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Autore: Patta97    26/04/2013    2 recensioni
Gregory Lestrade era, in fondo, un uomo semplice, tradizionale e pieno di romantici cliché. Un ispettore dal quoziente intellettivo nella media, bellezza nella norma, coraggio non eccessivo, vita priva di eventi degni di nota. Tutto quell’ordinario, comunque, pareva costituire un cocktail perfetto per far ubriacare il Signor Governo.
Mycroft torna a casa e trova una misteriosa scia di dolci ad attenderlo...
Note: Mystrade, tanto fluff.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade , Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The track towards the sweetest sweet.



Mycroft alzò un sopracciglio, sorpreso nel sentire il proprio cellulare vibrare dalla tasca dei pantaloni.
 
- Mi scusi, signor Jong-un– l’uomo interruppe il proprio interlocutore con il più affabile e finto dei sorrisi. – Sono certo che lei non abbia intenzione di scatenare una guerra termonucleare mentre rispondo -.
 
Il dittatore in video conferenza si imitò a stringere le labbra e a corrugare le sopracciglia.
 
Mycroft trattenne uno sbuffo e guardò lo schermo del telefono: Anthea.
 
Il nostro DI si comporta in maniera strana, oggi. lesse.
 
Spiegati. fu la sua breve risposta.
 
È uscito ed entrato da almeno una decina di supermercati diversi, con pacchetti di carta stracolmi e occhiate furtive.
 
Mycroft si ritrovò nuovamente ad alzare un sopracciglio. Continuate a seguirlo. Mandami un messaggio solo quando ritornerà a casa.
 
Bloccò il cellulare e lo ripose nuovamente in tasca.
 
- Dicevamo? – domandò retoricamente poi, sporgendosi verso il computer da dove il coreano lo guardava torvo.
 
*
 
Si lasciò cadere sul sedile posteriore in pelle nera dell’auto e fece cenno all’autista di partire.
 
Giocherellò col manico del proprio ombrello, sovrappensiero.
 
Si chiese il perché del comportamento furtivo di Greg: quella mattina gli aveva detto che sarebbe stato tutto il giorno rinchiuso in ufficio ad archiviare pratiche di vecchi casi, “nulla di che”.
 
Invece gli aveva penosamente mentito, illudendosi che Anthea non lo avrebbe seguito. Tenero, dolce, ingenuo Greg.
 
Comunque, l’idea di un amante era esclusa e oltremodo oltraggiosa. Mycroft prestava al proprio compagno le sue più attente e sentite deduzioni su quel particolare argomento.
 
Era un uomo profondamente e irrimediabilmente impegnato ed amava il suo lavoro: ci sarebbe sempre stato qualche litigio per un anniversario scordato o per un San Valentino trascorso lontano. E a quanto pare non era nulla che una cena romantica con bottiglia di champagne non potesse aggiustare.
 
Gregory Lestrade era, in fondo, un uomo semplice, tradizionale e pieno di romantici cliché. Un ispettore dal quoziente intellettivo nella media, bellezza nella norma, coraggio non eccessivo, vita priva di eventi degni di nota.
 
Tutto quell’ordinario, comunque, pareva costituire un cocktail perfetto per far ubriacare il Signor Governo.
 
L’auto si fermò sul vialetto facendo scricchiolare la ghiaia. L’autista scese in tutta fretta e tenne la portiera aperta a Mycroft, il quale si profuse in ringraziamenti e gli diede il permesso ti tornare a casa.
 
Poi l’uomo osservò il cielo buio e plumbeo privo di luna, che faceva da sfondo alla propria casa dall’interno buio e silenzioso.
 
Erano appena le undici di sera ed era insolito che Greg fosse andato a dormire a quell’ora, eppure Anthea gli aveva riferito che l’ispettore era rientrato in casa tre ore prima.
 
