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Autore: Il_Genio_del_Male    22/04/2013    12 recensioni
Versione riveduta, corretta e infinitamente slash dell'omonimo cartone animato Disney.
Genere: Commedia, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kris, Kris, Sorpresa, Suho, Suho, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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Uhm. L’idea di rivisitare in chiave slash la celeberrima fiaba di Cenerentola mi frullava per il capo sin da un mesetto circa, ma non avevo previsto che ne sarebbe venuto fuori un gigantesco word vomit a metà tra il demenziale ed il polpettone melodrammatico (non ai livelli di Via col vento, ma comunque…). Ci ho provato, ok? Walt Disney si rivolterà nella tomba: amen. E’ il mio compleanno e mi auto-conferisco il diritto di fare a modo mio.

Buona lettura (si spera)!

 

 

 

 

 

C’era una volta, in un Paese lontano lontano, un giovane uomo appena lasciato dalla moglie con un bambino a carico.

Lee Donghae -così si chiamava il povero cornuto- dopo aver augurato le peggior disgrazie alla fedifraga, decise di risposarsi per dare una mamma al figlioletto, il cui nome era Kris.
Tuttavia, rimasto scottato dal tradimento della ex e determinato a non ripetere l’umiliante esperienza, stupì tutti chiedendo la mano del suo migliore amico, Lee Hyukjae. Quest’ultimo, benché perplesso, accettò in nome dell’affetto che li legava da quando avevano cinque anni. Celebrato il matrimonio, Hyukjae si trasferì nella bella villa di campagna dove lo attendevano il marito ed il figliastro. L’unione tra i due si rivelò molto felice, nonché proficua. Nel giro di un anno nacquero due deliziosi gemelli cui vennero dati i nomi di Baekhyun e Jongdae.

Il piccolo Kris, che all’epoca aveva due anni, si adattò piuttosto bene al nuovo ménage famigliare. Hyukjae, che gli aveva fatto da padrino al battesimo, era un papà simpatico ed in gamba, i fratellini profumavano perennemente di talco e sembravano due bambolotti da strapazzare e riempire di baci, con i loro occhioni innocenti… Sembravano, appunto. Con il passare del tempo, Kris imparò a sue spese a non giudicare mai un libro dalla copertina e a temere quei due troll con sembianze umane.

Baekhyun e Jongdae, infatti, non appena ebbero imparato a parlare, non persero occasione di dare il tormento al fratello. Lo incolpavano per ogni vaso e finestra ridotti in frantumi dai loro giochi turbolenti, criticavano aspramente le ragazzine che lo concupivano e gli mandavano messaggi d’amore e si rifiutavano di infilarsi sotto le coperte se prima Kris non aveva narrato loro una fiaba della buonanotte. Il passatempo preferito delle due pesti, però, era quello di canzonare il fratello maggiore per via del suo aspetto fisico. Il ragazzo infatti era talmente bello da sembrare lui stesso un principe saltato fuori da una fiaba: altissimo, spalle larghe, gambe da atleta, una folta chioma biondo miele ed un viso che pareva scolpito nel marmo più pregiato. La sua straordinaria avvenenza, unita ad una cura maniacale per la propria pelle che si traduceva in ore ed ore trascorse davanti ad uno specchio ad applicarsi una ventina di intrugli cosmetici sul viso, aveva fatto sì che Baekhyun e Jongdae lo ribattezzassero Kriserentolo.

Ed i genitori, si chiederanno gli esimi lettori, dov’erano? Perché non mettevano fine a quegli atti di lieve bullismo fraterno?  La risposta è semplice. Erano troppo impegnati a rotolarsi tra le lenzuola per richiamare all’ordine i gemelli. Si dà il caso, difatti, che Donghae e Hyukjae (a forza di frequentarsi carnalmente in quanto “è così che ci si aspetta che una coppia sposata passi il proprio tempo libero, giusto?”) avevano scoperto di piacersi davvero e di amarsi; addirittura da quando avevano cinque anni. L’epifania che li aveva colti in seguito al concepimento lampo dei gemelli, dunque, impedì loro di badare ai bambini come avrebbero voluto, ma non per questo furono dei genitori irresponsabili o distanti. Provenendo entrambi da famiglie facoltose, non fecero mancare nulla ai figli: indimenticabili vacanze in terre esotiche, balocchi, edizioni rare e preziose dei loro libri preferiti ed i migliori precettori incaricati della loro educazione.

A Kris, per il suo quindicesimo compleanno, vennero regalati due topolini bianchi, entrambi maschi, che lui chiamò Jongin e Sehun. La peculiarità del dono, però, stava nel fatto che gli animaletti erano in grado di parlare. Quale mirabile sorpresa, quale indescrivibile espressione di gioia si accese sul volto del ragazzino! Si affezionò talmente tanto a loro che commissionò al falegname la realizzazione di una cuccia speciale per i suoi nuovi amici, foderata di cuscini di seta e con scivoli e altri giochi che potessero divertirli. I topolini, dal canto loro, non faticarono a ricambiare i sentimenti di quel padroncino così grazioso e  gentile e, nel giro di poche settimane, presero l’abitudine di disertare la cuccia per dormire sul morbido guanciale di Kris, dipinta sui loro musetti un’espressione di quieta gioia.

 

 

Un bel dì di fine maggio di sei anni dopo, una notizia fece il giro del regno: in onore del ventesimo compleanno del principe Joonmyun si sarebbe tenuto un fastoso ballo a corte. Erano invitate tutte le famiglie di qualsiasi ceto purché dotate di figli o figlie in età da marito. I sovrani speravano infatti di accasare il loro unico erede e di cogliere così due piccioni con una fava.

