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Autore: nowheretobefound    25/04/2013    1 recensioni
Blaine e Kurt non si sono mai incontrati sulla scalinata della Dalton, non si sono mai conosciuti.
E mai lo faranno, ma…
“Io non so cosa spinga due persone a conoscersi, ad incontrarsi, cosa faccia sì che si trovino nel posto giusto al momento giusto. Cosa permetta che le loro vite si intreccino, che si fondano. E’ come se esistessero solo per quello, come se fossero state messe al mondo per perdersi l’una nell’altra.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io non so cosa spinga due persone a conoscersi, ad incontrarsi, cosa faccia sì che si trovino nel posto giusto al momento giusto. Cosa permetta che le loro vite si intreccino, che si fondano. È come se esistessero solo per quello, come se fossero state messe al mondo per perdersi l’una nell’altra. Le anime affini vivono a metà, sono incomplete, finché non inciampano accidentalmente l’una nell’altra. Sarebbe davvero una bella prospettiva, però, se si potesse pensare, senza timore di sbagliare, che ci sarà un momento, uno qualunque, in cui ognuno incontrerà la propria metà:  renderebbe tutto più semplice, eppure non tutte le anime gemelle sono destinate a trovarsi. Talvolta si è semplicemente costretti a restare incompleti per sempre, senza mai riuscire a provare la sensazione di aver compreso, finalmente, qual è la propria collocazione nel mondo.Non so ancora se questo è stato il mio caso, però: Se c’è un destino, è stato davvero crudele con me e, all’opposto, generoso.

C’è stato un momento, un attimo breve e fuggevole, in cui io sono stato pienamente me stesso, è stato come essere in balia di un brivido, un tremito tanto forte quanto rapido, che mi ha sconvolto ed è fuggito via. C’è stato un tempo in cui sono stato davvero Blaine Anderson, ma è durato un istante, quanto  un battito, il tempo di una canzone cantata nella sala comune della Dalton. Non so che volto abbia quella sensazione, non so chi me l’abbia procurata, ma è la più intensa che abbia mai provato in tutta la mia vita.
 Ho avuto un bel lavoro, quello che ho sempre desiderato, una bella casa, esattamente come l’avevo voluta, una famiglia che mi ha compreso e sostenuto, il sogno di ogni figlio,  un compagno affascinante, innamorato e fedele, come lo immaginavo da piccolo, quando mi trovavo a fantasticare sul mio futuro, dei figli meravigliosi che mi hanno reso orgoglioso, più di quanto un genitore potrebbe mai sperare. Ho ricevuto ed ho donato amore a sufficienza per poter dire di essere stato felice, ma non completo. Ho realizzato che non lo sarei mai stato nel momento in cui il destino mi ha negato la possibilità di poter incontrare l’unica persona che mi avrebbe reso tale.
Ho fantasticato molto sul suo ipotetico volto, la prima cosa di cui mi sono convinto è che ha gli occhi chiari. Non come quelli verdi di Sebastian, i suoi sono di un azzurro intenso, come il cielo di una giornata estiva. Si illuminano quando ha un’intuizione e brillano quando sorride.  Il sorriso l’ho  sempre creduto ampio e contagioso, che trasmette voglia di vivere. L’ho immaginato con una pelle diversa dalla mia: la sua è diafana, talmente chiara da mostrare immediatamente le gote che si imporporano dopo un complimento, ed è vellutata al tatto. I suoi capelli sono corti, castani e ben curati, non una massa di ricci informi come i miei. Il corpo è esile, ma definito allo stesso tempo, in perfetta forma. È più alto di me, non che ci voglia molto. Nella mia mente è tanto bello fuori quanto dentro: è ben educato, gentile, elegante, intelligente, ma non saccente, molto acuto e sarcastico. È  orgoglioso, testardo ed ambizioso. Ha grandi sogni e molto talento. Sa ironizzare su se stesso e ha un innato senso della moda. Mi avrebbe criticato perché indosso spesso papillion e perché uso troppo gel, ma mi avrebbe amato incondizionatamente in ogni caso, sarebbe stato anche un ottimo amico, confidente, compagno, amante, marito e padre.  Avremmo trascorso le nostre serate a guardare vecchi film in un piccolo appartamento a New York, dove ci saremmo trasferiti dopo il liceo, canticchiandone le colonne sonore, le nostre voci si sarebbero armonizzate alla perfezione. Sarebbe stato anche lui un bravo cantante, la sua voce l’ho sempre pensata in grado di toccare note altissime, come quella di un angelo. Poi, finito il college, avremmo trovato il nostro lavoro dei sogni ed avremmo messo su famiglia. Ci saremmo sposati, avrebbe organizzato una cerimonia elegante, ma sobria e per pochi intimi, ogni dettaglio sarebbe stato pianificato, lui è un perfezionista. Mi avrebbe fatto indossare un abito scelto da lui e io sarei stato ben felice di assecondarlo. Avremmo trascorso la luna di miele in Europa, lui adora il Vecchio Continente. Poi avremmo adottato dei bambini: Due femminucce. Sarebbe stato un buon padre. Saremmo invecchiati insieme e ci saremmo ritirati a Provincetown dove avremmo acquistato una villa e creato la nostra colonia di artisti. Ho immaginato tutta la nostra vita, ogni minimo dettaglio, non sarebbe stata rose e fiori, avremmo litigato, a volte ci saremmo odiati anche, ma il nostro amore sarebbe riuscito a superare tutto. Sarebbe stato la mia forza ed io la sua. Nulla di tutto questo è accaduto, se non nella mia mente.
So che esiste, ne sono certo, nonostante i nostri sguardi non si siano mai incrociati. La sua presenza mi ha colpito come un fulmine quel giorno quando  cantavo con il mio glee club e tutto, per un attimo, sembrava al suo posto. Io ero al mio posto, con lui.  Alla fine dell’esibizione non c’era già più, non ci siamo mai visti, non so cosa ci facesse quel giorno nella mia scuola, perché si fosse fermato ad ascoltare la nostra esibizione, perché fosse fuggito via, quasi spaventato. Io quella melodia gliel’ho dedicata. È nostra, l’ho sempre ricordata come la canzone che ho cantato il giorno che ho trovato la mia anima gemella.

