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Autore: andromedashepard    24/04/2013    3 recensioni
Andromeda Shepard aveva pensato a lungo a cosa sarebbe successo dopo la Missione Suicida. Sapeva che ad attenderla ci sarebbe stato il tribunale militare dell'Alleanza, dove avrebbe dovuto rispondere della distruzione della colonia Batarian di Arathot, ma era intenzionata a ritagliarsi una piccola fetta di libertà prima di consegnarsi spontaneamente. Aveva pianificato tutto nei dettagli per quella piccola vacanza, finalmente avrebbe passato un pò di tempo da sola con Thane prima del verdetto, ma un'improvvisa sparizione complica le cose...
[IN REVISIONE]
#Dopo Mass Effect 2 #FemShep/Thane
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Thane Krios
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andromeda Shepard '
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I'll Be Gone

“One night of the hunter
One day I will get revenge
One night to remember
One day it'll all just end”

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15 Giugno 2185
Omega - Sistema Sahrabarik

L’ultima volta che aveva davvero provato odio per qualcuno risaliva a dieci anni prima, quando aveva lasciato agire il suo corpo guidato dalla vendetta e aveva torturato ad uno ad uno tutti i responsabili della morte di sua moglie. Una scarica d’adrenalina percorse le sue vene e lui si sforzò a rimanere calmo, seduto su quella maledetta poltrona che sapeva di plastica, in quell’appartamento polveroso. Le gambe accavallate, una mano davanti alla bocca mentre sul datapad scorrevano i nomi di chi lo voleva morto, insieme a Shepard. L’informazione l’aveva ricevuta, a carissimo prezzo, da una delle ultime spie indipendenti che c’erano in circolazione su Omega e che si rifiutavano di lavorare per conto di qualcuno. Gente insospettabile, gente di cui neppure l’Ombra era a conoscenza. Sul datapad veniva riportata un’intercettazione frammentaria in cui si parlava del probabile assalto dell’indomani, proprio nel suo appartamento. Thane serrò la mascella, le sue pupille brillarono nell’oscurità. Aveva atteso tanto, ma finalmente era arrivato quel momento. Si alzò e andò a rispolverare il suo Viper, tinto di nero. Lo smontò e lo riassemblò con perizia, mentre con la mente ripercorreva la planimetria della vecchia raffineria Karlak, luogo in cui si sarebbe recato tra qualche ora. Sapeva esattamente cosa fare, ma non era certo dell’esito. Uno contro una trentina, se gli andava bene. Aveva fatto di peggio, ma quando non era lui il bersaglio e soprattutto quando le sue condizioni di salute erano buone. Erano già passate due settimane da quando erano finite le ultime scorte di farmaci e non poteva permettersi di uscire da lì alla ricerca di medicinali, era pur sempre un Drell e avrebbe dato nell’occhio. Confidava che quella sera sarebbe ritornato libero, da morto o da vivo. Quello che davvero gli interessava, però, era uccidere chi voleva la morte di Shepard, quanti più possibile.
Ripensò ancora a quella telefonata, ricevuta circa un mese prima. Chiunque fosse stato, ci teneva alla  vita del Comandante e probabilmente l’aveva messa al corrente o meglio, rinchiusa in un posto lontano da eventuali minacce. Lui aveva deciso di partire per Omega, l’unico posto in cui sarebbe rimasto al sicuro dallo C-Sec o altri organi di sicurezza… certo, non avrebbe immaginato che i suoi potenziali assassini gli erano praticamente vicini di casa. Tanto meglio, li avrebbe colti di sorpresa.
Strappò un paio di fogli dal quel libro che aveva praticamente fatto a pezzi poco prima e si decise a lasciare un messaggio criptico abbastanza per guadagnare tempo, ma comprensibile per avere la sicurezza che tutto sarebbe andato secondo i piani. Lasciò i fogli sul tavolo in bella vista e poi fece piazza pulita di tutto il resto. Recuperò il Viper, la Suppressor e tutte le clip termiche a disposizione, barrette proteiche, acqua, siringhe di Medigel, un visore ad infrarossi e un paio di cariche esplosive. Avrebbe agito nel buio, disattivando ogni possibile fonte d’elettricità dell’edificio, sperando potesse fare la differenza. Quando lasciò l’appartamento era già notte. Protetto da un lungo cappotto nero e un pesante cappuccio, riuscì a mimetizzarsi tra la folla. Nessuno avrebbe mai avuto voglia di avvicinare qualcuno così, a meno che non si trattasse di un aspirante suicida. Raggiunse la vecchia raffineria e penetrò all’interno della struttura, collegando il suo factotum ad ogni terminale possibile, in modo che avrebbe avuto il controllo su tutto, dalle telecamere ormai in disuso, ad ogni uscita. Si posizionò nel posto più alto e con la visuale migliore, piazzando le cariche esplosive tutt’intorno. Se si fossero avvicinati troppo li avrebbe fatti esplodere, e lui con loro. Era tutto pronto… la caccia al topo poteva finalmente avere inizio.



