che, se Enjolras prometteva qualcosa, avrebbe fatto tutto il possibile per mantenere la parola data.

Eppure, Madeleine proprio non riusciva a tranquillizzarsi. Sapeva che lui avrebbe fatto il possibile per tornare, nonostante tutto. Ma sapeva anche che le probabilità non erano certo a favore del ragazzo dai capelli biondi e dei suoi amici. Anche supponendo che l’intero popolo di Parigi si sarebbe sollevato e li seguisse, Madeleine non poteva fare a meno di pensare che l’esercito aveva i cannoni e l’appoggio del re e di tutta l’alta società.

La voce fiduciosa di Enjolras le risuonò nelle orecchie, lo risentì mentre le chiedeva di sposarlo e mentre le prometteva che sarebbe tornato, costi quel che costi.

Aveva provato a convincerlo a non andare, a tenerlo al sicuro, ma l’onore aveva avuto la meglio sul buon senso. Così, quando era stato chiaro che niente di ciò che avesse detto, per quanto razionale, gli avrebbe fatto cambiare idea, la paura era stata tale da spingerla a un gesto disperato. Quando l’aveva baciato, tutto ciò a cui poteva pensare in un primo momento, era che probabilmente non l’avrebbe mai più rivisto, che quella era la sua ultima occasione di fare ciò che una parte di lei aveva desiderato dalla prima volta che aveva visto quel ragazzo dai ricci biondi e dal carattere focoso. Ma lui aveva risposto, più di quanto lei si aspettasse. Non solo al bacio. Le aveva chiesto di sposarlo. Glielo aveva chiesto senza pensarci due volte e lei senza pensarci due volte aveva accettato. Ora doveva solo aspettare che tornasse. Aspettare e pregare che non succedesse nulla.

Le ore scorrevano lente e la sensazione di ghiacciata inquietudine in fondo allo stomaco di Maddie non accennava a diminuire. Man mano che le ore passavano e non arrivavano notizie di sorta, il nervosismo saliva, fino a stringerla in una morsa insopportabile, a soffocarla.
Perché non aveva notizie? Significava che andava tutto bene? Significava che era successo qualcosa? Oh, Dio, e se Enjolras e i suoi amici fossero morti?

Proprio quando l’ansia rischiava di soffocarla, sentì del tramestio lungo la strada. Corse alla finestra, spalancandola, e si affacciò. Alcuni uomini correvano, lungo la strada sotto la finestra. Il fornaio dell’angolo parlottava con la moglie del fruttivendolo e con quella del farmacista. Il cuore della ragazza batteva a mille, e quando riconobbe le parole “barricata” e “cannoni”, una morsa ghiacciata le serrò la gola.

«Scusate!» urlò, attirando l’attenzione dei tre commercianti «Avete notizie? Delle barricate?»

Il fornaio annuì, con aria cupa. «Ne è rimasta solo una, quella degli studenti, all’ABC Café. Il resto della popolazione si è dispersa ore fa, loro sono gli unici che ancora resistono. Sembra che l’intera guardia parigina si stia dirigendo su di loro.»

Madeleine si aggrappò con forza al davanzale, mentre tutto il mondo sembrava girarle intorno. No, no, non poteva essere vero. Doveva essere un incubo, uno scherzo giocatole dall’ansia. Il destino non poteva essere così maligno. Dio non avrebbe permesso che succedesse qualcosa a Enjolras, non poteva permetterlo. Non a lui. Lui aveva promesso, lui doveva tornare.

Nell’esatto istante in cui la stanza smise di girarle intorno, Madeleine balzò in piedi e corse giù per le scale. Sua sorella Scarlett, la più grande dei dodici fratelli di Madeleine, cercò di fermarla. E’ troppo pericoloso, le disse. Ci sono le barricate, la rivoluzione, ti spareranno. Ma a lei non importava. Tutto quello che voleva era trovare Enjolras, assicurarsi che fosse ancora vivo e che andasse tutto bene. Aveva bisogno di sapere che tutto sarebbe finito come doveva finire, con un lieto fine.

Corse lungo le strade, sollevando il lungo abito con le mani e ignorando i capelli che sfuggivano dall’acconciatura. Corse, fino a restare senza fiato, senza mai fermarsi, fino alla barricata dell’ABC Café. E ciò che vide le strappò un urlo di terrore.