Se c’è un destino, è stato davvero crudele con me e, all’opposto, generoso: crudele perché  non ci ha fatti conoscere, ci ha impedito di vivere la vita che avremmo potuto vivere, non ci ha permesso di sostenerci a vicenda, ma è stato generoso perché, quel giorno, mi ha dato la possibilità di sapere che, da qualche parte nel mondo, esiste lui che è la mia metà ed io l’ho trovato, anche se non so dove sia, con chi sia o quale sia il suo nome.

  Note:
  Ciao a tutti ^^
  Dunque, questa è la prima One-Shot che scrivo su Glee ed, in particolare, sulla Klaine. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, quindi non esitate a lasciare recensioni!
 Vorrei darvi dei piccoli chiarimenti sul testo, mi rendo conto che, in certi punti, è un po’ criptico:
   

  •    Il narratore è, ovviamente, Blaine, lui e Kurt non si sono mai conosciuti, nonostante Hummel sia andato a spiarli quel "famoso" giorno. Mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se B. non avesse ritardato alle prove (come in realtà è accaduto nel telefilm) e se lui e K. non si fossero mai incontrati sulla scalinata della Dalton.
  •    Kurt, nella mia storia, ha visto solo l'ultima parte dell’esibizione di “Teenage Dream” (che è la canzone a cui si riferisce Blaine nel testo), ha tardato perché non conosceva la scorciatoia che B. gli ha mostrato nel telefilm.
  •    Dopo l’esibizione Kurt è fuggito via perché temeva di essere scoperto, non aveva dei vestiti adatti a “mimetizzarsi” tra gli altri studenti della Dalton.
  •    Ho nominato Sebastian: Lui e Blaine si sono conosciuti alla Dalton durante il loro terzo anno di liceo, quando Seb. si trasferisce dalla Francia. Blaine, non avendo conosciuto Kurt, non ha mai cambiato scuola, quindi sono stati prima compagni, poi si sono innamorati. Dopo il college, hanno messo su famiglia, hanno trascorso una vita felice ed appagante, ma B. sente ancora la mancanza di qualcosa, anzi, di qualcuno.
  •    La parte relativa a Provincetown e alla colonia di artisti è  una frase detta da Blaine nell’episodio 4x05, mentre parla con Sam.
  •    Quando Blaine racconta la vita che avrebbe vissuto con Kurt, se si fossero conosciuti, e quando lo descrive ho volutamente alternato l’indicativo ed il condizionale: L’indicativo per la descrizione fisica/caratteriale di Kurt perché, nella mente di Blaine, Kurt è esattamente così.  Va da sé, invece, perché ho usato il condizionale per descrivere la vita che non hanno mai vissuto. ;)

 Baci,
   Nowheretobefound.

  
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