I coniugi Lee, di figli papabili, ne avevano in abbondanza. I gemelli avevano compiuto diciannove anni quella primavera, Kris ne aveva già ventuno. Erano tutti e tre di bell’aspetto, ragionevolmente acculturati e con una buona conoscenza del galateo. Non erano particolarmente interessati al matrimonio, ma tanto meglio. Al ballo, che si sarebbe tenuto di lì a due settimane, avrebbero partecipato gli eredi dei casati più antichi e illustri del Paese. Senza ombra di dubbio i sovrani avrebbero approvato il fidanzamento del principe con un altro (o un’altra) nobile piuttosto che con un borghese benestante, sicché era inutile porsi dei problemi al riguardo.

Quando proposero ai figli di prendere parte al ballo, i gemelli parvero molto più eccitati alla prospettiva di indossare abiti nuovi che di fare il loro debutto in società.

“Ho il permesso di truccarmi gi occhi con quell’unguento nero [1] che zia Yoona ci ha portato in regalo dall’India, padre?” chiese Baekhyun con le mani giunte in preghiera, riferendosi alla sorella di Hyukjae.

“Finalmente potrò mostrare al mondo le mie grandi doti di ballerino! [2]” esclamò Jongdae.

Kris rimase quieto, in disparte. Dei tre, era l’unico che nutrisse una vera curiosità di vedere di persona, e magari conoscere, il principe Joonmyun. Di lui si narravano solo cose egregie. Era bello come un angelo (e Kris, che non aveva mai avuto occasione di ammirare un suo ritratto, si interrogava sulle sue fattezze), cortesissimo, generosissimo, non altissimo ma levissimo. Cavalcava magnificamente, duellava con eleganza e fierezza, era un avido lettore e danzava -così sussurravano le servette che ne avevano spiato le lezioni- con ineguagliabile maestria. Il Principe Settebellezze, avrebbe commentato Jongdae e la sua lingua biforcuta. Ma Kris, che non conosceva malizia né sarcasmo, ascoltava quei racconti con occhi pieni di rapimento e stima per quel giovine così perfetto.

Si confidò con i suoi amici pelosi la sera stessa, prima di coricarsi per la notte.

“Sembra proprio che il principe ti abbia conquistato” rise -letteralmente- sotto i baffi Jongin. “Scommetto che conti i giorni che mancano al ballo con la trepidazione di una pulzella innamorata”.

“Non è affatto vero” si difese il ragazzo arrossendo un poco. “Sono solo curioso. Sembra essere una persona interessante”.

“Interessante” ripeté Sehun. “Ammettilo, spasimi per lui pur non avendolo mai visto in faccia!”

“Vi ripeto di no. Mi farebbe piacere conoscerlo, certamente, ma senza secondi fini”.

“Questo è ciò che credi tu, Kris” ribatté Jongin arrampicandoglisi lungo il braccio destro. “Ma noi ti conosciamo meglio di quanto tu cred. Il principe occupa un posto speciale nel tuo cuore, anche se non sei ancora disposto ad ammetterlo”.

“Non c’è nulla di male nell’avere una cotta” lo rassicurò l’altro topolino, salitogli sulla spalla sinistra.

“Lo so, lo so, però-”

“Però niente” lo interruppe Jongin. “Il tempo ci darà ragione. Adesso dormiamo, su”.

 

 

Arrivato che fu il gran giorno, Sehun e Jongin fecero trovare una sorpresa a Kris. Steso sul suo letto stava un completo elegante, composto da una casacca con alamari d’argento e calzoni attillati in lino bianco, che gli avrebbe fatto fare un figurone al ballo.

“E’ bellissimo” mormorò il ragazzo, chinatosi ad accarezzare la stoffa. “Come ve lo siete procurato?”

“L’abbiamo cucito noi” gonfiò il petto Jongin.

“Mi prendi in giro” Kris era scettico. “Sehun, da bravo, dimmi che è uno scherzo”.

“Nient’affatto, uomo di poca fede. E’ tutta opera nostra, dai ricami sulle maniche all’orlo dei pantaloni. I topi parlanti, tra le loro varie doti, possiedono anche quella di cucire e rammendare alla perfezione”.

“E perché mi avete sempre tenuto all’oscuro di questa vostra abilità?”

“Aspettavamo il momento giusto; e quale occasione migliore di una serata a corte? Dai, provatelo, vedi come ti sta”.

Kris eseguì. Ebbe qualche problema a chiudere i bottoni e gli parve di sentire freddo alle caviglie, ma si voltò fiduciosamente in direzione dei suoi amici.

“Allora, che ve ne pare?”

I topolini squittirono afflitti.

“Potremmo, uhm, aver cannato in tronco le misure” gemette Jongin. “L’orlo dei calzoni è troppo corto, non ti arriva neppure ai malleoli, e la casacca è decisamente stretta!”

In effetti, pensò il ragazzo osservando il proprio riflesso allo specchio a grandezza naturale accanto all’armadio, sembrava che si fosse infilato a forza nei vestiti di Jongdae o Baekhyun.

“Dannazione”, borbottò Sehun, “che pasticcio. Dove lo rimediamo un altro completo adatto all’occasione e della tua misura entro il tramonto?”

“Forse ho un’idea” azzardò Kris.

In quel mentre entrò nella stanza Donghae, abbigliato di tutto punto in grigio perla e stivali talmente lucidi da risplendere. Si arrestò di fronte al patetico spettacolo offerto dal figlio.

“Accidenti, ragazzo mio”, boccheggiò, “che ti è successo?”

“Un disguido di natura sartoriale” sospirò lui. “Ma forse ho trovato il modo di porvi rimedio”.