Cadaveri e sangue ricoprivano la strada. La barricata, un tempo composta da sedie, carri e altri pezzi di mobilio, era stata parzialmente bruciata o fatta esplodere dai cannoni. Sia cittadini comuni che membri dell’esercito giacevano a terra, morti o agonizzanti. Urla e spari riempivano l’aria e una spessa nuvola di fumo offuscava la vista e irritava la gola. Mosse qualche passo, esitante, verso il bar. Non vedeva il corpo di Enjolras steso a terra, ma ciò poteva significare tutto e niente. Era ancora vivo, combatteva ancora? Era già morto? Era riuscito a fuggire? Continuò a camminare ma si bloccò, mentre un urlo le si strozzava in gola. Gavroche, il bambino che così tante volte aveva visto al bar insieme a Enjolras e ai suoi amici, era steso a terra con gli occhi spalancati e vitrei e la camicia sporca di sangue. Gavroche, il bambino che ascoltava i discorsi rivoluzionari dei ragazzi più grandi con gli occhi che brillavano, sempre pieno di energia e pronto ad agire, era a terra, morto. Cadde in ginocchio, vicino al corpo del bambino. Gavroche le era sempre parso impossibile da tenere fermo, da controllare, da domare. Ma se anche lui era dovuto soccombere, la paura per Enjolras non faceva che aumentare. Per quanto invincibile potesse sembrare, l’idea che potesse essere ucciso diventava più reale di minuto in minuto. Con le lacrime agli occhi e il cuore che batteva a mille si alzò e continuò a camminare. Gli spari, le urla, il rumore di mobili rotti venivano dal Café. Era lì che doveva andare, perché era lì che avrebbe trovato Enjolras, se fosse stato ancora vivo: nel cuore della rivoluzione, con la sa bandiera rossa in mano e il mento alzato in aria di sfida.

Giunta di fronte al bar si fermò, sentendo dei rumori giungere dal secondo piano del locale. Alzò lo sguardo. E il cuore le si congelò nel petto, mentre il mondo le crollava addosso.

***

Fino a quel momento, Enjolras non aveva mai temuto la morte. Aveva sempre pensato che morire per la propria patria e per i propri ideali fosse il modo migliore per morire. Aveva sempre desiderato, quasi, di morire lottando per una Francia migliore. Non gli era mai importato d’altro, se non della sua amata Francia. Ma ora era diverso. Ora, mentre dava le spalle alla finestra del café dove tante volte si era riunito con i suoi amici a discutere, a scherzare, a bere; Ora, mentre i soldati gli puntavano il fucile contro il petto, in attesa dell’ordine di fare fuoco; Ora non riusciva a pensare ad altro che alla promessa fatta a Madeleine. Desiderava con tutto il cuore di non averla fatta, di non averla baciata, di non essere mai stato a casa sua quella notte. Lo desiderava così tanto che faceva quasi male, lo desiderava perché sapeva che, in quel caso, la morte non l’avrebbe spaventato a quel modo. Ma non era per sé che aveva paura, in fondo aveva sempre saputo che sarebbe morto così, combattendo fino alla fine. Aveva paura perché sapeva di non essere riuscito a mantenere la parola data, perché sapeva che Madeleine avrebbe sofferto. Era quello a terrorizzarlo, la prospettiva che, nonostante tutto, l’avrebbe fatta soffrire. Aveva cercato di proteggerla, di tenerla lontano dalla violenza delle barricate, ma non era servito, perché sarebbe stata ferita lo stesso.

Grantaire, il suo migliore amico, era vicino a lui, barcollante per l’alcool che perennemente aveva in corpo. Era l’unico che poteva capirlo, perché l’unico che sapeva, l’unico a cui, con poche parole veloci aveva raccontato quanto era successo, prima che i soldati arrivassero. Erano sempre stati insieme, lui e l’amico, fin dai primi giorni in università e le prime riunioni all’ABC. Lui parlava e Grantaire lo ascoltava con occhi spalancati. Come avrebbe potuto non raccontargli tutto? L’amico l’aveva ascoltato, in silenzio, poi gli aveva dato una pacca sulla spalla e aveva detto “Alla fine, anche il Rivoluzionario di Marmo ci è cascato”, riferendosi a come il suo unico obiettivo fosse sempre stata la rivoluzione e mai l’amore. Erano stati insieme fin dall’inizio e, in cuor suo, Enjolras aveva sentito il cuore scaldarsi quando l’amico si era fatto largo fra i soldati, affiancandolo di fronte ai fucili. La sua presenza, in quel momento, lo aiutava ad accettare ciò che stava per accadere, gli permetteva di affrontare i soldati a testa alta.

