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Autore: adia_    21/04/2013    3 recensioni
«Non ero dell'umore adatto, tutto qui.»
Era la completa verità, anche se Dom aveva davvero minimizzato ciò che intendeva con 'non ero dell'umore adatto'.
Non se la sentiva di dire a Matt che avrebbe voluto prenderlo per un braccio, sbatterlo addosso al muro e gridargli contro tutta la rabbia che in quel momento aveva provato per lui e poi abbracciarlo fino a non farlo respirare per non farlo andare via. Sicuramente sarebbe stato poco cortese.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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DISCLAIMER: i Muse non mi appartengono - putroppo - e di conseguenza i fatti narrati in questa fanfiction sono di pura fantasia e fangilrling personale. Non vengo pagata per dar sfogo alla mia creatività, perciò tutto questo è frutto della mia torbida mente.

Mi pare giusto mettere una piccola introduzione, per introdurre - appunto - la scena narrata, visto che si tratta di un fatto accaduto due anni fa. Voi tutti ricorderete i Grammy del 2011, dove il nostro carissimo trio ha vinto il Best Rock Album con The Resistance. Durante l'assegnamento del premio abbiamo assistito ad un ringraziamento un poco insensato da parte di Matt alla sua 'bellissima fidanzata incinta', un Chris sorridente come al suo solito e un Dom con una faccia da cane bastonato che aveva un improvviso interesse per i suoi stivaletti neri. Ho tradotto la scena come una perfetta situazione belldom e questo ne è il risultato della mia riflessione sull'accaduto. Vi starete chiedendo perchè tiro fuori questo fatto dopo due anni che è accaduto e non so darvi una risposta concreta, non ho idea del perchè ho scritto una one shoot sull'avvenimento, posso solo dirvi che questa scena mi ha colpito molto e che ho deciso di raccontare a modo mio ciò che successe dopo - ovviamente tutto totale frutto della mia immaginazione-.
Detto questo, buona lettura.


14 febbraio 2011
4.03 a.m

 



Il respiro del batterista sembrava quasi assente.
Sdraiato sul divano del suo soggiorno, guardava senza alcun interesse la città di Los Angeles che appariva più luminosa del solito quella notte.
Dominic aveva sempre provato un grande interesse per quel suggestivo panorama, che ogni sera amava guardare meravigliato dalla grande terrazza del suo attico.
Quella però non era una delle solite sere.
C'era qualcosa che non andava quella notte.
Qualcosa di cui Dominic era completamente a conoscenza ma che non voleva nemmeno provare a pensarci.
Faceva male e Dom cercava di evitare il dolore, come ogni essere umano d'altronde.
Per questo fissava la veduta della città cercando disperatamente di distrarsi da quel dannato pensiero che gli martellava la testa.
Di solito riusciva a tenergli testa, visto che quel genere di pensieri gli si proponevano molto spesso, ma quella sera era diverso.  
Iniziò a fissare un'insegna che si illuminava a luci intermittenti che subito si appropriò del ritmo dei suoi pensieri, facendolo assentare per pochi minuti dalla realtà.
Dominic aveva sempre pensato che il suo cervello funzionasse a seconda dei ritmi della giornata.  Era ovvio che dipendeva dal suo stato d'attenzione e di sensibilità ai cambiamenti, ma un ritmo diverso da quello dei suoi pensieri poteva farlo assentare per del tempo, quasi come se il flusso dei suoi pensieri ricevesse qualche interferenza.
Solamente quando il campanello della sua porta suonò due colpi frenetici, Dominic si riprese dall'assopimento. Sgranò gli occhi sbattendo le palpebre e si girò verso la porta d'ingresso.
Non era il tipo di persona che si spaventava così spesso, ma erano le quattro di mattina inoltrate ed era difficile che il postino venisse a suonare a quell'ora. Immagini poco credibili di un tipico film horror fecero apparizione nella sua mente e il campanello suonò nuovamente, facendo balzare Dominic giù dal divano. Chi diavolo poteva essere a quell'ora?
A passi lenti e misurati si avvicinò alla porta e restò in ascolto per qualche secondo, per poi aprire la porta con cautela, quel poco che bastasse per vedere chi c'era all'uscio di casa.
Quando, però, tra il buio della notte distinse una figura fin troppo familiare, Dom si pentì di essere andato ad aprire. Dannazione, come gli era venuto in mente?
Dopotutto nessuno si aspetterebbe che alle quattro di mattina qualcuno ti venga ad aprire, sarebbe stato accettabile che non fosse uscito a vedere chi fosse, ma era troppo tardi per pensarci ora, ormai era uscito.
E sicuramente Matt sapeva che lui era ancora sveglio, altrimenti non sarebbe venuto a trovarlo alle quattro di mattina.
Perchè lui era proprio lì davanti alla sua porta.
Il respiro che aveva preso prima di aprire la porta si bloccò a metà strada, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
Era l'ultima persona che voleva vedere in quel momento, avrebbe di gran lunga preferito un ladro o qualcosa del genere, almeno sarebbe riuscito a difendersi in qualche modo o a cacciarlo via spaventandolo.
A suo malgrado si accorse che comunque, nella maggior parte dei casi, un ladro o un assassino non suonano il campanello e l'unica persona che poteva venire a suonare al suo campanello ai primi bagliori dell'alba era solamente Matt. 