 

16 Giugno 2185
Omega - Sistema Sahrabarik


 
Due Batarian e un Krogan fecero irruzione nell’appartamento. “E’ vuoto”, commentò il Krogan, guardandosi intorno. “Zitto imbecille, guarda qua”, disse uno dei Batarian, sventolando un foglio di carta appena trovato sul tavolo. “Che c’è scritto?”
“E io che ne so?”
“Maledizione… siete degli incompetenti”, incalzò il secondo Batarian.
“Non si può tradurre col factotum questa roba?”
“Perché, tu sai di che alfabeto si tratta?”
“Chiediamolo al capo…”, propose il Krogan, grattandosi violentemente la testa.
“Ma sei idiota? Dev’essere per forza qualche roba Drell…”
“Conoscete dei Drell su Omega?”
“No, ma c’è un Salarian che conosco… quel tipo sa tutto”, disse il primo Batarian.
“Stupido, non possiamo rivelare queste informazioni al primo che passa!”
“Ma quel tizio è un deficiente, un disadattato… cosa vuoi che scopra?”
“Bah… e va bene… sai dove trovarlo?”, sbuffò.
“Di solito vagabonda dalle parti di Gozu, ma a quest’ora del mattino non lo troveremo”.
“Beh, aspetteremo qui… io non ci torno da Anto senza informazioni”.
Il Krogan si buttò sulla poltrona con noncuranza e dopo poco cadde in un sonno profondo, i due Batarian passarono la giornata a giocare a carte e al tramonto lasciarono l’appartamento.
 
 

