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Autore: Essemcgregor    25/04/2013    6 recensioni
[Attenzione Spoiler]
Consiglio la lettura a chi ha visto il film e sopratutto a chi è rimasto fino alla fine dei titoli di coda.
Stark ha finalmente capito che la sfida più grande che abbia mai affrontato, non è stata la guerra contro i Chitauri, ma la guerra contro le sue paure. E a che servono gli amici, se non per condividere questi pensieri?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Tony Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Is this the end of everything?



- Non mi hai ascoltato.-
La voce di Stark aveva assunto un tono di rimprovero, il suo interlocutore passò la mano sul viso, esasperato.
- Cioè io sono venuto qui, a parlare con te di cose serie e tu… tu… non mi ascolti?-
Banner alzò un dito, passò l’altra mano tra i capelli ormai cortissimi, inarcando un sopracciglio. Erano seduti lì da un paio d’ore ormai, Tony quel giorno aveva deciso di andare a trovarlo e di parlare, parlare come non aveva mai fatto con nessuno, probabilmente nemmeno con Pepper era riuscito a parlare di così tante cose e in modo così profondo.
- Stark io pensavo fossi passato solo per un salutino e quello…-
Indicò il divano dove Stark era sdraiato.
- Non è di certo un divano da psicologo. Andiamo ti sembro uno psicologo?-
Tony lo guardò pensieroso, rimuginò qualche secondo in silenzio mentre l’altro si sedeva composto.
- No è vero. Uno psicologo che ha problemi come li hai tu, non lo raccomanderei a nessuno.-
I complimenti di Tony erano sempre così… sinceri. Non era di certo il tipo di complimento che tutti potevano apprezzare, ma Bruce adorava quel suo modo di sdrammatizzare, era parte di lui, era la sua armatura naturale.
Non era vero che non aveva ascoltato, aveva sentito la maggior parte del suo racconto, perlomeno le cose più interessanti. Certo si era addormentato, ma non dall’inizio come lui aveva detto.
- Grazie per il complimento. Senti mi stai mettendo ansia. Ti spiace… alzarti?-
L’altro fece una piccola smorfia tornando poi a guardare il soffitto, lo stesso soffitto che aveva fissato per quelle due ore, come se avesse davvero ripercorso i suoi ricordi come un filmato. Bruce non aveva mai visto quello sguardo assente negli occhi dell’amico, lo conosceva sì da poco, ma mai aveva abbassato così tanto le sue difese. E pensare che tutto era partito da una semplice domande: “Allora, come te la passi?”.
La domanda era sorta spontanea anche a causa di un piccolo e grosso particolare. Non riusciva a vedere più quel cerchio luminoso al centro del suo petto, il suo piccolo salvavita.
- La tua poltrona da psicologo mi rilassa. Andiamo, che fastidio ti do?-
L’altro sorrise, non alzò nessuna obiezione. Si voltò verso il suo microscopio per riprendere il lavoro interrotto con l’arrivo dell’amico. Non si vedevano dal post New York e anche lì Stark aveva fatto sfoggio di un notevole self control. Nessuno aveva sospettato nulla sulle ripercussioni che l’attacco aveva avuto su di lui. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quanto quell’esperienza lo avesse segnato, nessuno a parte lui, ha mai saputo cosa fosse davvero successo quando aveva attraversato il portale, nessuno sapeva cosa avesse visto e cosa avesse provato.
- Allora, Shawarma in ricordo dei vecchi tempi?-
Banner aprì la bocca senza sapere cosa rispondere, Stark era l’unico che poteva parlare con tanta leggerezza, della guerra contro Loki e i Chitauri. Ognuno di loro aveva riportato delle ferite dopo quegli avvenimenti e chissà come quelle di Stark non riuscivano a rimarginarsi, o perlomeno non lo erano del tutto.
L’Avenger si alzò velocemente, portando poi le mani alla testa.
- Wow… gira tutto.-
Bruce si alzò sedendosi accanto a lui, posò una mano sulla sua spalla, sorridendo.
- Ti sei alzato troppo velocemente, adesso rimani fermo per qualche secondo e chiudi gli occhi.-
