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Autore: verotile    25/04/2013    9 recensioni
 
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Cerco nella tasca il cellulare, ma non lo trovo, eppure ero sicura di averlo messo lì. Non è possibile. Riguardo dietro di me, è a qualche metro di distanza. Adesso sto correndo. Manca ancora un bel po' di strada per arrivare a casa. Un verso eccheggia nell'aria, sembra quasi un ringhio e in pochi secondi una mano fredda come il ghiaccio si appoggia sulla mia spalla. 
 
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se avete voglia di sapere cosa succede in questa one-shot, dovete solo leggerla....non dico nient'altro ( tanto c'è il mio angolino a fine ff >.< )
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Maniac...?!

Guardo il cellulare per vedere se qualcuno mi ha mandato dei messaggi, ma non ce ne sono. Guardo fuori dal vetro dell'autobus, mancano ancora due fermate. Appena superiamo la prima, allungo il braccio e schiaccio il pulsante per prenotare. Mi alzo in piedi e infilo il telefono nella tasca della giacca, poi scendo. Inspiro a pieni polmoni l'aria fresca della sera e comincio a camminare con molta calma verso casa.
Sono le otto e mezza, e gli ultimi raggi solari della giornata illuminano il cielo colorandolo di rosso. Che bello che è il rosso, è un colore che mi è sempre piaciuto. Insomma, il rosso è il colore della passione, dell'amore...chissà se anch'io proverò un sentimento simile. Tutte le mie amiche mi dicono che di sicuro troverò un ragazzo, perchè sono carina e gentile, ma io non credo perchè oltretutto sono bassa, molto bassa. E comunque non mi importa, per adesso preferisco pensare allo studio, l'amore lo posso leggere nei miei amati libri.
Sento dei passi dietro di me, che strano, di solito nessuno prende questa strada. Un brivido percorre la mia schiena. Ma che mi prende? E' solo una persona che, come me, prende questa strada, non mi devo preoccupare. Chissà perchè non ne sono convinta. Come se fosse un gesto naturale, infilo la mano nella borsa e prendo lo specchietto. Lo metto davanti al mio viso e guardo alle mie spalle. E' un uomo, alto, robusto. Ha dei lunghi capelli neri. Non riesco a capire nient'altro perchè ormai si è fatto buio e in questa strada nonc'è nemmeno un lampione. Ok, adesso prendo un respiro profondo e continuo a camminare come se niente fosse. Giro a destra e dopo un po' sento i suoi passi ribombare in quella strada vuota, completamente vuota. Dannazione! Accelero il passo e pure lui lo fa. Ho paura, ho tanta paura. Rialzo lo specchietto e noto che è più vicino di prima. Faccio dei passi più lunghi e veloci. Sento i suoi passi farsi più pesanti. Cerco nella tasca il cellulare, ma non lo trovo, eppure ero sicura di averlo messo lì. Non è possibile. Riguardo dietro di me, è a qualche metro di distanza. Adesso sto correndo. Manca ancora un bel po' di strada per arrivare a casa. Un verso eccheggia nell'aria, sembra quasi un ringhio e in pochi secondi una mano fredda come il ghiaccio si appoggia sulla mia spalla. Mi irrigidisco immediatamente.
Gli occhi mi pizzicano e senza neanche accorgermene, piango. Le ginocchia cedono e cado a terra. Alzo lo sguardo e lo guardo, come se facendolo potessi impietosirlo e farmi lasciare in pace.

<< Ti prego... >> Non credevo di riuscire a parlare, ma la mia voce trema. << ...n-non farmi del male, ti prego. >> Ormai vedo tutto sfocato per colpa delle lacrime, non riesco a vedere il suo viso. Una risata, che al mio udito parve la più cattiva del mondo, eccheggiò nell'aria. Tremo, ho paura.

<< Ma sei scema? - eh? - Allora, primo: non sono chi credi che io sia. Secondo: se hai questa reazione, altro che non farti male, un ragazzo ti farebbe anche peggio. >> A poco a poco, riesco a mettere a fuoco, e vedo un rosso molto acceso, sono i suoi occhi. Il viso è contratto in una smorfia infastidita. Mi porge la mano e io non sono sicura se accettare quell'aiuto oppure no. << Ti muovi? - sussulto - Non voglio rimanere un'ora così come un idiota. >> Afferro subito la sua mano e lui mi tira su.