“Kris, tesoro” fece capolino dal corridoio Hyukjae. “Per l’amor del cielo, non penserai mica di venire al ballo conciato così, mi auguro. Sei troppo alto per indossare i vestiti dei tuoi fratelli”.

“Non agitarti, padre. Ho la soluzione-”

“Poffarbacco, fratellone, ma che ti sei messo?” si aggiunse la voce squillante di Baekhyun.

“Se qualcuno mi lasciasse spiegare” tentò di rispondere ma venne interrotto da Jongdae, accorso sulla scena del crimine.

“Ehi, cos’è quest’obbrobrio? Kris, sembri uno spaventapasseri vestito a festa”.

“Ci dispiace tanto” squittirono contriti Jongin e Sehun.

“Comunque sia, figliolo”, prese parola Donghae, “ti conviene cambiarti in fretta. La carrozza sarà qui a momenti”.

“Di già? Perché tanta fretta? Manca un’ora abbondante al tramonto”.

“Vero, ma lo sai anche tu che il sabato sera c’è un traffico spaventoso. Dobbiamo partire con largo anticipo se vogliamo arrivare in orario a palazzo”.

“Ma non è possibile” protestò il figlio. “Mi serve almeno mezzora per il mio rituale di bellezza serale, un quarto d’ora per sistemarmi i capelli; senza contare che devo ancora rimediare un completo degno di questo nome”.

“Allora temo che dovrai fare a meno di accompagnarci al ballo, caro” disse Hyukjae. “A meno che tu non rinunci per una volta nella tua vita alla pulizia del viso-”

“Giammai. Toglietemi tutto ma non lo scrub” la risposta di Kris fu categorica.

Udirono bussare alla porta.

“E’ la carrozza” annunciò Donghae e rivolse uno sguardo dispiaciuto al figlio. “Spiacente, dobbiamo andare. Ti racconteremo tutto domani mattina, d’accordo?” e gli diede un buffetto sulla guancia.

Hyukjae lo abbracciò e gli raccomandò di andare a letto ad un’ora adeguata. I fratelli invece non si lasciarono scappare l’occasione di beffarsi di lui.

“Povero Kriserentolo, sempre così sfigato” Jongdae gli diede una pacca sulle spalle.

“Ballerò con il principe Joonmyun anche per te” trillò Baekhyun, civettuolo.

“Nanerottoli invidiosi” sibilò Kris, la fronte corrugata, quando sentì la porta di casa chiudersi.

Si sedette sulla sponda del letto e sospirò sonoramente. Sehun e Jongin gli salirono in grembo con le orecchie basse, in segno di scusa.

“E’ tutta colpa nostra” dissero. “Siamo desolati”.

“Ma no, ma no” li rassicurò lui con una carezza. “Non l’avete fatto apposta, e comunque non sarei riuscito a prepararmi in tempo nemmeno se il vestito fosse stato perfetto. Basta con questi musetti tristi, intesi?” il suo sorriso sfumò in uno sbadiglio. “Mmmhh, visto che ho la serata libera penso proprio che schiaccerò un pisolino”.

E così fece. Senza nemmeno cambiarsi d’abito si adagiò sul materasso e si addormentò dopo pochi minuti. I topolini lo imitarono, accucciandosi l’uno vicino all’altro.

 

 

I tre dormienti vennero svegliati da un boato spaventoso, simile al rumore dei fuochi d’artificio quando esplodono ma molto più assordante. Jongin e Sehun fecero un salto di due metri con doppio salto mortale.

“Shisus onnipotente” sobbalzò Kris stropicciandosi gli occhi impastati di sonno. “Che diamine-”

Ammutolì, scosso dalla visione che gli si presentò davanti. Una bizzarra nebbiolina rosa aleggiava nella stanza. Non appena si dissipò un poco, il ragazzo riuscì a distinguere una silhouette alta e slanciata con i capelli corti di un violento rosa shocking e le gambe arcuate fasciate da un paio di calzoni aderentissimi in tinta con la chioma. Un lungo cappotto (di che colore è facile intuirlo) fatto di un materiale morbido e vaporoso simile all’ovatta ed una blusa semi trasparente completavano il tutto.

“Ciao, Kris” salutò la creatura con voce roca e indiscutibilmente maschile.

“Uhm. Ciao a te, strambo essere umano. Chi sei? Come hai fatto ad introdurti in casa mia? Che problema hai con il rosa? Sto forse sognando?”

Lo sconosciuto scoppiò a ridere ed i suoi grandi occhi cerchiati di scuro lo fecero somigliare ad un panda.

“Il mio nome è Zitao, ma tu puoi chiamarmi Taozi. Sono la tua fata madrina. Adoro il rosa, le borse di Gucci, lo yoga e fare lunghe camminate solitarie sulla spiaggia [3]”.

“Frena, frena. Taozi, giusto? Devo aver sentito male: io non ho una fata madrina e tu, beh, sembri più adatto ad una sfilata del Gay Pride che ad impugnare una bacchetta magica o quel che è”.

“Le bacchette sono out”, fece spallucce l’altro, “uso un bastone da wushu”.

Strappò un batuffolo di stoffa dalla manica destra del suo cappotto e glielo porse. “Ne vuoi? E’ zucchero filato”.

“E’ evidente che sto sognando” meditò ad alta voce Kris, accettando però il dolce offertogli.

“Chi può dirlo. In fondo i sogni son desideri di felicità~” cinguettò Zitao sorridente. “Ma bando alle ciance, ché l’ora del ballo è imminente”.

“Eh? Che c’entra il ballo con la tua venuta?”

“Sst, lasciami lavorare”.

Detto questo, la fata prese per mano Kris, ne studiò attentamente il disastroso outfit e gli fece fare un giro su se stesso. “Benone” fischiò ammirato. “La materia prima è eccellente. Basterà qualche piccola modifica al look e sarai uno schianto, aspetta e vedrai”.

