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Autore: xEsterx    24/04/2013    2 recensioni
Come tutto è cominciato.
"[...] Quella notte, mentre si perdeva nel contemplare il sonno di Saga ormai da parecchi minuti, forse ore, sorrise. E sorrise di un sorriso storto, un tantino inquietante, mentre le labbra fremevano di emozione. Tutti quegli anni di pensieri interamente volti al conseguimento di un unico obiettivo, lo avevano portato finalmente ad un'idea. All'Idea.
E la cosa lo eccitava, ora che nella sua mente si era ben delineato ciò che andava fatto, in tutti i suoi dettagli senza difetti, senza la minima possibilità di fallimento.
Ora sì, che era pronto per parlarne.
[...]"
[Serie classica]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da leggere!

Questa... "roba" che ho scritto è ambientata cronologicamente prima de "La voce della scogliera", così vi giustifico subito (per chi ha letto e ricorda) alcune battute e alcuni pensieri che magari potrebbero risultare ripetitivi, se non addirittura identici a quelli della precedente fanfic... leggendo capirete il perchè :). Buona lettura!






Perchè tu sia il Re.





Era un bambino fortunato.
Perchè soltanto a lui era concesso di potersi beare della vista più bella del mondo.
Questo pensava in quella notte di primavera, mentre l'intero Grande Tempio, illuminato dalla miriade di fiaccole danzanti, gli si offriva agli occhi in tutto il suo splendore.
Lì, coccolato dal profumo di muschio e corteccia, mentre le foglie gli solleticavano le guance, se ne stava a riposare in completa beatitudine.
Era il suo nascondiglio segreto, il piccolo mondo di cui era il re. Nessuno era a conoscenza di quel posto, nessuno c'era mai stato, a parte lui.
E da quando lo aveva scoperto, quel piccolo sprazzo in alto tra le fronde degli arbusti, proprio lì sull'orlo della scarpata che si affacciava sul Santuario, non poteva fare a meno di rifugiarvisi non appena il tempo lo permetteva. Perchè quando l'aria era asciutta e il cielo sgombro dalle nuvole, lo spettacolo di quel panorama lo lasciava sempre senza fiato.
Lì si sentiva libero, e persino la regola secondo la quale la sua esistenza doveva rimanere celata affinchè potesse vivere in quel luogo, che da sempre vietava la permanenza a chi non era votato alla missione da esso imposta, scivolava via dalla sua mente, lasciandola leggera e senza preoccupazioni.
Lassù, dove tutto il piccolo mondo da lui conosciuto si presentava ai suoi occhi come tante minuscole costruzioni e innocue formichine, il ragazzino si sentiva forte, come se niente e nessuno avrebbe mai potuto nuocerlo.  

Ma ben presto si rese conto che gioire da solo di quella meraviglia non era quello che desiderava, e non ci volle molto per convincere la sua metà a seguirlo nel suo piccolo regno.
Non te ne pentirai, gli aveva detto.
E infatti anche l'altro, dopo la sua prima visita, non potè più fare a meno di arrampicarsi fin lì ogni volta che finiva il suo allenamento quotidiano per fantasticare assieme al suo fratellino delle cose più disparate, e riposare con il profumo del bosco che solleticava le narici.

E lui capì che essere due re era molto meglio che regnare da solo, senza nessuno che potesse subire o condividere il potere.
Erano due re con la certezza che il mondo li avrebbe visti compiere qualcosa di incredibile, qualcosa per il quale essere ricordati per sempre.

Ma il tempo passava, gli anni si rincorrevano instancabili, affievolendo sempre di più in lui questa sicurezza.
Al contrario, per suo fratello si compiva il destino inverso: la sua luce si faceva sempre più intensa ogni giorno che passava, ed era inevitabile, per chiunque gli stesse accanto, venire accecato e assoggettato dalla sua grandezza. E lui non faceva di certo eccezione, ma andava bene così, perchè la felicità di suo fratello era anche la sua, e quando l'altro avrebbe raggiunto le vette più alte, lui sarebbe stato orgoglioso e felice di rimanere in basso per afferrarlo e proteggerlo se mai fosse caduto.
Di essere il re, non gliene importava più nulla, se lasciare la sua parte di trono fosse servita a rendere il fratello un sovrano più potente e giusto di quanto avrebbero potuto esserlo insieme.
Nemmeno il fatto di doversi nascondere agli occhi di tutti gli pesava più come un tempo, ora che il proprio scopo ce l'aveva nitido davanti agli occhi.


