LYRA’S
ATTACK
Lyra
osservava la sua immagine riflessa sullo specchio del camerino,
posizionato in
un piccolo corridoio perpendicolare a quello principale della galleria
sotterranea, sotto la città della gym leader Whitney.
Una
luce
fioca illuminava il posto, mentre strane e oscure ombre si allungavano
e si
storcevano dietro le spalle della ragazza. Piccole gocce
d’acqua colavano da
varie condutture arrugginite presenti nella zona e il lieve rumore che
producevano -plic- metteva in soggezione Lyra e la piccola creatura a
due code.
Sopra i propri vestiti infilò la divisa del Team Rocket
trovata nel camerino
grazie a quel fotografo…Come si chiamava?
“Poco
importa. Tanto lo troverò ovunque.” Si
sistemò il basco sopra i gonfi capelli
castani raccolti in due misere codine. “Invece di pensare al
fotografo, dovrei
prendermi più cura dei miei capelli.” Se li
sciolse e tentò di sistemarseli,
facendosi anche aiutare dalle due code del pokémon davanti a
lei, il quale era
montato sopra a uno sgabello. Rise al dolce e leggero contatto di una
coda
sulla guancia e perse qualche minuto a fare buffetti al suo amico.
“Ora
possiamo andare, Espeon?” Il pokémon, sceso dallo
sgabello, si strusciò con
fare affettuoso alle sue gambe. “Lo sai anche tu che non mi
piace ingannare, però
devo salvare la Torre Radio.”
I
due
sbucarono fuori dal camerino, correndo verso l’uscita. La
ragazza gioì al solo
pensiero di allontanarsi da quel posto così deserto e
inquietante, non notando
davanti a sé un ragazzo leggermente più alto
nella sua traiettoria. Il pokémon
sole tentò di avvisarla con vari versi, ma quella stava
pensando di chiedere a
Whitney di cambiare le lampadine della galleria sotterranea, ovviamente
dopo
aver fatto un c… sconfitto il Team
Rocket.
La
collisione tra i due avvenne e Lyra cadde sul terreno sporco, pieno di
germi e
batteri. I pantaloni neri si macchiarono, soprattutto nella zona airbag
dell’allenatrice. Quando si rialzò, si
massaggiò i glutei per alleviare il
dolore, mentre allungò lo sguardo verso l’ostacolo
che l’aveva fatta cadere.
Notò che era un bel ragazzo, castano con gli occhi verdi, la
pelle diafana.
Sentì le guance avvampare. Quella divisa gli stava
particolarmente bene, ma…
“È
un
membro del Team Rocket. Chissà cosa
vorrà.” Pensò Lyra, cambiando
espressione.
Passò nell’arco di qualche secondo da timida-
impacciata a seria-pronta
all’attacco. “Recluta! Non siamo qui a smacchiare i
pavimenti di questo lurido
posto. Corri verso la Torre Radio, il generale Milas ha bisogno di
pedine da
mettere in gioco. E ricordati che questa missione è per il
nostro capo
Giovanni.” La ragazza scappò in direzione del
luogo indicato, evitando di
ritrovarsi le mani insanguinate e qualche dente, che era certa che non
appartenessero a lei, nei pugni. Salì in fretta le scale,
seguita dal suo
fedele compagno, lanciando un’occhiata alla piccola figura
femminile nascosta
dietro una pianta.
Lyra
quasi
non riconosceva più Goldenrod city. La città era
deserta e, a differenza della
galleria sotterranea, le strade era illuminate dai lampioni. Le luci
all’interno delle case erano tutte spente, persino quelle
della palestra.
“Possibile che sia sera tarda?” Controllando
l’ora e le dieci chiamate perse,
tra cui una di Ethan e una del professor Elm, constatò che
la situazione doveva
essere davvero grave. No, non era sera tarda e il sole era tramontato
da un
paio d’ore.