Girò la chiave nella toppa ed entrò nel vasto androne senza accendere le luci. Posò con cura l’ombrello insieme agli altri, identici, e appese il cappotto all’appendiabiti.
 
Sempre al buio, iniziò a percorrere a memoria la strada verso la cucina, più per abitudine di qualcosa di dolce dopo il lavoro che per vera e propria fame.
 
Dopo i primi passi, un sonoro crack nel silenzio serale lo fece sobbalzare e premette l’interruttore più vicino, accendendo il lampadario.
 
Si guardò intorno ma non vide nulla fuori posto: i quadri alle pareti, i mobili ai lati, i tappeti per ter… no, per terra c’era qualcos’altro.
 
Mycroft chinò appena il busto per osservare, sorpreso, una caramella gialla infranta ai propri piedi. Stranito, notò che ce n’era un’altra, rossa, poco lontano e poi un’altra e un’altra ancora, verdi, arancioni e blu, che segnavano il percorso fino alla cucina.
 
Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso incuriosito e seguì i dolci consigli, stando attento a non calpestarne altri.
 
Arrivò in cucina ed accese la luce. La grande tavola di legno scuro e lucido era coperta da un semplice telo bianco e, sopra, scritta in stampatello e con l’inconfondibile ausilio di caramelle e dolciumi, c’era una frase: SEI INTRATTABILE. Accanto, una la pila di fogli con tutte le diete che aveva abbandonato dopo la prima settimana negli ultimi tre anni.
 
Mycroft alzò entrambe le sopracciglia e si chiese cosa avesse fatto per meritarsi una frase del genere, soprattutto da Greg – perché solo lui poteva essere l’artefice di quel giochetto.
 
Per ripicca, prese uno dei kit-kat che formavano la prima T e iniziò a sgranocchiarlo. Poi notò un’altra scia di caramelle che proseguiva fino alla porta rigorosamente chiusa della palestra. La spinse e trovò la stanza già illuminata dalla luce bianca dei neon.
 
Un’altra tovaglia candida ospitava una scritta di dolci: SEI MANIPOLATORE. Steso per terra c’era uno dei suoi ombrelli, che non usava più da qualche anno.
 
Scosse la testa con un piccolo sorriso e ricordò la sera piovosa di tre anni prima. Era andato in ufficio da Greg per parlargli con calma di Sherlock – ovviamente come scusa – e poi si era offerto, stranamente, di accompagnare l’ispettore a piedi, al riparo sotto quell’ombrello che ora giaceva sul pavimento. Giunti sotto la piccola tettoia sopra la porta del condominio di Greg, abitato soprattutto da scapoli o da divorziati – come lo era lui – Mycroft aveva chiuso l’ombrello in una maniera particolare, in modo da sfiorare le braccia dell’altro accanto a lui. Il successivo bacio era stato necessario e quasi inevitabile, bagnato e umido come la notte intorno a loro.
 
L’uomo ritornò al presente iniziando, seppure ancora scostante, ad apprezzare quella recita dove la parte del manipolatore non era certo giocata da lui.
 
Trovare la successiva pista di caramelle non fu difficile e Mycroft si ritrovò in salotto, con la frase “SEI PERICOLOSO” davanti agli occhi. Attorno, tutte le scatole di latta dove solitamente teneva il tè, vuote.
 
Altro sorrisetto al ricordo di quando, poco dopo che Greg si era definitivamente trasferito da lui, Mycroft aveva rischiato una crisi di nervi e minacciato guerra alla Twinings se non avesse avuto delle nuove scorte di Earl Grey, tutto questo solo alla vista della dispensa priva di tè.
 
Poi la scritta successiva, nel suo studio al piano terra: MA SEI PREMUROSO. Una busta con le foto della prima retata anti droga nell’appartamento di Sherlock, subito dopo che Mycroft era andato a New Scotland Yard per riferire al neo ispettore Lestrade di avere il “sospetto” che il proprio fratellino abusasse di sostanze stupefacenti.
 