Perché non ci aveva pensato prima?
Con lui non era possibile mandarlo via o cacciarlo, sapeva che ormai era troppo tardi. 
E la prova era il suo sorriso fin troppo luminoso che si aprì sulle sue labbra, all'apparizione di Dom sulla porta di casa: non si sarebbe accontentato di vedere Dominic se era vivo o se stava bene, voleva saperne di più. 
«Sapevo che eri ancora sveglio, me lo sentivo.»
Matt sfoggiava ancora il suo sorriso raggiante e il tono della sua voce aveva assunto un'odiosa nota di soddisfazione.
«Che cazzo ci fai qui?»  fu la risposta di Dom. Avrebbe voluto essere più deciso del domandarlo, ma la sua domanda suonò più come un miagolio di un gatto offeso che come una minaccia.  

«Sono venuto a trovarti, Dom. Volevo vedere cosa avevi di così tanto importante da fare per scappare via dall'after-party. -
Il sorriso di Matt si tese di più.
«Stavo dormendo.»
Dominic stava sfacciatamente mentendo e sapeva benissimo che qualunque sforzo sarebbe stato vano con Matt, in più non si era minimamente impegnato nel rendere più credibile la bugia. Ma tanto valeva tentare.
«Credo faresti meglio ad iscriverti a un corso di recitazione, Dom, perchè sei davvero pessimo a recitare. Non hai nemmeno gli occhi di uno che è stato svegliato nel cuore della notte.»
Come non detto, pensò Dom. 
Lo sguardo ironico e nello stesso tempo quasi serio di Matt non era per niente rassicurante. Il batterista sentì che quella notte sarebbe stata più difficile di quanto non lo fosse già, Matt non se ne sarebbe andato fino a quando non saputo ciò che voleva.
«Della mattina, direi, visto che sono le quattro passate.»

Dom accennò un sorriso sbieco, mentre gli occhi di Matt si illuminarono di una strana luce.
- Sei anche abbastanza sveglio per correggermi, tu non stavi dormendo, Howard. In più sei vestito come prima. -
Un sorrisetto soddisfatto tese gli angoli della bocca di Matt impercepibilmente.  
«Anche tu sei vestito come prima.»
Dom piegò la testa verso sinistra, squadrandolo con lo sguardo.  
Indossava ancora il completo grigio – coperto da un pesante cappotto nero - che aveva usato per la premiazione ed era stranamente sobrio. Di solito si presentava alla sua porta all'alba solamente in caso fosse sbronzo e non volesse tornare a casa da Kate, visto che sicuramente lei avrebbe avuto da ridire su come pensasse di diventare un buon padre se la maggior parte delle sere tornava a casa ubriaco e delle responsabilità che il ruolo avrebbe presto comportato con la nascita del bambino. 
Ma in questo caso non era sbronzo.
Sembrava addirittura quasi più in sé di quanto non lo fosse normalmente. Meno rincoglionito, in poche parole.
«Ma io non ho detto che stavo dormendo, mentre stavo facendo tutt'altro.»
Matt lanciò uno sguardo allusivo all'amico.
«E potresti farmi entrare? Qui fuori si gela.»
Per un attimo Dom pensò a come Matt si sarebbe comportato se gli avesse chiuso la porta in faccia e dopo aver constato che avrebbe rotto ulteriormente i coglioni suonando il campanello fino a quando non sarebbe venuto nuovamente ad aprirgli, decise di farlo entrare, considerando il gesto come il migliore da fare. 
Con un gesto rapido si scansò dalla porta e Matt entrò senza indugiare.
Dopo aver richiuso la porta si girò verso il chitarrista, che si era già tolto il cappotto e l'aveva ripiegato e riposto sul bracciolo del divano.
«Dom, ti senti bene?»
Il tono di Matt sembrava quasi scherzoso, ma sempre con una punta di serietà. Stava indicando con l'indice ossuto della mano destra il tavolino vuoto del soggiorno.
«Non ti stavi nemmeno sbronzando?»
«..No.»
La risposta del batterista arrivò in leggero ritardo, non aveva capito subito a cosa alludesse.
«Aspetta, non mi starai mica paragonando a un vecchio ubriacone?»
«Non intenzionalmente, no. E' solo che ti conosco, Dom, quando hai un problema lo cancelli con l'alcool.»
Un sorriso che Dominic conosceva fin troppo bene si aprì sulle labbra dell'amico. 
Matt voleva sapere e ogni scusa era buona per chiederglielo in modo indiretto. 
Ma non lo avrebbe incastrato così facilmente.

