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Autore: EmmeEnne    22/04/2013    4 recensioni
Thea Petrov, diciassettenne con una vita che vorrebbe cambiare. Avrebbe desiderato solamente vivere una vita normale, invece di essere catapultata in una realtà che non le piaceva. Combattere quelle creature non le piaceva! Ma doveva farlo, non aveva altra scelta.
Dal primo capitolo: "E io non gli avevo detto mai niente, mi sentivo una persona orribile quando dovevo inventare scuse inesistenti per tornare a casa in tempo per gli allenamenti con mio padre, ma cos’altro potevo fare? Prenderlo e dirgli “Hei, la tua migliore amica caccia i lupi mannari!”, immergerlo in un mondo completamente diverso da quello che viveva e mettere a rischio la sua vita? No, non lo avrei mai fatto."
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Isaac Lahey, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“This is me”

“Thea Petrov, diciassettenne al terzo anno si aspetta un futuro felice e prosperoso. Magari si aspetta di trovare un lavoro che la soddisfi, che le faccia guadagnare tanto da permettersi di pagare college, casa e potersi quindi allontanare da Beacon Hills finalmente. Si aspetta un futuro, ecco cosa si aspetta! E anche...”
-Oh, al diavolo questo tema!- esclamai, strappando il foglio sul quale stavo scrivendo, accartocciandolo e gettandolo da qualche parte nella stanza.
-Cosa cavolo ti ridi?- continuai, ponendo la domanda ad Isaac, il mio migliore amico. Quell’amico che hai da sempre e che speri non ti abbandoni mai. Quell’amico al quale confidi tutto, anche il segreto più intimo. Quell’amico che speri diventi qualcosa di più, ma lasciamo perdere che forse è meglio.
-E’ che hai strappato già quattro pagine!- mi rispose sogghignando.
Era vero, ma quel maledetto tema proprio non riuscivo a farlo. “Cosa ti aspetti dal futuro”, sempre le solite baggianate. Come le precedenti tre volte si alzò dalla sedia e andò a raccogliere il foglio, leggendolo.
-Dai questo mi piace, continualo!- mi disse porgendomi il foglio.
-A me per niente!- dissi afferrandolo e sbuffando.
-Cosa c’è di difficile sullo scrivere un tema sul futuro, sentiamo- disse, mettendosi di nuovo comodamente seduto e fissandomi.
-Forse non so cosa fare in futuro?-
Il guaio era che lo sapevo eccome. Avrei di sicuro continuato “il lavoro” di mio padre assieme a mio fratello, Alek. Era una cosa che si tramandava di generazione in generazione e che purtroppo non si poteva spezzare, e non avevo ancora capito il perché. Ormai erano già ben sette anni che praticavo questa, emm... cosa?! Sì, chiamiamola cosa perché fa orrore anche a me, odiavo farlo. Beh.. ero una cacciatrice, una cacciatrice di lupi mannari.
Lo so, lo so, i lupi mannari non esistono, sono solo storie che si raccontano ai bambini per fargli mangiare le verdure e bla, bla, bla, credete a ciò che volete, ma è così; davo la caccia a queste creature da quando avevo dieci anni.
Il giorno del mio decimo compleanno mio padre mi portò in una stanza e cominciò a farmi un bel discorsetto. “Ormai sei grande abbastanza” diceva, “E’ il tuo futuro questo, è meglio che impari a conviverci già da adesso”, ma la cosa che più mi fece stare male fu quando mi raccontò la verità sulla morte di mamma. La mamma venne morsa da uno di quei mostri e si uccise per non mettere nei guai noi e la nostra famiglia. Si era uccisa. Io avevo dieci anni quando la trovai a terra in un pozza di sangue rosso, agonizzante. Avevo dieci anni, volevo solo giocare con le bambole come le altre bambine! Invece mi toccava imparare a scoccare le frecce, a combattere, a preparare bombe e altre armi strane contro i lupi mannari e andarli a cacciare per farli fuori.
Forse una cosa positiva c’era nell’insieme: avevamo un codice. Uccidevamo solo i licantropi che avevano ucciso a loro volta o fatto del male agli esseri umani, o per nutrirsi o per il semplice gusto di farlo.
Io e Alek, però, non avevamo mai ucciso una di quelle creature, era sempre papà a farlo. Già, perché nella mia bella avventura c’era anche Alek, e per fortuna aggiungerei!
Alek era il miglior fratello gemello che qualcuno potesse mai desiderare. Era stato lui a prendersi cura di me la maggior parte delle volte, a tranquillizzarmi quando piangevo o quando mi svegliavo nel cuore della notte in preda a degli incubi terribili. Lui era l’unico che c’era sempre per me, con cui potessi confidarmi su tutto quanto. Proprio così, perché un’altra cosa che mio padre mi disse scandendo bene ogni singola parola fu “Sia chiaro che nessuno deve sapere quello che facciamo, tantomeno il tuo amichetto!”, e con amichetto intendeva Isaac.
E io non gli avevo detto mai niente, mi sentivo una persona orribile quando dovevo inventare scuse inesistenti per tornare a casa in tempo per gli allenamenti con mio padre, ma cos’altro potevo fare? Prenderlo e dirgli “Hei, la tua migliore amica caccia i lupi mannari!”, immergerlo in un mondo completamente diverso da quello che viveva e mettere a rischio la sua vita? No, non lo avrei mai fatto.
