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Autore: Amymesmerizing    25/04/2013    2 recensioni
« Sono contento che tu abbia accettato Charles, avevo bisogno di vederti...»
“Mi mancavi troppo”.
« Non avevo scelta, visto che mi sei piombato in casa sradicando il cancello e minacciando di morte due dei miei ragazzi...»
« Non capisci! Credevano che fossi venuto lì con cattive intenzioni... Dovevo fermarli!»
« Beh, magari la prossima volta potresti provare a citofonare che ne dici?! Così, sai... Giusto a scanso di equivoci!» ribatté Charles con sarcasmo.
“Quell’aria infastidita lo rende ancora più carino” pensò Erik.
« Scusa... Vecchie abitudini.» esclamò sorridendogli.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Salve, popolo di EFP! E' la prima Cherik che scrivo... E' nata così, per caso, da uno dei miei tanti scleri su facebook
e inizialmente l'intento era di renderla demenziale, ma mi è uscita una pseudo-romanticheria xD Tuttavia il risultato non mi dispiace :)
Spero possa piacere anche a voi e chiedo venia in anticipo per eventuali imprecisioni!
La storia dovrebbe svolgersi dopo le vicence di X-Men: First Class ed è narrata in terza persona, ma dal punto di vista di Erik/Magneto,
che, guarda un po', è il mio personaggio preferito! xD
La smetto di chiacchierare e vi lascio alla storia... Adieu! <3




Erik stava programmando quella giornata da mesi e non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinarla.
Neanche al traffico che si frapponeva fra la sua moto e la loro meta.
Era dal giorno dell’incidente, dal momento in cui avevano deciso di separare le loro strade, che non vedeva Charles.
Avrebbe voluto andare a trovarlo in ospedale, dirgli che gli dispiaceva, che sapeva che in fondo la colpa di tutto ciò era solo sua, ma Raven non glielo aveva permesso.
<< Ci siamo appena divisi, lottiamo per due cause diverse! Te l’ha detto lui stesso e io non ho intenzione di mollare e di mostrarmi debole agli occhi di quei lecca-umani! Certamente non perché Mr. Sono-di-ferro ha in realtà il cuore tenero! Altro che Magneto, dovevo chiamarti Marshmellow!>> gli urlò contro furente.
In quei momenti la preferiva di gran lunga bionda e innocua, quella strega.
Alla fine era riuscito a strappare un appuntamento a Charles, che adesso lo guardava imbronciato e perplesso dal suo sidecar. Erik non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse adorabile, soprattutto con quella faccia crucciata, mentre si sforzava di decifrare le sue espressioni, i suoi sentimenti, protetti dal casco di Shaw.  
<< Sono contento che tu abbia accettato Charles, avevo bisogno di vederti...>>
“Mi mancavi troppo”.
<< Non avevo scelta, visto che mi sei piombato in casa sradicando il cancello e minacciando di morte due dei miei ragazzi...>>
<< Non capisci! Credevano che fossi venuto lì con cattive intenzioni... Dovevo fermarli!>>
<< Beh, magari la prossima volta potresti provare a citofonare che ne dici?! Così, sai... Giusto a scanso di equivoci!>> ribatté Charles con sarcasmo.
“Quell’aria infastidita lo rende ancora più carino” pensò Erik.
<< Scusa... Vecchie abitudini.>> esclamò sorridendogli.
Charles era sempre più confuso da tutta quella dolcezza e continuava a non capire il motivo di quell’appuntamento. Erik, pur non essendo un telepate, glielo leggeva negli occhi.
Avrebbe voluto passare più tempo possibile con lui... Quel maledetto traffico gli stava facendo perdere tutta la giornata! Ma non aveva intenzione di sprecare un altro solo minuto che avrebbe potuto passare con il suo professore.
Scese dalla moto carico di rabbia e cominciò a concentrarsi.
Nonostante indossasse ancora il casco, Charles intuì subito ciò che stava per fare.
<< Oh, andiamo Erik... Non farai sul serio!>> gli intimò preoccupato.
