Tu sola
infatti puoi con tranquilla pace giovare
ai mortali, poiché sui fieri travagli della guerra ha dominio
Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo
s'abbandona vinto da eterna ferita d'amore;
e così, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato,
pasce d'amore gli avidi occhi anelando a te, o dea,
e, supino, il suo respiro pende dalle tue labbra.
(De
rerum natura, Proemio – Lucrezio)
Restare
Quando
Gohan era disteso, posava la testa sulle sue gambe e chiudeva gli
occhi,
sembrando per una volta una persona normale, Videl riusciva a credere
davvero
di essere l’unica che potesse placare la sua furia, dargli la pace.
Quando egli
si addormentava, si chinava su di lui, portandosi i capelli dietro
l’orecchio
per non lasciare che gli sfiorassero il viso, e gli sussurrava che
presto tutto
sarebbe finito, che sarebbero certamente sopravvissuti, che avrebbero
creato
una famiglia. Era quello l’unico momento in cui poteva lasciarsi andare
ai
pensieri; non voleva farsi scoprire, perché non avrebbe potuto
permetterselo:
doveva essere forte per supportarlo, per essere grande quanto lui,
l’unico
sopravvissuto della sua stirpe che fosse ancora in grado di proteggere
la
Terra.
Erano
due anni che stavano insieme, ma lui non si era ancora tirato indietro,
e forse
mai lo avrebbe fatto. Aveva un senso di umanità così smisurato da
essere
esagerato e stupido, tanto che non aveva esitato quando aveva deciso
salvarla
insieme a suo padre da quei cyborg che continuavano a disseminare il
panico
senza mai fermarsi, procurandosi quella cicatrice sul volto che ne
induriva
ancora di più i lineamenti già massacrati dall’orribile vita che
conducevano.
Gohan aveva ventitré anni e solo lei, e una madre che aveva allontanato
da sé
giusto in tempo per evitare che fosse colpita dalla furia omicida dei
cyborg e
che non aveva più visto. Videl conosceva benissimo quel sentimento,
perché,
quel giorno in cui si erano incontrati, Gohan non era riuscito a
salvare suo
padre. Aveva pianto a lungo sul suo corpo senza testa, saltata chissà
dove tra
le macerie, provando rabbia, ribrezzo, dolore finché Gohan non l’aveva
portata
via, ridandole una parvenza di normalità in attesa della strage
seguente.
Da quel
giorno, Videl aveva preso a preoccuparsi per un’altra vita oltre alla
sua,
torturandosi disperatamente le labbra con i denti quando Gohan si
allontanava
per andare a combattere i cyborg, sperando che ritornasse vivo. Lei non
sapeva
combattere, poteva fare solo quello. Poteva soltanto restare, tentare
di
restituirgli quella sensazione di normalità che Gohan le aveva offerto
quel
giorno, quando aveva pensato che la sua vita fosse finita.
“Potremo
fare l’amore…” gli sussurrò con un mezzo sorriso, perdendosi volentieri
in quel
pensiero, ma un “Non possiamo.” replicato stancamente da Gohan senza
neppure
aprire gli occhi, la fece arrossire. Allarmata, Videl si raddrizzò di
scatto:
allora era sveglio. Era stata scoperta.
“Se
dovesse nascere un bambino… Non potremmo mai farlo vivere in un mondo
del
genere.” disse il ragazzo di controvoglia.
“Lo
so.”
Videl
acconsentì in un mormorio, mordendosi un labbro. Anche nei momenti di
quiete,
il mondo esterno continuava a bussare alla loro porta per essere
accolto con
frustrazione e disperazione. In un attimo i cyborg riapparvero nella
sua testa,
ridendo falsamente, puntando al loro bambino troppo piccolo anche per
parlare e
mutilandolo orrendamente, lasciandole le mani piene di sangue.
Angosciata, prese
a piangere in silenzio.
Gohan
la chiamò, spalancando gli occhi e fissandola. Non l’aveva più vista
piangere dal
giorno in cui l’aveva salvata, e ancora non riusciva a perdonarsi di
averla
fatta soffrire per non essere riuscito a salvare suo padre.
“Ho
detto qualcosa di sbagliato? Se è così, ti prego, scusami.”
Sollevò
leggermente la spalla per poterla toccare e le regalò una carezza su
una
guancia più dolce del solito.
“A
volte… A volte non riesco più a sperare nel futuro.” balbettò la
ragazza,
vergognandosi profondamente di quella confessione: l’ultima cosa che
desiderava
era proprio mostrarsi debole davanti a chi ogni giorno le dava e cui
voleva a
sua volta dare la forza per combattere.
