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Autore: idontknow_    26/04/2013    1 recensioni
Le grida si potevano udire sin fa fuori l'edificio, nella fredda ed oscura notte.
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Un urto fece sobbalzare il mio cuore, un suono rumoroso, forti grida e sangue ovunque, Cath non c'era.
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"Pensavo di svegliarmi da sola.." confessai guardandolo, incredula che lui fosse ancora lì.
"Beh, hai pensato sbagliato" rispose con un tono normale e cauto.
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"Rimarrai con me per sempre?" lo guardai negli occhi color caramello aspettando una sua risposta.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'orfanotrofio di St.Mary è situato su una collina del Canada, desolata e ben nascosta in modo tale da non favorire il numero di visitatori che passavano per lì e di fatti i bambini che vi abitavano non avevano mai conosciuto il mondo esterno a loro. 
L'edificio era inquietante, freddo e non molto ospitale.
In quella fredda giornata di Dicembre gli orfani stavano ognuno nelle loro stanze, tutti sdraiati sui loro letti. 
Tranne lei, Kris. 
Seduta, se ne stava fuori dalla finestra che dava sul tetto di quell'oscuro e tenebroso orfanotrofio.
La sua pelle così pallida faceva persino risaltar il colore arancio delle piccole lentiggini che aveva sulle morbidi goti. I capelli castani le cadevan giù sino alla schiena, morbidi. Gli occhi grandi e verdi risaltavan su quel candido viso e che talvolta sfolgoravano con vivacità. Il piccolo nasino non destava molta attenzione sull'angelico viso e le piccole e leggermente carnose labbra, che una volta unite, tendevano a formare un cuore. 
Incantata dalla bellezza delle stelle che luccicavano in cielo, sognava, sognava una vita nuova, lontana da quel posto, 'ripugnante' così definito da lei. Era solita stare lì tutte le sere, dopo che Miss Elena passava a controllare se tutto andasse per il verso giusto.
Se ne stava lì per ore ed ore a pensare, sognare e fantasticare per poi sfortunatamente tornare alla dura e bruta realtà. 
"Kris! Kris! vieni giù, vieni giù, sta tornando, vieni giù!"  urlava sottovoce Cathrinne per non farsi sentire da Miss Elena, ma per farsi sentire forte e chiara da Kris.
Lesta scese giù dal tetto, si sistemò delicatamente la camicia da notte e insieme all'amica, forse l'unica che aveva realmente in quel posto, corsero verso i loro letti. 
Le luci si accesero, quelle luci che colsero in fragrante le due ragazze, ancora troppo lontane da quel letto che appariva come la loro salvezza. 
"Bene, bene, bene signorine..e voi cosa fate sveglie a quest'ora della notte?"  il tono solenne e nervoso di Miss Elena fece ghiacciare e rabbrividire le due ragazze che, non appena le luci si accesero, di scatto si fermarono e guardavano impietrite la figura che le si presentava davanti che avanzava con uno sguardo freddo sul viso, anziano e per niente felice, che significava soltanto una cosa.
Le grida si potevano udire sin da fuori l'edifico, nella fredda ed oscura notte. 
 


KRISTEN'S VIEW.
 
 
Il dolore atroce della frusta contro la parta inferiore della mia schiena era insopportabile ed orribile, 'uno due e tre' contava la strega prima di risbattere quell'arma letale su di me. 
Cathrinne guardava con le lacrime agli occhi, rannicchiata nell'angolo aspettando che arrivasse il suo turno. 
Ad ogni frustrata gridavo io, gridava lei. 
Il bruciore sulla pelle incominciava a farsi sentire e le lacrime che cercavo di reprimere, scendevano giù quasi involontarie.
"E così impari, ragazzina impertinente, a trasgredire le regole!" gridava, gridava senza sosta. 
Ed ecco che forse Dio pensò a me, perchè la vecchia bisbetica si fermò. 
Tirai un respiro di sollievo, mi alzai da terra appoggiando le mani per aiutarmi, ancora addolorata, coi bruciori che si facevan sentire sempre più forti. Mi sistemai per bene la camicetta da notte e con uno sguardo triste e colpevole guardavo Cathrinne che veniva frustrata, inginocchiata a terra, con le lacrime agli occhi e gridolini che fuoriuscivano dalla sua piccola bocca. 
Il mio cuore sobbalzava ad ogni suo grido.