«Allora, cosa dovevi fare di così importante da lasciare me e Chris da soli all'after-party?»
«Non avevo nulla di preciso da fare.»
Oltre che fuggire da quel maledetto posto impregnato d'amore, pensò Dominic dopo aver finito la frase.
«E allora perchè te ne sei andato?»
Dom prese un po' di tempo per trovare una risposta da dirgli e ritornò sul divano, dove era stato seduto prima dell'inaspettata visita di Matt.
«Non ero dell'umore adatto, tutto qui.»
Era la completa verità, anche se Dom aveva davvero minimizzato ciò che intendeva con 'non ero dell'umore adatto'.
Non se la sentiva di dire a Matt che avrebbe voluto prenderlo per un braccio, sbatterlo addosso al muro e gridargli contro tutta la rabbia che in quel momento aveva provato per lui e poi abbracciarlo fino a non farlo respirare per non farlo andare via.
«E perchè eri di cattivo umore? Voglio dire, abbiamo vinto il nostro primo Grammy, non so se te ne rendi conto. -
«Mi stai sottoponendo all'Inquisizione per caso?»
Matt sospirò lentamente e a grandi passi raggiunse il divano e si sedette a fianco a Dom.
«Dom, puoi parlare con me, lo sai benissimo.»
La voce di Matt era molto persuasiva.
«Lo sai, devo ammettere che sai essere molto persuasivo quando vuoi. E comunque sono affari miei.»
Dominic girò la testa verso l'amico, che aveva assunto un'espressione frustata.
«Almeno mi fai capire cosa stavi facendo prima che io mi auto invitassi a casa tua?»
Gli occhi di Dom si ridussero a due fessure per qualche istante, mentre cercava di calarsi nella parte.
«Stavo dormendo.»
Questo era il migliore tentativo di finzione che aveva fatto fino ad allora. La voce decisa e piatta insieme all'espressione arida del suo viso, pensò Dom, potevano essere prese in considerazione per un'Oscar.
«Piantala con questa storia, Howard, non mi puoi liquidare con una scusa banale come questa, non me la sono bevuta prima e ti aspetti che me la beva adesso?»
Matt si passò nervosamente una mano con i capelli, mentre la curiosità che illuminava i suoi occhi color oceano si accentuava. 
Giusto, pensò Dominic, mi ero dimenticato che ormai sei un esperto di attrici. Insomma, Kate è davvero brava a fingere, ormai te ne sarai accorto.
«Non credo che la tua presenza qui sia obbligata, puoi tornartene a casa da Kate, visto che non sei sbronzo.»
L'aveva davvero detto o l'aveva immaginato? Dom stentava quasi a crederci che quelle parole erano uscite dalla sua bocca. La rabbia che fino a poco fa si era mimetizzata fra alcune parole, adesso stava prendendo la sua parte. Doveva cercare di mantenere il controllo.
«Non sono passo di qua solo quando sono sbronzo, idiota.»
Il tono della voce di Matt era diventato molto più duro di prima. Decisamente più aspro. Matt odiava quando Dom metteva in mezzo quel genere di cose. 
«Cambia il tempo verbale Bells, non passavo di qua solo quando ero sbronzo.»
Dom stava quasi urlando, ma non se ne curava in quel momento.
Davanti a lui, come un caleidoscopio, stavano passando ininterrottamente flussi di ricordi.
E lui, non poteva fare altro che osservarli, e incominciare a sentire la certezza che fosse davvero stato così una volta. 
Era difficile da credere anche per lui, ma quei ricordi erano la prova tangibile che una volta Matt non passava per casa sua solamente quando era ubriaco.
Una volta Matt non passava per casa solamente quando non si reggeva in piedi per colpa dell'alcool, per quanto potesse risultare impossibile adesso.
Passava intere giornate a casa di Dom.
Intere notti.
Dom pensò che usare il tempo passato fosse la cosa più giusta, perché era il passato, tutto ciò faceva parte del passato.
Ma allora perchè il passato tornava nel presente ogni singola volta che ne aveva l'occasione? Dopotutto era solamente.. passato. Sì, perché Dom affogava nel passato ogni volta che guardava Matt negli occhi. Quei dannati occhi che amava osservare, fino a trovare le minime sfumature di quel blu oceano e quel color sabbia che attorniava la pupilla.
Era qualcosa che non poteva evitare e nemmeno contrastare, ma che poteva solo accettare passivamente.
Dom era quasi certo che quello fosse il prezzo per aver sempre amato senza aver mai ricevuto nulla in cambio. 
Quando però il batterista non sentì Matt rispondere e dopo aver fatto un'accurata analisi dei suoi pensieri e del suo discorso, Dom si accorse che cosa aveva detto.
Non era riuscito a mantenere la calma e aveva detto ciò che avrebbe dovuto solamente pensare. E Matt non avrebbe dovuto azzardare una frase del genere senza pensare alle conseguenze, era inevitabile che Dom rispondesse d'impulso.
Matt rimase ammutolito per qualche minuto. 
«A-as-petta, Dom.»
Il balbettio incomprensibile di Matt ruppe il silenzio che era calato nella stanza. 
«Co-cosa intendi con questo?»
Dom scosse la testa deciso. 
«Lo sai benissimo cosa intendo, Matt. Hai solo bisogno che io te lo dica. Ma non lo farò. Non questa volta.»
Dom, fece una breve pausa per riorganizzare le idee.