"Lui è Aiolos.".
Non poteva crederci: suo fratello aveva infranto la regola, ora non erano più gli unici due a sapere della sua esistenza.
Lui alle prime non rispose, troppo preso a contemplare la figura di quel ragazzino così simile a un piccolo angelo.
"Piacere!" Aveva detto Aiolos, sorridendo pienamente e offrendogli la mano.
Lui si ritrovò a rimanere ancora più interdetto, limitandosi ad alternare lo sguardo tra la mano già piena di calli e quegli occhi di un celeste così pieno da sembrar racchiudere tutto il cielo.
Era... Era accecante. La luce emanata da quel ragazzo era tanto forte quanto quella di suo fratello, se non di più. Ma ritirò subito indietro quel pensiero stupido: suo fratello era la stella più luminosa, quella che avrebbe brillato così forte da far sembrare tutti gli altri astri solo una sua pallida imitazione, solo corpi brillanti di luce riflessa.
E poi, la luce di Saga non gli aveva mai arrecato fastidio... Quella dello sconosciuto sì, e anche parecchio.

Una folata di vento scosse i capelli biondi di Aiolos, lasciando che le ciocche più chiare rifulgessero sotto i raggi del sole.
Lui non strinse quella mano, si limitò ad annuire e voltargli le spalle, per poi correre via, lontano da Aiolos, dalla sua luce così uguale eppure così diversa da quella di suo fratello, e rintanarsi in quel posto che tante volte gli aveva fatto da rifugio sicuro. Ebbe paura, ebbe paura che suo fratello potesse rompere anche il segreto di quel luogo, ma che avrebbe potuto fare lui, ora che il regno non gli apparteneva più? L'aveva ceduto con orgoglio alla sua metà che lo meritava più di lui, e il re può fare tutto quello che vuole, persino condannare a morte i suoi sudditi, figuriamoci avere la libertà di aprire le porte a qualche straniero
Visse i giorni seguenti nel timore di questa eventualità, aspettandosi di veder fare capolino una testa bionda tra le fronde, ma non accadde mai. Purtroppo, anche suo fratello andava lì meno spesso, e lui sapeva che era per via degli allenamenti che si facevano sempre più assidui. Lui e quell'Aiolos si allenavano sempre insieme e tutti al santuario parlavano di quei due ragazzi che non avevano eguali tra i giovani allievi in quanto a forza ed animo, e tutti sapevano che erano destinati a raggiungere ben presto le più alte fila dei Cavalieri.

Tanti erano i cambiamenti che il tempo stava portando al Grande Tempio con il proprio scorrere, e nemmeno lui, nonostante la sua condizione lo costringesse a vivere come estraneo al mondo che lo circondava, poteva esserne immune. Cresceva. E con lui crescevano i suoi pensieri, che da ingenue e variopinte chiazze di colore si tramutavano in forme plastiche potenti, rafforzate da logiche ponderate.
Era sempre più difficile rimanere nascosto e le assenze sempre più frequenti e durature del gemello non gli rendevano la vita migliore. Che soffriva di solitudine oramai lo aveva ammesso a se stesso e le Idee erano il suo unico vero passatempo e conforto, ora che anche guardare il suo amato panorama dalla scarpata segreta aveva perduto il proprio senso. E il perchè non era un grande mistero: che interesse poteva mai avere nel bearsi della vista di qualcosa che gli aveva da sempre tolto tutto, senza dare mai niente, e che ora poco a poco gli stava anche portando via la sua metà, l'unica cosa davvero importante.

Tutto cambiava, ma una cosa, una cosa soltanto rimaneva immutata nella sua testa, e si riproponeva ogni volta che si svegliava, ogni volta prima di addormentarsi.
Ed era una domanda, quello da cui era così stenuamente tormentato, senza che trovasse mai pace e senza che avesse modo anche solo di avvicinarsi ad una possibile risposta:
perchè mai suo fratello lo aveva mostrato ad Aiolos?
Perchè aveva permesso ad un estraneo di far breccia nella barriera a protezione del loro Mondo? Un Mondo prima perfetto che oramai appariva come una pianeta contaminato, attraversato da una crepa ricolma di veleno, che era arrivata a raggiungerne il nucleo.
Da quel momento, niente era stato più come prima, come quando il mondo vero era quello formato dai due gemelli ed il resto ne era solo un riflesso offuscato senza importanza.



