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Autore: Lady_Klaine    26/04/2013    11 recensioni
Scritta per il contest "The Vampire Diaries contest - edite e inedite"
Abbiate pietà, è la mia prima OS e credo di aver esagerato con la lunghezza.. *^*
Più o meno è ambientata nella 3x01, quando Alaric e Damon vanno in Tennessee alla ricerca di Stefan ma nella realtà è un vero e proprio What if perché sono sicura che Julie Plec non avesse in mente nulla del genere!
Dal testo:
Fissò incantato il profondo ghiaccio liquido di quelli occhi perennemente velati di un’ironica tristezza e le parole uscirono pesanti accarezzate dalle labbra tiepide e frementi.
< Forse hai ragione, non ti ho ringraziato come si deve >
E lo fece.
Le nocche gli pizzicavano ma non riusciva a sentire dolore, non quello alla mano almeno.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un colpo e Una carezza e Un Addio


Autore: _Nikotvd_ ( EFP); Nikotvd@EFP (forum)
Titolo: Un Colpo, Una Carezza e Un Addio
Riting: Arancione
Genere: Introspettivo, DRAMMATICO (profondamente drammatico!)
Avvertimenti: What if?
Personaggi: Alaric Saltzamn, Damon Salvatore
Tipo di coppia: Slash
Coppie: Nessuna
Note: più o meno è ambientata nella 3x01, quando Alaric e Damon vanno in Tennessee alla ricerca di Stefan ma nella realtà è un vero e proprio What if perché sono sicura che Julie Plec non avesse in mente nulla del genere!

Ciao a tutti!
Per prima cosa ho un po’ di ringraziamenti da fare!
Questa One-Shot è dedicata a tutte le persone meravigliose che seguono le mie storie e in particolare a Giulytvd e IanSom.
Senza voi tutte e i vostri consigli non sarei mai riuscita a scrivere nulla di decente.
Vi voglio tanto bene!
A voi due perché nonostante vi abbia dato il tormento, forse vorrete leggere comunque questa storia!
Grazie per esserci sempre!
Bene, spero che vi piaccia e confesso che sono rimasta QUASI soddisfatta!
Chi segue Dobbleganger Family sa che ho l’abitudine di inserire il link di una canzone, anche per questa OS sarà così!
Baci e ci leggiamo sotto
Niko
http://youtu.be/iXlsfVoxuS0 



I raggi tiepidi di un sole ancora pallido giungevano delicati fino alle foglie d’erba, illuminando la rugiada che ancora le avvolgeva come una fine patina rilucente.

I fiori stendevano i propri petali verso la luce appena sorta. Gli alberi tendevano le fronde penetrate nel cielo terso e frusciavano al soffio del vento. Il verde del prato era di un’intensità accecante.

Il suo corpo riposava accanto a quello di Damon su quel piatto oceano d’erba, mentre la stanchezza per la lunga camminata andava via,via scemando.

Erano arrivati in Tennessee per trovare Stefan ma avevano fallito ancora una volta.

In compenso avevano visto il macabro spettacolo delle sue vittime prosciugate.

La vita di quelle due ragazze era stata stroncata bruscamente da due canini taglienti penetrati nella pelle candida senza alcuno sforzo.

La loro essenza era stata risucchiata con foga agghiacciante.

Solo quando il loro sangue era defluito completamente nella sua gola ardente e inappagabile il mostro si era ritenuto soddisfatto.

Alaric aveva osservato i loro occhi vacui, inespressivi, senza vita e la consapevolezza che la luce non avrebbe più potuto attraversarli gli aveva procurato un brivido gelido lungo la schiena.

Per un istante si era chiesto se anche per Damon fosse lo stesso, se un giorno avrebbe potuto farci l’abitudine, ma poi aveva scosso la testa con amara ironia.

Damon non era poi così diverso da suo fratello e questo Alaric lo sapeva, si sforzava di ricordarlo ogni volta che il proprio corpo si trovava troppo vicino a quello del vampiro.

Lui era un cacciatore e l’altro era in cima alla sua lista dopo che aveva ucciso sua moglie, non prima di esserci andato a letto.