Prima che il ragazzo potesse replicare alcunché, Zitao sfoderò un lungo bastone laccato di nero (Sehun e Jongin trattennero il fiato) e cominciò a recitare un incantesimo canticchiando.

Salaga doola, mencica boola, bibbidi bobbidi boo/ mettile insieme e che accade laggiù?/ Bibbidi bobbidi boo./ Salaga doola, mencica boola, bibbidi bobbidi boo/ fa la magia tutto quel che vuoi tu/
bibbidi bobbidi boo./ Con salaga doola puoi/ far tutto quel che vuoi/ ma la frase però che tutto può/ è bibbidi bobbidi boo
!”

Un turbine di scintille rosa avvolse Kris  il quale, preso in contropiede, serrò le palpebre per lo spavento. Riaprì gli occhi solo quando udì i due topolini squittire sorpresi.

“Sei una visione” chiocciò Zitao. “Guardati allo specchio”.

Lui obbedì, e per poco non ci rimase secco. I suoi bei capelli biondi erano pettinati all’indietro e fermati da una fascia di raso azzurra, i lobi erano impreziositi da orecchini di perle ed una collana tempestata di diamanti cingeva il suo collo sottile. Indossava un abito turchese, con maniche corte a sbuffo ed un’ampia gonna a corolla, il cui bustino era discretamente imbottito sul petto, a suggerire la presenza di un seno femminile. Dei guanti di seta in tinta gli coprivano le braccia fino al gomito. Provando una sensazione di freddo ai piedi, sollevò l’orlo del vestito e rimase incredulo a fissarsi le scarpe: un paio di ballerine di cristallo, fragili solo a guardarle.

“Che diavolo-

“Lo so, lo so. Le ballerine sono un autentico colpo di genio” lo interruppe Zitao. “Ho pensato che, stangone come sei, i tacchi sarebbero stati superflui. Già così superi di diversi centimetri il principe”.

“Non mi riferivo alle mie calzature, Taozi, ma a tutto l’insieme! Come accidenti ti è venuto in mente di travestirmi da donna, si può sapere? E’ una specie di Pesce d’Aprile in ritardo? In quanto mia fata madrina dovresti aiutarmi, non farmi passare per un fenomeno da baraccone”.

“Secondo me stai benissimo” azzardò Jongin.

“Concordo. Se non ti conoscessi ti scambierei per una splendida ragazza pronta a conquistare il cuore del principe” gli diede manforte Sehun.

“Voi dite? Non mi prendete per i fondelli?”

Gli animaletti negarono recisamente e Kris, in parte convinto, si ammorbidì. Zitao ne approfittò per dare il via alla fase successiva del suo piano.

“Purtroppo il tempo a nostra disposizione sta scadendo. Affretta il passo, cocco, ché il tuo specialissimo mezzo di trasporto ti aspetta giù”.

Kris salutò velocemente i due topolini, che gli augurarono in bocca al lupo, scese le scale e si chiuse la porta di casa alle spalle. Una volta in strada si guardò intorno in cerca di una carrozza o di un qualsiasi veicolo a quattro ruote.

“Una carrozza non va bene. Troppo lenta” gli lesse nel pensiero la fata. “Ti presento Luano” e così dicendo indicò un cerbiatto materializzatosi dal nulla, che strofinò il nasino umido contro la mano di Kris. “E’ un cerbiatto mannaro, nelle notti di luna piena si trasforma in uomo. Sarà lui a portarti a palazzo”.

“Che coccolo” mormorò l’altro intenerito. “Ma ce la farà a reggere il mio peso? Non mi arriva nemmeno alla cintola”.

“Non sottovalutarne la forza né la velocità, ragazzo mio: è pur sempre una creatura magica” sorrise. “L’incantesimo avrà termine allo scoccare della mezzanotte. Questo bell’abito sparirà e ti ritroverai addosso i tuoi vecchi vestiti. Se hai a cuore il tuo senso estetico allontanati dal castello prima del dodicesimo rintocco. Luano ti aspetterà fuori dal cancello principale e ti riporterà a casa in men che non si dica” spiegò poi.

Kris annuì e salì in groppa all’animale.

“Mezzanotte, me ne ricorderò. Grazie mille, Taozi, sei la mia fata madrina preferita”.

 

 

Il salone delle feste avrebbe potuto tranquillamente ospitare villa Lee (parco compreso), calcolò Kris.

Introdursi nel castello era stato più semplice del previsto. Era bastato sfarfallare le ciglia in direzione di uno dei valletti in portineria, biascicare un nome femminile a caso ed esibirsi in un tremulo risolino per venire scortato con cavalleresca cortesia sino all’ingresso del salone.

“Tsè, gli uomini” mugugnò ripensandoci. “E’ così facile ingannarli”.

Decise di dare un’occhiata in giro prima di buttarsi nella bolgia infernale che era la pista da ballo. Lo affascinavano la lucentezza del pavimento di marmo, le vetrate colorate delle finestre a feritoia, il soffitto mirabilmente affrescato. Fece per esaminare da vicino le scanalature di una lesena e sfiorarne il fusto con i polpastrelli, ma una voce estranea alle sue spalle lo distolse dal suo intento.

“E’ inusuale che una bella fanciulla come voi si interessi di architettura”.

Kris si girò bruscamente, trattenendo a stento un urletto. Colui che aveva parlato era un giovane uomo, probabilmente suo coetaneo, almeno dieci centimetri più basso di lui. I suoi capelli avevano la sfumatura rossiccia e intensa delle castagne di novembre, la pelle era candida e liscia come porcellana e gli occhi castani avevano una luce dolce, rassicurante. Kris avvertì uno strano calore al petto.

