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Autore: Melisanna    12/11/2007    5 recensioni
Se doveva finire così, a cos'è servito? Tutto quel sangue, così tanto sangue, a cos'è servito? Non c'è nessuno, adesso, a cui importi di me?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ero in buona perciò ne ho scritta un'altra. Non c'è molto da dire, credo, a parte che Personal Jesus era davvero PERFETTA per scrivere di Light e... uhm... è parecchio diversa dall'altra. Non si fanno assolutamente riferimenti a Halo, ma non si nega nemmeno niente di quello che ho scritto là. Diciamo che volevo semplicemente che questa potesse avere un pubblico più vasto e che potesse rivolgersi anche a coloro che non amano lo Yaoi ( ma anche a chi ne va pazzo ^^).

Godetevela! (spero)

Come l'altra anche questa fa parte del contest Violator indetto da Maki chan (sempre sia lode a lei) in questo topic sul forum http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=1036618

Personal Jesus è un'altra canzone dei Depeche Mode e Violator è sempre un loro album. Di riferimenti al testi della canzone ce ne sono diversi, sparpagliati a giro, perciò non sto a elencarverli. Però ci sono.

A cos'è servito? Se doveva finire così, a cos'è servito?

A cosa ho sacrificato la mia anima immortale, a cosa ho sacrificato la mia giovinezza terrena?

Tutto quel sangue, così tanto sangue, a cos'è servito?

La storia è scritta dai vincitori.

Sarà banale, ma è così. Se avessi vinto avrei fatto di questo mondo marcio un posto migliore; ho perso e sarò ricordato solo come un criminale, il peggior serial killer di tutti i tempi. Un genocida.

Mentre cedo al Sonno Eterno sento il peso di tutti quei morti su di me. Le loro mani gelide fanno a brani la mia anima. Ricordo tutti il loro nomi, vedo tutti i loro volti.

E' a questo che serve veramente, quella legge del Death Note? Perché chi lo usa non possa uccidere folle senza volto, come un pilota che sgancia missili su una città? Perché sia costretto a ricordare, a ricordare per sempre tutti coloro che ha privato della vita, perché sia consapevole, nel momento in cui fa la sua scelta che sta veramente uccidendo un uomo.

Andatevene, maledetti: non potete accusarmi di niente! Non siete vittime e io non sono un carnefice, eravate condannati e io il boia.

Vi ho giudicati e vi ho trovati in fallo. La mia scelta era giusta. Mi sono sacrificato per dare ai puri un domani diverso.

Non mi pento. Ero nel giusto, ne sono convinto, sarei nel giusto.

Se solo Near non mi avesse sconfitto.

Eppure...

Eppure non riesco a lasciarmi andare con l'orgoglio luminoso di un martire che si sacrifica per la sua fede. Non riesco ad affrontare l'oscurità.

Il nulla mi terrorizza: non c'è niente, per me, nell'al di là.

Vorrei una mano da stringere, qualcuno che ascolti la mia confessione e a cui importi di me.

Ma sono solo, sul letto di morte. Tutti coloro che mi hanno amato li ho usati, li ho traditi e li ho uccisi.

Avevo un sogno, davvero. Questo non giustifica tutto?

Un mondo abitato solo da angeli, dove ognuno levasse odi a Dio semplicemente vivendo la sua vita, un mondo migliore, un mondo perfetto, dove i giusti potessero vivere in pace, certi che le loro esistenze sarebbero state al sicuro, dove solo i criminali avessero di che temere.

Un sogno così, non vale forse la vita di chiunque?

Sono certo che tutti i grandi del passato risponderebbero di sì.

Non ha sacrificato centinaia di uomini, per il suo sogno, Alessandro?

Ha forse avuto pietà degli abitanti di Gerico, Giosuè?

Quanti sono i morti sulla coscienza di Ernesto Che Guevara?

Nessuno di loro si sarebbe pentito di quello che ha fatto, nessuno di loro avrebbe rinunciato per timore del prezzo da pagare, perché il loro sogno valeva questo e altro. Il SOGNO trasfigura l'uomo, gli fa superare i suoi limiti, lo trasforma in un Dio.

Eppure, mentre la vita li abbandonava, tutti quei grandi, mi domando, non avranno desiderato di essere stati semplici uomini, piuttosto che Dei?

Misa, ti abbandono per sempre. Mi spiace averti usato, mi spiace averti ferito, mi spiace averti tradito. Adesso capisco quanto grande era il tuo affetto per me.

Ti ho sempre giudicato stupida (e inferiore), invece, avevi una qualità che mi era sconosciuta: amare con tutto il cuore e senza riserve, donarti totalmente, essere completamente sincera.