Il respiro di Saga era profondo e regolare e solo dei quasi impercettibili battiti di ciglia erano dimostrazione che stava sognando.
Kanon fissava il suo viso nel semibuio della stanza, illuminata solamente dalla luce della luna e delle stelle che penetrava da una piccola fessura della finestra. Quella notte si erano coricati assieme, nel grande letto di Saga, come quando erano bambini e si svegliavano impauriti da brutti sogni o una giornata particolarmente emozionante richiedeva parecchio tempo di chiacchiere in confidenza.
Ma Kanon non dormiva, perchè, come era solito ormai da parecchio tempo, pensava e pensava così tanto da non riuscire più a sgombrare la mente per costringersi al riposo. Un pensiero ne portava altri ancora, e così via fino ad inoltrarsi nelle più elaborate elucubrazioni.
Erano ormai anni che però si ritrovava a rimurginare su cose che giravano tutte attorno allo stesso identico fulcro.
Quella notte, mentre si perdeva nel contemplare il sonno di Saga ormai da parecchi minuti, forse ore, sorrise. E sorrise di un sorriso storto, un tantino inquietante, mentre le labbra fremevano di emozione. Tutti quegli anni di pensieri interamente volti al conseguimento di un unico obiettivo, lo avevano portato finalmente ad un'idea. All'Idea.
E la cosa lo eccitava, ora che nella sua mente si era ben delineato ciò che andava fatto, in tutti i suoi dettagli senza difetti, senza la minima possibilità di fallimento.

Ora sì, che era pronto per parlarne.
Kanon avrebbe voluto urlare, svegliare Saga e raccontargli tutto con foga, ma per il momento si limitò a muoversi nelle lenzuola per scivolare accanto al fratello, fino a sfiorare il suo orecchio con le proprie labbra.
Nonostante questa premessa, per parlargli non usò la voce, bensì il Cosmo perchè, contro ogni aspettativa, il Cosmo ce lo aveva anche lui, e in abbondanza per giunta. Per parlargli di cose importanti, infatti, non utilizzava mai le rumorose e anonime parole: preferiva arrivare a lui con qualcosa che poteva accarezzargli direttamente l'anima, senza passare per alcun filtro.
Era così che comunicavano i Gemelli, da cuore a cuore, da mente a mente, nella lingua che solo a loro era dato conoscere. Un flusso di coscienza senza bugie, senza il lusso di poter nascondere all'altro neanche una singola parola.
Ma c'era dell'altro.
Non era sicuro che il fratello avrebbe accettato di buon grado quello che lui aveva da dirgli, ma con Saga immerso nel sonno non sarebbe stato difficile impiantare l'Idea dentro di lui, con la dolcezza di una carezza.

Così Kanon si allacciò senza difficoltà al cosmo del gemello, ricavandone una piccola scossa di piacere, come ogni volta. Perchè quando si univano in quel modo, era come rendere di nuovo uno ciò che era stato diviso in passato: le loro anime si completavano, ritrovando sempre una nell'altra qualcosa di diverso, ma mai estraneo.