Sollevò la bandiera, mentre la sicura dei fucili puntati contro di loro si abbassava. Un ultimo gesto di ribellione. Perché, nonostante tutto, sapeva che quella notte non era stata inutile, sapeva che quella scintilla avrebbe presto causato un enorme incendio che avrebbe lasciato il posto a una Francia migliore. Forse non aveva potuto ottenere ciò che la parte più egoista di sé desiderava, una vita con Madeleine, ma almeno sapeva di essere morto con onore, per ciò in cui credeva. Madeleine, una volta superato il dolore, avrebbe potuto ricordarlo come un eroe, che non si era tirato indietro neanche davanti alla morte, avrebbe potuto ricordarlo senza mai doversi vergognarsi di lui e questo rendeva tutto più sopportabile

Percepì Grantaire stringergli la mano, osservò i soldati premere i grilletti, udì lo scoppio dei proiettili che partivano e avvertì il dolore lancinante al petto di quando lo colpirono, con la forza di un carro, al punto da sbalzarlo all’indietro.

Ci aveva provato a tornare da Madeleine, come aveva promesso, ci aveva provato davvero. Ma semplicemente non ci era riuscito.

***

Aveva visto tutto.

Aveva visto la sua giacca rossa, alla finestra. Ne aveva riconosciuto i riccioli biondi e il profilo affascinante, che nella sua mente aveva sempre associato a quello del dio greco Apollo.

L’aveva visto restare immobile, per qualche attimo, poi alzare la sua adorata bandiera rossa.

Subito non aveva capito, forse non aveva voluto capire. Poi aveva sentito gli spari.

E l’aveva visto barcollare e cadere all’indietro, fuori dalla finestra. L’aveva visto restare appeso, inerte e a testa in giù, con il sangue che gli colava sul viso e sui capelli dorati, la bandiera ancora stretta in pugno.

Aveva sentito qualcuno urlare, aveva sentito sé stessa urlare, ma era come se la sentisse dall’esterno. Perché non poteva essere vero. Ciò che stava succedendo, ciò che vedeva, che sentiva, non poteva, non doveva essere vero. Aveva sentito le lacrime scivolarle lungo le guance, aveva sentito la gola bruciarle per i singhiozzi e per le urla, aveva sentito le pietre della strada sotto i palmi delle mani quando si era lasciata cadere a terra.

Aveva visto un soldato afferrarne il corpo, sganciandolo e lasciandolo cadere in strada, a pochi metri da lei. L’aveva visto atterrare in modo scomposto, sollevando una nuvola di polvere, con un raccapricciante suono di ossa rotte.

Aveva visto i suoi occhi chiusi e la pelle pallida, una volta che si era trascinata fino a lui. Aveva visto il sangue inzuppargli i capelli biondi, allargarsi sulla camicia bianca come dei fiori scarlatti. Aveva sentito la sua pelle fredda a contatto con la sua mano, l’aveva visto restare immobile mentre lo scuoteva e lo chiamava, implorandolo di aprire gli occhi e di risponderle.

Aveva sentito la stoffa morbida della sua camicia contro la guancia, quando si era accasciata su di lui, con le lacrime che le impedivano di vedere e i singhiozzi che le scuotevano il corpo.

Ma per quanto i suoi occhi e i suoi sensi cercassero di mostrarle l’evidenza, il suo cervello si rifiutava di accettarlo. Lui non era morto. Lui non poteva essere morto, gliel’aveva promesso.

Avrebbe dovuto insistere di più. Avrebbe dovuto obbligarlo a restare a casa, impedirgli di andare, a qualsiasi costo. Se l’avesse fatto, se non avesse ceduto al suo sorriso e ai suoi occhi, ora lui sarebbe ancora vivo. Forse infuriato con lei, forse l’avrebbe odiata a morte, ma sarebbe stato vivo. Avrebbe preferito l’odio, il disprezzo al vederlo morto.