“E’
successo anche a me, quando è morto mio padre.” disse Gohan quasi in un
sussurro. Il suo volto mostrava ancora tutta la sofferenza che aveva
provato
quando ricordava quell’avvenimento. “Però ho capito che non potevo
smettere di
lottare, perché soltanto io potevo proteggere gli altri. Però forse non
ci sono
neppure riuscito.”
Videl
evitò di guardarlo: non voleva vedere il suo volto corrugato per
l’ennesima
volta. Quando parlava di suo padre, dei suoi amici, Gohan diventava
malinconico
come un vecchio e la escludeva dalla sua vita senza dire nulla. La
ragazza aprì
la bocca per parlare, ma si costrinse a tacere spingendo un canino nel
labbro
non appena vide che gli occhi di lui si erano assottigliati e i suoi
lineamenti
si erano contratti. Conosceva troppo bene quell’espressione e aveva
imparato a
temerla quanto la morte: lui aveva sentito qualcosa.
Videl
non sapeva come facesse, come potesse essere possibile una cosa del
genere,
ma Gohan non gliene aveva mai parlato apertamente: riusciva a percepire
dove
fossero i cyborg e in un batter d’occhio volava via chissà dove,
lasciandola
impazzire tra mille pensieri.
“Sono…
Sono loro?”
“Sì. A
sud-ovest, non lontano da qui. Devo andare.”
Il
ragazzo saltò in piedi come sospinto da una molla e si passò una mano
nei
capelli, chiudendo gli occhi. Si strinse la cintura di stoffa attorno
alla vita
e guardò davanti a sé con un’espressione minacciosa, da guerriero,
che a
Videl faceva tanta paura.
“Vado.
Non attendermi sveglia.” le disse dandole le spalle.
“Vai.”
replicò lei con voce ferma.
“Torna
vivo.” pensò dentro di sé, sentendosi già male. Sapeva che non sarebbe
riuscita
a chiudere occhio finché Gohan non fosse stato di nuovo disteso sulle
sue
gambe.
Gohan
superò la porta barcollando e Videl corse subito ad afferrarlo come
meglio
poteva. Aveva la tuta lacerata all’altezza del petto. Vi guardò dentro
e vide
che la carne sembrava essergli stata strappata dalla cassa toracica. Le
veniva
da vomitare. Con un grande sforzo si
convinse a non urlare per la disperazione e mormorò: “Va tutto bene,
non
preoccuparti… Starai bene…”
“Grazie.”
esalò lui, cercando di restare immobile tra le sue braccia tremanti “
Devi fare
presto… Ravviva il fuoco, prendi il ferro…”
“Vuoi..?”
esclamò Videl senza parole. Gohan annuì con la testa. “Ma possiamo
provare a
ricucirla!”
Il
ragazzo le sorrise.
“Sai
bene che né io né tu ne siamo in grado; la cicatrice sul mio viso lo
dimostra.
Con il fuoco faremo prima. Sbrigati, comincio a sentirmi debole…”
Videl
lo guardò trattenendo a stento le lacrime, ma acconsentì: non voleva
perderlo
per nulla al mondo. Lo trascinò a fatica per qualche passo deponendolo
sul
materasso che usavano come giaciglio e si diresse verso il braciere.
Fece un
respiro profondo e afferrò l’oggetto di ferro, ponendolo nel fuoco. Le
tremavano le gambe. Arrancò fino al materasso con la schiena curva e si
inginocchiò al lato di Gohan senza riuscire a dire nulla, con gli occhi
pieni
di lacrime.
“Sono
pronto.” sussurrò lui sfiorandole piano le mano più vicina. Chiuse gli
occhi.
Videl avvicinò il ferro alla ferita con un tremito. Istantaneamente,
Gohan
urlò.
L’aria
puzzava ancora di carne bruciata, e il suo senso di vomito non era
scomparso.
Avrebbe voluto uscire per respirare aria pulita, ma non voleva lasciare
Gohan
da solo. Era svenuto con la bocca ancora aperta dopo aver urlato per un
tempo
lunghissimo, anche quando il suo petto era stato completamente
bruciato. Videl
sentì che non poteva neppure immaginare
cosa avesse provato, e ciò la fece sentire ancora una volta estranea e
triste.
