Fanfic su artisti musicali > Green Day
Segui la storia  |       
Autore: Yanothing    25/04/2013    0 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avevamo cominciato un mini tour estivo, ancora nemmeno erano usciti i tre cd, ancora il lavoro non era finito e io ero esausto, sentivo di non farcela più, sentivo che sarei crollato del tutto da un momento all'altro.
Già in Italia ebbi un assaggio di quello che sarebbe successo tante altre volte se avessi continuato con i farmaci. Il mio zaino sembrava uno di quei sonagli per neonati ed ero arrivato ad un punto in cui non sapevo più quali pillole dovevo prendere la sera e quali dovevo prendere la mattina, così creavo un pericoloso mix di sostanze, aggiungendo al tutto una buona dose di alcool.
Sapevo che non potevo andare avanti così, sapevo che stavo facendo del male a me stesso e alla mia famiglia, ai miei amici, ai miei fan. Sapevo che un giorno, forse non molto lontano avrei superato il limite e a quel punto non so cosa avrei potuto fare, non so cosa sarebbe potuto succedere.
Mi svegliai dopo un pisolino pomeridiano nel bus, non avevo le forze quel giorno di salire sul palco, non ne avevo nemmeno la voglia. Era la vigilia della morte di mio padre, trent'anni erano passati e avevo messo in scaletta Wake me up when september ends, come in quasi tutte le scalette che portavamo ai concerti dal 2004. Però quel giorno era diverso, quel giorno non avevo le forze, di niente, ero come una persona che ha bisogno di qualcuno che gli dia la carica, o nel mio caso di qualcosa. Così non persi molto tempo e dopo aver ingoiato un tot di pasticche prese da diversi flaconi mi precipitai al frigo, presi qualche birra e la scolai velocemente, mancava un'ora al concerto, un'ora e sarei dovuto salire sul palco e fare il mio lavoro in qualsiasi stato mi sarei trovato dopo quelle birre.
Non sapevo cosa avevo immischiato, ma quel mix mi mandò in estasi, ero completamente eccitato, sembravo una molla, camminavo avanti e indietro, destando sospetti tra i membri della troupe, e i miei amici. Quello doveva essere un grande concerto, come gli altri del resto.

Le luci si abbassarono e le voci del pubblico diventarono più flebili. Mi asciugai il sudore dalla fronte passandoci la manica della camicia e impugnai la chitarra, presi un lungo respiro e cominciai a suonare gli accordi di quella canzone, già sentivo le ginocchia molli, già sentivo la malinconia crescere, già sentivo un groppo in gola, non sapevo se ce l'avrei fatta, ma dovevo provarci.
Cominciai a cantare, il pubblico tacque, chiusi gli occhi, non ero all'Irving Plaza, ero nel mio mondo, volevo sfuggire al dolore, volevo che tutto questo finisse, avevo solo paura di come potesse finire.

Thirty years as come and past..

Erano trent'anni che portavo dentro me un blocco, sapevo che poteva sembrare esagerato, ma realmente non mi ero mai ripreso dalla morte di mio padre, era successo tutto troppo presto, mio padre non aveva nemmeno le rughe quando mi lasciò, non aveva ancora vissuto, no cazzo non era giusto.
Quel flusso di pensieri non mi fece di certo bene, il groppo in gola si fece pesante e non riuscii a mandarlo giù, cercai di liberarlo urlando daddy al cielo, ma lui rimase lì tra le mie corde vocali, pronto a giocarmi un brutto scherzo sulla prossima strofa, infatti mi fece tremare la voce, tremare? Ma che dico, stavo piangendo, avevo la voce letteralmente spezzata in gola, ma mi sforzavo di tirarla fuori, mentre cercavo di non far cadere le lacrime, cercavo di ricacciarle, ma loro erano più forti di me e cominciarono a scendere, gli occhi di Mike si posarono su di me, sentivo che da un momento all'altro sarei caduto in ginocchio, non potevo andare avanti così, ero distrutto, da tutto quello che si era impossessato del mio corpo, non avevo più il controllo della mia vita. Finì la canzone e posai la chitarra su un amplificatore, andai dietro le quindi e finalmente potei scoppiare in forti singhiozzi e fiumi di lacrime che si mischiavano al sudore.


