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Autore: pallade    22/04/2013    5 recensioni
Ecco un romanzo cavalleresco con una madamigella un po' sui generis.
Un gran torneo di cavalieri dà il benvenuto a sir Olrich, potente signore delle terre di Ychmal dalla lama affilata ed infallibile, che dovrà affrontare Artù Pendragon nella finale della competizione.
Sir Olrich esprime il desiderio di usufruire dei servigi di Merlino (di giorno e di notte).
Artù, suo malgrado, si trova costretto ad accettare. Merlino, dal canto suo, non disprezza le attenzioni che giovane ed appetente cavaliere non manca di dimostrargli ed arriva a farsi qualche domanda.
Una storia di cocente gelosia e confessioni macerate nel cuore, passione travolgente e rivalità.
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(le introduzioni sono il mio tallone d'Achille. Mi promettete di dare almeno un'occhiatina?)
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sir Olrich estrasse la spada e ne conficcò la punta nel terreno ai suoi piedi, inchinandosi lentamente. Sir Leon si sollevò con fatica e tossì, tenendosi il ventre sul quale esibiva una profonda ferita visibile attraverso la cotta squarciata. L’arena bruciava sotto i raggi del sole pomeridiano, immobile nell’aria estiva. Un sottile mormorio si disperse fra la folla di astanti e nessuno degli spettatori osò esplodere in una qualche reazione.
Uther Pendragon serrò i pugni, ben dissimulando il suo nervosismo. Alzandosi con solennità, squadrò dall’alto del suo seggio il giovane cavaliere in ginocchio sulla terra madida del sudore dei contendenti, il suo mantello cremisi richiamava il sangue più vivo.

– Dichiaro Olrich da Foyer, signore di Ychmal, vincitore dello scontro. Sir Olrich affronterà il principe Artù Pendragon fra tre giorni a mezzodì, nel duello che decreterà il vincitore del torneo. –

Olrich alzò il viso e fissò i suoi occhi scuri in quelli del Re, senza pudore e senza timore. L’angolo della sua bocca si sollevò leggermente ed Uther arricciò il naso, aggrottando la fronte. Voltandosi, il suo mantello si gonfiò ed il cavaliere si tirò in piedi, posando il suo sguardo sulla folla ancora immersa in un fitto borbottio.
Due guardie corsero verso sir Leon, chinandosi su di lui per accertarsi delle sue condizioni. Il cavaliere annuiva piano pallido in volto, mentre i soccorritori lo sollevavano scortandolo verso la sua tenda.

– Mio signore! – esclamò un valletto in calzoni attillati dai colori accesi, i suoi riccioli biondi rimbalzavano sulla sua nuca mentre correva verso Olrich: – Siete ferito, mio signore? –

– Placa la tua apprensione, mio buon Flaccus. – attraversarono l’arena, Olrich con il petto gonfio d’orgoglio ed il servitore che arrancava al suo fianco sotto il peso di elmo e spada. – Qualche graffio è necessario per guadagnarsi la vittoria. Ma tu dovresti congratularti con il tuo valoroso padrone per la sua maestria nelle arti combattive! –

– Indubbiamente, mio signore. Uno scontro senza pari, avete dato ancora una volta prova inconfutabile del vostro valore! Il vostro avversario si è battuto strenuamente ma voi l’avete vinto con molta prodezza. –

– Fai bene ad elogiare gli sconfitti, Flaccus. Sono un uomo d’onore e riconosco la capacità dei caduti. A questo proposito, ricordami di chiedere delle condizioni di sir Leon al banchetto. –

Flaccus annuì, seguendolo mentre si avvicinavano all’entrata della tenda. Sistemandosi l’elmo fra le braccia in modo che non cadesse, notò con la coda nell’occhio una figura che li osservava poco lontano. Si schiarì la gola per avvertire il suo padrone di quella presenza e lui si voltò, sorridendo per la sorpresa.

– Ma guardate chi abbiamo qui: il principe in carne ed ossa! – disse spalancando le braccia.

Artù gli rivolse un sorriso tirato ed un vago cenno, facendo qualche passo verso di lui. – Sir Olrich. È da dieci anni che non ci vediamo. –

L’altro alzò una mano. – Devo correggervi, principe. Sono solo nove. Voi eravate appena entrato fra le file dei cavalieri e già facevate parlare di voi. –

– La vostra abilità non è da meno. Sir Leon è il migliore dei miei uomini. Finora non l’ho mai veduto a terra. –

Olrich chinò il capo con modestia. Artù aggrottò un secondo la fronte per poi distenderla subito dopo ed assumere un’espressione rilassata e sicura di sé.