Eppure ogni sera bevevano insieme, lui si ubriacava e Damon lo portava quasi di peso al suo appartamento, mettendolo poi a letto, forse credendo che l’indomani non se ne sarebbe ricordato.

In poco tempo era diventato il suo migliore amico e ora lo considerava un fratello, o almeno si sforzava di convincersi che fosse solo un fratello per lui.

Così adesso stavano cercando Stefan sulle Smoky Mountains; una “rilassante” passeggiata all’inseguimento di un branco di lupi mannari.

< Sai, a volte mi piacerebbe poterti soggiogare per sapere a cosa pensi di così interessante >

La voce di Damon lo riportò alla realtà e lo fece sorridere.

< In realtà, non prendo la verbena da due giorni, quindi potresti anche soggiogarmi >

Non capì nemmeno lui perché aveva deciso di dirglielo, non che non si fidasse, ma era stato più forte di lui, anche se avesse voluto tacere non ci sarebbe riuscito.

Non aveva alcun significato ma infondo, se ci ragionava, tutto quello che facevano non aveva senso.

Loro due insieme non avevano senso e questo ad Alaric non piaceva, perché faceva male, troppo male.

< Devi essere molto sicuro di te per dirmelo, oppure molto stupido > rispose l’altro e Alaric si ritrovò a pensare che di Damon si fidava, si era sempre fidato.

Tuttavia decise di non rispondere, quel silenzio carico di parole che nessuno dei due era in grado di decifrare fu più che sufficiente.

Damon, dopo alcuni secondi, si alzò a sedere di scatto e lo fisso intensamente sotto le palpebre leggermente abbassate, ma non insistette.

< Perché lo fai? Perché fingi di essermi amico? Sono andato a letto con tua moglie, l’ho uccisa e trasformata in un vampiro, dovresti odiarmi e invece ci ubriachiamo insieme, mi aiuti a cercare mio fratello.. perché?>

Dentro di lui la curiosità si fece strada a poco a poco da quella domanda nata per caso.

Quelle parole risuonarono nella mente di Alaric come un’eco distinta e irraggiungibile.

Lì, in quel preciso istante, dopo aver ascoltato quella voce lievemente arrochita, capì.

Tutto acquistò improvvisamente un senso; i tasselli del puzzle che erano rimasti posati sul tavolo trovarono una collocazione e il disegno della sua vita gli apparve completo, penoso e irrealizzabile davanti agli occhi.

Un’immagine che sembrava intimargli di rinunciare, di arrendersi all’evidente realtà e lui finalmente prese una decisione.


Fingere.


Lui aveva sempre finto di provare solo amicizia nei confronti di Damon ma dentro di sé sapeva la verità, ora aveva capito e doveva continuare.


Fingere, poteva solo fingere.


Seguendo il suo istinto che gli consigliava di nascondersi dietro le continue menzogne che erano riuscite a ledere anche la sua anima, si alzò a sedere di scatto e si avvicinò quanto bastava al corpo del vampiro.

Fissò incantato il profondo ghiaccio liquido di quelli occhi perennemente velati di un’ironica tristezza e le parole uscirono pesanti accarezzate dalle labbra tiepide e frementi.

< Forse hai ragione, non ti ho ringraziato come si deve >


E lo fece.


Le nocche gli pizzicavano ma non riusciva a sentire dolore, non quello alla mano almeno.

Lo sguardo alternava fra il viso sgranato per lo stupore del vampiro e le sue dita strette sulla palma.


Gli aveva dato un pugno.


La barriera creata dalla loro amicizia era stata infranta ma Alaric non aveva il coraggio di sporsi e osservare ciò che doveva tenere nascosto.

Era sicuro che qualunque cosa fosse, sarebbe rimasta radicata nell’oscurità.

Nel frattempo lo sconcerto di Damon si affievoliva e al suo posto giungeva inesorabile la consapevolezza di una rottura interiore.

Il tratto di pelle della guancia sinistra gli doleva appena ma quel gesto aveva procurato una crepa nella prigione di ghiaccio che aveva innalzato per proteggersi e questo a Damon non piaceva.

Aveva passato oltre un secolo e mezzo a proteggere quella barriera e ora il nastro rosso come il sangue che lo legava ad Alaric era riuscito a reciderla.