La seguente scia di confetti portava a una scritta in cima alla rampa di scale: RESTI L’UOMO PIU’ DOLCE CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO. Un coniglio di peluche che Mycroft aveva portato in regalo al figlio minore di Greg dopo un viaggio in svizzera, tralasciando il particolare che il ragazzo avesse quindici anni e non tre, meritandosi le risate fino alle lacrime dell’ispettore.
 
E più avanti, nel corridoio: E L’UNICO CHE IO ABBIA MAI AMATO.
 
Mycroft iniziò a capire il perché delle innumerevoli visite ad altrettanti supermercati quel pomeriggio da parte del compagno: si vergognava a comprare quell’incessante scorta di dolci in un negozio solo, passando per un glucosio-dipendente. Molto da Greg. Il suo Greg.
 
L’indizio successivo era la porta della camera da letto, lasciata eloquentemente socchiusa. Lì, sul pesante piumone blu, stavano in equilibrio altri dolciumi a formare una domanda che fece sobbalzare il poco impressionabile cuore di Mycroft: MI VUOI SPOSARE?
 
Una semplice scatola di velluto blu, con dentro una comunissima fede d’oro bianco, era appoggiata ai piedi della scritta. E Greg sbucò fuori dal nulla, sorridendogli lievemente, in imbarazzo, con ancora indosso il suo solito completo da ufficio.
 
Era, in effetti, quel particolare ripetersi di sinonimi del vocabolo “ordinario” a rendere Gregory Lestrade così fuori dal comune. E Mycroft non poté fare altro che allentarsi il nodo della cravatta per riuscire a deglutire di fronte a tutta quella sconquassante e avvolgente normalità che sapeva di casa.
 
Greg si avvicinò e spazzò via con il pollice destro delle briciole di kit-kat da un angolo della bocca dell’altro, per poi sostituire il dito con la propria bocca. Fu veloce e bagnato come quel loro primo bacio sotto la pioggia e aveva un retrogusto di cioccolata al latte.
 
- Quindi? – chiese l’ispettore, pieno di aspettativa e ansia.
 
- Uh? – mugolò Mycroft, cercando ancora quello sfiorarsi di labbra.
 
- La domanda è troppo poco appariscente? – sbottò esasperato, negando la bocca al compagno, che allora scese a baciare e tormentare il collo cercando di nascondere la propria elettrizzata felicità con la lussuria.
 
- Sì, certo che sì – sospirò allora sulla pelle dell’altro, infastidito dal suo comportamento passivo di fronte alle coccole. – Ti sposo e ti amo e apprezzo e ricambio tutto quello che provi – dichiarò in fretta, tenendo gli occhi fieri incatenati a quelli annichiliti e contenti dell’ispettore.
 
Mentre si accontentavano a vicenda, baciandosi e utilizzando in maniera non molto consona gli avanzi di dolci, Mycroft rifletté con l’ultima parte razionale di sé. Nonostante soffrire fosse uno svantaggio, nonostante l’amore fosse insensato, nonostante gioire fosse effimero, lui aveva accettato tutto; tutto era tollerabile pur di stare con quell’involucro di normalità che racchiudeva il più squisito e straordinario dei dolci.


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Salve a voi se siete giunti fino a qui!
Dato che il matrimonio nella terza stagione sarà OVVIAMENTE quello fra John e Sherlock o fra Myc e Greg... beh, ho voluto dare una mia versione della "proposta".
Tutto inspirato all'immagine di una scritta fatta di dolci che mi ha inviato la mia cara Lauur, la quale, a proposito, ha betato la storia e ha trovato il finale soddisfacente (a contrario di me)... quindi i cavoli lanciateli a lei. Inoltre vi informo che dopo tutto questo fluff e tutti questi dolci le visite dal dentista ve le pago io! Gioite! :D
Una buona notte a tutti, dormite bene e Sherlock d'oro,
Chiara :*
  
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