“Oh” esclamò in falsetto. “Chiedo perdono, non era mia intenzione…” arrossì.

“Non dovete scusarvi affatto, madamigella” sorrise lo sconosciuto. “Il mio voleva essere un complimento, ma temo di avervi arrecato solamente imbarazzo. Sono io a dovermi far perdonare. Posso chiedervi come vi chiamate?”

“Io, uhm” balbettò. “Kris –erentola. Kriserentola, sì”.

“E’ un nome che vi si addice: raro e indimenticabile” si portò alle labbra una mano guantata dell’altro per baciarla.

“E voi, messere?” chiese a sua volta Kris, sempre più rosso in volto.

“Kim Joonmyun, per servirvi” e si esibì in un inchino impeccabile.

A Kriserentola si gelò il sangue nelle vene. Joonmyun, figlio di Kim Minseok e Zhang Yixing. Joonmyun, l’erede al trono senza macchia né paura né doppie punte della cui infallibile bellezza e bontà d’animo si cantavano le lodi nel regno? Quel Joonmyun?

“Shisus onnipotente” mormorò. “Sono mortificata, Altezza Reale. Non immaginavo-” piegò il capo e accennò una riverenza. “Sono onorata di fare la vostra conoscenza”.

“Dunque sapete chi sono” si illuminò il giovine. “Non siete una principessa straniera di passaggio. Posso sperare di rivedervi ancora, dopo stasera?”

Kris sentì distintamente il suo cuore fare una capriola.

“Non mi stupirebbe se il vostro nome fosse conosciuto anche in terre lontane dalla nostra” tergiversò. “Quanto a me, sono tutto meno che una principessa. Mi trovo qui unicamente in occasione del vostro compleanno; e a tal proposito, Altezza, vi faccio i miei più sentiti auguri”.

“Vi ringrazio, Kriserentola. Confesso che mi sorprende non poco sapere che non avete sangue blu nelle vene, giacché la nobiltà e la fierezza che traspaiono dai vostri gesti oscurerebbero quelle di dozzine di nobildonne. Non che il vostro ceto di appartenenza sia di qualche importanza, per me. Vi amerei anche se foste una fuorilegge pluriomicida”.

“Ci conosciamo da appena dieci minuti e già parlate d’amore” Kris si accigliò, la mascella contratta. “Intendete forse burlarvi di me, Altezza?”

“Non oserei mai, mia dea” affermò Joonmyun con ardore, prendendogli una mano tra le sue. “La freccia di Cupido mi ha trafitto il cuore non appena il mio sguardo si è posato sulla vostra figura. Sono vostro schiavo, Kriserentola. Desidero sapere tutto di voi, tutto sulla vostra famiglia, sui vostri sogni e sui vostri passatempi, le pietanze che amate, i libri che avete letto. Soprattutto, desidero sapere se il vostro cuore è libero o impegnato”.

Kris avrebbe voluto sbattere la testa contro la parete più vicina e mettersi ad urlare. Joonmyun si professava innamorato, sì, ma di un’impostora. I suoi occhi avevano ignorato le spalle troppo larghe, l’altezza smisurata e la voce camuffata dell’altro. Vedeva solo ciò che voleva vedere, ossia un’incantevole fanciulla dal nasino dritto, la bocca morbida e zigomi alti. Se avesse assecondato il principe, dandogli false speranze, sarebbe stata una crudeltà gratuita. Così, con la morte nel cuore, scelse di mentire.

“Per quanto lusingata dalla vostra confessione, purtroppo non posso ricambiare i vostri sentimenti, poiché sono promessa ad un brav’uomo con cui convolerò a nozze quest’autunno” improvvisò, e non mancò di notare il velo di tristezza che offuscò lo sguardo del ragazzo.

“Capisco. La vostra onestà vi fa onore, Kriserentola. Invidio il vostro fidanzato”.

“Non dite così, Altezza. Sono sicura che presto incontrerete la donna della vostra vita, la sposerete e vivrete per sempre felici e contenti” si sforzò di sorridere.

“Per quel che mi riguarda, questa donna l’ho già trovata. Ma lungi da me importunare una promessa sposa, vi prometto che non tornerò più sull’argomento. Vi chiedo soltanto di trascorrere con me il resto della serata. Se non posso avere il vostro cuore gradirei conquistare la vostra amicizia e stima” tese una mano verso di lui a mo’ di invito.

“E sia” accondiscese Kris. “Ma solo fino a mezzanotte”.

 

 

Le ore parvero volare per i due giovani. Kris ebbe modo di confermare la veridicità delle voci che circolavano sul principe e, benché fosse già (non molto) segretamente infatuato di lui ancor prima di conoscerlo, i suoi modi squisiti e la vivace intelligenza fecero il resto. Joonmyun, dal canto suo, non poté che innamorarsi sempre più della magnifica creatura che conversava con tanta sicurezza di qualsiasi argomento e gli parlava dei fratelli e dei genitori con voce venata di un affetto quasi palpabile, tanto era sincero e profondo. Dimenticarono il tempo che passava e non prestarono affatto attenzione ai mormorii degli altri invitati che occhieggiavano la strana coppia.

I coniugi Lee, che -a differenza di molti altri- non avevano alcuna intenzione di far accasare uno dei figli con il principe, osservarono con benevolenza l’amazzone bionda che aveva monopolizzato l’attenzione del rampollo reale e che (buffa coincidenza!) ricordava loro il figlio rimasto a casa.

“Bella gnocca” commentò Jongdae schiettamente. “Un filino troppo spilungona per il principe, però”.

“Trovo che Kris sia meglio” alzò le spalle Baekhyun.