«E per quanto io sia abituato a fingere, le cose le provo lo stesso Matt. Sai benissimo anche questo, mi chiedo perché tu non voglia vederlo.»
Il batterista si appoggiò allo schienale, guardando con lo sguardo perso la città.

'Mi manchi Matt, mi manchi ogni fottuto secondo che passa.'
No, non glielo avrebbe detto quella volta. Faceva troppo male dirglielo senza ricevere una risposta concreta. 
«Dom, mi dispiace. Non avrei dovuto farlo.»
Quante volte aveva sentito quella frase uscire dalla bocca di Matt?
Troppe, Dominic l'aveva sentita fin troppe volte. Troppe volte Matt aveva fatto - intenzionalmente o non - cose che non avrebbe dovuto fare, almeno in presenza di Dom.
«Non devi far finta che t'interessi, Matt. Davvero, non serve. Vorrei solo che la smettessi di fare il finto tonto. Non ti esce bene, fatti dare delle lezioni dalla tua bellissima fidanzata incinta. Dopotutto è un'attrice esperta, non trovi?»
Matt aprì la bocca senza farne uscire alcun suono. 
«È per quello che te ne sei andato, vero?»

La domanda di Matt fu un debole sussurro.

«Risponditi da solo. Sai benissimo qual'è la risposta, Matt. Smettila di far finta di non capire, non ti riesce bene. -

«Non avrei dovuto dirlo. Cazzo, sono un coglione. Mi sento un coglione. Ringraziare Kate per un Grammy che abbiamo vinto per un album che è stato in gran parte ispirato da Gaia, poi! Non ha il minimo senso logico, non avrei mai dovuto farlo. Mi dispiace Dom, davvero, m-m-mi dispiace.»