Stark annuì.
- Ti sei quindi perso il dettagliato resoconto su Killian!-
Bruce scosse la testa sorridendo.
- Stark, sono sicuro che non ne vorrai parlare ancora e…-
Il suo tentativo di non farlo parlare fallì miseramente, Tony si lanciò nuovamente in un rapido resoconto dei fatti, della battaglia finale e di come la sua fidanzata lo avesse sorpreso sfoggiando le sue abilità di guerriera, oltre alla sua particolare capacità di diventare rosso fosforescente e di squagliare qualsiasi cosa toccasse, oltre che a poter rigenerare parti del suo corpo. Per sua fortuna, Tony aveva trovato una soluzione a quel piccolo problema, e Pepper era tornata la donna di sempre.
Banner chiese ulteriori informazioni sulle ricerche svolte dalla donna che Tony aveva conosciuto 13 anni fa: studi piuttosto interessanti che se usati nel modo giusto, avrebbero potuto portare ad una svolta nel campo della medicina.
- Sei stato uno sciocco a lasciarla andare.-
L’altro agitò la mano, infastidito.
- Un’azienda che costruisce armi di distruzioni di massa, avrebbe dovuto finanziare il progetto di una scienziata del DNA che permette alle persone di diventare indistruttibili? Geniale direi.-
Inarcò un sopracciglio facendo quella classica smorfia che accompagnava le sue battutine ironiche, Banner scosse la testa, era inutile stare a discutere di scelte fatte nel passato, pur sbagliate che fossero.
Tony era così: allegro, vivace, dalla battuta pronta, irriverente e indisponente, “qualità” che non erano affatto idonee per il suo inserimento nel progetto Avengers, un rifiuto che Stark non digerì facilmente.
L’uomo di metallo, così lo definiva Thor. Tutti avevano saputo guardare l’armatura di Tony solo per quello che era, un ammasso di ferraglia super accessoriata, dotata di un armamento da far invidia a chiunque.
Nessuno mai aveva capito cosa per lui significassero quelle armature.
- E non sai il dolore che ho provato quando ho visto la Mark 47 andare in mille pezzi con quel pezzente all’interno!-
Banner annuì, non riusciva a credere che fosse riuscito a costruire 47 armature, una diversa dall’altra. Si era anche lanciato nella descrizione dettagliata di ogni armatura, cosa che rischiò di far piombare nuovamente lo scienziato, nel sonno.
Neanche Pepper aveva mai capito cosa significassero le armature per Tony: non un divertimento, non una distrazione, ma la sua difesa personale, la barriera che separava lui dal resto del mondo, la sua piccola isola felice. Perché quando la indossava, si sentiva finalmente qualcuno, sebbene la definizione supereroe gli andasse piuttosto stretta.
E poi c’era lei: Virginia Potts, l’unica donna in grado di domare lo spirito inquieto di Stark, l’unica che pareva avesse davvero rapito il cuore dell’uomo, alla quale non era mai riuscito a confessare le proprie debolezze, proprio perché voleva essere per lei l’uomo perfetto, l’uomo che le avrebbe risolto qualsiasi problema e che sarebbe riuscito a proteggerla da tutto e tutti.
Banner non aveva ancora avuto modo di conoscerla dal vivo, ma era come se la conoscesse. Stark, se non passava il tempo a parlare di armature e roba tecnologica, parlava di lei, di come gli aveva cambiato la vita e di come fosse diventata la cosa più bella che aveva.
- La mia unica ragione di vita.-
Ripetè quelle parole con un sorriso idiota stampato sul volto, il suo sguardo si perse altrove, in chissà quale piacevole ricordo.
- Terra chiama Stark!-
L’uomo si riscosse dai suoi pensieri.
- Dicevamo? Ah sì! Killian! Se solo penso che ha osato mettere le mani addosso a Pepper…-
Bruce sorrise.
- Quindi hai risolto quel suo piccolo problema. Ne sono felice. Anche se, ammetto, sarei stato curioso di vederla.-
Lo sguardo di Stark puntò direttamente quello di Banner, assottigliandosi in modo pericoloso. – Pepper non è una cavia da studiare.-
Banner alzò le mani.
