Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Aries K    21/04/2013    3 recensioni
Dopo la caduta di Arthur Emrys si rifugia nella caverna dei cristalli. Consumato dal dolore e dalla disperazione getta un incantesimo che, secondo lui, sarebbe stato efficace per far tornare indietro l'amato...eppure qualcosa va storto perché lo stregone, ritenuto immortale, muore. Ma il Destino sfidato è stato clemente perché ha concesso a Merlin e Arthur una seconda possibilità.
In una dimensione parallela.
Merlin, un ragazzo dotato di poteri straordinari fa il suo ingresso nella città che gli cambierà la vita.
Arthur, un ragazzo senza memoria che sfoga il suo dolore nella boxe; un futuro Re puro non corrotto dall'odio del padre verso la magia. Un re che fa gola alle tenebre.
Un'ultima possibilità concessa: quella di tornare a casa.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Devi avere un po’di fiducia in me
chiudi gli occhi e lasciarti guidare
seguimi a casa.”
Digital Daggers – Where the lonely ones roam


Il ragazzo correva veloce nel bosco, piangendo con disperazione, mentre i suoi passi lo guidavano in un sentiero insipido e selvaggio dove i piedi rimasero impigliati in un groviglio di radici.
Il giovane cadde in una pozza di fango e si guardò alle spalle – come se fosse inseguito da qualcuno- eppure egli aveva la sicurezza di esser solo, lì. Privo di forze, cominciò a strisciare invocando parole incomprensibili; poi tentò di mettersi in piedi ma cadde ancora a terra. Rotolò sulla schiena, ansimante, e col volto stravolto da un’antica sofferenza.
Prima che l’ultima lacrima morisse nella sua bocca, le sue labbra piene ebbero il tempo di mimare un nome: “Arthur”.

Lasciai che le mie cianfrusaglie cadessero dal cartone che tenevo in mano, schiantandosi rumorosamente a terra, mentre quella visione sbiadiva pian piano dalla mia mente. Mamma aveva detto che sarebbe stato terapeutico, per me, recarmi a Londra per scoprire una parte del mio essere che non conoscevo ma che, comunque, facevo vivere in me e con me fin dalla nascita. Sì, perché per venti lunghi, strambi e travagliati anni io facevo accadere delle cose con la sola forza del pensiero. Ed era solo da pochi giorni che, come se non bastasse, la mia mente mi regalava quelle che io chiamavo crisi ma che mia madre si ostinava a chiamare visioni. Di cosa, ancora non lo sapevo.
Mi lasciai cadere sul pavimento della mia nuova stanza, rigirando tra le mani il biglietto da visita di questo fantomatico amico di famiglia – che non avevo mai visto né conosciuto- il quale avrebbe risolto tutti i miei problemi. O avrebbe potuto crearmene dei nuovi, pensai per nulla positivo.
-“Antiche Memorie”, lessi a voce alta, “da Gaius.”.
A quanto pareva avrei trovato quest’uomo in un vecchio e decadente negozio d’antiquariato e, ancora una volta, per l’ennesima ad essere onesto, da quando ero giunto a Londra, mi domandai come potesse essermi d’aiuto. Improvvisamente dei passi alle mie spalle mi fecero perdere quei pensieri e m’issai in piedi con velocità, nascondendo il bigliettino nella tasca dei jeans.
La porta della stanza che era già aperta si spalancò completamente, facendomi essere a faccia a faccia con Lancelot, il mio coinquilino. Poggiò una spalla sullo stipite di mogano, con le braccia incrociate al petto, vestito dal suo pigiama blu a strisce gialle. Aveva i capelli lunghi e scuri – di solito fermati dietro le orecchie- scompigliati, reduci dal lungo sonno in cui era sprofondato.
-“Merlin.”, mi salutò tutto vispo, -“è il terzo giorno che sei qui nella mia città e ancora non ti ho presentato ai miei amici.”.
Io mi strinsi nelle spalle, sorridendogli. Lancelot era un tipo davvero gentile. Estremamente gentile. Quando arrivai alla stazione di Londra dopo il mio viaggio da York lo trovai con un immenso cartello di benvenuto tra le mani e un altrettanto immenso sorriso sul volto. Come se ci fossimo conosciuti anni indietro e non presso corrispondenza, mentre ero alla ricerca di un appartamento economico in cui alloggiare fino a… beh, fino a data da destinarsi.
-“Sai dove voglio portarti?”, continuò togliendosi un ciuffo ribelle dalla fronte, -“a Taverna!”, esclamò.
-“Sembra magnifico. E’ un…”, feci, gesticolando per farlo parlare.