Non aveva neanche completato la frase, che Magneto aveva già spostato tutte le automobili, accatastandole una sull’altra. Incurante delle grida generali, Erik tornò in sella alla moto ridacchiando e riprese a guidare.
<< Vedo che le vecchie abitudini persistono...>> sbuffò Charles, mandandogli un’occhiata di rimprovero.
<< Dai Charles! Non dirmi che ti andava di passare tutto il giorno in quel dannatissimo sidecar!>>
<< E io che credevo finalmente di sentire le tue scuse o di trovarti cambiato! Credevo che fossi maturato, invece sei sempre il solito egoista arrogante! E adesso riportami immediatamente a casa, mi sono stancato di te e delle tue manie di protagonismo.>>
Erik sbatté le palpebre incredulo. Aveva sognato questo giorno per mesi, non poteva tollerare di vederlo andare in frantumi così, per un suo stupido errore.
Scese dalla moto e si avvicinò a Charles.
<< Charles, io SONO cambiato! Ti ho fatto venire fin qui per dimostrartelo!>>
<< Dimostramelo allora! Fino ad adesso mi hai solo convinto del contrario.>>
<< D’accordo allora! Dimmi cosa devo fare e io lo farò.>>
<< Vorrei semplicemente passare una giornata tranquilla! Niente poteri, niente te che svolazzi qua e là a combinare disastri, niente sradicamenti di cancelli e niente danni collaterali agli umani!>>
<< Tutto qui? Vuoi semplicemente che smetta di usare i miei poteri per una giornata?>> chiese Erik sorridendo stupito.
<< Sì, niente potere per entrambi! Ricorda: una giornata TRANQUILLA.>>
<< Così poco? Lei sottovaluta le mie capacità, professor Xavier!>>
<< Già... E sottovaluto sempre anche la tua umiltà!>>
Risero entrambi, come ai vecchi tempi. Quando combattevano fianco a fianco e c’erano sempre l’uno per l’altro. Sempre. Quando dove era Charles, là era anche Erik.
Tornò in sella alla moto e riprese a guidare, felice di avere ottenuto, ancora una volta, un’altra possibilità da Charles.
<< Erik, ho detto niente poteri per entrambi. Puoi togliere il casco>> lo rassicurò il professore con un sorriso.
<< E’… E’ per la moto!>>tentò di giustificarsi Erik.
<< Ma ti prego! Stiamo andando a stento a 50 miglia l’ora per colpa di questo... Coso!>> disse colpendo il sidecar << Che vuoi che ci succeda?>>
Erik si fermò di nuovo.
<< Hmmm, non lo so... Non mi fido di te, Charles! Potrei trovarti nella mia mente all’improvviso e non so se...>>
<< Oh, andiamo! Cos’ hai paura che scopra?>> lo interruppe il professore con un misto fra curiosità e malizia.
“Che ti amo. Non ho mai smesso di farlo”.
<< Niente!>> concluse lui burbero. Si guardarono per un istante, poi il grande Magneto si tolse riluttante il suo elmo, il suo trofeo, diventando semplicemente Erik Lehnsherr.
<< E va bene, me lo levo! Ha vinto di nuovo professore... Contento?>> gli disse sbuffando.
<< Decisamente sì!>> esclamò Charles divertito << Sei molto più carino senza quell’aria minacciosa...>>
“Che persona subdola” pensò Erik “Gode nel mettermi in imbarazzo per vedere come reagisco! Scommetto che adesso sta anche leggendo ciò che provo... Mi senti Charles? Se sei in ascolto, sappi che sei uno stronzo!”
Nessuna risposta. Forse gli aveva detto la verità.
<< Sì... Ok. Grazie...>> farfugliò imbarazzato << Ora possiamo riprendere il viaggio?!>>
<< Si può almeno sapere dove siamo diretti?>>
<< Se mi lasci guidare in santa pace lo vedrai tu stesso fra poco!>> disse tornando ai suoi soliti modi bruschi.