-Saga.
Mi ritrovo spesso a pensare a quanto molti nostri simili abbiano avuto ruoli cruciali in storia e leggenda. E mi diverte molto il fatto che le cose tra loro si siano risolte quasi nella totalità delle volte con l'odio o, peggio, la morte.
Logico, d'altronde. Scrittori, cantastorie si sono sempre serviti delle figure dei gemelli come la spontanea personificazione dei due lati dell'uomo. La ragione e la passione, la compassione e il cinismo, il Bene e il Male.
Perchè l'uomo non è nè uno nè l'altro, o meglio, è entrambi.
Perchè non sarebbe uomo se non abbracciasse tutte queste sfumature nella loro totalità. E cosa c'è di più perfetto, se non un essere così completo?
Allora perchè assistiamo sempre allo stesso finale, nel quale uno dei due è condannato a perire? Perchè la presenza di uno deve escludere quella dell'altro, come la presenza del Bene quella del Male, mi chiedo?
E se ci pensi, fratello mio, la nostra situazione non è poi così diversa. Una situazione che ci costringe a compiere il nostro dovere solo escludendoci l'un l'altro, perchè a me è concesso combattere nelle vesti di cavaliere solo se tu muori, Saga, costretto a vivere nella tua ombra.
Ma vogliamo davvero questo per noi? Il nostro è un mondo a parte, dove Luce e Ombra possono convivere, perchè la sola presenza di una permette quella dell'altra... Noi stessi ne siamo la dimostrazione.
Ma il tempo in cui potevamo permetterci il lusso di ignorare cosa c'era al di fuori dei confini del nostro regno è passato, e volenti o nolenti dobbiamo fronteggiare un mondo in cui non è contemplata la coesistenza di queste due facce.
Non lo sopporto, Saga. Non lo sopporto perchè vorrebbe dire che non c'è spazio per te e me.
Sono stufo marcio di questo mondo. Un mondo che mi ha da sempre rifiutato e che non ci metterà molto a fare la stessa cosa con te, non appena scoprirà come sei veramente, perchè non concepisce giusto nient'altro che il Bene.

Ma io so come cambiare le cose, come so che l'unico che può farlo sei tu.
Perchè limitarti ad essere il re del nostro minuscolo regno quando puoi ambire a molto, molto di più? Perchè solo tu che brilli più del Sole d'estate, tu che sei il cavaliere più forte e giusto del Grande Tempio puoi ambire alla perfezione. L'ho capito quando tempo fa ti cedetti il trono che in principio condividevamo, perchè io non ne avrei la forza, perchè accanto alla mia Oscurità non c'è spazio per la Luce. Ma tu sei diverso, Saga, in te la perfezione può essere raggiunta, perchè questi due aspetti non hanno paura di stare assieme. Lo so perchè ti conosco come conosco me stesso, e probabilmente anche meglio di come potresti conoscerti da te.
Ho passato una vita ad osservarti, e sai cos'ho visto?

L'angelo sul volto, e il demone nel cuore.

E perchè mai dovresti permettere a qualcuno di rovinare questo equilibrio che in te dimora, perchè lasci che la luce di Sagittario annienti una delle tue preziose metà? La metà che io posso aiutarti a ristabilire, perchè solo così potrai ottenere la forza per cambiare le cose, per abbattere il principio secondo il quale Luce e Ombra non possono coesistere, principio che contraddice da sè l'esistenza dell'uomo!

Ho passato tanto tempo a rimurginare su tutto questo, prima di arrivare ad una conclusione. Quindi lascia che ti parli di un'Idea. Dell'Idea che per essere maturata ha tenuto impegnati i miei pensieri tanto da privarmi del sonno e della fame parecchie volte.
Ho capito, Saga, di chi è la colpa di questa ingiusta legge, la quale pretende che andiamo contro la nostra stessa natura.
Ho capito che per cambiare le cose bisogna estirpare il problema alla radice.
Ma lascia che ti spieghi.
Gli dei, che si ritengono perfetti, in realtà sono solo l'esasperazione di ognuno di quegli aspetti che invece convivono tutti assieme in noi uomini.
Per questo è ora che questi esseri incompleti si facciano da parte, affichè noi uomini prendiamo le redini della nostra vita, e chi è più adatto a guidarci alla rinascita se non tu, fratello?
Io ti aiuterò a diventare il Re di cui l'umanità necessita, rimanendo nell' ombra, alimentando l'Oscurità che ti permetterà di fare le scelte giuste, anche se dolorose, mentre tu aprirai gli occhi degli uomini, indicando loro la verità con la tua Luce.
E' un binomio perfetto, realizzabile solo dentro di te.
Niente potrà ostacolarti, se non il Gran Sacerdote oppure...

Aiolos.
Lui che vive di piena Luce, lui che per questo sembra essere più vicino ad Atena che ai suoi simili, finirebbe solo per contrastare il nostro cammino, la nostra missione. Sarebbe inutile parlargli, cercare di convincerlo, credimi. E' un essere ottuso, che condannerebbe chiunque non la pensi come lui o come la sua amata Atena.
Ti confido che provo ribrezzo per la sua debolezza e il suo nauseante servilismo, si fa tenere al guinzaglio da lei come una padroncina capricciosa farebbe con il proprio cucciolo. Si è fatto abbindolare, rendere cieco da tutta quella luce da lei irraggiata: troppa per un uomo.