Era colpa mia se Cathrinne si era cacciata in quel guaio, era colpa mia se adesso stava soffrendo le pene dell'inferno. Era soltanto colpa mia. 
Un colpo al cuore si fece sentire, che quasi mi si fermò in gola. 
"Basta!"  urlai "basta per favore, punisca me non lei!" urlai ancora per farmi sentire sopra le grida e il pianto di Cathrinne. 
La vecchia aveva smesso ed avanzava verso me, non appena si fermò ad almeno due passi di distanza in meno di due secondi mi sentì bruciare la guancia. Quella stronza mi aveva dato uno schiaffo! 
Repressi la rabbia che mi ribolliva dentro e mi trattenni prima di dire cose che, sinceramente, avrebbero peggiorato la mia situazione. 
"Potete andare a dormire e domani non presentatevi a pranzo, perchè non sarete gradite." correndo verso Cath, l'aiutai ad alazarsi. 
"Scusami."  sussurrai "è stata tutta colpa mia, sono un'idiota, scusa." continuai. Quasi avevo le lacrime agli occhi. 
"Cosa non si fa per le amiche?"  disse sorridendomi, uno di quei sorrisi che non credevi di poter vedere dopo quello che era successo. Uno di quei sorrisi che solo lei poteva rivolgerti. 
La matassa di capelli dorati le coprivano metà viso, ma gli occhioni azzurri, rossi e gonfi per il pianto, risaltavano sempre. Quegli occhi erano la mia torcia in momenti di blackout.
L'abbracciai, l'abbracciai perchè mi lasciò senza parole, era una ragazza forte questo lo sapevo, ma non sapevo che potesse arrivare fino a quel punto.
Ci stringemmo per un arco di tempo che mi parve fossero ore.
Amavo abbracciarla e stringerla a me, era la mia ancora di salvezza ed io ero la sua. Quando avevo bisogno di lei, era sempre lì a consolarmi o a farmi ridere con sciocchezze. E lei sapeva che anche io ci sarei stata, per sempre
"Dobbiamo organizzare qualcosa" bisbigliò al mio orecchio, che dopo aver sentito ed eleborato quelle parole, esso mi si drizzò, mi slacciai dall'abbraccio, la tirai per la vestaglia e la portai in bagno, dove lì non ci avrebbe sentito nessuno. 
"Che intendi dire con 'dobbiamo organizzare qualcosa?'."  dissi guardandola seria ma curiosa, con gli occhi puntati su di lei e le sopraciglia che tendevano a formarne soltanto uno. 
"Che non ne posso più e dobbiamo andarcene via, scappare!"  le sue parole avevano un tono eccittato ma allo stesso tempo nervoso ed impaurito. 
Cioè okay che prese dal momento volevamo andarcene e ci sentivamo come se potessimo attraversare l'intero mondo in un solo giorno, ma davvero ci saremmo riuscite? davvero saremmo riuscite a scappare da lì? e specialmente senza che nessuno ci vedesse? 
"Cath..non lo so..cioè, ci scopriranno! e non ci frusteranno soltanto, lo sai." il mio viso si rattristì leggermente.
"Oh avanti Kris! non eri tu quella che mi diceva di essere coraggiosa? e adesso ti tiri indietro?" disse incoraggiandomi e continuò "dov'è la mia migliore amica?"  a quelle parole il mio cuore sobbalzò, cazzo se aveva ragione! 
"Ok, facciamolo." 
Nel suo viso vidi un espressione più che eccitata e felice, quasi libera. 
Risi a guardarla così.
"Allora"  si sfregò le mani cercando di pensare ad un piano che potesse realmente funzionare"ce l'ho!"  urlò, ma dopo la mia sberla sulla sua gamba si zittì colpevole "scusa.." sussurrò, risi di nuovo. 
"Quindi dicevi?"  la guardai per farla continuare cosa che, nemmeno a pensarci due volte, fece.
"Stavo dicendo..domani a mezzogiorno non dobbiamo pranzare giusto?" domandò retoricamente "quindi noi aspettiamo che Miss Elena passi a vedere le stanze e poi non appena tutti sono scesi a pranzare, scappiamo!" concluse sorridente. 
"Scusa..come facciamo a scappare? fuori ci sono un trigliardo di guardie, Cath ci vedranno!" quest'idea era troppo folle, ci avrebbero scoperte ne ero sicura.