 
Nikki aveva appena ricevuto la chiamata di Liara. Non se l’aspettava; fra tutti i suoi collaboratori lui era quello che veniva a sapere le cose per ultimo, sempre quando nessun altro riusciva a gestire la situazione. Ciò non gli dava fastidio, era consapevole che ispirare fiducia non era esattamente una delle sue doti principali, ma finchè lo stipendio arrivava regolare a lui non interessava altro. Frequentava sempre gli stessi posti, indossando un completo azzurro che lo faceva sembrare un damerino d’altri tempi, importunava i passanti recitando frasi di poemi antichi e registrando ogni movimento sospetto nel frattempo. Veniva considerato pazzo, uno di quei pazzi acculturati. “Ah, eccolo che arriva, Nikki il Matto”, sentiva dire ogni tanto agli angoli delle strade. Spesso e volentieri la gente gli chiedeva un consiglio, finendo per confessargli i segreti più profondi. Lavorava per Liara da pochi mesi, ma grazie al suo intuito e alla furbizia le aveva passato alcune delle informazioni più importanti che ora arricchivano il suo database. A volte veniva persino assoldato dalle bande criminali per recapitare pacchi e biglietti. “Tanto è un folle”, dicevano, mentre lo mandavano a morire da qualche parte. Ma lui, scaltro e astuto, ne usciva sempre indenne e non si lamentava se alla fine riceveva scuse per non essere pagato, continuava a fare il suo ruolo pazientemente.
Ogni tanto spariva, brevi periodi lontano da Omega in cui tornava a casa, una bellissima villa su Sur’kesh, sontuosa, ampia, piena di opere d’arte. Si rilassava sul suo materasso termico ad acqua e tornava ad essere se stesso sotto l’ombra di una palma. Gli bastava poco, tuttavia, per desiderare di nuovo la sua vecchia vita. Truffare gli altri gli dava molte più soddisfazioni che comprare un quadro d’autore, per quanto ciò lo appagasse.
Era seduto ad uno dei tavolini di un bar frequentato di solito da Batarian quando ne vide giusto uno andargli incontro. Lo conosceva bene, si chiamava Bostik e un paio di volte lui l’aveva usato come tramite per i suoi sporchi affari. Faceva parte di una banda di mercenari che lavorava segretamente per Anto Korragan, all’oscuro di Aria. Arrivò trafelato, porgendogli un pezzo di carta con una mano e un paio di spiccioli con l’altra. Nikki dovette sforzarsi a non scoppiare a ridergli in faccia.
“Alfabeto Drell”, disse, massaggiandosi il mento appuntito. Non poteva credere che quel Batarian gli avesse appena fornito un’informazione come quella. Pensò in fretta ad una soluzione, di certo non poteva rivelargli il contenuto del messaggio. “Non capisco, mi dispiace”.
“Oh, andiamo Nikki… spremi le meningi”, si lamentò quello, dandogli una pacca dolorosa sulla testa.
“Non so, giuro”.
“Senti, quest’informazione mi serve, aiutami. Ti pagherò il pranzo”.
“Giuro, Batarian, non so tradurre cosa c’è scritto”.
“Sei un inutile verme!”, sbuffò quello con un ghigno, poi si rivolse ad un altro Batarian che era appena giunto alle sue spalle, “Andiamocene, il pazzo non sa nulla… dobbiamo chiedere a qualcun altro”. Detto questo, si dileguarono. Nikki aspettò pazientemente che quelli si fossero allontanati abbastanza, poi si alzò e andò a fare una chiamata in un posto sicuro.
“Liara, ho le informazioni che cercavi”, disse, cambiando tono di voce.
“Cos’hai trovato?”
“Batarian… mercenari al servizio di Anto Korragan, hanno trovato un biglietto nell’appartamento di Krios. Alfabeto Drell, c’è l’indirizzo della raffineria Karlak”.
“Mi trovo qui adesso. Quel messaggio è stato scritto da lui, Glifo è risalito all’originale da un foglio in bianco che riportava tracce di scrittura. Cosa hai detto loro?”
“Ovviamente ho fatto finta di niente, ma non passerà molto prima che scoprano il significato. Dobbiamo aspettarci che facciano irruzione alla raffineria entro massimo un’ora”.
Dall’altro capo, Liara, restò in silenzio, cercando di completare le tessere di quel puzzle, poi avvisò Nikki che l’avrebbe chiamato dopo per i dettagli.
Feron la osservava senza osare proferir parola, era in uno di quei momenti in cui qualunque cosa avrebbe potuto farla esplodere, poi lei si decise finalmente a parlare.
“Se c’è davvero Anto Korragan dietro tutto questo, deve aver avuto un motivo per farlo. Soldi, forse, vendetta. Qualcuno può averlo assunto all’oscuro di Aria, non sarebbe la prima volta che gliela combina. O magari, come dice Shepard, era imparentato con i killer di Irikah e vuole vendicare le loro morti… E lei, beh, mezza Galassia la vorrebbe morta, non mi stupirei”, disse, camminando in tondo per la stanza. “Thane deve aver scoperto l’identità dei suoi presunti assassini e deve aver organizzato un piano, dando loro una pista, un suggerimento su dove poterlo trovare. Potrebbe essere già lì, ad aspettarli”.
“Un suicidio, praticamente”.
Liara gli rivolse un’occhiata preoccupata. “Penso che farebbe qualunque cosa pur di proteggere Shepard, persino farsi saltare in aria”.
Liara non si rendeva conto di quanto fosse vera quella frase, benchè lo credesse davvero. Li aveva visti insieme, aveva visto lei quando ne parlava, era quel tipo di rapporto per cui sacrificheresti ogni cosa.
“Allora… che aspettiamo? Mentre noi siamo qui, lui potrebbe essere già sotto attacco”, incalzò Feron.
Liara annuì e contattò nuovamente Nikki, mentre lasciavano l’appartamento. “Come te la cavi in combattimento?”, gli domandò.
“I miei droni non li batte nessuno”.
“Allora sai dove incontrarmi. A fine mese avrai un lauto compenso, ovviamente”.
A circa quindici km da lì, un Salarian sorrise compiaciuto. Era da tanto che Hansel e Gretel non entravano in azione.





 



*puf!* Sono viva e vegeta anche se non aggiorno da una ventina di giorni... Il motivo in realtà c'è, ed è che sto riscrivendo daccapo Siha, come alcuni di voi sapranno (*manda baci volanti a Johnee, Altariah e shadow sea*). *parte jingle pubblicitario* La trovate qui, se la curiosità vi uccide.
A presto :)

   
 
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