Matt si stava morbosamente strofinando gli occhi con le mani, mentre Dom lo guardava preoccupato. Aveva sempre odiato quella stramba abitudine, Matt si strofinava così forte gli occhi che avrebbe potuto staccarseli. Senza pensarci qualche istante, Dom prese le mani di Matt e le staccò dai suoi occhi, portandole sulle sue gambe.

«Stai fermo.»

Dom si alzò dal divano e passò davanti Matt che confuso lo seguiva con lo sguardo. Dom si diresse in cucina, prese due birre fredde dal frigo e le stappò. Poco dopo fece ritorno in soggiorno, dove trovò Matt che si stava infilando il cappotto.

«Che diavolo stai facendo?»

Dom lo guardava confuso mentre Matt era intento a infilare il suo braccio dentro la manica destra del cappotto.

«Non voglio creare altri problemi, Dom, finisco sempre per ferirti e non è giusto, non te lo meriti. E' meglio che vada a casa.»

Dominic dovette concentrarsi a capire ciò che Matt stava blaterando in una velocità assurda e quando capì ciò che aveva pronunciato, una stretta gli fece rallentare il suo battito cardiaco.

Aveva bisogno di Matt, aveva bisogno che rimanesse con lui, almeno per questa mattina.

«Per favore, resta. Almeno per stamattina. Per favore.»

I loro sguardi si sfiorarono per qualche interminabile istante e in quel momento Matt capì che se non fosse stato per Kate e per l'inaspettato bambino che stava per arrivare, sarebbe restato con lui per molto più di una sera. 

Aveva bisogno di Dom, quanto lui ne avesse di Matt. Senza farselo ripetere due volte, Matt si tolse il cappotto e lo buttò per terra. Dom gli si avvicinò con passo deciso e gli porse la birra senza esitazione. Matt la strinse in mano confuso.

«Dom, ma che cos--»

«Matt, per favore, bevila.»

Matthew sorrise impacciato al batterista e prese immediatamente un sorso dalla sua bottiglia. Dom si andò a sedere sul divano e Matt lo seguì dopo qualche secondo. Restarono in silenzio per alcuni minuti, mentre guardavano estasiati le prime luci dell'alba che si riuscivano a intravedere appena all'orizzonte, sorseggiando avidamente le proprie birre.

«Perchè hai preso le birre?»

La voce di Matt sembrava più calma e rilassata di prima.

«Vuoi davvero saperlo?»

«Se te lo chiedo è ovvio che desidero una risposta.»

Dominic roteò gli occhi alla risposta arguta dell'amico.

«Ti sto dando una ragione per restare. Dopotutto passi da me solo quando sei sbronzo, questa è l'unica cosa che puoi fare se vuoi rimanere da me. Perciò ubriacati.»

Matt rise a bassa voce, mentre finì la sua birra con un'ultimo sorso. Guardò Dom per qualche istante, osservandolo attentamente e poi con lentezza appoggiò la testa alla sua spalla. Dominic girò la testa verso di lui, sorpreso per il gesto e con la punta del naso sfiorò i capelli castani di Matt. Il profumo del shampoo del chitarrista era rimasto invariato nel corso degli anni, i suoi capelli avevano sempre il profumo dei frutti di bosco.

«Mi manchi, Dom. Mi manchi infinitamente.»

Il sussurro ovattato di Matt risuonò dolcemente per il soggiorno.

«Mi manchi anche tu, Matt. Ogni singolo secondo che passa.»
 

Angolo autrice;

Uhm, salve a tutti.
Non intendo annoiarvi di nuovo con i miei stupidi discorsi, credo di averlo già fatto all'inizio e - a proposito - vi ringrazio per non aver cambiato fanfiction subito dopo la lettura dell'introduzione. Volevo solamente farvi sapere che non provo così tanto odio per Kate, mi sono solamente immersa nella mente di Dom per capire come la pensa su di lei, ma personalmente non mi piace molto. Ho aspettato moltissimo a pubblicare questa one shoot, perchè non era sicura che fosse quella giusta per iniziare, ma dopo aver preso un po' di coraggio ho deciso di pubblicarla. Spero che vi sia piaciuta, almeno un po'.

 

cheers.

 


Voglio dare un ringraziamento speciale a S., che mi sta sempre accanto e che non è ancora scappata via da me urlando.
Non sono così facile da sopportare, a malapena riesco a sopportarmi da sola. Grazie di tutto, davvero, sei speciale.



 

  
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