“Devi sempre rovinare tutto, vero John?” urlò Paul all’amico che se ne stava seduto pensando a tutt’altro, cercando di evitare le parole che gli venivano rivolte contro.
“Come puoi startene lì seduto, dopo avermi insultato? Perfino con una canzone, John?” disse Paul indignato.
 
Aveva sempre creduto di poter contare sul suo amico John. Aveva sempre creduto che la loro amicizia fosse qualcosa di forte e duraturo. Ma a quanto pare, l’unica cosa duratura era la mania di protagonismo di John.
 
“Non sono l’unico, ‘amico’. ” Rispose John in tono sarcastico, svelando un sorriso beffardo.
 
“Datti una svegliata! Non è solo colpa mia e dei miei litigi con George se è andato tutto a puttane. La colpa è anche tua, e di quella Yoko. Ne sei consapevole vero?” disse Paul all’amico cercando di attirare la sua attenzione stuzzicandolo.
 
“Ne sono consapevole. Sono consapevole di ogni minima dannata cosa, Paul!” Rispose John e quasi digrignò i denti per aver sentito nominare la sua amata Yoko con l’appellativo di “quella”.
Lui la amava e non riusciva a capire perché gli altri non la apprezzassero e non l’avessero mai apprezzata. In fondo dava solo consigli e critiche costruttive su ciò che componevano, non riusciva a capire cosa ci fosse di male.
 
“Amico, non chiamare più Yoko in quel modo. Non è una cosa, è una persona.” Ribattè John in difesa della sua amata.
 
“Cazzo John! Non ti rendi proprio conto di niente? Anche io sono una dannata persona! Dov’eri quando avevo bisogno di te? Sei andato via e basta, hai ottenuto quello che volevi e hai lasciato tutto. Se non fosse stato per me-..” disse Paul tutto d’un fiato preso dalla rabbia.
 
“Se non fosse stato per te cosa Paul? Non ci sarebbe stato nessun gruppo? Non saprei suonare la chitarra così fottutamente bene? Cosa Paul, cosa?” chiese John guardando fisso nei suoi grandi occhi verdi.
 
“Se non fosse stato per me..” continuò Paul cercando di guardare altrove “..non ti saresti scoperto. Non saresti la bella persona che sei adesso.”
 
“Stai dicendo che non ero una bella persona prima di conoscerti?” chiese ancora John.
 
“Non dico questo John, dico che sei cambiato. In questo modo mi piaci di più. Quando sei con me, mi piaci di più.” Si fermò per qualche secondo fissando un punto invisibile di fronte a sé, per cercare da qualche parte dentro sé le parole giuste. “Non sei una costruzione, non sei quello che gli altri vogliono vedere, non sei “un uomo inesistente”. Sei solo tu, John Lennon. Sei ‘reale’.”
 
“Perché mi stai dicendo questo Paul?” disse John confuso e apprezzando allo stesso tempo l’amore che l’amico riponeva in lui.
 
“Cazzo John! Sei tanto bello quanto stupido! Non l’hai ancora capito?” disse Paul quasi urlando e fissò i suoi occhi sull’uomo che aveva di fronte.
 
“Capire cosa?” chiese ancora una volta John confuso.
 
“Ti amo, John.” Disse all’amico con gli occhi lucidi. Il cuore batteva così forte che gli sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro.
 
John non disse niente. Solo, lo guardò dritto negli occhi, lo attirò a sè e lo baciò.