-“Bar e ristorante”, m’informò accigliandosi, di colpo pensieroso, -“Mmm…forse più bar che ristorante ma, comunque, è il luogo di ritrovo dei miei amici. E devo farti conoscere una persona molto, molto importante per me. Allora, ci stai?”.
-“Va bene!”, accettai prontamente, dal tono della mia voce sembrava non aspettassi altro. Lancelot ne fu entusiasta, con buone probabilità non avrebbe accettato una risposta diversa.
Il fatto era che, da ben tre giorni, posticipavo il mio imminente incontro col signor Gaius, afferrando al volo tutte le scuse che, inconsapevolmente, mi proponeva il mio nuovo amico. Per questo, un quarto d’ora dopo, io e Lancelot attraversavamo la strada trafficata del nostro caotico quartiere per giungere a Taverna. Il bar/ristornate era sprofondato al suolo, contornato da finte pietre all’esterno; quando scendemmo le scalinate per entrarvi subito fummo colpiti da un odore caldo e appetitoso. Lancelot mi sorrise incoraggiante prima di aprire la porta su cui pendeva pericolosamente l’insegna. Forse era diroccata per scena, azzardai. Quando entrammo il buon odore di cibo caldo s’intensificò e non potette non sfuggirmi una sincera esclamazione di apprezzamento. -“Wow”.
Il primo dettaglio che mi colpì furono le luci soffuse che davano un’atmosfera intima e allo stesso tempo tranquilla, di pace; il locale era abbastanza grande e ogni sala era divisa da archi a tutto sesto di mattoni, ognuno collegato da una colonna di marmo liscia. I tavolini di quercia, quasi tutti occupati, si alternavano da tondi a rettangolari.
Lancelot alzò il braccio per salutare una ragazza oltre il bancone che, accorgendosi di noi, ricambiò il gesto con calore.
-“Merlin”, fece il mio amico appoggiandosi al ripiano, -“ lei è Ginevra.”.
Dal modo in cui parlò intuii subito che la persona molto, molto importante per lui doveva essere lei.
-“Piacere di conoscerti.”, le dissi allungando una mano.
-“Il piacere è mio, puoi chiamarmi Gwen.”, rispose, ricambiando la stretta. Ginevra era davvero carina: aveva una lunga cascata di capelli ricci e castani, i suoi occhi da cerbiatta erano piccoli e del medesimo colore della pelle, un cioccolato al latte. Il corpo minuto era nascosto da un severo grembiule nero su cui spiccava in oro ricamato la lettera “T”.
-“E tu puoi chiamarmi idiota”, proruppe una voce strascicata alle mie spalle. Io e Lancelot ci voltammo nel medesimo istante, confusi, poi lui sorrise mesto scuotendo il capo. Davanti a noi c’era un ragazzo di media statura, con i capelli lunghi (persino più lunghi di quelli di Lancelot!) e dondolava da una parte a l’altra, visibilmente ubriaco. Il ragazzo si aggrappò alla mia maglietta azzurra tirandola per sorreggersi, ma il tentativo non sorbì l’effetto desiderato perché s’accasciò su uno dei sgabelli di paglia. Indirizzai un’occhiata stralunata sia a Gwen che Lancelot.
-“Lui è Galvano. Giuro, di solito non è in questo stato. A proposito”, fece Lance rivolgendosi a Ginevra che era appoggiata con i gomiti sul bancone e guardava l’amico poco lucido con un misto di rimprovero e dispiacere, -“che gli è successo?”.
-“E’ stato mollato.”, rispose a bassa voce, senza staccare gli occhi da Galvano. Ora il ragazzo stava… singhiozzando? -“Quella tr…”
-“Gwaine!”, lo rimproverò Ginevra, con estrema prontezza, -“per oggi basta alcolici, per l’amor del cielo. Che poi nemmeno gli piaceva sul serio, Helena!”, esclamò a nessuno in particolare perché gettò la testa all’indietro, guardando il soffitto.
-“Mi dispiace.”, mormorai e, nel frattempo, Gwaine borbottava qualcosa di poco elegante riguardo la stupidità delle bionde e qualche altra cosa che non compresi per via della sua voce impastata. Poi riprese a singhiozzare.
-“Dispiace a me, Merlin. Sei venuto in un periodo delicato.”.
-“Nessun problema.”, risposi con una scrollata di spalle per far intendere che, davvero, di solito ero abituato a quelle scene. A York avevo un amico a cui piaceva alzare il gomito e voi non potete immaginare le volte in cui ho dovuto recuperarlo sul ciglio della strada mentre dalla sua bocca fuoriusciva l’anima e anche la cena del Natale scorso.
