Tunnel
Stavo tutta lunga e distesa come quando ti tuffi in avanti in altalena, ecco: ero un proiettile che s'affaccia dalla canna d'una carabina senza uscirne mai davvero.
Luccicante di grasso e sudore e lacrime, tentavo di penetrare l'aria trasparente, e puntualmente venivo strattonata indietro da uno scricchiolare di corda e legno.
Facevo i sogni più brutti, ma quel poco di chiaro che mi arrivava bastava a raccontarmi che da qualche parte c'era altro: pomeriggi arancioni e tiepidi e sonnacchiosi, fatti di vertebre pigramente schiacciate contro un termosifone.
Io però li guardavo allontanarsi, diventare stelle che mai m'avrebbero scaldato le palpebre...