"Kris, cazzo!"  la guardai con la bocca socchiusa, l'aveva davvero detto? Cathrinne aveva detto realmente una parola 'volgare'? risi a pensarlo ma quando sentì le imprecazioni di Cath rivolte a lei, scoppiai a ridere di gusto sul serio! 
"Cosa ridi? smettila!" disse cominciando a ridere anche lei.
Mi fermai di colpo, un'idea fantastica si era formulata nella mia mente.
Cath si fermò di scatto guardandomi.
"Che hai visto?"  si spaventò fissandomi.
"Stanotte." 
"Stanotte che?" 
"Scappiamo adesso!" 
"Cosa?!"
"Lasciamo tutto e andiamo! stanno dormendo tutti, le guardie non ci sono e domani non si accorgeranno di noi in mezzo alla folla!" cominciai a parlare velocemente e fabbricare parole senza sosta.
"Andiamo sisisisi!" 
Cath rise, aprì la porta del bagno e facendomi cenno di stare zitta, corremmo piano verso la stanza, stando attente che nessuno ci vedesse.
Mi affacciai alla finestra per vedere se tutto fosse al suo posto. 'Nemmeno l'ombra di una guardia, perfetto!' pensai.
"Cath via libera!"  cominciammo a scavalcare la finestra, facendo attenzione a non cadere, un piccolo salto e mi ritrovai coi piedi sul suolo, un brivido di libertà mi percorse tutta la schiena
Aspettai incitando Cathrinne che scendesse, ma la vestaglia le si incastrò alla finestra. 
"Merda! mi si è incastrata la vestaglia!"  sussurrò incazzata.
"Che vuol dire? cazzo cazzo cazzo!"  cominciai ad andare avanti e indietro cercando una soluzione ma presa dal panico com'ero non riuscivo proprio a pensare.
"Me la levo."  affermò rassegnata Cathrinne guardandomi come per darle consenso.
"Non fare cazzate, cerca di risalire e sbloccarla!"  sussurrai con tono preoccupato e nervoso. 
La vestaglia si strappò e Cath cadde a terra di peso.
"Cazzo!"  imprecò.
"Facciamo progressi."  risi di gusto guardando i suoi occhi più seri che mai "scusa"  abbassai lo sguardo per poi scoppiare a ridere insieme a lei.
"Presto scappate, presto, presto! arriva!"  qualcuno gridava piano queste parole dalla finestra, alzammo il capo e vidimo Jessie che ci faceva senno di andare, guardandola le sussurrai un 'grazie', intrecciai le dita di Cath insieme alle mie e cominciammo a correre verso i cancelli, li scavalcammo e riuscimmo ad uscire da quell'orribile posto, brividi di libertà e felicità mi percorsero tutta la schiena, cominciai a ridere senza sosta, la felicità si prese possesso di me, ero al settimo cielo, stavo andando a vivere la vita che avrei sempre voluto, i miei sogni, tutto.
 
Cominciammo a correrre lungo la strada che portava ad una sola città, come diceva l'indicazione, Stratford. 
Correvamo e ridevamo, stancavamo ma ritornavamo a correre e ridere. 
Eravamo disperse nel nulla, una lunga strada retta che portava verso la nostra felicità. 
"Cazzo Cath, ma tu ci credi?"  dissi eccittata ma allo stesso tempo stanca.
"No, non ci credo, non ci credo per niente, è un sogno!"  rise Cath guardandomi con quegli occhi azzurri e lucidi, un sorriso casto sul viso, la cosa più bella che io potessi vedere.
Mi fermai di scatto, si fermò anche lei e l'abbracciai.
Ero felice, felice di essere qui nel nostro piano di fuga, insieme, unite e libere.
 
Oramai l'orfanotrofio non si vedeva più, non sapevamo nemmeno da quanto tempo correvamo, l'unica cosa che sapevamo era che la nostra meta di felicità era a 3 chilometri da noi, continuammo a correre lungo quella strada, stremate, stanche, assonnate ed assetate. 
"Non ce la faccio più Kris!"  urlò Cath che cedette con le gambe e cadde al suolo.
"Devi farcela cazzo, io lo so che tu ce la farai!"  le corsi incontro abbassandomi al suo livello "senti Cath, facciamo così, passiamo la strada e ci rifugiamo nel bosco, okay? ce la fai? un ultimo sforzo Cath!"  la presi e cominciammo a camminare, lei davanti, io dietro. 