A mezzanotte meno cinque, le luci si fecero più soffuse e l’orchestra attaccò a suonare un valzer. Joonmyun trascinò il compagno sulla pista da ballo, nonostante le proteste di lui.

“Non sono capace di ballare” borbottò Kris. Non come una donna, aggiunse mentalmente.

“Lasciati guidare da me” l’altro le circondò la vita con un braccio, categorico. “Solo questo ballo, lo prometto”.

E volteggiarono, volteggiarono fino a sentirsi girare la testa. Quando il grande orologio cominciò a suonare il primo dei dodici rintocchi fatali, Kris rammentò le parole di Zitao.

“E’ mezzanotte, Altezza” gemette. “Devo andare”.

Si liberò dalla salda presa del compagno e, in preda al panico, si fece strada tra la folla che si divise come le acque del Mar Rosso per cedergli il passo. Joonmyun lo inseguì, disperato.

“Kriserentola, aspettate!” lo chiamò, rincorrendolo lungo la scalinata che conduceva al cancello principale.

“Non posso restare, principe! Non oltre la mezzanotte, vi avevo avvisato. E’ la cosa migliore per entrambi, credetemi!” urlò di rimando lui.

Incespicò su un gradino, ma si riprese in fretta e corse più veloce che poté. “Luano!” esalò non appena riconobbe l’animale che lo attendeva fuori dal castello. “Presto, riportami a casa”.

Quando Joonmyun, alcuni istanti più tardi, ebbe sceso le scale, non trovò traccia della ragazza –tranne delle impronte di zoccoli che con ogni probabilità appartenevano ad un cervide, ma non se ne curò. Trasse un respiro profondo e si passò una mano sugli occhi, sconfitto. La mezzanotte era arrivata ed il suo amore era perduto per sempre. Se solo avesse trovato qualcosa, qualsiasi cosa a cui appigliarsi per rintracciarla…

Un timido luccichio all’altezza del decimo gradino attirò la sua attenzione. Andò a vedere di cosa si trattava e con suo stupore trovò una scarpetta (ad occhio e croce un numero dal quarantaquattro al quarantasette) di cristallo, senza tacco. Doveva averla persa Kriserentola nella fuga, ragionò il giovine. Un sorriso esitante gli si dipinse in volto. Forse non tutto era perduto.

 

 

Nelle settimane successive, in tutto il regno non si fece che parlare dell’ostinata quanto bizzarra ricerca intrapresa dal principe Joonmyun. Centinaia di paggi vennero incaricati di affiggere sui muri degli edifici cittadini manifesti che recavano il seguente messaggio: «AAA. Cercasi disperatamente fanciulla bionda e molto alta col quarantasei di piede di nome Kiserentola». Anche in casa Lee la notizia venne discussa nei minimi particolari, e con diversi microinfarti da parte di Kris.

“Sembra che l’erede al trono si sia preso una bella scuffia” ponderò Hyukjae una mattina a colazione. “Mi domando se si tratti della stessa ragazza con cui l’abbiamo visto ballare e che è scappata via di punto in bianco. Peccato, formavano una così bella coppia”.

“Sì sì, è indubbiamente lei” Donghae spalmò una cucchiaiata di confettura su una fetta di pane. “Giusto ieri ho fatto un salto in città e la facciata della banca era tappezzata di volantini. Parlavano di una stangona bionda dai piedini non proprio di fata” ridacchiò. “C’era anche scritto il suo nome, ma al momento non mi viene in mente” arricciò il naso con disappunto.

“Me la ricordo” intervene Jongdae pensieroso. “Ti somigliava, Kris” e scrutò il fratello quasi con sospetto.

“Ne dubito” Kris finse noncuranza. “Non è ancora nata la persona in grado di competere con la mia sfolgorante beltà. Baekhyun, mi passi il bricco del latte?”

Jongdae rimase colpito da quell’affermazione. “Non è ancora nata la persona- Sì, può darsi che tu abbia ragione” bisbigliò alla propria tazza di cereali.

 

 

A palazzo, intanto, i sovrani si affliggevano per le sorti del loro unico figlio.

“E’ trascorso più di un mese, Joonmyun” esordì Yixing versandosi del caffè. “Forse è il caso che ti metta il cuore in pace”.

“Padre, come potete affermare una cosa simile? Proprio voi, che avete corteggiato il babbo senza pietà per quasi due anni?”

“Ciò che tuo padre intende dire, tesoro, è che la tua ricerca non sta dando frutti” Minseok posò una mano su quella del principe. “Rifletti. La ragazza potrebbe non essere di queste parti oppure, come lei stessa ti ha confessato, è già promessa ad un altro e non vuole compromettere il fidanzamento. In caso contrario si sarebbe già recata a palazzo a reclamare la scarpetta perduta, non sei d’accordo?”

“Come sempre mi leggi nel pensiero, amor mio” tubò Yixing. “Ritengo che il metodo d’indagine da te adottato sia sbagliato, figliolo. Di questo passo temo che non riuscirai mai a trovare la tua bella”.

 “Il mio metodo d’indagine è errato, voi dite” Joonmyun spalancò gli occhi. “E avete perfettamente ragione. Perdindirindina, come ho fatto a non pensarci prima?”

Si alzò in piedi e corse dai genitori, schioccando un bacio sulle guance di entrambi.

“Mi avete dato una splendida idea. Grazie, siete i padri migliori del mondo!” e uscì di gran carriera dalla sala da pranzo, lasciando i sovrani con un palmo di naso.

