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Autore: Hypnotic Poison    24/04/2013    8 recensioni
Roy Mustang aprì gli occhi prima del suono della sveglia: era un venerdì e, come tutti i venerdì, aveva un pranzo importante da attendere.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Fullmetal Alchemist non appartengono

a me ma alla magnifica Hiromu Arakawa.

Questa fic è stata scritta senza scopo di lucro, ma solo per soddisfazione personale





In another life




Roy Mustang aprì gli occhi prima del suono della sveglia: era venerdì e, come tutti i venerdì, aveva un pranzo importante da attendere.

Si alzò, vestendosi velocemente, canticchiando davanti allo specchio mentre si faceva la barba.

Pensò che avrebbe dovuto far controllare i termostati: quell'immenso palazzo era maledettamente freddo per i suoi gusti.

Tutta quella grandezza, però, gli assicurava calma; era proprio quello che gli serviva per svolgere i suoi compiti – e per dedicarsi a qualche riposino, di tanto in tanto.

Salutò con un cenno del capo i suoi collaboratori mentre si avviava verso il suo studio. Vi avrebbe passato un paio d'ore, giusto il tempo necessario, e poi si sarebbe recato a quel pranzo così importante.

Per favore, fai in modo che non sia disturbato per le prossime ore, Colt,” sorrise ad una giovane recluta, fresca d'Accademia, che aveva scelto come una delle sue assistenti per gli ottimi voti e per quel perfetto paio di gambe.

Lei sorrise: “Certo, signore.”

Si chiuse la porta alle spalle, accendendo le candele profumate con un gesto delle dita, sperando che la mole di lavoro non fosse troppa.


A mezzogiorno in punto, sbatté sul tavolone di mogano l'ultimo documento, firmato con uno sgorbio piuttosto che con il suo autografo, e scattò in piedi, quasi correndo verso l'uscita mentre si infilava il pesante cappotto della divisa invernale.

Torno tra un po', Colt!” informò, senza aspettare una risposta.

Rallentò soltanto quando arrivò in vista del parco, rassettandosi perché Roy Mustang non era mai agitato per un appuntamento.

Camminò quasi casualmente fino alla panchina, sentendo il cuore mancare un battito al sorriso caldo che lo accolse: “Buongiorno, Comandante Supremo.”

Osservò per un secondo quella cascata di ciocche dorate che incorniciavano luminose il suo viso: “Buongiorno, Hawkeye.”

Riza si fece da parte, così che anche lui potesse sedersi affianco a lei: “Come si sente oggi?” gli chiese.

Roy scartò il sandwich che gli era stato preparato, come tutti i venerdì: “Non c'è male, anche se la mia bellissima mano duole per tutti i documenti che ho dovuto firmare.”

Lei gli lanciò la tipica occhiataccia-da-Riza: “Li ha firmati tutti, vero? Non mi ha usata come scusa per non fare il suo dovere, vero?”

Sì, sì, non preoccuparti, Hawkeye, ho imparato ormai.”

Dopo sessant'anni, vorrei anche vedere.”

Il Fuhrer le fece un altro mezzo sorriso, riprendendo a parlare del più e del meno, come tutti i venerdì, mentre Riza ascoltava pazientemente, intervenendo solo al momento giusto, come aveva fatto tutta una vita.

Roy tacque tutto ad un tratto, guardandola intensamente; lei gli sorrise, dolce, così lui abbassò lo sguardo sulle mani nodose: “Mi manchi, Riza.”

Avrebbe giurato di averla vista arrossire: “Lo so, signore. Ecco perché ci vediamo tutti i venerdì.”

Lui annuì: “Ho ottantacinque anni e ancora non ho il coraggio di stare senza di te.”

La risata cristallina della ragazza riempì il parco silenzioso, mentre gli occhi antracite dell'uomo le bruciavano l'anima: “Avrei dovuto dirti che ti amavo. Avrei dovuto sposarti, cinquant'anni fa.”

Riza piegò la testa di lato, regalandogli un altro sorriso: “Magari in un'altra vita, Roy.”

E poi, con un soffio di vento, se ne andò lentamente, svanendo nell'aria, lasciandosi dietro una scia di profumo di fiori.

Mustang sospirò, alzandosi dalla panchina, dirigendosi verso il laghetto quasi ghiacciato.

Il riflesso gli era così familiare, ma allo stesso tempo sconosciuto.

Non aveva mai pensato di non condividere quelle rughe con nessuno. Non aveva mai creduto che se ne sarebbe andato per ultimo.

Lasciò che le sue gambe, sorrette dal bastone, lo guidassero all'altro capo del parco, davanti a quella pietra grigia, circondata da tante simili ad essa.

Forse erano stati i suoi rimpianti che gliel'avevano lasciati vicina per due anni ancora.

Forse era stata la testardaggine della donna, che aveva continuato a proteggerlo anche... dopo.

Ma adesso, Roy Mustang era certo che non l'avrebbe più vista il successivo venerdì.

Magari in un'altra vita, Riza...”



Note dell'autrice


Buongiorno! :) Perdonatemi per questa fic così triste, ma mi è venuta in mente tra un sogno e una lezione... infatti l'ho scritta di gesto questa mattina facendo finta di prendere appunti durante Relazioni Internazionali... ;) Ma non è colpa mia se non posso resistere alle Royai.

Spero che sia chiara e che possa piacervi :) Naturalmente sono a vostra disposizione per chiarire eventuali dubbi :)

Grazie a chi leggerà e due volte grazie a chi commenterà, che mi fa sempre felice :)

A presto,

Hypnotic Poison

   
 
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