Io non ci sono mai riuscito. Ti ho ingannato per sfruttare il tuo potere. Ho fatto l'amore con te come una fastiodosa formalità e ho finto di provare affetto per tenerti legata e renderti innocua. Mi sono fatto padrone della tua vita, dei tuoi sogni, persino dei tuoi ricordi.

Ho finito per uccidere colei che ti faceva da padre e da madre, per impedirle di proteggerti.

Non ho mai pensato a quanto avrebbe potuto farti soffrire il mio comportamento. In verità non ho nemmeno mai pensato che tu potessi soffrire, non ti consideravo neppure un essere umano.

Eri accanto a me, ci sei sempre stata e io non ti ho mai visto. Chiedevi una sola cosa: restarmi vicina. Non mi hai chiesto altro e io ti ho privato anche di questo.

E dire che eri proprio uno di quegli innocenti che avevo giurato di proteggere, uno di coloro per cui stavo erigendo il mio regno. Se non sono riuscito a rendere felice nemmeno te, come potevo pensare di riuscirci con chiunque altro?

Scusami, scusami Misa, vorrei che fossi qui adesso. Adesso non sarei seccato dalle tue dimostrazioni di affetto.

Ti ho allontanato da me e sono solo.

Mortalmente solo.

Padre, padre perdonami. Padre non riesco a perdonarmi io stesso, come puoi farlo tu?

Non di averti lasciato morire, perché, davvero, non avevo altra scelta. Si trattava del mio sogno, padre, capisci? Non ho agito per il mio interesse personale, ma solo per il bene comune. Anche tu avresti voluto un mondo migliore, non è vero?

Ma di aver pensato, mentre mi salutavi per sempre, soltanto che non eri riuscito a scrivere quel nome che tanto mi sarebbe stato utile, di questo non riesco a trovare giustificazione.

Come ho potuto? Come ho potuto essere così freddo, così incapace di amare?

Come ho potuto non capire quanto mi saresti mancato! Quanto mi sarebbe mancato non averti detto addio come avrei dovuto. Quanto sarebbe stato orribile rivedere la mamma e Sayu e il dolore nei loro occhi.

Ho davvero agito in nome della giustizia? Se si fosse trattato, invece, soltanto di un mezzo per scacciare la noia, dare un senso alla mia pallida esistenza, dipinto dal mio orgoglio in forma di eroico martirio?

Volevo essere un Dio, forse non sono stato nemmeno un uomo.

Ma sono lo stesso tuo figlio, padre, vieni a salvarmi, scaccia la paura, scaccia questi fantasmi bigi che si affollano intorno a me. Ho bisogno del calore del tuo abbraccio, padre.

Ho bisogno del petto di qualcuno su cui piangere.

Ti prego, vieni da me.

Non c'è nessuno qui, nessuno che mi ascolti? Non c'è nessuno a cui importi?

A cui importi di me?

Il dolore si irradia a tutto il corpo dalle ferite sul braccio e sulla gamba. I miei vestiti sono bagnati e appiccicosi: è il sangue, il mio sangue. Ce n'è così tanto, così tanto.

Gli scalini premono contro la mia schiena, sento freddo. Respirare è difficile e faticoso. Così terribilmente faticoso.

Vedo il pulviscolo danzare nel sole, aereo e sottile, eppure non sento il calore di quei raggi su di me. Perché non lo sento? Perché questo freddo mi penetra nel corpo fino alle ossa?

Qualcuno mi scaldi per favore.

E' così orribile morire?

Non ne avevo idea. Credevo si trattasse di spegnere la luce. Click, sei vivo, click sei morto, Come un interruttore,

Invece è spaventoso e freddo. Improvvisamente il mondo non sembra sporco e sbagliato e noioso, ma splendido e brillante.

Vorrei che qualcuno mi tendesse la mano. Vorrei che qualcuno mi stesse accanto in questo momento. Possibile che a nessuno importi di me? Che nessuno si curvi su di me per ascoltare le mie ultime parole?

Dove sono adesso i miei seguaci? Ma se anche fossero qui, questo cambierebbe qualcosa?

Se Mikami mi fosse accanto, la sua presenza mi sarebbe di un qualche conforto? E se mi fosse accanto la Takada?

Non ho bisogno di seguaci adesso, forse non ne ho mai avuto. Era per persone come loro che ho cominciato la mia crociata, perché, allora, adesso non provo che disgusto nei loro confronti, perché mi repelle la loro adorazione fanatica?

Vorrei accanto qualcuno a cui importi di me. Non di Light. Non di Kira. E che mi ascolti e mi perdoni, per tutto.

Sei qui?

Com'è possibile? Sei morto, anche tu, come tutti gli altri.