- Non sto dicendo che sia una cavia da studiare, sono solo curioso di vedere gli effetti di questo “siero” di cui mi hai tanto parlato.-
L’uomo passò oltre, la sua rabbia svanì in un attimo lasciando spazio a chissà quali altri pensieri. Banner sentiva la mancanza di quel piccolo cerchio di luce sul suo petto, era come se gli avessero tolto al suo amico, una parte di lui. Era parte dell’Avenger, così come Hulk faceva parte di lui. A differenza di Tony però, lui non avrebbe mai potuto separarsi dall’omone verde dentro di lui.
Banner sapeva che c’era un modo per risolvere il problema dell’amico, sapeva che era possibile operarlo e più di una volta gliene aveva parlato, senza mai riuscire a convincerlo ad affrontare quell’operazione.
Il Mandarino, Killian e tutti gli avvenimenti accaduti in quel loro periodo di separazione, lo avevano aiutato a crescere, a maturare ad affrontare le sue paure.
Non riusciva a dimenticare il giorno in cui aveva letto la notizia della sua morte sul giornale, era tornato in città da poco e invece che godersi quei momenti di pace, si era fiondato allo S.H.I.E.L.D. per saperne di più.
- Mi hai fatto anche prendere un colpo. Non ti azzardare a morire per mano di uno psicopatico.-
Era meglio riderci sopra, il passato era passato e Tony sembrava averlo superato brillantemente. Era stata la prova più dura della sua vita, nonché la più importante.
Entrambi si guardarono e sorrisero, era incredibile come esperienze devastanti come quella vissuta qualche mese fa, potesse aver unito, un gruppo di persone così diverse tra loro.
La strana amicizia nata tra Stark e Banner era un classico esempio.
- E la prossima volta, chiamami. Hulk è sempre pronto a fare un po’ di casino quando serve.-
L’altro sorrise.
- Lo terrò a mente.-
Banner si alzò porgendo poi la mano all’altro, lo aiutò ad alzarsi e preso il cappotto, lo condusse verso l’uscita del suo laboratorio.
- Sai, credo che accetterò la tua proposta di andare a mangiare uno Shawarma.-
Stark si aprì ad un altro piccolo sorriso, passò la mano sul suo petto, una vecchia abitudine che aveva di giocherellare con il piccolo reattore Arc impiantato nel suo petto. Sentiva uno strano vuoto senza quell’apparecchiatura metallica, era come se gli mancasse qualcosa.
I suoi attacchi di panico erano finiti da un bel pezzo, la mania di costruire armature, si era ridotta all’osso, aveva deciso di riprendere a pieno il suo ruolo all’interno delle Stark Industries e di dedicare più tempo possibile a Pepper. Anche se le sue armature erano andate in mille pezzi, la cosa più importante era non aver perso se stesso.
Lanciò uno sguardo a Banner che rispose con un sorriso, stavano percorrendo i lunghi corridoi della struttura dove lui aveva cominciato a lavorare, ed in quel momento era sicuro, che qualunque cosa fosse successa, lui non sarebbe mai stato solo.
- Quindi… questa è la fine di tutto?-
Stark evitò di guardare l’amico, sentì il suo cuore, finalmente libero dalla minaccia di quelle dannate schegge, saltare un battito.
- Può darsi che sia la fine, ma come anche tu ben sai, la fine di un ciclo corrisponde all’inizio di un altro.-



Note autrice


Scusate per lo schifo che è appena uscito dalla mia mente contorta, se avete letto vuol dire che avete visto il film e, spero, anche la scena finale. 
Io ho amato quella scena, sopratutto perchè il rapporto tra Stark e Banner è qualcosa di fantastico. 
Non lo so ma io li adoro insieme, Banner è l'unico che sopporta abbastanza bene e capisce Tony. 
Sarà per la sua pazienza infinita, sarà anche perchè hanno più cose in comune, ma il feeling che ho percepito tra loro in The Avengers, non ho potuto non amarlo nell'ultimo capitolo di Iron Man 3.
Scusate per eventuali errori grammaticali ( non ho una beta che mi corregge e di solito non sono così accurata nelle correzioni ), e spero che la storia vi piaccia tanto da recensirla. 


S.
   
 
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