Aveva soltanto lui, e in quella baracca che condividevano da ormai due
anni era
riuscita a provare una felicità che credeva non avrebbe mai conosciuto
nonostante i cyborg, nonostante la fine del mondo intorno a loro. Non
poteva
rompere la promessa che gli aveva fatto quando aveva deciso di
seguirlo. Si
morse il labbro per cercare di calmarsi: doveva resistere, essere
forte,
restare.
“Videl, voglio soltanto
che tu prometta
una cosa.”
Videl annuì con la
testa, nervosa.
Aveva appena deciso di seguirlo e già gli chiedeva una cosa del genere?
“Non devi mai dirmi di
non andare a
combattere. Io ho sangue di guerriero, solo io posso tenere testa a
quei
cyborg. Se non combattessi tutto sarebbe perduto. Me lo prometti?”
La ragazza si strinse
nelle spalle,
tremante. Non aveva bisogno di guardarsi intorno per sapere che ormai
della sua
città non era rimasto più nulla: tutti i ricordi, tutti i momenti
felici che
aveva vissuto in quegli edifici, tra quelle strade erano stati
violentemente
spazzati via quando aveva incontrato quei mostri. Si sentiva
terrorizzata, ma si
morse un labbro per darsi forza e annuì comunque.
Ormai
aveva soltanto lui.
Tanto
più dunque, o dea, da' ai miei detti fascino eterno.
Fa' sì che frattanto i fieri travagli della guerra,
per i mari e le terre tutte placati, restino quieti.
(De
rerum natura, Proemio – Lucrezio)
Note: credo che ricorderò questa fic negli anni, perché è nata in
un momento
per me davvero particolare. Mi ha tenuto compagnia durante l’attesa per
conoscere il nuovo papa, ed è nata quasi per caso. La citazione del
pacchetto
mi piaceva molto, ma non riuscivo a farmi venire un’idea, poi, una
mattina,
l’immagine di Marte e Venere mi ha ispirata e ho cominciato a scrivere.
Avrei
voluto cambiare personaggi, ma amo troppo questi due per separarmene! XD
La fic è ambientata nel futuro alternativo di Trunks, ma
debitamente
modificato per far rientrare nella storia anche Videl che
originariamente non
c’era. Ho giocato molto sulla sua caratterizzazione contrastante, forte
e
debole insieme per via della perdita del padre e dei cyborg, anche
perché su di
lei e su queste motivazioni poggia la storia. Ho cercato di basare la
maggior
parte della vicenda sulle cose che Videl non sa, ma che accetta
comunque pur di
restare con Gohan e, soprattutto, di non ricalcare completamente la
citazione,
perché ho deciso di far culminare il tutto con un contrasto per
sottolineare
ancora di più la condizione precaria in cui i due vivono.
Descrivere Gohan così serio e forte dopo la fic del primo turno ( qui! ^^ ) mi è sembrato piuttosto strano, ma nel futuro di Trunks ci viene presentato molto più maturo della sua solita personalità e mi sono dovuta adeguare. So che questa fic è molto deprimente, ma spero davvero che riesca a lasciare qualcosa. Ve ne sarei grata se me lo comunicaste. ^^
Al prossimo turno - un'altra Gohan/Videl, che novità, eh? XD
Ayumi
Grammatica e sintassi – 25 /25
Stile e Lessico - 25/25
Originalità - 25/25
Uso del Pacchetto - 25/25
Punti Bonus: 0
Totale: 100
Mentre leggevo la fine mi è passata Lonely di Akon., dico solo che mi
sono spuntati i lacrimoni. La storia è veramente stupenda, carica di
emozione. La citazione di Lucrezio all’inizio e alla fine è inserita
alla perfezione, credo di non aver mai letto una storia su di loro
tanto bella. Ad un certo punto ho pensato che Videl fosse OOC ma poi ci
ho pensato bene e mi sono detta: No, è lei. Lei è l’unica che avrebbe
potuto restare al fianco di Gohan con tanto coraggio e determinazione.
Hai migliorato tantissimo la grammatica (: di fatti non ho trovato
nemmeno un errore e lo stile è perfetto. Originalità ti ho dato il
massimo, non ho letto tutte le storie del fandom su di loro, poiché mi
sono veramente immedesimata con Videl mentre cullava dolcemente Gohan e
lasciandosi andare gli sussurrava di fare l’amore. Capperi! I brividi.
Oltretutto hai anche descritto un Gohan super sexy che mi ha veramente
colpita, a me lui non piace particolarmente. Suppongo di aver finito
gli elogi >< Mi scuso per la mancanza di giudizio al turno
precedente. Sono felicissima di averti ispirato, con il contest e i
pacchetti, questa stupenda storia.