Storie originali > Horror
Segui la storia  |      
Autore: VanessaBenini    25/04/2013    0 recensioni
E fu proprio a quel punto che la vidi. Riflessa nel vetro dello specchio un’ombra nel'angolo del bagno. Urlai e mi voltai di scatto, facendo cadere la spazzola dal mobile.
Mia mamma spalancò la porta. ''Aria! Che è successo? Ti ho sentito urlare!'' Chiese spaventata. Che era successo? Mi strofinai gli occhi, ma nel'angolo non vidi più nulla. Forse me lo ero semplicemente immaginata, anzi, molto probabilmente era così.
Sospirai abbassando gli occhi. ''Nulla mamma, sono solamente molto stanca.''
Lei si avvicinò, abbracciandomi, e io non potetti trattenere qualche lacrima. ''Aria, lo so che per te è difficile, ma devi farcela, devi resistere, lo facciamo anche per il tuo bene, e magari un giorno potremmo tornare a casa okay? Ora vai a letto.'' Mi baciò sulla fronte, come faceva ogni volta per darmi la buonanotte. Io annuì e sforzai un sorriso, andandomene in camera mia. Con il batticuore mi stesi sul letto, stringendomi a Piniap e dopo vari sforzi mi addormentai.
Genere: Horror, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi chiamo Arianne, ho 16 anni e questa è la mia storia. Abitavo a Toronto insieme a mio padre Alfred, un tipo alto e serio, mia madre Alisha, piccola e dolce e il mio gatto Piniap, in una bellissima casa tutta nostra. Ero capitano della squadra delle cheerleader della mia scuola e amavo la mia vita, così com'era, fino a quando i miei genitori non decisero di trasferirsi per motivi di lavoro. Odiavo l’idea, ma mi promisero di tornare a Toronto ogni estate, quindi a malincuore accettai. Lasciai tutti i miei amici e le cose a cui tenevo, ma sapevo che prima o poi sarei tornata. Ero la solita ragazza Canadese, capelli lunghi, castani e occhi scuri e piacevo un pò a tutti, non facevo fatica a fare amicizia, ma quando me ne andai tutto mi crollò addosso.

Erano oramai 8 ore che viaggiavamo in macchina diretti a Falls Church, un città nei pressi di Washington, e avrei potuto giurare che il sedile stava prendendo la forma del mio corpo. Accarezzai Piniap accanto a me e capì da come si stiracchiava sul sedile nero di pelle, della nostra Mercedes, che anche lui non vedeva l’ora di arrivare per sgranchirsi le zampe.
''Papà, ci vuole ancora tanto?'' Chiesi con aria scocciata, ma proprio in quel momento passammo il cartello di benvenuto di Falls Church. Tirai un sospiro di sollievo.
''Qualche minuto e saremmo a casa, Aria.'' Rispose concentrato nel trovare la via giusta. Casa? Quella non sarebbe mai stata casa mia, ma piuttosto un alloggio temporaneo dove passare l’inverno. ''Eccoci.'' Esordì papà tranquillo, interrompendo i miei pensieri.
Dietro una pineta vidi una casa enorme, a più piani, fatta da mattoni scuri. Un’altra cosa che odiavo del doversi trasferire è che non avremmo avuto una casa tutta nostra, ma avremmo abitato in un condominio, per di più in periferia. Papà parcheggiò la macchina in uno spiazzo di ciottoli, mentre io presi il mio zaino, Piniap e scesi.
Sotto il portico in legno, ci aspettava un ragazzo biondo, alto, che ci salutò con un sorriso cordiale.
''Ben arrivati! Gli altri coinquilini non vedevano l’ora di vedervi! Venite, vi aiuto.''
Mio padre sorrise e gli porse una valigia. ''Grazie dell’accoglienza, io sono Alfred,'' poi indicò la mamma ''mia moglie Alisha,'' infine me ''e mia figlia Arianne. Siamo felici di esserci trasferiti qua, sembra un bel posto!'' Disse guardando la casa.
Felici? Un bel posto? Feci una smorfia, avrebbe dovuto parlare per se e anche Piniap inizio a lamentarsi tra le mie braccia, quasi non volesse entrare in casa.
''Io mi chiamo Lucas e sono sicuro che vi troverete bene con gli altri coinquilini.'' Continuò a sorridere e aprì la porta principale. ''Venite, vi mostro il vostro appartamento!'' 
L’atrio era piccolo e la scala che dava agli altri piani era subito davanti all'entrata. Affianco alla scala c’era la porta del primo appartamento e di fronte quella del secondo. I muri erano dipinti di un bianco sporco, quasi grigio, mentre il pavimento era scuro. Anche le porte erano bianche tranne quella grigia dello stanzino che si trovava incastrato tra i due appartamenti. Quella metteva davvero i brividi.
''Eccoci.'' Disse Lucas aprendo la porta del primo appartamento e facendoci entrare. La stanza non era ne piccola ne grande, di giuste dimensioni, con le solite paretei bianche e pavimento scuro. Era vuota e fredda,come il resto delle stanze in quel appartamento, tranne della mia. Rimasi a bocca aperta quando la vidi. Era davvero grande, forse la più grande dell’appartamento, calda e accogliente. Esattamente l’opposto delle altre stanze. Le pareti erano dipinte di un giallo che metteva allegria e il parquet era chiaro e liscio. Lasciai che Piniap appoggiasse le zampette sul pavimento, e mentre ammiravo la stanza Lucas comparve dal nulla, facendomi sobbalzare.
''Questa è la stanza più bella di tutto il condominio sai?'' Mi lanciò un’occhiata con i suoi occhi azzurro ghiaccio che mi fecero rabbrividire, poi si guardò attorno. ''Attenta però, non farti ingannare dall’apparenza.'' Mi rivolse un sorriso e tornò dai miei genitori, lasciandomi impietrita.
''E’ arrivato il camion del trasloco Aria!'' Urlò mio padre dalla cucina. Scrollai le spalle, lasciando i pensieri a dopo e andai ad aiutarli a scaricare la roba.

Ore dopo finimmo di montare la cucina, i letti e alcuni mobili del bagno, era sera, precisamente le 9. L’indomani avrei dovuto iniziare la scuola, quindi decisi di andare a letto presto. Presi le mie cose e mi intrufolai in bagno. Mi guardai allo specchio, non avevo mai visto una faccia così disgustata e stanca. I miei occhi color nocciola lasciavano trapelare tanta tristezza, ma no, dovevo farcela, non potevo piangere. E fu proprio a quel punto che la vidi. Riflessa nel vetro dello specchio un’ombra nell’angolo del bagno. Urlai e mi voltai di scatto, facendo cadere la spazzola dal mobile. 
Mia mamma spalancò la porta. ''Aria! Che è successo? Ti ho sentito urlare!'' Chiese spaventata. Che era successo? Mi strofinai gli occhi, ma nell’angolo non vidi più nulla. Forse me lo ero semplicemente immaginata, anzi, molto probabilmente era così.
Sospirai abbassando gli occhi. ''Nulla mamma, sono solamente molto stanca.''
Lei si avvicinò, abbracciandomi, e io non potetti trattenere qualche lacrima. ''Aria, lo so che per te è difficile, ma devi farcela, devi resistere, lo facciamo anche per il tuo bene, e magari un giorno potremmo tornare a casa okay? Ora vai a letto.'' Mi baciò sulla fronte, come faceva ogni volta per darmi la buonanotte. Io annuì e sforzai un sorriso, andandomene in camera mia. Con il batticuore mi stesi sul letto, stringendomi a Piniap e dopo vari sforzi mi addormentai.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: VanessaBenini