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Autore: Ayumi Yoshida    26/04/2013    3 recensioni
Gohan aveva ventitré anni e solo lei, e una madre che aveva allontanato da sé giusto in tempo per evitare che fosse colpita dalla furia omicida dei cyborg e che non aveva più visto. Videl conosceva benissimo quel sentimento, perché, quel giorno in cui si erano incontrati, Gohan non era riuscito a salvare suo padre.
( Prima classificata ex aequo al terzo turno del contest "Body Talk" di Red Nika )
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Mirai!Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Di poche parole'
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Tu sola infatti puoi con tranquilla pace giovare
ai mortali, poiché sui fieri travagli della guerra ha dominio
Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo
s'abbandona vinto da eterna ferita d'amore;
e così, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato,
pasce d'amore gli avidi occhi anelando a te, o dea,
e, supino, il suo respiro pende dalle tue labbra.

(De rerum natura, Proemio – Lucrezio)

Restare

 

Quando Gohan era disteso, posava la testa sulle sue gambe e chiudeva gli occhi, sembrando per una volta una persona normale, Videl riusciva a credere davvero di essere l’unica che potesse placare la sua furia, dargli la pace. Quando egli si addormentava, si chinava su di lui, portandosi i capelli dietro l’orecchio per non lasciare che gli sfiorassero il viso, e gli sussurrava che presto tutto sarebbe finito, che sarebbero certamente sopravvissuti, che avrebbero creato una famiglia. Era quello l’unico momento in cui poteva lasciarsi andare ai pensieri; non voleva farsi scoprire, perché non avrebbe potuto permetterselo: doveva essere forte per supportarlo, per essere grande quanto lui, l’unico sopravvissuto della sua stirpe che fosse ancora in grado di proteggere la Terra.

Erano due anni che stavano insieme, ma lui non si era ancora tirato indietro, e forse mai lo avrebbe fatto. Aveva un senso di umanità così smisurato da essere esagerato e stupido, tanto che non aveva esitato quando aveva deciso salvarla insieme a suo padre da quei cyborg che continuavano a disseminare il panico senza mai fermarsi, procurandosi quella cicatrice sul volto che ne induriva ancora di più i lineamenti già massacrati dall’orribile vita che conducevano. Gohan aveva ventitré anni e solo lei, e una madre che aveva allontanato da sé giusto in tempo per evitare che fosse colpita dalla furia omicida dei cyborg e che non aveva più visto. Videl conosceva benissimo quel sentimento, perché, quel giorno in cui si erano incontrati, Gohan non era riuscito a salvare suo padre. Aveva pianto a lungo sul suo corpo senza testa, saltata chissà dove tra le macerie, provando rabbia, ribrezzo, dolore finché Gohan non l’aveva portata via, ridandole una parvenza di normalità in attesa della strage seguente.

Da quel giorno, Videl aveva preso a preoccuparsi per un’altra vita oltre alla sua, torturandosi disperatamente le labbra con i denti quando Gohan si allontanava per andare a combattere i cyborg, sperando che ritornasse vivo. Lei non sapeva combattere, poteva fare solo quello. Poteva soltanto restare, tentare di restituirgli quella sensazione di normalità che Gohan le aveva offerto quel giorno, quando aveva pensato che la sua vita fosse finita.

“Potremo fare l’amore…” gli sussurrò con un mezzo sorriso, perdendosi volentieri in quel pensiero, ma un “Non possiamo.” replicato stancamente da Gohan senza neppure aprire gli occhi, la fece arrossire. Allarmata, Videl si raddrizzò di scatto: allora era sveglio. Era stata scoperta.

“Se dovesse nascere un bambino… Non potremmo mai farlo vivere in un mondo del genere.” disse il ragazzo di controvoglia.

“Lo so.”

Videl acconsentì in un mormorio, mordendosi un labbro. Anche nei momenti di quiete, il mondo esterno continuava a bussare alla loro porta per essere accolto con frustrazione e disperazione. In un attimo i cyborg riapparvero nella sua testa, ridendo falsamente, puntando al loro bambino troppo piccolo anche per parlare e mutilandolo orrendamente, lasciandole le mani piene di sangue. Angosciata, prese a piangere in silenzio.

Gohan la chiamò, spalancando gli occhi e fissandola. Non l’aveva più vista piangere dal giorno in cui l’aveva salvata, e ancora non riusciva a perdonarsi di averla fatta soffrire per non essere riuscito a salvare suo padre.

“Ho detto qualcosa di sbagliato? Se è così, ti prego, scusami.”

