|
|
~ Tu, avido. Vomita.
Moltiplicazioni di catene si riproducono in dispensa,
arzigogolate in un giaciglio di conati evacuati,
in voragini di mosche affilate con il morbo
di un impulso repulso d’istinto terminale.
Lingue attorcigliate di esalazioni in inganno
deambulano nelle paralisi delle demolizioni sorde,
nelle trappole cerebrali, negli intestini riprodotti
e in amputazioni che sentenziano un dipinto di cemento,
in un recinto dove sputo un’estasi decongestionata
e un dispotico spasmo ordinato che non ho sfamato
per un mercato edematoso di sporche indigestioni capitaliste.
|