<< G-grazie. >> Sussurro. Volta lo sguardo dall'altra parte e si gratta la testa nervosamente e solo in quel momento vedo un luccichio sul suo viso. Sono dei...piercing? Cavoli, ne ha tantissimi. Sulle sopracciglia, sul naso e uno anche sul mento.

<< Comunque, ti sono venuto dietro per riportarti questo - e mi porse il mio cellulare - ti era caduto sull' autobus. >>

<< Grazie. >>

<< Smettila di ripetere "grazie" , sei fastidiosa oltre che tremendamente stupida. >> Nonostante sia adirata per quello che mi ha detto, rido, sia perchè ha ragione, sia per il malinteso di prima. Lui mi guarda come se fossi pazza.

<< Io sono Levy McGarden. >> Allungo la mano verso di lui, e noto -compiaciuta - che l'ho sorpreso. Lui ghigna e me la stringe, non si accorge nemmeno che mi sta facendo un male cane. Non voglio perdere una mano.

<< E io Gajil Redfox. >> Gli sorrido, ignorando l'immenso dolore che sto provando in questo momento. << Allora, ci vediamo. >> Mi giro per tornare a casa.

<< Aspetta, ti accompagno. >>

<< Ma come siamo gentili. >> Lo prendo in giro, lui arrossisce e volta lo sguardo.

<< Sta zitta, nana. >> Gli mollo un pugno e lui ride.

<< Come ti permetti? >>

<< Oh, scusa, intendevo dire gamberetto. >>

<< Gamberetto? >>

<< Sì, perchè con il vestito che indossi e il tuo essere nana, sembri un piccolo gamberetto. >> Lo guardo come se lo volessi uccidere, gli occhi ridotti a due fessure e la sua risata diventa sempre più forte.

<< Sei buffa sai? Quindi facciamo la lista: sei nana, fastidiosa, incredibilmente stupida e buffa. >>

<< Adesso me la paghi. >> Gli do pugni dappertutto e lui non risponde. Dopo un po', mi blocca le mani e avvicina il mio volto al suo, così tanto che riesco a rispecchiarmi in quegli occhi rossi e ghigna. Senza neanche essermene accorta, sono sulla sua spalla. << Ma che? Mettimi giù! >> Strillo, mi dimeno tantissimo, ma lui non molla la presa, anzi la rinforza.

<< Stai zitta. >>

<< Sai, facciamo la tua di lista: scorbutico, tremendamente fast... >> Ma non riesco a finire per colpa si una sensazione strana allo stomaco, sento le sue dita agili sulla mia pelle e io mi metto a ridere.

<< Ti prego, il solletico no. Basta. >> Riesco a dire traa una risata e l'altra. << Chiedi perdono. >>

<< Scusa. >> La smette e finalmente riesco di nuovo a respirare.

<< Ti ho già detto di stare buona e zitta. >> Gonfio le guance adirata, ma nonostante tutto sono felice. Questo ragazzo, Gajil, credo potrebbe piacermi stare con lui.

        Lu-chan, forse, potrei ripensarci alla storia del non avere un ragazzo






*** MY CORNER***

Ok, al mio tre potete lanciarmi tutto quello che volete. Pronti? 1...2...3 *le arrivano addosso pomodori, lattuga, piatti, posate, palle da pallavolo e da bowling*

Lo so, è un orrore, solo che come per tutte le altre fanfiction, mi viene il lampo di genio, la storia mi sembra carina e decido di scriverla, però ogni volta, non riesco a scriverla come vorrei e allora si da il via alla depressione e, siccome sono una masochista coi fiocchi, la pubblico pure. 

Chissà quanti errori avete trovato.

By The Way, passiamo alla storia: è la mia prima GaLe ( se non si conta la ff di San Valentino, perchè in quella c'erano altre coppie ), quindi si può dire che sia un piccolo esperimento, e se vedo che vi piace, magari proverò a scriverne altre *le arriva una zucca in faccia*   Ehi, chi è stato?   *grilli e balle di fieno*
Scusate per la parte iniziale dove c'è parecchie volte la ripetizione di "rosso", solo che non riuscivo a cambiarlo e alla fine l'ho lasciato così.

Non ho più niente da dire, allora, alla prossima.
  CIAO









  
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