Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. 


Prologo

Il pallido sole di inizio Settembre illuminava le vie di New York riflettendosi sui i vetri dei grattacieli.
Camminavo con passo sostenuto verso l’Empire State Building. Piano 72, riunione d’emergenza. C’era di sicuro un motivo ben preciso, che non avevano voluto dichiarare, se mi avevano fatto convocare così urgentemente.  
Svoltai a sinistra, prendendo la Quinta Strada, quasi sicura che l’edificio mi sarebbe comparso davanti da un momento all’altro. Infatti, come al solito, la mia intuizione non sbagliava: l’edificio più alto di tutta New York, l’Empire State Building, si estendeva davanti ai miei occhi e sembrava sfiorare il cielo.
Entrai nella hall e mi diressi verso l’ascensore, ignorando completamente gli sguardi intorno a me. Una volta raggiunto il piano desiderato mi avviai a passo spedito verso l’ufficio. Ero tremendamente in ritardo, ma non mi importava granchè. Le grandi donne si fanno aspettare, giusto? Aprii la porta e li ritrovai tutti seduti sul lungo tavolo di vetro che mi fissavano, con grande stupore.
Non mancava nessuno all’appello, i pezzi grossi c’erano tutti.
Sam, il bombardiere che avrebbe fatto invidia ad Osama Bin Laden, se quest’ultimo fosse stato ancora in vita.
Tyler, che con un solo click avrebbe potuto eliminare tutti datebase della C. I. A.
Caspar, il biondino più folle al mondo.
Ed infine Jack e Finn, i gemelli più temibili che avessi mai conosciuto.
Seduto infondo al tavolo, perfettamente di fronte a me, Axel Price, il capo dell’organizzazione.

“Scusate ma c’è stato un ritardo con i voli.” mi affrettai a precisare mentre mi andai a sedere.
“Tutte scuse! Ci sarà mai una volta in cui sarai puntuale ad una riunione Slater?” chiese con ironia il biondino.
“Ci sarà mai una volta in cui ti farai gli affari tuoi Lee?” risposi fulminandolo con lo sguardo.  
“Sempre molto gentile tu, eh?“ ribatté alzando gli occhi.
“Di certo non sono io quella che ha incominciato a tirare frecciatine, quindi zitto! O almeno che tu non le voglia prendere di primo pomeriggio…”
 “Potreste smetterla per una volta di comportarvi come dei bambini? Dovremmo discutere di questioni serie, non ci siamo riuniti in questo ufficio per litigare!” si intromise nel discorso Tyler, con fare leggermente irritato.
“Grazie Oakley, almeno qua dentro c’è qualcuno di ragionevole. -” disse Axel rivolgendosi a Tyler, il quale annuì.
“- Parliamo del motivo per cui vi ho fatto riunire nel mio ufficio con tanta urgenza.” Dopo quelle parole calò il silenzio. “Due miei fidati membri sospettano che alcuni giovani seguaci dell’organizzazione Eastern siano riusciti a varcare il confine e stabilirsi nella capitale inglese, ovvero Londra. Non sappiamo con certezza chi siano e che intenzioni abbiano, la vostra missione è scoprirlo. La mia scelta nei vostri confronti non è stata casuale, voi infatti siete i ragazzi più forti che io abbia, per ciò non mi aspetto nessun tipo di fallimento.”  Noi tutti annuimmo. “- Il mio lavoro è finito, grazie per l’attenzione.” disse infine Axel. A quel punto si alzò dalla propria sedia e si avviò verso la porta.
C’era tensione nell’aria. Prima d’ora non avevo mai fatto una missione di gruppo, per ciò non avevo la minima idea di come mi sarei dovuta comportare.
Prima di sparire dietro la porta completamente si girò verso noi tutti.
“Prima che mi dimentichi, il vostro volo per Londra parte tra meno di quattro ore. Fossi in voi mi sbrigherei. Ci vediamo tra un paio di mesi.”
A quel punto chiuse la porta dietro a sé, sparendo dalla nostra vista e lasciandoci tutti a bocca aperta.