 

 

Pochi giorni dopo, il principe convocò il suo paggio più fidato e insieme, armati di scarpetta, presero in prestito la carrozza reale. Il ragazzo aveva in mente di setacciare il regno palmo a palmo, visitando ogni casa di ogni contea, al fine di ricongiungersi con la donna che amava.
Qualcosa in lei -un’esitazione prolungata, un tremito nella voce- non l’aveva persuaso del tutto. Kriserentola gli aveva mentito per chissà quale motivo e lui sospettava che c’entrasse il presunto fidanzamento. Era determinato a scoprire la verità, a qualsiasi costo.
Bussò a decine, centinaia, migliaia di porte senza risultati. Il suo cuore saltava un battito quando scorgeva una testa bionda, ma non era mai lei. Nessuna di quelle fanciulle si avvicinava alla grazia soave e leggermente maldestra di Kriserentola, nessuna aveva il suo stesso numero di scarpe.
Joonmyun però non si lasciò scoraggiare. L’ostinazione era una caratteristica che aveva ereditato dal padre.

 

 

Era un pomeriggio assolato, con una piacevole brezza che soffiava da nord est. Kris aveva indossato la sua speciale tenuta da boscaiolo (comprensiva di cappello floscio, calzoni larghissimi a scacchi neri e bianchi e un camicione appartenuto a Donghae quando era in attesa dei gemelli [4]) e si dilettava a spaccare legna nel cortile sul retro della villa. I suoi amici pelosi gli tenevano compagnia, sdraiati a debita distanza dall’ascia, e si godevano il sole a pancia all’aria.

“Nessuna notizia a proposito del principe?” se ne uscì fuori Jongin che, al pari di Sehun, era stato debitamente informato degli eventi verificatisi la fatidica sera.

“No” Kris si asciugò la fronte imperlata di sudore. “Anzi, la moglie del lattaio ha detto al babbo che in città hanno tolto di mezzo tutti quei manifesti sul mio alter ego. Evidentemente Joonmyun si è stufato di dare la caccia ad una persona che non esiste”.

“Peccato” Sehun intrecciò la coda con quella del compagno. “Avresti potuto farti avanti, Kris, se non altro per premiare la sua tenacia. Pensa, a quest’ora saresti potuto essere il principe consorte”.

“Ancora con questa storia, Sehunnie? Ne abbiamo già discusso. Ho preferito non dargli un dolore rivelandogli che la fanciulla di cui si è infatuato è in realtà un maschio”.

“E’ una nobile motivazione” rifletté Jongin. “Nondimeno il risultato è lo stesso. Il povero ragazzo ha il cuore spezzato e pure tu, se posso permettermi l’ardire, non stai messo tanto meglio”.

“Non tutti sono destinati ad essere felici [5]” mormorò Kris prima di riprendere da dove si era interrotto.

 

 

“Siamo arrivati, Altezza” dichiarò il paggio studiando la mappa che aveva in mano. “Questa è la strada dove abita la famiglia Lee. Riesco a vederne la magione” si sporse dal finestrino.

“Ben fatto, Chanyeol”.

Una volta che la carrozza ebbe percorso il sentiero che conduceva alla villa, Joonmyun ed il suo accompagnatore annunciarono la loro presenza ad uno dei domestici. Vennero celermente fatti accomodare nello spazioso salone, di cui il principe apprezzò silenziosamente l’arredamento di buon gusto ma essenziale. I padroni di casa, mandati a chiamare da una cameriera, non nascosero il loro stupore nel vedere l’erede al trono seduto sul loro sofà.

“Altezza” si inchinarono rispettosamente. “Qual buon vento vi conduce nella nostra modesta dimora?”

“Vento d’amore e disperazione, signori Lee”.

“Credo di capire” annuì Hyukjae. “C’entra forse la fanciulla misteriosa sulla cui identità vi siete a lungo scervellato?”

“Precisamente, e non avrò pace finché non l’avrò ritrovata. A tal proposito, posso domandarvi se avete figli?”

“Tre maschi, le pupille dei nostri occhi… Ma nessuna femmina”.

“Oh. Capisco” Joonmyun era visibilmente deluso. “In tal caso non vi ruberò altro tempo prezioso” e si accinse a congedarsi.

“Un momento, Altezza” si alzò in piedi Donghae. “Ci fareste un grande onore se ci permetteste di presentarvi i nostri ragazzi” sorrise. “Siete il loro modello di riferimento, sapete, soprattutto per il nostro figlio maggiore. Disgraziatamente non ha potuto partecipare al ballo a causa-”

“Ne sarò lieto, signor Lee” lo interruppe l’altro con voce pacata. “Fateli chiamare”.

Jongdae e Baekhyun varcarono la soglia del salone alcuni istanti più tardi. Al pari dei loro genitori rimasero alquanto sorpresi, ma si ricomposero in fretta e omaggiarono doverosamente il principe.
Baekhyun, tuttavia, non riuscì a togliere gli occhi di dosso dal giovane assurdamente alto (e che orecchie mastodontiche aveva!) che gli sorrideva a due metri di distanza.

“Chanyeol, per servirvi” si presentò lo spilungone, e un brivido corse lungo la schiena di Baekhyun.

“E Kris?” chiese notizie Hyukjae. “Perché non è sceso con voi?”

“In camera sua non c’è, padre” rispose Jongdae. “E’ probabile che stia giocando all’allegro boscaiolo in cortile, conoscendolo”.

“Avete detto Kris?” ripeté Joonmyun, esitante. “Un nome insolito”.

“E ancora più insolito è il suo aspetto” interloquì Donghae con malcelato orgoglio. “Non lo dico perché sono suo padre, ma è davvero un bellissimo giovanotto: statura fuori della norma, capelli color grano. Non somiglia né a me né alla mia ex moglie; ma potrete giudicare voi stesso, Altezza. Eccolo che arriva!”