E il red carpet, e l'intervistatrice idiota, e artisti che non riuscivo a sopportare, gente ovunque, voci ovunque, e la birra in eccesso e la mia solita dose di pasticche, e la stanchezza, e la strafottenza che mi aveva preso in quel momento. Tutti elementi che avevano favorito il mio sclero isterico sul palco dell'iHeart radio.
Agli occhi di tutto potevo sembrare più carico che mai, potevo sembrare il Billie Joe di sempre, ma in realtà stavo indossando, per l'ennesima volta, una maschera, stavo nascondendo quello che realmente si presentava sul palco sotto il mio abituale aspetto, ma quello non ero io, quello era un qualcuno che odiavo, che volevo cancellare, distruggere, cristo non doveva più esistere.
Però si impossessava di me ogni volta e io non riuscivo a resistergli, non riuscivo a farmi valere, mi sembrava di aver fatto un patto col diavolo, di avergli venduto la mia anima. Indossavo una dannatissima maschera per nascondere ai miei fan in prima persona ciò che ero realmente, non avrei sopportato che loro avessero visto quella parte di me che tenevo ben nascosta.
Eppure quella sera la conobbero, conobbero un Billie Joe preso dall'alcool e dai farmaci, preso da un euforia che non gli apparteneva, da una rabbia rivoluzionaria esagerata, da una forma di superiorità che regolarmente lasciava da parte. Tra allusioni sessuali rivolte a Rihanna e toccate di culo, tra mezzi spogliarelli e balletti improponibili, quella che sembrava essere una pazza serata all'insegna dell'alcool, insomma come tante altre serate nella mia carriera, presto si trasformò in un incubo per tutti quelli che assistettero alla mia sfuriata.
Un fottutissimo minuto. Per un ritardo dell'esibizione precedente. Stavano levando a noi, Green Day, metà del tempo che avevamo inizialmente a disposizione. Avevo anche ragione, ma era sbagliato il modo in cui stavo esprimendo la mia rabbia. Cristo lui stava prendendo il sopravento, sentivo che non avevo più la forza di resistergli, sentivo di non riuscire più a opporre resistenza, non dovevano vederlo, non dovevano conoscerlo, ma in quel momento ero in completa confusione, non capivo proprio nulla, le mie azioni erano dettate da lui, non rispondevo più della mia vita, avevo perso, era tutto finito.
Spaccò la chitarra, la lanciò lungo la passerella, mandò a fanculo gli organizzatori, disse al pubblico che li amava.
Che cinico bastardo. Che pessimo bugiardo.
Era tutto uno sbaglio, tutto quello che portavo avanti dal 2009 era uno sbaglio, gliel'avevo permesso io e io solo dovevo pagarne le conseguenze e invece si stava ripercuotendo tutto sulla band, sulla mia famiglia.
Allontanai tutti quelli che tentarono di avvicinarmisi, avviandomi a passo svelto verso il mio camerino, sapevo quali sarebbero state le conseguenze, sapevo che la mia condizione ormai non la potevo nascondere a nessuno, sapevo di aver sbagliato, di essere la delusione di molti e questo mi distruggeva più di qualsiasi sostanza nociva. Mi buttai sulla poltrona di pelle e scoppiai a ridere, subito dopo però le lacrime inondarono il mio viso, stavo impazzendo, non distinguevo più nemmeno le emozioni. Ebbi paura, ebbi paura dell'overdose, ebbi paura del coma etilico, ebbi paura del mio corpo che sentivo si stava deteriorando.
Sapevo che l'abuso di alcool poteva portare al suicidio, e in quel momento stavo avendo una dannata voglia di farla finita, di liberare il mondo dalla feccia che ero sempre stato, di levare al mondo questo peso che gli avevo causato.
Quel pensiero non mi abbandonò finché non entrò Adrienne in camerino, aveva gli occhi rossi, inutile nascondere che aveva pianto, la conoscevo, lo capivo, e mi distruggeva, non volevo causare dolore a nessuno, non valevo così tanto, mi sentivo un verme, un inutile essere umano incapace di resistere, a tutto. Si inginocchiò di fronte a me e poggiò le mani sulle mie ginocchia sorridendo debolmente, è sempre stata una donna forte e lo sarebbe stata anche questa volta, sapevo che ce l'avremmo fatta, sapevo che ce l'avrebbe fatta, non trattenni le lacrime com'era mio solito fare in presenza di qualcun altro, continuai a piangere, singhiozzare, tirare su col naso, come un bambino al quale è caduto il gelato sul marciapiede, era tutto quello di cui avevo bisogno, dovevo piangere e cercare di espellere tutte le tossine, dovevo liberarmene.
“Q-quanto è sta-stato brutto?” dissi con le parole che mi morivano in gola.
“E' brutto..” rispose lei con uno strano tono, un brivido mi percorse la schiena, cosa stava succedendo? Cosa avevo combinato!?
“Billie ha chiamato Rob..dice che andrai in riabilitazione..domani mattina abbiamo il volo per Oakland..”
“E' giusto così..” presi un lungo respiro e mi passai le mani sul viso, asciugando le lacrime, mentre gli ultimi singhiozzi ripercuotevano il mio corpo, non avevo idea di quali ripercussioni potesse avere questo sulla nostra carriera, a soli quattro giorni dall'uscita del primo disco, in seguito ad una sfuriata, avevamo concordato che dovevo darci un taglio, che dovevo farmi aiutare.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Green Day / Vai alla pagina dell'autore: Yanothing