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Autore: Summer Wenston    26/04/2013    0 recensioni
Non posso fare una vera e propria introduzione, dato che questo è solo la continuazione del romanzo che ho pubblicato tanto tempo fa (Don't stop believing). Ovviamente, senza aver letto quello è abbastanza improbabile capire questo...
Vorrei solo precisare che sono a conoscenza del fatt che l'altro è scritto veramente molto male rispetto a questo e mi scuso :c ma senza leggere quello, ripeto, non capireste una mazza.. So sorry
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1 –

Erano le 10.30 del mattino quando Summer si affacciò alla finestra della stanza dell’albergo. Un'altra, meravigliosa giornata. Tirava un lieve venticello che le mosse i capelli arruffati, forse l’unica ancora di fresco di quella mattinata. Il sole rifletteva bollente sull’acqua di quel meraviglioso mare, visibile da quella finestra. Summer si perse con lo sguardo nel paesaggio dietro la finestra. Davanti a lei una piccola stradina di terriccio giallognolo che andava a stringersi man mano che si allontanava verso l’orizzonte, lì dove incontrava la vasta spiaggia bianca, meravigliosa anch’essa, popolata solamente da due palme rigorose. Più in là, sulla destra, in lontananza, si intravedevano gli stabilimenti, miliardi di ombrelloni color turchese che riprendevano perfettamente il colore dell’acqua che si estendeva per tutta la lunghezza della spiaggia. Era di un color turchese acceso, intenso, meraviglioso insomma, che andava scurendosi allontanandosi verso il sole, già alto nel cielo, che si specchiava in quel paesaggio paradisiaco. Miami.

Summer era partita due mesi prima, con la sua famiglia, Chris, Louis, Brandon, Tyler, James e Hannah. La band aveva ricevuto una richiesta di contratto per la produzione di un cd lì, a Miami. Essendo, al momento della richiesta, appena iniziata l’estate, Chris propose a Summer di partire con loro. Summer partì con Hannah e poco non molto fu raggiunta dalla sua famiglia. Ma i suoi non poterono trattenersi più di una settimana per questioni di lavoro.

Summer era incinta da sei mesi ormai, ma il suo peso non era aumentato di molto e le si vedeva appena la pancia. Si erano preoccupati molto per la salute del bambino, ma il dottore li aveva rassicurati, assicurandogli la perfetta salute di Summer e di Logan.

Mentre Summer era persa nei suoi pensieri, Chris entrò nella stanza, le si avvicinò silenziosamente, le spostò i capelli sulla spalla destra, quindi le baciò il collo, sulla sinistra. La abbracciò, lei rimase di spalle, lui le prese dolcemente le mani, accompagnandole con le sue sulla pancia della ragazza. Logan lanciò un calcio, Chris sorrise, Summer aprì gli occhi, che aveva tenuto chiusi fino a quel momento per assaporare meglio ogni dettaglio di quel buongiorno, quindi una lacrima le scese rapida lungo la guancia, bagnandole appena le labbra.

Distolse la presa dalle mani di Chris, si avvicinò una mano alle labbra, asciugandole dalla lacrima scesa un istante prima. Quindi finalmente si voltò, finalmente si baciarono. Sorrisero entrambi.

Summer lasciò la finestra aperta, accostando, però, le morbide tendine bianche, che lasciavano ancora entrare la calda luce del sole. Uscirono dalla stanza, dopo aver preso ciascuno il proprio telo da mare.

Scesero in spiaggia, si stesero al sole. Dopo non molto, Chris si addormentò, stremato dalla serata precedente, per le prove dal signor Flake, il produttore che aveva fatto arrivare la band da Roma lì a Miami per la produzione del cd. Summer si alzò seduta sul telo, si mise a contemplare il mare. Quasi ipnotizzata, si alzò, si tolse la maglietta che aveva ancora indosso e la pose nella borsa. Si sciolse i capelli e lentamente si avvicinò alla riva. A metà percorso abbandonò prima una ciabatta, poi anche l’altra. Quindi arrivò dove l’acqua bagnava la sabbia, e le toccò appena la punta dei piedi. Si sedette, allungando le gambe e lasciandosi travolgere dalle onde di quell’acqua, turchese e trasparente allo stesso tempo.