Ti conosco, Saga, potrai rispondermi che un essere superiore ci è necessario, che solo un dio, o dea che sia, potrebbe guidarci verso cosa è giusto, ma allora dimmi, chi potrebbe guidare gli uomini meglio di uno che calpesta la loro stessa terra? Atena non sa cos'è che ci affligge, non conoscerà mai la fame, l'attaccamento alla vita, non proverà mai odio nè godrà del piacere carnale, quindi come potrebbe guidarci verso un mondo migliore?
No, dobbiamo impedire che cresca e possa così rivendicare il suo potere su di noi. Dobbiamo agire in fretta, io e te, ma il merito dovrà essere solo tuo, del Re che rivendica il trono che gli spetta, e tutti, me compreso, non aspettano altro che inchinarsi a te, alla tua giustizia che sarà quella degli uomini, fatta su misura per loro, da chi è loro fratello.
Torniamo a riprenderci ciò che è nostro di diritto, cambiamo questo mondo che troppe volte è stato solo il campo di battaglia dei capricci degli dei che bramano continuamente di impadronirsene solo per sottrarlo ad un loro simile. Sono come dei bambini che ci trattano alla stregua di giocattoli, e noi possiamo davvero permettere questo? No. Ma se uno di noi non si eleverà sugli altri per aprire loro gli occhi, l'umanità non si renderà mai conto di come stanno davvero le cose.

Ho pensato a tutto, ogni cosa si incastrerà alla perfezione e con facilità, c'è bisogno solo di un'azione coraggiosa, più di qualsiasi altra tu abbia mai dovuto compiere, ma è necessaria.

Un piccolo sacificio.
E tu sai bene a chi mi riferisco, vero Saga? Bisogna estirpare il problema alla radice, come ho detto poco fa.

Atena deve morire.

Dobbiamo farlo adesso che è ancora una neonata indifesa. Adesso che la sua forza è limitata e solamente poche persone, come il tuo amico del Sagittario, possono dirsi già soggiogati dal suo potere ancora acerbo.
Quel codardo potrebbe ostacolarci, forse ucciderci pur di proteggere colei alla quale fa da protettore. ..O forse sarebbe più esatto dire "da balia"?
Non sei stupido, non serve che ti dica che se prima elimineremo lui, arrivare ad Atena sarà un gioco da bambini.

Ma non spaventarti delle mie parole, Saga, perchè non ti lascerò solo.
La gloria sarà tua, ma la responsabilità di entrambi, perchè sarò proprio io a macchiarmi del suo sangue. La ucciderò e tu dovrai occuparti solamente del Gran Sacerdote, e poi prendere il suo posto.
Non convieni con me che quella sia proprio la posizione adatta per portare a termine il nostro proposito? Ti servirai degli altri Cavalieri come tuo esercito, affinchè eseguano la tua giustizia, e se gestirai bene la situazione, nessuno si accorgerà che Atena non è più qui a guidare il Santuario. Non tutti i nostri simili sono abbastanza forti da accogliere la notizia immediatamente, dovrai prima dimostrare loro che si può vivere secondo giustizia anche senza aiuto o giudizio divino. E, quando saranno abbastanza maturi, potrai svelare come stanno davvero le cose, avendo dimostrato loro l'evidenza con i fatti.
Sarà difficile all'inizio, non lo nego, ma se seguirai i miei consigli le cose andranno tutte per il verso giusto.

Dovrai solo fidarti di me. Di me e di nessun altro, Saga, perchè sono l'unico che non ti volterà mai le spalle e ti sarà sempre accanto. Finchè il Mondo non sarà pronto e gli uomini non avranno capito in che menzogna hanno vissuto fino ad oggi, è solo su noi due che possiamo fare affidamento. Tu credi di poterti fidare di altri, ma nessuno si merita la tua fiducia più di me.
Possono farti credere che ti saranno sempre fedeli, che non ti tradiranno mai, ma sono tutte bugie. Magari, in quel momento non sono consapevoli di stare mentendo, ma non appena si presenterà l'occasione, non ci penseranno due volte a tradirti se ciò dovesse servire al loro beneficio.
Quel tuo amico non è diverso. Quel tuo amico con cui ti sei confidato riguardo la mia esistenza, che ti sta ammorbando con tutte le sue stupide idee di un mondo in cui c'è posto solo per gli uomini in quanto schiavi.
Non fidarti di chi è debole per natura e ti sta allontanando dalla retta via, dal tuo vero io che solo tuo fratello può dire veramente di conoscere...

