Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Conorismyidol_    26/04/2013    1 recensioni
Mi sentivo protetta in quell’abbraccio, come non mai. Le sue braccia mi stringevano forte come se avesse paura che scivolassi via. Anche se non l’avrei mai fatto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ricordo molto bene quel giorno. Mi ricordo che alla sola idea di quello che mi stava per accadere mi veniva da piangere. E mi ricordo anche le emozioni, le delusioni e le urla di quel giorno. Mi ricordo anche che rinunciai di vedere il mio migliore amico spegnere le candeline il giorno del suo quindicesimo compleanno per realizzare il mio sogno. Quello di incontrare il mio idolo. Ed è da lì che iniziò tutto.

Era il 18 aprile del 2013. Lo aspettavo da tantissimo tempo e non potevo credere che finalmente era arrivato. Non pensavo ad altro da più di un mese, infatti mi ricordo che in quel periodo non andavo molto bene a scuola, anzi.. andavo così male che mia madre mi aveva minacciato di non mandarmici più. E invece alla fine si rese conto di quello che poteva accadere se non realizzavo il mio sogno e fece in modo che si realizzasse, solo per vedere sua figlia contenta e soddisfatta. Le avevo promesso che avrei recuperato tutto se solo mi permetteva di fare quello che volevo fare. Solo per un giorno, e non avrei chiesto nient’altro fino alla fine della scuola.
Purtroppo ero costretta ad andare a scuola quel giorno, anche se invogliata. Preferivo trovarmi davanti l’hotel dove risiedeva lui, Conor Maynard, invece di subire 7 ore scolastiche.
Mi svegliai prima del solito, forse ero già troppo agitata per dormire. Mi preparai con molta calma e uscii di casa per recarmi alla stazione. Mia madre mi accompagnò e appena arrivai alla stazione mi disse:
-Sei molto strana oggi. Cos’hai?-
Cara mamma, che domande del cavolo mi fai?
-Niente, perché?-
-Non so. Ti sei svegliata presto, ci hai messo pochissimo a prepararti. Quando mai ci ricapita di arrivare alla stazione a quest’ora?-
Aveva ragione. Erano le 07:10 e io di solito prendevo la metro delle 07:30. Non mi resi conto di quanto fosse presto.
-Non so. Sarò agitata.-
-Perché? Hai qualche interrogazione e non hai studiato? Guarda che non ti faccio vedere più la luce del sole!-
-Mamma, ma davvero ancora non ci sei arrivata? Apparte che non ho nessuna interrogazione perché gli altri stanno al camposcuola e non c’è lezione.. E poi oggi è 18 aprile. Ti dice qualcosa questo giorno?-
-E’ il compleanno di Riccardo, e quindi?-
-Mamma, oggi Conor è a Roma!-
-Ah già. Mi ero dimenticata.-
Possibile che non capiva?
-Va bene mamma, io vado sennò tu fai tardi. Ci vediamo oggi pomeriggio-
Le dò un bacio e scendo dalla macchina. Chissà perché si era comportata così. Forse perché pensava che quest’evento è la causa delle mie insufficienze a scuola e non gli andava tanto bene. Anche se dovrebbe essere felice che finalmente sua figlia avrebbe realizzato il suo sogno. Meglio non pensarci.
Aspettavo impazientemente le mie amiche, anche se era inutile essere impazienti visto che ero io che avevo fatto troppo presto. Appena arrivarono mi salutarono e mi dissero che avevo qualcosa di magico in faccia. Avevo un’espressione bellissima.
-Mi sa che voi avete ancora sonno!-
-No Ale, veramente. Hai un non so che cosa di bello oggi.-
Karina è un tipo di persona che si accorge subito delle cose. Quando le menti, se ne accorge. Quando hai qualcosa, se ne accorge. Quando hai bisogno di qualcuno o semplicemente c’è qualcosa che non va, se ne accorge. Non so quale cavolo di potere magico abbia. Però si accorge di tutto.
-Allora ci dici cosa ti è successo?-
-Veramente non mi è ancora successo niente!-
-Ma ti dovrebbe succedere qualcosa?-
-Beh, veramente stasera vado al concerto-
-Ah, è oggi?-
Peggio di mia madre. Neanche lei e Aurora se lo ricordavano.
-Si. E’ oggi.-
-Ecco cos’hai! Spero che ti divertirai!-
-Lo spero anch’io.-
Prendiamo la solita metro delle 07:30 e incontriamo altri amici che però stavolta non si accorgono di niente. Nessuna stranezza, nessuna bella espressione da parte mia. Meglio così, non mi andava sempre di spiegare quello che mi stava per accadere quel giorno. Preferivo tenermelo un po’ per me per non rovinare l’euforia.
Arrivai a scuola. Nessun’altro si accorse di niente. Possibile? Da come parlavano mia madre, Karina e Aurora sembrava chissà che cosa avessi in faccia. Tipo non so, un sorriso stampato in faccia e la scritta “SONO FELICISSIMA” attaccata in fronte.
Entrammo in classe e non facemmo niente per tutto il giorno e nonostante tutto dovetti uscire lo stesso alle 15:00 e secondo me era una vera e propria ingiustizia. Una mia amica si ricordò del concerto e appena mi vide mi disse:
-Allora? Pronta per stasera?-
-Oddio, si. Non vedo l’ora! Solo ad immaginarmi come sarà mi vien da piangere!-
Veramente. Provai tantissime emozioni soltanto a parlare di quello che la sera sarebbe accaduto. Figuriamoci la sera stessa!
Uscii da scuola e mi catapultai subito alla stazione. Purtroppo prima delle 16:00 a casa non ci ero arrivata. Mi sbrigai per prepararmi anche se non servì a niente. Chiamai mia cugina, lei sarebbe venuta con me.
-Che vuol dire che passate a prendermi alle 20:00? Valè, il concerto inizia alle 21:30!-
-Lo so Ale, non è colpa mia!-
-Ma almeno la portate la macchinetta fotografica?-
-No Ale…-
-Nemmeno la macchinetta! E perché?-
-Perché papà dice che dobbiamo goderci il concerto e che il telefono le fa tanto bene le foto e che tanto si trovano su internet.-
-Vabbè a dopo, ciao.-
Iniziai a piangere. Non so, mi prese un nervoso incredibile in quel momento. Possibile che nessuno capiva quello che provavo in quel momento?
Si fecero le 19:50 e mi passarono a prendere. Quando scesi da casa mi sentii urlare “Corri, corri!”
Anche il coraggio di dirmi di correre? Prima mi passate a prendere tardi e poi mi dite di correre? Non lo potevo tollerare. Non corsi.
-Ecco adesso abbiamo fatto tardi.- Mi disse mio zio.
-No zio, non credo proprio!-
Tutti si zittirono. Partimmo e ci dirigemmo all’Atlantico Live. Piano piano mi tranquillizzai. Non volevo rovinarmi la serata e quindi non ci pensai.
  
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