Una lacrima rivelò ciò che le passava per la testa

Non posso, no, sono sicura che non ce la farò mai’

Si guardò la pancia, la sfiorò, Logan lanciò un altro calcio, Summer sorrise, si voltò per guardare Chris. Era ancora lì, dove lo aveva lasciato dieci minuti prima, bellissimo come sempre era steso sul suo telo color verde fluo, con una carnagione stranamente scura, era illuminato fino ai piedi, all’ombra di una piccola palma, dal sole cocente. I suoi ricci risplendevano più del solito sotto quella luce, Summer, guardandolo, sorrise ancora.

Tornò ad osservare l’orizzonte, quindi si alzò, si sfiorò nuovamente la pancia, sorrise ancora, lievemente, ma sorrise. Entrò in acqua e nel più totale silenzio, si immerse.

Quando, però, riuscì dall’acqua per riprender fiato, sentì delle urla eccitate e confuse in lontananza, si girò verso Chris, che nel frattempo si era alzato dal telo, svegliato dalle stesse urla che aveva sentito Summer e che, poco a poco, si avvicinavano, facendosi sempre più forti.

Summer intravide in lontananza un gruppetto di sedicenni scalmanate che correvano, dallo stabilimento vicino, verso Chris. Summer capì al volo la situazione, uscì dall’acqua e corse, bagnata dalla testa ai piedi, verso Chris che, nel frattempo aveva riposto i teli nella borsa. Summer prese al volo le ciabatte, che aveva lasciato lungo la spiaggia. Portarono tutto, correndo, in albergo. Quindi, riscesero all’entrata dell’hotel, ancora in costume, dove le ragazze li avevano seguiti tra le urla affannate.

Chris si fermò davanti alla porta a vetri, nonché entrata dell’hotel, fece un respiro profondo, guardò Summer sconfortato, lei gli fece cenno di andare. Lui si voltò, di nuovo, verso la porta.

-Sorridi Chris! – lui sorrise

Un ultimo respiro e, con una penna tra le mani, aprì la porta davanti a se.

Le ragazze lo assalirono, c’era chi tentava di baciarlo, chi urlava, chi piangeva di gioia, chi voleva semplicemente un autografo e, ipnotizzata, tendeva il braccio con in mano un’agenda verso di lui, concludendo il tutto con l’autografo di lui e l’urlo eccitato della fan. Ad interrompere ‘’l’attimo’’ di gloria delle ragazze, fu Justin, Justin Flake.

Era tranquillamente accomodato nella sua piscina della sua villa, non molto distante dall’albergo, impegnato solo al relax più assoluto tra le bolle dell’idromassaggio. Sentì le urla, poco dopo la voce di Chris, il rumore dei flash che non cessavano neanche per un momento di scattare fotografie.

Capì immediatamente la situazione, si mise velocemente una camicia blu, sbottonata fino all’altezza dello stomaco e un paio di jeans chiari, quindi corse davanti all’albergo.

Summer, nel frattempo, osservava la scena dall’interno dell’albergo. Ad un tratto vide arrivare Justin, non sapeva chi fosse, ne sapeva per quale motivo fosse li in quel momento, ne, tantomeno, sapeva perché fosse accompagnato da una guardia del corpo, un grosso omone di colore, in giacca e cravatta, con un espressione alquanto seria e inquietante sul volto. Nonostante ciò, nonostante tutti questi dubbi sull’identità del ragazzo, ne rimase colpita, profondamente colpita. Le venne un nodo allo stomaco, e il senso di colpa verso Chris divenne quasi insostenibile quando si rese conto di esser rimasta a bocca aperta, incantata dalla bellezza del ragazzo in camicia.

  
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