Il principe puntò lo sguardo nella direzione che gli veniva indicata e, mano a mano che la figura maschile si avvicinava, sentiva il suo battito cardiaco aumentare esponenzialmente. I capelli biondi, scuriti dal sudore, brillavano come oro bruno alla luce solare che filtrava dalle finestre. Le sopracciglia folte, leggermente aggrottate, la bocca atteggiata a broncio, il mento delicato e gli occhi, quegli occhi dalle lunghe ciglia che non era riuscito a dimenticare. Persino l’altezza corrispondeva.

“Kriserentola” esalò. “Kriserentola, sei proprio tu?”

L’interpellato si bloccò, interdetto, accortosi in ritardo della presenza di un ospite. Si sentì mancare. L’uomo cui aveva rinunciato per sempre sentendosi molto un eroe tragico e che aveva giurato di smettere di amare si trovava in casa sua, a pochi passi da lui e -Shisus onnipotente- l’aveva riconosciuto.

“Kris” proseguì Joonmyun, avvicinandosi. “E’ questo il tuo vero nome, dunque: Kris” gli posò una mano sul petto. “Perché mentirmi? Perché tirare in ballo un fidanzato fittizio?”

Il resto della famiglia Lee assisteva alla scena comunicando a bisbigli, decisi a non perdersi neanche una sillaba.

“Che mi prenda un colpo” mormorò Hyukjae. “Ciò significa che la fanciulla misteriosa in realtà era il nostro primogenito?”

“Non avrei mai immaginato che avesse l’hobby di travestirsi da donna” osservò Donghae sovrappensiero.

“Oh mio Dio. E’ come sospettavo, ho dato della gnocca a mio fratello. Oh mio Dio” sussurrò Jongdae più pallido del solito.

Baekhyun, dal canto suo, era occupato a scambiarsi sguardi infuocati con Chanyeol.

“Sei libero una di queste sere?” chiese il paggio con un sorriso a cinquantadue denti.

“Per te sono sempre libero, baby” ammiccò l’altro.

La coppia appena riunitasi, intanto…

“Perdonami” Kris era in imbarazzo. “Fosse stato per me, sarei venuto al ballo vestito normalmente. E’ stata la mia fata madrina a conciarmi in quel modo”.

“Qualcuno ha fatto il mio nome?” si udì una voce dall’alto, seguita da un fracasso infernale e da una nebbiolina rosa familiare.

Jongdae però fu l’unico a prestarvi attenzione, giacché gli altri erano in altre faccende affaccendati.

“Woah” rimase a bocca aperta. “E tu chi saresti?” apostrofò il nuovo arrivato, non prima di averlo squadrato per benino da capo a piedi.

“Sono la fata madrina di tuo fratello, piacere di conoscerti! Mi chiamo Zitao, Taozi per gli amici”.

“Piacere mio, Taozi” gli strinse la mano. “Io sono Jongdae, ma tu puoi chiamarmi Chenzi [6]”.

“Vuoi un po’ di zucchero filato?” propose la fata prendendone una manciata dal cappotto.

“A dire la verità i dolci non mi fanno impazzire; ho altri gusti, diciamo così” mormorò Jongdae suadente. “Preferirei piuttosto avere te, sul mio letto, meglio ancora senza tutti questi superflui strati di vestiti addosso”.

Zitao arrossì.

“Fammi strada” disse poi.

Joonmyun, nel frattempo, stava facendo ricorso a tutta la sua capacità di persuasione per convincere un ritroso Kris a cedere.

“Io ti amo” gli prese il viso tra le mani, costringendolo a piegare il collo.

“Anche io, ma non possiamo sposarci” sospirò lui.

“Perché no, scusa?”

“Beh, prima di tutto… Sono fissato con le creme per il viso, ma molto peggio di una donna. I miei fratelli mi chiamano Kriserentolo per questo motivo”.

“Non è un delitto prendersi cura di se stessi”.

“Sono più vecchio di te, ho già ventun’anni”.

“Ho sempre avuto un debole per gli uomini maturi” sorrise allusivo.

“Non potrò, uhm, darti dei figli” sparò.

“Ceeeerto, ed è stata una cicogna a portare noi due ed i tuoi fratelli ai rispettivi genitori. Cerca di fare obiezioni sensate, se proprio devi”.

“Ma non capisci, Joonmyun?” si esasperò Kris. “Sono un giraffone goffo e narcisista, ho due topolini come migliori amici, dei fratelli che mi trollano –e come se non bastasse sono un uomo!”

“Francamente, mio caro, me ne infischio [7]” e detto ciò il principe lo zittì con un bacio.

 

 

E vissero per sempre felici e contenti.

 

 

 

 

[1] Si tratta del kajal, ma sappiamo benissimo che il Byun sarebbe capace di usarlo come eyeliner.

[2] Perché Chen è una dansheen masheen xD. (http://25.media.tumblr.com/tumblr_m8bez8Pl1E1raft7zo1_250.gif)

[3] Come sa chi ha visto questa intervista, a 0:46 (http://www.youtube.com/watch?v=dAsN1e0F2mw).

[4] Per chi non avesse colto la sottile allusione ad uno dei deliziosi outfit sfoggiati di recente dal duizhang, mi riferisco a QUESTO ORRORE: http://25.media.tumblr.com/2432d411312b556a86fd00d27284f381/tumblr_ml73rn5FsA1ruyrtyo6_500.png.

[5] Citazione doverosa da X/1999.

[6] Rendiamoci conto: Taozi in cinese vuol dire pesca, Chenzi (il soprannome di Chen) arancia. Se non sono una coppia perfetta loro due…

[7] Citazione da Via col vento.

 

Vi lascio il link della mia pagina Facebook, in caso abbiate apprezzato questa one shot e vi incuriosisse  seguire in diretta i miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

   
 
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