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Autore: Sachi93    25/04/2013    1 recensioni
"E non rimase nient'altro che fumo.
Il peccato doveva perire.
Le sue mani ne pagarono il prezzo.
[...]
Non importa se il tempo passa e tutti dimenticano.
Quella cicatrice è ancora sulle sue mani, chiara, trasparente, eppure c'è.
Feliciano sorride.
Il fuoco non è mai riuscito a toccare il cielo."
10° Sequel di Cicatrici, il protagonista è Feliciano.
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrici...'
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Le fiamme lambivano il cielo, illuminando quella sera così tetra.
Un bambino correva fra le vie alla ricerca di una speranza.
Un quadro bruciava sul falò.
Delle parole, scagliate contro quella corruzione, risuonavano nella piazza.
Un altro quadro diventava cenere.
Uno specchio cadeva.
E il grido.
Quell' urlo a squarciagola, strappò il velo del mondo.
Una voce pura ed innocente sconvolse i presenti.
L'orrore si era mostrato ai suoi grandi occhi ambrati.
 
 
Come potevano, come osavano bruciare la loro stessa essenza.
Perché rinnegavano se stessi.
Perché accusavano l'arte.
Perché volevano ucciderla.
Non sentivano le sue grida strazianti.
Così la ringraziavano, dopo avergli fatti scoprire la Vita.
E muore nei versi, eco di un' era che fu.
 
 
Davanti a quella pira si presentò un bambino.
Feliciano corse, cercando si salvare la musa da quell'eterno dolore.
Non scappò, non fuggi.
Col coraggio in mano.
Cercò di combattere.
Ma il fuoco lo respinse.
E non rimase nient'altro che fumo.
Il peccato doveva perire.
Le sue mani ne pagarono il prezzo.
Savonarola lo fece portar via, nessuno poteva sconvolgere il disegno di Dio.
 
 
Nessuna delle frustrate che ricevette, gli fece cambiare idea.
Non ebbero pietà delle sue urla, delle sue lacrime.
Mai avrebbe rinnegato l' arte.
Mai si sarebbe pentito di quelle ustioni.
Gettato all' angolo come un qualsiasi rifiuto.
Feliciano si rialzò, aiutato dall' unica anima che lo avrebbe sempre amato.
Zoppicando insieme  a lei nel corso dei secoli.
 
 
 
Sapete nella casa di Feliciano esiste una stanza.
Superate gli arazzi del lungo corridoio centrale.
Oltrepassate una porta di legno massiccia, accanto al camino c'è una botola.
Eccola.
Nessuno la conosce, forse il fratello lo sa.
Ma lì, in quella stanza, illuminata dalle luci della grande vetrata colorata, Feliciano sa di poter vivere.
E dipinge per ore ed ore.
Un affresco sulla parete, un acquerello sotto vetro, un quadro ad olio di un bambino.
Infine in un angolo, accanto ad un cappello nero, una piccola statua.
L' arte si innalza nell'aria limpida.
Le braccia al cielo, i veli al vento, danzando in una musica che soltanto lei può percepire.
La ama per ciò che essa è.
Pura libertà.
Così con l' arte come unica compagna, Feliciano crea.
Il pennello vibra sulla tela, tocchi aggraziati, tenaci, audaci, l' accarezzano.
L' arte gli sorride.
E un blu intenso percorre le infinite trame del quadro.
Feliciano è orgoglioso del suo lavoro.
Non importa se il tempo passa e tutti dimenticano.
Quella cicatrice è ancora sulle sue mani, chiara, trasparente, eppure c'è.
Feliciano sorride.
Il fuoco non è mai riuscito a toccare il cielo.
 
 
 
 
 
Salve ragazzi!
Ecco a voi un' altra cicatrice.
Il falò delle vanità fu creato da Savonarola intorno al 1497, se non mi sbaglio, affinché tutti potessero bruciare ciò che corrompeva il mondo, dall' arte, agli specchi, ai cosmetici. Persino Botticelli bruciò alcuni dei suoi quadri, che imbecille a mio parere!
Bhe per il resto dedico la storia a Malice, che mi aiuta quando non ho idee.
Spero che vi sia piaciuta, probabilmente non è una delle migliori che ho scritto.
Un caloroso saluto, 
Sachi93
  
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