Non fecero che poche miglia, quando il motore della moto cominciò a borbottare e in pochi secondi si ritrovarono a piedi.
<< Che diavolo...? Oh, perfetto! Ci mancava solo la stramaledetta benzina!>>
D’impulso Erik scese dalla moto rimettendosi il casco e levandosi in aria, incavolato con quella dannata motocicletta e con Dio o qualunque altro essere stesse cercando di rovinare quella giornata che avrebbe dovuto essere perfetta.
<< Erik, fermo!>> urlò Charles dal sidecar << Ho detto niente poteri!>>
<< E cosa vuoi... Che spinga la moto a mano?!>>
<< Possiamo anche fermarci qui, non vedo il motivo di fare tutta questa strada!>> protestò Charles.
<< Non se ne parla! Ormai ho guidato fin qua e intendo arrivare dove mi pare! Almeno potresti scendere a darmi una man...>>
Interruppe subito la frase, maledicendosi per la sua stupidità.
<< Non fa niente Erik... Non preoccuparti. Devi solo imparare ad accettarlo, non è stata colpa tua... Cioè, lo è stata, ma non intendevi... >>
<< Va bene così Charles, ho capito. Lascia stare, scusami. Fai finta che non sia successo nulla, ok?>>
<< Perché, cos’è successo?>> esclamò lui con uno dei suoi sorrisi più luminosi.
Quanto lo adorava quando faceva così. Charles non solo era un telepate, ma possedeva una sensibilità fuori dal normale. Riusciva a perdonare chiunque perché riusciva a immedesimarsi negli stati d’animo di chiunque.
Gli sorrise di rimando e continuò a spingere la motocicletta.
Dopo un’ora di cammino, finalmente riusciva a scorgere il mare. Ormai si era quasi fatto buio, ma sentiva in cuor suo che ne sarebbe valsa la pena.
<< Erik...>> mormorò Charles emozionato << Questo posto... E’...>
<< Sì... E’ il porto in cui mi hai salvato la vita>>  “Il luogo in cui ci siamo incontrati”
Erik posò la motocicletta e prese Charles fra le braccia, adagiandolo su una panchina che dava sul molo, ormai illuminato solo dalla debole luce del sole al tramonto.
<< Però... Che bel posto! L’ultima volta che l’ho visto non sembrava certo così romantico!>> esclamò Charles ridendo.
Erik si sedette accanto a lui, più per necessità che per altro: l’agitazione per la sua vicinanza gli provocava un tremore che a stento riusciva a farlo sostenere sulle gambe.
Era visibilmente nervoso.
<< Erik, è tutto a posto?>> gli chiese Charles sinceramente preoccupato << Di che volevi parlarmi?>>
Il grande Magneto aveva perso le parole.
Mesi a programmare quel giorno, giorni a fantasticare su quel momento, ore passate a pensare cosa dirgli e COME... E adesso si accorgeva di essere totalmente impotente di fronte a quell’uomo apparentemente così piccolo e innocuo.
Detestava vedersi così debole, schiavo dei suoi sentimenti e delle sue passioni.
Si era lasciato trascinare lì dall’impulso, correndo dall’uomo che amava e che invece avrebbe dovuto essere suo nemico.
All’improvvisò si pentì di aver chiamato Charles e di averlo portato fin là.
Cosa sperava di ottenere?
Quando finalmente riuscì a parlare, le parole che gli uscirono non erano quelle a cui aveva pensato per tanto tempo. Il suo volto aveva completamente cambiato espressione.
<< Ti ricordi di quando mi hai salvato in queste acque, Charles? E’ stato due anni fa.
Da allora sono cambiate molte cose, eppure non riesco a mettere da parte la stima che provo nei tuoi confronti, né a seppellire la rabbia e il disprezzo che provo verso il genere umano. Ti ho fatto venire fin qui perché tu sappia che se mai uno di noi due dovesse di nuovo essere in pericolo, l’altro non dovrà mai giungere in suo soccorso. Quei tempi sono andati, mio caro amico.>>
Charles restò in silenzio per qualche secondo, sbalordito e confuso. Poi esplose.