Un urto fece sobbalzare il mio cuore, un suono rumoroso, forti grida e sangue ovunque, Cath non c'era.
 
 
Il buio devastò i miei occhi, non vidi più nulla, tutto scomparve intorno a me, soltanto quei rumori assordanti e le grida di Cathrinne mi rimbombavano nel cervello come una ripetizione continua. Non riuscivo a percepire quella cruda e bruta realtà, non poteva essere capitato. Proprio a lei..non poteva essere vero. 
Avevo perso una parte di me, avevo perso la mia famiglia, la mia migliore amica, la mia sorellina, perdendo lei avevo perso tutto. 
Le macchine sfrecciavano dietro me.
Corsi verso Cath ch'era stata già soccorsa da quel brutto figlio di puttana che l'aveva messa sotto.
Cominciai ad urlargli contro parole che nemmeno io potessi capire, cominciai a piangere ininterrottamente, gridavo, gli tiravo pugni e calci non ero in me, avevo perso tutto grazie a quello stronzo. 
Quel mostro mi fermò "hey, zoccoletta calma, non ho ucciso la tua amica, quel figlio di una troia è scappato via se non te ne fossi accorta." 
Cominciai a non capire, o stavo perdendo colpi o ero diventata stupida.
"Senti se vuoi v'accompagno all'ospedale, ma non credo che c'è molto da fare per la tua puttanella." fece spallucce come se niente fosse.
Non parlavo, piangevo soltanto, non sapevo cosa dire, lo ignoravo e guardavo il corpo di Cath pieno di sangue disteso sul suolo di quella strada. La strada che ci doveva portare alla felicità, la portò soltanto alla morte.
Piansi più forte, singhiozzando, mi misi le mani sporche di sangue in faccia cercando di calmarmi, ma nulla poteva colmare il vuoto che si era formato dentro me. 
Il tipo prese Cathrinne in braccio e la portò in macchina, restai lì irrigidita a guardarlo.
Cominciai a correre verso di lui "cosa cazzo vuoi fare? lasciala giù!" gli urlavo contro incazzata.
"E cosa cazzo vorresti fare puttanella? portartela sulle spalle fino al primo ospedale?" 
"B-bhe se possibile si!"  balbettai con un tono che voleva far trasparire sicurezza ma, sinceramente, ero tutt'altro che sicura in quel momento. 
"E sai quanto dista da qui un ospedale testa di cazzo?"  Il suo tono era freddo e tagliente, i suoi occhi ribollivano di rabbia, mi guardava fissa e non riuscì più a trattenere le lacrime, mi buttai per terra e cominciai, di nuovo, a piangere.
Non ci riuscivo, al solo pensiero che Cath era lì piena di sangue rabbrividivo.
"Senti" cominciò a parlare il tipo "se non ci muoviamo la tua amichetta può anche non farcela, che facciamo? ti lascio qui e te la fai a piedi o vuoi un passaggio?" concluse con un mezzo sorrisetto bastardo sulle labbra.
Cercando di calmarmi e di infilarmi in testa che Cath avrebbe potuto farcela, mi asciugai le lacrime che mi scendevano sul viso e salii in macchina.
Correva come non so cosa, mi reggevo al sedile e guardavo le macchine sfrecciare dal mio finestrino. 
"Arrivati"  disse sempre con quel tono freddo e distaccato.
Prese Cath dalla macchina e comunicò un certo 'codice rosso' e tutti cominciarono a camminare freneticamente prendendo un letto con le ruote e mettendole in bocca una strana mascherina di plastica. 
"La soffocherete, toglietegliela la soffocherete!" gridai a squarciagola cercando di far levare ai dottori quella fottutissima mascherina. 
"Quella la mantiene in vita, ma da dove vieni? dalle caverne?" ruggì il tipo guardandomi con sguardo severo e freddo.
Brividi mi percorsero la schiena.
"Quasi" risposi a tono guardandolo alla stessa maniera.
Ignorandomi si girò e andò verso la porta d'uscita.
"Dove vai?"  urlai quasi in preda alla disperazione e alla frustazione. 
"A casa"  non si girò nemmeno, l'unica persona che mi aveva aiutata se ne stava andando anch'essa.
Gli corsi dietro e trattenendolo da un braccio gli sussurai "non andare ti prego.." quasi lo supplicai fissandolo.
 
  
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