– Prevedo un emozionante confronto per il prossimo giorno. –

– Mi avete letto nel pensiero, principe. Non vedo l’ora di testare con la mia lama la vostra bravura. – ribatté il cavaliere senza distogliere lo sguardo dall’interlocutore.
Durante lo scambio di occhiate, Merlino si materializzò disordinatamente accanto al suo padrone senza notare gli altri due, ansimando e spintonandolo mentre reggeva fra le mani una pezza insanguinata.

– Leon sta bene, Artù, Gaius gli ha ricucito la pancia. Non potrà tirare di spada per almeno due mesi o la ferita rischia di riaprirsi. – Artù incrociò le braccia al petto con nervosismo. Merlino si voltò nel punto indicato dalle pupille del suo padrone e sobbalzò alla vista del cavaliere.

– Olrich! – l’interpellato sollevò un sopracciglio. – Voglio dire… mio signore. Ehm, bel duello. –
Merlino si inchinò goffamente e restò in quella posizione, percependo il disagio di Artù al suo fianco.

Inaspettatamente, Olrich scoppiò in una fragorosa risata. Merlino pensò fosse il caso di non alzare lo sguardo e restò con la testa china, ma il cavaliere gli batté la mano sulla schiena bonariamente. – Alza il volto, ragazzo. –

Merlino obbedì e si ritrovò a dover evitare continuamente lo sguardo interessato del cavaliere, che lo squadrava con attenzione. Spostò gli occhi sul valletto di Olrich, che sembrava quasi avvezzo a scene simili e sudava per via dei pesi ingombranti che reggeva.
Artù a quel punto si schiarì la gola ed Olrich, distratto dal suono, gli sorrise.

– Perdonatemi, principe, ma il vostro valletto suscita il mio interesse. Ha un che di spassoso. Flaccus –  fece un cenno verso di lui – è estremamente competente, ma un po’ rigido. È un bravo servitore, costui? –

Merlino raddrizzò la schiena con orgoglio ed Artù lo ignorò, rivolgendosi al cavaliere. – Il suo servizio è passabile, ma Merlino ha i suoi difetti che lo rendono quasi insopportabile. –

– Merlino, huh? – ripeté l’altro, tornando a studiarlo con interesse. Merlino, nonostante non si sentisse a proprio agio, fu lusingato dalle attenzioni del cavaliere. – Me lo prestereste per questa sera? Vorrei dare al mio Flaccus del tempo libero date le sue condizioni di salute. –

Flaccus aggrottò la fronte e aprì la bocca, facendo per parlare con un tono dubbioso, ma il suo padrone lo interruppe con un breve cenno della mano. Il principe inspirò lentamente, socchiudendo le palpebre. – Se il vostro valletto è indisposto dovete farlo visitare dal nostro medico di corte, che è il migliore di Camelot. –

– Non mancherò, ma giudicherete anche voi che dopo questo combattimento avrò bisogno di cure e servigi e Flaccus non potrà darmeli. Sono sicuro che non avrete nulla in contrario, principe. Sarete felice di liberarvi della sua, come avete detto, insopportabile presenza per una sera. –

Si accarezzò lentamente il volto coperto di una sottile barba e sorrise ad Artù, le gote imporporate per una rabbia che celava con difficoltà. Dopo un momento di silenzio in cui i due nobiluomini si fissarono con leggero astio ed i valletti assistevano, il principe cedette.

– D’accordo. Ma badate che prima di rispondere a voi, Merlino risponde a me. – calcò il tono sull’ultima parola e fece una pausa prima di riprendere a parlare: – Perciò egli eseguirà prima i suoi doveri presso le mie camere e solo dopo vi raggiungerà nelle vostre. –

Olrich sembrò soddisfatto dal risultato delle trattative e sollevò il mento, tendendo il braccio verso Artù che glielo strinse nel saluto cavalleresco. Si girò e con un cenno avvertì Merlino di seguirlo. Olrich ghignò maliziosamente senza distogliere gli occhi dalla figura del servitore che affiancava il principe, gesticolando goffamente.