-Hei, ma mi ascolti?- mi chiese, passandomi la mano davanti la faccia.
-Eh? Si, si certo- risposi titubante.
-Non mi stavi ascoltando invece. A che pensavi?- mi chiese, chiudendo definitivamente il libro di inglese e ponendo l’attenzione solo ed esclusivamente su di me. Quegli occhi, quelle due sfere color ghiaccio mi stavano fissando e io ero andata in tilt, non riuscivo a pensare nemmeno a una stupida scusa. Chi lo aveva deciso che dovevo innamorarmi proprio del mio migliore amico? Era una cosa imbarazzante! Non sapevo come affrontarla, ero impotente per una volta. 
-Emm... io veramente...- cominciai a balbettare.
-Stai pensando a Sam, non è così?- mi chiese lui.
-Già- gli risposi abbassando lo sguardo.
Cosa?! Ma no che non sto pensando a quel bastardo! Oh mio Dio, voglio morire! Sam era il mio ex ragazzo, quello che mentre stava assieme a me si scopava Bridget, la figlia di papà che la dava sempre a tutti. Ma comunque era acqua passata, non pensavo più a Sam, avevo in mente solo e soltanto Isaac. Avevo una paura matta di dirglielo, però, temevo che non solo avrei perso un’opportunità per stare insieme a lui, ma che avrei perso anche il mio migliore amico, e questo non potevo farlo accadere, no!
-Ah- mi rispose solamente.
Mi sembrava come dispiaciuto, che provasse anche lui qualcosa per me e non me lo dicesse per lo stesso mio motivo? Povera illusa! Mi ammonì una vocina nella mia testa. Stavo per chiedergli cosa avesse visto che si era rattristito così tanto, ma non lo feci perché entrò mio fratello in stanza tutto euforico.
-Alek Petrov segna ancora!- disse lasciandomi un bacio sulla guancia, con tanto di schiocco.
-Cosa c’è?- gli chiesi io, un po’ impaurita per la sua entrata.
-Leggi- mi disse semplicemente, porgendomi il suo cellulare.
#A. Allora, ci vieni con me al cinema?
#V. Può darsi, ma siamo solo noi due?
#A. Perché, è un problema?
#V. Beh, al cinema solo noi due... non fraintendermi.
#A. No, certo, certo! Ci saranno anche mia sorella e un suo amico, tranquilla!
#V. Allora d’accordo! Mi passi a prendere tu?
#A. Certo, a domani!-Pare che dovremmo andare al cinema, Isaac- dissi, ridando il cellulare al mio fratello.
-Grazie sorellina!- disse, baciandomi ancora una volta la guancia. –Ti voglio bene- continuò.
-Solo quando ti fa comodo, ma mi sta bene- risposi io sogghignando.
-Gne- mi fece una smorfia mentre usciva dalla mia camera.
Istintivamente io e Isaac ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Alek andava dietro a questa ragazza da mesi ormai, mi aveva assillato fino al punto di desiderare che gli andasse via la voce. Però dovevo ammettere che mio fratello aveva bei gusti, Valerie era una bellissima ragazza, gentile, un po’ sulle sue, ma perfetta per lui. E anche lui non scherzava, se non fossi stata sua sorella gli sarei stata dietro come un cagnolino anche io, come facevano tutte le ragazze con poca autostima della scuola. La cosa della quale non si accorgevano era che sembravano tante “Alice nel paese delle meraviglie” ogni volta che lui passava, ed era una cosa alquanto ridicola a mio parere. Andiamo, ho capito che mio fratello ha il suo fascino, ma calmate gli ormoni! 
-Andiamo al cinema allora- disse Isaac, come se volesse una conferma.
-Già- risposi semplicemente io.
Adesso non mi rimaneva che aspettare l’indomani per quel pomeriggio al cinema e poi boh, di sicuro tornare a casa per gli allenamenti. A volte odiavo la mia vita, e odiavo anche mio padre per avermi messo in mezzo, ma ormai c’ero dentro fino al collo e tirarmi indietro adesso avrebbe solo fatto infuriare mio padre. L’unica cosa che mi faceva continuare a cacciare i lupi mannari era scoprire chi di quei mostri aveva spinto mia madre al suicidio. Mio padre ne era a conoscenza, glielo avevamo chiesto più volte e puntualmente rispondeva che lo avremmo saputo al compiere dei diciotto anni.
Dovevo solo continuare a condurre una vita piena di bugie come avevo fatto fino ad allora, aspettando i miei diciotto e finalmente qualche
verità.   


Emme's corner:
Eccomi qui con una nuova storia, sempre a romprevi le scatole xD 
Coomunque, io che scrivo per puro sfogo e non conoscendo per niente tutte quelle diciture che EFP offre quando si deve pubblicare una nuova storia, non so mai quale mettere e per evitare di inserire cavolate non metto niente dove non capisco cosa significhi. Spero valga lo stesso se scrivo qualcosa qua... allora, i personaggi al di fuori di Teen Wolf sono inventati, ho preso ispirazione solo per nomi e volti. Eggià, questa volta vi do anche i volti u.u (Sono due, cliccate sia sul nome che sul cognome)
Thea Petrov
Isaac Lahey
Alek Petrov
Beh, per ora nulla più, mi piacerebbe ricevere qualche recensione per sapere la vostra opinione su questo primo capitolo, come vi è sembrato l'impatto, ecco. 
Un bacio grande, Emme. 
  
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