Perchè, mi chiedo, perchè non hai saputo tenere il mio segreto da solo con me... Perchè avevi bisogno che anche lui portasse questo fardello, Saga...?-


Kanon arrestò di colpo i suoi pensieri.
Spezzò il contatto con il cosmo di suo fratello, consapevole di essersi abbandonato a riflessioni che poco avevano a che fare con il suo piano, ma molto con la sua anima più profonda, la parte più oscura di sè e quella più legata al gemello.
La parte che lo voleva solo per lui.
In fondo, cos'era tutto ciò se non un ultimo, disperato tentativo di tenerlo con sè, al sicuro nella sua Oscurità, lontano dalla purezza e dalla Luce di quell'Aiolos, che lo stava irrimediabilmente portando via da lui?
Scosse la testa, cercando con tutto se stesso di allontanare quei pensieri e convincersi che tutto quello che aveva pianificato, tutti gli anni trascorsi a concepire l'Idea, erano volti solo a liberare gli uomini dalla loro stessa ottusità, per garantire loro un'esistenza dove la libertà non era nè illusoria nè frutto di menzogne.

Si rigirò dall'altra parte, dando la schiena a Saga il quale continuava a dormire profondamente; solo le labbra, dischiuse, erano scosse da deboli fremiti.
Ovviamente Kanon non riuscì ad addormentarsi, troppo eccitato dall'impazienza di attendere le luci dell'alba e sentire cosa avrebbe avuto da dirgli Saga una volta sveglio.
Quasi sicuramente non sarebbero state le parole che avrebbe voluto sentire: sapeva che, affinchè quel flusso di Cosmo producesse qualche effetto nel gemello, sarebbe dovuto passare un po' di tempo, tempo durante il quale si sarebbe sedimentato in lui, mettendo le radici nel suo animo, per poi svilupparsi aggrovigliato ai suoi pensieri.
Non era una cosa da poco, quindi Kanon avrebbe aspettato tutto il tempo necessario a suo fratello per condividere l'Idea in tutti i suoi dettagli.

Era fiducioso.
L'indomani avrebbe finalmente avuto inizio ciò che per essere concepito aveva impegnato anni interi della sua vita.

Sì. Il tempo degli dei è giunto al suo termine.
L'universo intero assisterà alla loro rovinosa caduta, perchè sarà un uomo a salire sul trono di Terra e Cielo.






...Chiacchiere...

Devo dire che non essendo molto soddisfatta della "scogliera", mi sono messa subito all'opera per creare qualcosa che mi piacesse di più, ma come ogni volta che scrivo di questi due il risultato non mi soddisfa mai come vorrei! Il problema è che ho un sacco di ansia da prestazione coi miei personaggi preferiti, ecco xD E' come non sentirsi alla loro altezza, perchè si meritano la PERFEZIONE, cosa che è molto lontana da quello che scrivo io!
Però la tenevo nel pc da trooooppo tempo e siccome mi sono detta che posso sempre provare a scriverne un'altra, ma che soprattutto nessuno (credo) venga a casa mia a fucilarmi per questa, mi sono decisa a postarla.
Per cui spero almeno che i lettori abbiano apprezzato le mie buone intenzioni, e prometto solennemente che non smetterò mai di cercare di scrivere sempre qualcosa migliore (almeno ci provo) al precedente su questi due bellissimi personaggi, per condividere la mia visione personale con chi legge.
Comunque, proprio di questo sono convinta, e cioè che Kanon fosse disposto a tutto per il fratello e tenerlo con sè, anche uccidere Atena per lui, ma poi, ottenendo solamente che rifiuti, le cose si sono svolte in quel modo che tutti noi conosciamo. O almeno così mi piace pensarla! Oppure no? Perchè poi quell'"uomo" all'ultima riga non specifica mica a quale uomo Kanon si riferisce :P.
Ovviamente, perdonatemi eventuali errori di battitura o orrori grammaticali che ho perso durante la rilettura.
Grazie di aver letto, a presto!
Ester
  
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