– Mio signore, – Flaccus si chinò per parlare discretamente al suo padrone: – perché questa farsa? –

Olrich espirò pesantemente e si voltò, scostando il tessuto della tenda permettendo al valletto di precederlo all’interno. – Spero tu non sia geloso, Flaccus. –

Quello arrossì fino alle orecchie: – No! Magari, un poco può darsi… –

Olrich lo guardò sorpreso e ridacchiò, scuotendo la testa. – Ah, non merito la tua lealtà, mio caro. Conosci bene la mia natura volubile. –

– Mio signore, io mi preoccupo per voi. – lasciò cadere ciò che reggeva sul tavolo in legno massiccio. – Le usanze di Camelot sono ben diverse da quelle delle nostre terre. Ho avuto modo di informarmi presso gli altri servitori e… –  fu interrotto dal suo padrone, che gli strinse le spalle senza smettere di ridacchiare.

– Il mio problema è che mi lascio fuorviare dai miei desideri e da un bel viso come quello di Merlino. Ma tu, Flaccus, tu ti preoccupi troppo. Camelot non è diversa. La gente fa quello che noi facciamo, ma non ne parla. Tutto qui. – gli diede un’ultima scrollata e poi lo liberò dalla stretta, stirandosi i muscoli delle braccia.
Flaccus annuì, scettico, e raggiunse il suo signore per aiutarlo a sfilarsi l’armatura.

– Avete ragione, mio signore. Ma prestate comunque attenzione al principe: sembra provare attaccamento verso quel Merlino. –

Olrich sospirò quando le dita del servitore gli sfiorarono la pelle nuda. – Starò attento. –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
– Fai attenzione a sir Olrich. Si trascina dietro una pessima reputazione. –

Artù passeggiava avanti e indietro davanti al suo letto, indossando le sue vesti da notte. Lo scollo della camicia era aperto sul petto ed i suoi piedi nudi sul pavimento di pietra.

Merlino era accanto alla finestra, con le mani sui fianchi e gli occhi che saettavano verso il cielo ad ogni raccomandazione del principe. – È da quando siamo rientrati che non fate che ripetermelo. So badare a me stesso. –

– Non è questo il punto! – sbottò l’altro, alzando le braccia al cielo. – Hai visto il suo servitore? –

– Flaccus? –

– Lui è solo uno della gran moltitudine di servitori che ha. –  sospirò, passandosi una mano nei capelli nel tentativo di calmarsi. – Gira voce che… che sir Olrich ami circondarsi di… giovani prestanti. Attraenti. – lasciò sfumare la frase sperando che Merlino cogliesse l’antifona, ma non ebbe tale fortuna.

– E quindi? –

– E quindi… Olrich ha messo gli occhi anche su di te. –

Seguì un momento di silenzio. Merlino storse la bocca: – Ancora non… –

– Merlino, idiota! Non puoi essere davvero così ingenuo! – gridò Artù, buttandosi a sedere sul materasso, i pugni serrati, respirando pesantemente. – Accompagnatori, trastulli, intrattenitori. Li chiamano in molti modi, ma le prestazioni richieste non variano. –

Merlino schiuse le labbra e parve comprendere. – Oh. –

– Già, oh. – Artù si stropicciò la faccia con le mani.

– Non devo per forza farlo, però. Posso rifiutarmi e se lui dovesse insistere io lo denuncerei a Uther e… –

– E l'indomani i corvi banchetterebbero con la tua poca carne. – si alzò di scatto, riprendendo a passeggiare. – Un rifiuto è un’offesa personale. Lui è un nobile e tu, servitore, rappresenti la corte di Camelot. Olrich è il signore di alcune delle terre più ricche e popolose, le sue legioni contano migliaia di uomini ben addestrati. La guerra contro Lot è ancora una vaga previsione, ma ci serviranno le sue truppe se le trattative dovessero finire male. –

– Quindi dovrei… –

Il principe abbassò il capo stringendo di nuovo i pugni con rabbia e Merlino si zittì, deglutendo rumorosamente.

– Mi dispiace, Merlino. –
 
 











 
 
 
 

 
 
 
 

 
 


 
 

angolino personale 

è la prima fanfiction che pubblico in questo fandom (è la prima fan fiction che pubblico in generale, anzi).

Sì, sono nuova su EFP (ho un account su LJ, però) ed inauguro la mia carriera di autrice scrivendo questa storiella breve sulla mia ship preferita insieme a Destiel, MorMor e Johnlock. Saranno giusto tre o quattro capitoli e ci sarà la giusta dose di rating rosso (perché a tutte noi solo quello importa, giusto?).

Dovrei aggiornare con cadenza settimanale, ma potrei decidere di anticipare l’aggiornamento, a seconda degli impegni personali.

Lasciatemi un piccolo segno del vostro passaggio, ci conto!
Non sono d’accordo con chi dice che il silenzio è d’oro. ^^

Bonne nuit! 
 

   
 
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