<< Si può sapere cosa diamine ti passa per la testa?! Irrompi in casa MIA, fra i MIEI ragazzi, con la forza, mi trascini fin qui, dicendomi che vuoi dimostrarmi di essere cambiato, per poi dirmi che i vecchi tempi sono andati?! Dio Erik, quanto sei idiota!>>
<< Non riesci a capire! Non riesci neanche lontanamente ad immaginare quanto sia dura desiderare di essere al tuo fianco, eppure auto convincersi che è giusto starti lontano! Lottare fra quello che vorresti fare e quello che il gruppo si aspetta che tu faccia! >>
<< Desiderare di essere DOVE?!>> rise Charles scettico << Non sai quanti giorni ho passato in ospedale ad aspettarti, a sperare in una tua visita. Sì, è vero, una volta mi hai detto che mi volevi al tuo fianco, eppure non hai esitato un secondo ad abbandonarmi non appena ti ho detto che volevamo due cose diverse! Credevo che avrei potuto contare comunque su di te e...>>
<< La sedia...>> lo interruppe improvvisamente Erik.
<< Cosa?>> rispose Charles confuso.
<< La sedia che usi per muoverti, quella con il logo degli X-Men... E’ mia, l’ho realizzata io. Te l’ho fatta recapitare per dimostrarti che quello che ti ho detto è vero! Io ti vorrei davvero al mio fianco, ma questo non è possibile... Ma posso far sì che ci sia sempre qualcosa di mio con te, ed è quello che ho fatto. So che è inutile, dal momento che non te l’ho mai detto, ma non volevo mostrarmi arrendevole e debole agli occhi degli X-Men e dei miei ragazzi... Scusami. Ecco, era questo ciò che volevo dirti. Charles, io... Io voglio che tu sappia che non posso sostenere la tua causa, ma che posso sostenere te. E che i tuoi passi saranno sempre anche i miei.>>
Erik prese l’elmo di Shaw e se lo mise sul capo, ancora imbarazzato dalla dichiarazione che aveva appena fatto.
Charles non aveva smesso per un secondo di guardarlo con ardore e dolcezza.
<< Perché ti rimetti il casco?>> gli chiese, sempre sorridendogli.
<< Ho paura che tu possa leggere che sto pensando di baciarti...>> disse Erik imbarazzato, tutto d’un fiato.
<< Beh, sei fortunato... Non posso andare da nessuna parte.>>
Restarono a guardarsi con passione per un istante, poi Erik prese il suo volto fra la mani e lo baciò con trasporto, assaporando ogni singolo momento di quel loro primo, e probabilmente ultimo bacio.
Quando Charles si staccò con dolcezza, senza smettere di sorridergli, fu Erik a parlare.
<< Dimmi la verità Charles: mi avevi già letto nella mente, vero? E’ da quando mi sono tolto il casco che non hai smesso di farlo.>>
Charles rise sonoramente.
<< Vecchie abitudini! Come l’hai capito?>>
<< Professore>> cominciò Erik lasciandogli un bacio sulla fronte << Lei continua a sottovalutarmi!>>
<< Ah già, dimenticavo... A proposito! Per lo “stronzo” me la paghi!>>
Risero entrambi.
<< Allora? Come hai fatto?>>
<< Beh...>> continuò Erik << Per prima cosa non sembravi per nulla stupito dalla mia dichiarazione, piuttosto direi... Divertito! Inoltre, Professor X, continua a dimenticare che non ci si può fidare di lei!>>
<< E tu dimentichi che siamo nemici ormai, Magneto! Non DOBBIAMO fidarci l’uno dell’altro!>>  
<< Hai ragione... Vecchie abitudini.>> gli disse lui con un sorriso.
<< Ti amo, Erik.>>
<< E allora?! Dov’è finito l’essere nemici?>>
<< Scusa... Ancora non ci riesco.>> disse Charles guardandolo con dolcezza << Sai... Vecchie abitudini.>>
   
 
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