Ti ho ucciso io e ti ho tenuto fra le braccia mentre esalavi l'ultimo respiro.

Cosa fai qui? Sei tornato per assistere al momento della mia sconfitta? Per testimoniare della mia caduta?

Sì, ho perso. Ho perso e sono finito.

Come te.

Ironico non trovi?

Siamo così simili noi due, in tutto, eppure così profondamente differenti.

Cosa avresti fatto tu, se avessi trovato il Death Note al posto mio? Potresti giurare che non l'avresti usato? No, eh? Lo vedo da come abbassi gli occhi alla mia domanda.

Tu capisci perché l'ho fatto, non è vero? Non c'era altro mezzo, per creare un Mondo Nuovo.

Però

Però... se doveva finire così, perché non mi hai sconfitto tu, L?

Se doveva finire comunque così, perché ti ho ucciso?

Sai cos'ho provato quando sei morto?

Gioia.

Gioia pura e semplice, perché avevo superato tutti i limiti dell'uomo. Non solo avevo sconfitto definitivamente il mio solo valido avversario, ma, soprattutto, avevo sconfitto i miei sentimenti.

Sai quando è stato che sei stato più vicino a battermi? Quando hai detto che mi consideravi tuo amico. Mi hai destabilizzato con quei tuoi grandi occhi innocenti.

Hai sempre avuto un talento nel dire verità che farebbero meglio a restare sepolte.

E' per questo che non sei mai stato popolare, sai? Ci sono cose che spaventano le persone, che è bene saper tacere e quasi tutti lo sanno fare, per istinto.

Ma tu no. Non ci riuscivi proprio. Dovevi sempre dire tutto quello che ti passava per la testa. Mettevi in difficoltà le persone in quel modo, sai? Non è normale essere così sinceri sui propri sentimenti.

Quella è stata la prima volta (e l'unica) in cui abbia pensato che, forse, stavo sbagliando.

Che ucciderti non poteva essere giusto. Che se tu, proprio tu, ti ostinavi a andare contro il mio volere, il volere di Kira, il volere di Dio, forse opporvisi non era poi così malvagio.

Mi sono impegnato ancora di più, allora, per sconfiggerti, e per così mettere a tacere per sempre quel sospetto infamante. Io non potevo stare sbagliando. Sarebbe stato troppo orribile.

Dovevi morire L, perché io potessi tornare a essere un Dio immacolato.

Dovevi morire, perché se avessi esitato anche solo in un'occasione, il mio sogno non avrebbe più potuto essere degno di fede.

Insieme a te ho ucciso la mia umanità.

E ne ho gioito, sappilo.

Ma non sono riuscito, poi, a non sentire la tua mancanza, a non soffrire per la nostalgia della sfida con te. Quante volte mi sono voltato verso la tua sedia, aspettandomi di vederti appollaiato lì sopra, impegnato a impilare cubetti di zucchero, pronto a rivolgermi qualche domanda imbarazzante.

Riscoprire ogni volta il tuo vuoto era assumere un lento veleno, che intorpidiva i sensi e la mente.

Sai perché è riuscito a sconfiggermi Near?

Perché l'ho sottovalutato, mi sono rifiutato di credere che potesse essere alla tua altezza.

Perché nessuno poteva essere come te, L. Tu DOVEVI essere speciale, altrimenti niente avrebbe avuto più senso. Perché avrei dovuto sentirmi in colpa per la tua morte, se tu non fossi stato speciale? Perché il ricordo avrebbe dovuto continuare a tormentarmi (il tuo, solo il tuo) se tu non fossi stato unico?

Non ho preso sul serio la sfida con Near e Mello per rispetto a te e per questo giaccio qui, adesso, su questa scala rugginosa, mentre il mio sangue mi abbandona lentamente.

In fondo, sei stato davvero tu a sconfiggermi, L.

Non potevi farlo prima che ti uccidessi? Così che non dovessi portarmi sulle spalle anche quel rimorso?

Adesso vorrei avere un nome per chiamarti, che non sia quella stupida sigla.

Non Ryuga, perché non mi fa pensare a te, non Ryuuzaki, perché mi fa pensare solo alle menzogne che c'erano fra noi.

Un nome con cui chiamarti e implorare, non il tuo perdono, ma il tuo affetto.

Eravamo amici, L?

Dimmi di sì, ti prego.

Tu sei stato l'unico a conoscermi davvero. Cos'ero per te? Un Dio o un Mostro?

Dimmi che ero un Uomo, ti prego e tienimi per mano.

Non ci sarà Paradiso per me. In questi pochi secondi, sii il mio Gesù Personale, ascolta la mia confessione e liberami dal mio peccato, cosicché io possa andarmene in pace.

  
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