Sollevò leggermente la spalla per poterla toccare e le regalò una carezza su una guancia più dolce del solito.

“A volte… A volte non riesco più a sperare nel futuro.” balbettò la ragazza, vergognandosi profondamente di quella confessione: l’ultima cosa che desiderava era proprio mostrarsi debole davanti a chi ogni giorno le dava e cui voleva a sua volta dare la forza per combattere.

“E’ successo anche a me, quando è morto mio padre.” disse Gohan quasi in un sussurro. Il suo volto mostrava ancora tutta la sofferenza che aveva provato quando ricordava quell’avvenimento. “Però ho capito che non potevo smettere di lottare, perché soltanto io potevo proteggere gli altri. Però forse non ci sono neppure riuscito.”

Videl evitò di guardarlo: non voleva vedere il suo volto corrugato per l’ennesima volta. Quando parlava di suo padre, dei suoi amici, Gohan diventava malinconico come un vecchio e la escludeva dalla sua vita senza dire nulla. La ragazza aprì la bocca per parlare, ma si costrinse a tacere spingendo un canino nel labbro non appena vide che gli occhi di lui si erano assottigliati e i suoi lineamenti si erano contratti. Conosceva troppo bene quell’espressione e aveva imparato a temerla quanto la morte: lui aveva sentito qualcosa.

Videl non sapeva come facesse, come potesse essere possibile una cosa del genere, ma Gohan non gliene aveva mai parlato apertamente: riusciva a percepire dove fossero i cyborg e in un batter d’occhio volava via chissà dove, lasciandola impazzire tra mille pensieri.

“Sono… Sono loro?”

“Sì. A sud-ovest, non lontano da qui. Devo andare.”

Il ragazzo saltò in piedi come sospinto da una molla e si passò una mano nei capelli, chiudendo gli occhi. Si strinse la cintura di stoffa attorno alla vita e guardò davanti a sé con un’espressione minacciosa, da guerriero, che a Videl faceva tanta paura.

“Vado. Non attendermi sveglia.” le disse dandole le spalle.

“Vai.” replicò lei con voce ferma.

“Torna vivo.” pensò dentro di sé, sentendosi già male. Sapeva che non sarebbe riuscita a chiudere occhio finché Gohan non fosse stato di nuovo disteso sulle sue gambe.

 

Gohan superò la porta barcollando e Videl corse subito ad afferrarlo come meglio poteva. Aveva la tuta lacerata all’altezza del petto. Vi guardò dentro e vide che la carne sembrava essergli stata strappata dalla cassa toracica. Le veniva da vomitare.  Con un grande sforzo si convinse a non urlare per la disperazione e mormorò: “Va tutto bene, non preoccuparti… Starai bene…”

“Grazie.” esalò lui, cercando di restare immobile tra le sue braccia tremanti “ Devi fare presto… Ravviva il fuoco, prendi il ferro…”

“Vuoi..?” esclamò Videl senza parole. Gohan annuì con la testa. “Ma possiamo provare a ricucirla!”

Il ragazzo le sorrise.

“Sai bene che né io né tu ne siamo in grado; la cicatrice sul mio viso lo dimostra. Con il fuoco faremo prima. Sbrigati, comincio a sentirmi debole…”

Videl lo guardò trattenendo a stento le lacrime, ma acconsentì: non voleva perderlo per nulla al mondo. Lo trascinò a fatica per qualche passo deponendolo sul materasso che usavano come giaciglio e si diresse verso il braciere. Fece un respiro profondo e afferrò l’oggetto di ferro, ponendolo nel fuoco. Le tremavano le gambe. Arrancò fino al materasso con la schiena curva e si inginocchiò al lato di Gohan senza riuscire a dire nulla, con gli occhi pieni di lacrime.

“Sono pronto.” sussurrò lui sfiorandole piano le mano più vicina. Chiuse gli occhi. Videl avvicinò il ferro alla ferita con un tremito. Istantaneamente, Gohan urlò.

 

L’aria puzzava ancora di carne bruciata, e il suo senso di vomito non era scomparso. Avrebbe voluto uscire per respirare aria pulita, ma non voleva lasciare Gohan da solo. Era svenuto con la bocca ancora aperta dopo aver urlato per un tempo lunghissimo, anche quando il suo petto era stato completamente bruciato. Videl sentì che non poteva neppure  immaginare cosa avesse provato, e ciò la fece sentire ancora una volta estranea e triste. Aveva soltanto lui, e in quella baracca che condividevano da ormai due anni era riuscita a provare una felicità che credeva non avrebbe mai conosciuto nonostante i cyborg, nonostante la fine del mondo intorno a loro. Non poteva rompere la promessa che gli aveva fatto quando aveva deciso di seguirlo. Si morse il labbro per cercare di calmarsi: doveva resistere, essere forte, restare.