Raggiunse
la Torre Radio, aspettandosi che le porte si aprissero da sole. Invece
le toccò
spingerle, ma non con troppa energia. Il buio regnava nella hall e
Lyra,
tastando sulla parete alla sua destra, tentò di accendere la
luce, fallendo per
non aver trovato un interruttore. La reception, dove spesso trovava
delle
gentilissime signore in uniforme, era completamente vuota, i computer
spenti. Si
avvicinò cautamente alle scale che conducevano al primo
piano dell’edificio,
guardava di striscio le ombre dietro di sé. Sentiva la
presenza di qualcosa
dietro la sua schiena, a un passo da lei. Udì dei veloci
passi sopra la sua
testa. “Questi devono essere le reclute.” Inoltre
sentì una sedia strusciare
sul pavimento, ma, avvolta nel buio e sentendosi confusa, non
capì se il rumore
proveniva dall’alto o se c’era qualcuno che si
divertiva male dietro di lei. Si
fermò, chiuse gli occhi e si concentrò sui rumori
che udiva. I passi che lei
credeva di sentire erano cessati. Persino il chiasso nei piani di sopra
si era
fermato. Prese un respiro, mentre il suo compagno iniziò a
rizzare il pelo,
scuotendo le code come fruste.
Improvvisamente
un lampo giallo inondò la vista davanti a sé e
Lyra fu costretta a chiudere gli
occhi per evitare giramenti di testa. “Forza, nuova recluta!
Dove sono i tuoi
compagni?” Una donna scese le scale con poca grazia, il basco
calato sugli
occhi e i capelli rossi spenti la facevano sembrare più
vecchia di quello che era.
“Non…non lo so. Sono venuta da sola. Il generale
Milas non ha bisogno di
reclute?” l’allenatrice cercò di
stringere la conversazione. Il suo scopo non
era quello di distrarre il
Villanous
Team. Doveva salvare Goldenrod city e i suoi abitanti.
“Coraggio recluta, Sali
su!”
Appena
Lyra
appoggiò un piede sul quarto scalino, sentì
afferrarsi per un polso. Il cuore
iniziò a batterle forte, non seppe se era per via
dell’agitazione o se era per
altro, le guance si tinsero di un rosso acceso. Riconobbe la mano che
la
bloccava e si voltò. Silver la stava fissando con una faccia
sprezzante, a
causa della quale l’allenatrice abbassò lo sguardo
imbarazzata. “Lyra, mi
deludi. Ti unisci al Team Rocket solo per essere più forte o
perché ti piace la
loro sciocca divisa?” Detto ciò, prese e le
strappò i pantaloni e la maglietta.
La R si sgualcì in due parti, mentre la donna che stava
osservando incuriosita
la scena si allarmò. “L’allenatrice che
ha rovinato tutti i nostri piani!
Allarme! Allarme! Un intruso! Un intruso!” Corse come un
razzo per le scale,
mentre la ragazza sentiva le forze mancare.
L’oscurità la circondò per un
momento. Le sue gambe stavano per cedere, se lo sentiva, preparandosi
al dolore
che le sue ginocchia avrebbe provato accasciandosi su uno scalino.
Due braccia
la presero al volo, sorreggendola. Riconobbe quelle mani, che
impugnavano le
pokéball infuriate per aver perso contro una sciocca
ragazzina, quell’abbraccio
che desiderava tanto da lui, quelle mani che avrebbero spostato qualche
ciocca
dei suoi capelli sul volto roseo. Voleva sentire il fiato di lui sul
suo collo,
mentre la teneva stretta tra le sue braccia, regalargli qualche rapido
bacio.
Riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò quello
del ragazzo. “Silver…”
sussurrò dolcemente. Nei suoi occhi, nascosti in parte dalle
ciocche rossastre,
vide una strana luce. Non quella perfida che soleva mostrarle. Sembrava
quasi
tenero e premuroso. La cosa durò per qualche secondo, poi
Silver la lasciò,
assicurandosi che quella si potesse tenere in piedi da sola. Scese due
scalini,
poi si girò verso Lyra. “Non mi interessa quello
che fai con il Team Rocket.
Tanto prima o poi ti sconfiggerò. Catturerò i
migliori pokémon e ti dimostrerò
che l’amicizia tra le persone e i pokémon non vale
una cicca.” La ragazza,
ripresa dal suo coraggio e dall’importanza della sua
missione, gli sorrise.
“Certo Silver: ma per ora preparati mentalmente a perdere
contro di me.”