Stavo giusto per sorridere dinanzi quel ricordo quando… quando la testa prese a vorticarmi, facendomi sobbalzare in avanti, e lo stomaco a pulsare per lasciarmi, infine, una sensazione di vuoto. Come quando si arriva sul punto più alto delle montagne russe e tu sai che, da lì a poco, si scenderà in picchiata e allora il tuo stomaco inizia a contrarsi in una specie di sottovuoto.
Ma, che qualcuno mi aiuti, non ero su una giostra!
Questo significava solo una cosa: crisi in arrivo. O, se preferite chiamarla visione, come mia madre, fate voi. -“Ginevra, scusami.”, proruppi tenendomi lo stomaco perché non potevo fare altrimenti. La ragazza, che aveva appena allungato un boccale di acqua a Galvano, si girò a guardarmi quasi di scatto; probabilmente allarmata dall’urgenza della mia voce. Sentii la mano di Lancelot stringersi intorno alla mia spalla ricurva. -“Dove posso trovare un bagno?”.
-“Oh, lì”, m’indicò con la mano, -“vicino a quel tavolo occupato da quei ragazzi in divisa, giri l’angolo e trovi la porta. Ma stai bene? Se così pallido…”.
Ginevra scomparve e riapparve sotto i miei stessi occhi, barcollai all’indietro mugugnando qualcosa di incomprensibile anche a me stesso e corsi di volata seguendo le sue indicazioni.
Abbassando la maniglia andai a sbattere contro la porta che era rimasta chiusa, il bagno chiaramente occupato. Pregai che chiunque fosse lì dentro si sbrigasse di soddisfare i propri bisogni e mi maledissi perché non volevo risultare “strano” a quelli che sarebbero diventati miei amici. Non avrei permesso alla mia natura di mettermi il bastone tra le ruote, più del dovuto. Lanciai una breve occhiata al bancone e ringraziai il cielo per il fatto che fossero occupati a sorreggere Galvano. E se qualcuno mi stava guardando, in quel momento, poco m’importava. Ti supplico esci da questa porta , pensai socchiudendo gli occhi sicuro che non avrei potuto combattere un minuto di più contro la mia mente. La crisi era pericolosamente vicina.
Come se le mie preghiere fossero state accolte, la porta del bagno si aprì e ne uscì un uomo alto, imponente, con un cappello grigio calcato sul capo e un’impermeabile dello stesso colore. Quando mi vide trasalì e rimase impalato sulla soglia della porta a fissarmi. Aveva un’espressione così meravigliata sul volto che anche io rimasi qualche istante a ricambiare l’occhiata.
-“Mi scusi!”, dissi poi, arrivato al massimo livello di sopportazione. La testa cominciava a pulsarmi: credetemi sulla parola che non era un bel segno, quello.
L’uomo si spostò appena, senza staccarmi gli occhi scuri da dosso; grazie al cielo riuscii ad entrare in bagno e a chiudermi la porta alle spalle. Dunque inspirai ed espirai lentamente, poi il mio respiro si fece affannato, sempre più affannato e convulso e davanti ai miei occhi scomparvero le mattonelle azzurre, il lavandino, lo specchio e il water… tutto mutò lasciandomi annichilito dinanzi una nuova visione.

"L’uomo aveva una lunga tunica rossa, un’incolta e altrettanto lunga barba bianca che si univa ed intrecciava con i chiari capelli. Un anziano stregone era incerto, sull’orlo delle tenebre: c’era una cosa che doveva fare, era quello l’intento che si intravedeva negli occhi chiari e offuscati da una primordiale sofferenza. Sì alzò dalla roccia su cui sedeva e con il bastone che teneva saldamente in mano iniziò a tracciare nella terra un grande, immenso cerchio. Nel frattempo, dalle sue labbra nascoste, un’oscura magia sembrava prender vita. Solo una parola, però, risuonava chiara come la luce che si era appena sprigionata dai cristalli che lo circondavano: Camelot.”.

________________________________________________________________________________________________________________ Buon pomeriggio a tutti! Per prima cosa -come sempre scrivo alla fine delle mie storie- se siete arrivati fin qui, a meno che non abbiate saltato il capitolo, grazie. Grazie per aver dedicato il vostro tempo al mio, ehm, delirio. E' da un po' che questa storia mi gira per la testolina e, siccome avevo bisogno di una sorta di via di fuga, mi son detta: perché no? E' la prima long che cerco di pubblicare e spero che voi possiate aggregarvi al viaggio dei nostri personaggi preferiti e che questa mia storia possa piacervi. Cercherò di pubblicare una volta a settimana (quando avrò un giorno stabilito ve lo comunicherò), impegni e tutto il resto permettendo. Che altro dire? Ancora grazie e... alla prossima. :)
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Aries K