 

“Videl, voglio soltanto che tu prometta una cosa.”

Videl annuì con la testa, nervosa. Aveva appena deciso di seguirlo e già gli chiedeva una cosa del genere?

“Non devi mai dirmi di non andare a combattere. Io ho sangue di guerriero, solo io posso tenere testa a quei cyborg. Se non combattessi tutto sarebbe perduto. Me lo prometti?”

La ragazza si strinse nelle spalle, tremante. Non aveva bisogno di guardarsi intorno per sapere che ormai della sua città non era rimasto più nulla: tutti i ricordi, tutti i momenti felici che aveva vissuto in quegli edifici, tra quelle strade erano stati violentemente spazzati via quando aveva incontrato quei mostri. Si sentiva terrorizzata, ma si morse un labbro per darsi forza e annuì comunque.

Ormai aveva soltanto lui.

 

Tanto più dunque, o dea, da' ai miei detti fascino eterno.
Fa' sì che frattanto i fieri travagli della guerra,
per i mari e le terre tutte placati, restino quieti.

(De rerum natura, Proemio – Lucrezio)




Note: credo che ricorderò questa fic negli anni, perché è nata in un momento per me davvero particolare. Mi ha tenuto compagnia durante l’attesa per conoscere il nuovo papa, ed è nata quasi per caso. La citazione del pacchetto mi piaceva molto, ma non riuscivo a farmi venire un’idea, poi, una mattina, l’immagine di Marte e Venere mi ha ispirata e ho cominciato a scrivere. Avrei voluto cambiare personaggi, ma amo troppo questi due per separarmene! XD

La fic è ambientata nel futuro alternativo di Trunks, ma debitamente modificato per far rientrare nella storia anche Videl che originariamente non c’era. Ho giocato molto sulla sua caratterizzazione contrastante, forte e debole insieme per via della perdita del padre e dei cyborg, anche perché su di lei e su queste motivazioni poggia la storia. Ho cercato di basare la maggior parte della vicenda sulle cose che Videl non sa, ma che accetta comunque pur di restare con Gohan e, soprattutto, di non ricalcare completamente la citazione, perché ho deciso di far culminare il tutto con un contrasto per sottolineare ancora di più la condizione precaria in cui i due vivono.

Descrivere Gohan così serio e forte dopo la fic del primo turno ( qui! ^^ ) mi è sembrato piuttosto strano, ma nel futuro di Trunks ci viene presentato molto più maturo della sua solita personalità e mi sono dovuta adeguare. So che questa fic è molto deprimente, ma spero davvero che riesca a lasciare qualcosa. Ve ne sarei grata se me lo comunicaste. ^^

Al prossimo turno - un'altra Gohan/Videl, che novità, eh? XD


Ayumi





Giudizio:

Grammatica e sintassi – 25 /25
Stile e Lessico - 25/25
Originalità - 25/25
Uso del Pacchetto - 25/25
Punti Bonus: 0
Totale: 100

Mentre leggevo la fine mi è passata Lonely di Akon., dico solo che mi sono spuntati i lacrimoni. La storia è veramente stupenda, carica di emozione. La citazione di Lucrezio all’inizio e alla fine è inserita alla perfezione, credo di non aver mai letto una storia su di loro tanto bella. Ad un certo punto ho pensato che Videl fosse OOC ma poi ci ho pensato bene e mi sono detta: No, è lei. Lei è l’unica che avrebbe potuto restare al fianco di Gohan con tanto coraggio e determinazione. Hai migliorato tantissimo la grammatica (: di fatti non ho trovato nemmeno un errore e lo stile è perfetto. Originalità ti ho dato il massimo, non ho letto tutte le storie del fandom su di loro, poiché mi sono veramente immedesimata con Videl mentre cullava dolcemente Gohan e lasciandosi andare gli sussurrava di fare l’amore. Capperi! I brividi. Oltretutto hai anche descritto un Gohan super sexy che mi ha veramente colpita, a me lui non piace particolarmente. Suppongo di aver finito gli elogi >< Mi scuso per la mancanza di giudizio al turno precedente. Sono felicissima di averti ispirato, con il contest e i pacchetti, questa stupenda storia.





   
 
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