Gli accarezzò i capelli, come sempre aveva desiderato fare e mai aveva potuto. Sembrava così in pace, come se tutto il peso che la rivoluzione gli aveva sempre scaricato sulle spalle fosse stato finalmente rimosso. Si abbassò su di lui, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra. Una parte di lei ancora sperava che, da un momento all’altro, aprisse gli occhi e le sorridesse, per poi alzarsi, prendere la bandiera e ritornare l’Enjolras che conoscevano tutti, il dio greco dai capelli biondi, dalla determinazione incrollabile e dalle idee rivoluzionarie, ma la pelle fredda e l’immobilità assoluta del suo petto mostravano l’inutilità del continuare a illudersi.

Aveva cercato di proteggerlo, di tenerlo al sicuro, fin da subito. Gli aveva sempre fatto notare che la violenza non era sempre la risposta, ma lui l’aveva sempre considerata l’ennesima provocazione e le aveva sempre risposto con lo sguardo impenetrabile di quando assumeva il suo ruolo di leader. Ci aveva riprovato, implorandolo, parlandogli, baciandolo. Ma non era stato abbastanza, e ora lei era lì, sola, a stringerlo fra le braccia. Aveva provato a proteggerlo dal mondo, da ciò che si trovava nelle strade di Parigi. Forse sarebbe dovuta andare con lui. Forse, se non avesse lasciato che affrontasse da solo i rischi che la sua corsa verso la libertà comportava, forse sarebbe stato ancora con lei. Come aveva potuto Dio tradire le sue preghiere in quel modo? Aveva pregato, implorato che il destino lo risparmiasse, che non glielo strappassero così presto. Ogni cosa era andata nel modo sbagliato e lei non aveva neanche avuto la possibilità di stargli vicino negli ultimi istanti. Certo, era morto con i suoi amici, ma lei avrebbe voluto essergli accanto, stringergli la mano e rassicurarlo che, nonostante tutto, ogni cosa sarebbe andata al posto giusto, infine.

«Tu! Allontanati subito!» una voce, alle sue spalle, la riscosse. Sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno afferrarla per un braccio con una presa forte, insensibile. Si girò, appena, ritrovandosi faccia a faccia con un soldato. La strattonò, costringendola ad alzarsi. «Stai lontana da lui. Era un ribelle, ha avuto ciò che meritava.»

Un senso di gelo le percorse tutto il corpo perché no, Enjolras non aveva mai meritato una fine simile, non lui che aveva sempre lottato per i più deboli e per avere un paese migliore. Osservò il soldato con sfida, con disprezzo e disgusto. Per quanto ne sapeva, quelle stesse mani che le stavano strattonando il braccio potevano essere quelle che avevano premuto il grilletto che aveva ucciso il ragazzo biondo steso lì accanto.

«Non toccarmi.» sibilò, divincolandosi dalla sua presa e tornando a gettarsi sul corpo di Enjolras. «Lui non meritava tutto questo, lui lottava per la libertà, per ciò in cui credeva. Lui non doveva morire.»

«Stupida sgualdrina. Vuoi raggiungere il tuo amico, eh?»

Chiuse gli occhi nel sentire un movimento alle sue spalle, il rumore dell’uomo che imbracciava il fucile e toglieva la sicura. Con gli occhi chiusi strinse la mano inerte di Enjolras, trattenendo il fiato. Ma, mentre aspettava, non poté fare a meno di sorridere. Non era riuscita a proteggerlo, ma almeno non sarebbe rimasta sola, a domandare al cielo un perdono che forse non sarebbe mai arrivato, il perdono per non averlo salvato. Non era riuscita a proteggerlo, ma almeno non l’aveva davvero perso, l’avrebbe rivisto presto.

Non poté fare a meno di sorridere quando il grilletto fu premuto e il fucile sparò, perché comunque le cose erano comunque andate come dovevano andare e loro sarebbero stati insieme. Per sempre.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Les Misérables / Vai alla pagina dell'autore: Sissi_SeaweedBrain