Quel semplice filo di raso lo aveva condotto nella vie intricate del suo cuore ormai spento e una volta raggiunto il centro era stato in grado di riattivarlo.

Quando Damon sentì in bocca il sapore salato e metallico del proprio sangue si stupì capendo che la gola non ardeva desiderosa di vendetta ma le labbra frementi imploravano vogliose un solo ed egoistico bacio.

La sua mente richiedeva disperatamente un raggio di sole per dissipare la coltre nuvolosa di disperazione che si faceva sempre più fitta.

Ogni fibra del suo corpo gli intimava di avvicinarsi, di stringersi a quella piacevole sensazione prodotta dallo sfiorarsi della sua pelle d’alabastro con quella leggermente abbronzata di Alaric.

Voleva bearsi del profumo di pace che alleggiava intenso in quel luogo fresco e accogliente che erano le sue braccia



E lo fece.


Accosto il suo corpo a quello del cacciatore con una calma e una lentezza che rischiarono di far impazzire entrambi.

Sentiva i fili d’erba profumati frusciare contro il tessuto ruvido dei suoi jeans, piegarsi sotto il peso incontrastabile del suo corpo.

Si fermò solo quando poté distinguere le pagliuzze dorate sul fondo di quegli occhi verdi sgranati per lo stupore.

La distanza fra loro era tanto ridotta quanto il confine fra cielo e mare.

Il suo sguardo guizzava incantato da Alaric allo spazio che li divideva.

I loro volti erano così vicini da dare la possibilità ai loro fiati di incontrarsi, abbracciarsi e abbandonarsi lentamente.

Un qualcosa di ignoto, di volutamente ignorato, lo portò a credere che per quanto i loro corpi fossero vicini, le loro anime sarebbe state sempre troppo lontane.

La sua mano pallida e affusolata si levò esitante verso il volto pallido di Alaric, desiderosa di smentire quell’ultimo pensiero.

Continuava ad avanzare verso quel tratto di pelle ardente mentre i battiti acceleravano, donando il loro personale sottofondo a quell’istante infinito.

Voleva porre fine a quell’agonia insostenibile.

Voleva sentire la pace di cui aveva intravisto solo uno spiraglio, di un colore verde cupo ma brillante, avvolgerlo completamente e trascinalo nel baratro del piacere.

Con posata eleganza la punta delle sue dita si andò a scontrare con un tratto di pelle infuocato della guancia di Alaric, pericolosamente vicino al labbro inferiore.

Ora voleva solo ascoltare il desiderio bruciante della sua anima nera che sino a poco prima credeva spenta; nera come le notti in cui aveva sempre trovato rifugio.

Voleva acconsentire alla richiesta disperata del suo cuore che implorava di porre fine all’agonia e dare inizio ad un contatto eterno ed infrangibile.

Il volto di Alaric sfiorava il suo, mentre i capelli neri come piume di corvo di Damon venivano sollevati delicatamente da un soffio di vento.

Venne inebriato dalla tiepida brezza estiva gremita del profumo febbrile dei fiori che li circondavano.

O semplicemente dall’essenza intensa ma piacevole di Alaric e si perse nelle correnti tumultuose dei suoi pensieri contrastanti.


Così Alaric poté abbassare lo sguardo, sentendosi indegno di quella splendida visione. E Damon non vi prestò attenzione.. inizialmente.

Quando però alzò gli occhi, il vampiro era davanti a lui, vicinissimo.

Lo osservò mentre si accostava di più a lui.

Il suo corpo reagì d’istinto.

Si tese e si sciolse al tocco delicato e tremante delle sue mani che ancora accarezzavano il suo viso.

Il respiro di entrambi si fece affannato; il desiderio profondo ed irrazionale mutava e distruggeva ogni pensiero, prepotente ed incalzante.

Entrambi ambivano al cedimento totale.

Entrambi volevano declinare lentamente nella sperduta valle della dannazione.

< Guardami > mormorò con la voce ancora più roca del solito; forse per l’emozione, forse per il desiderio.

Damon si avvicinò ancora di più e appoggiò le labbra sulle sue, mantenendo lo sguardo fisso in quelle pozze verdi.

Il suo corpo venne pervaso da un continuo susseguirsi di ondate insistenti, forti e piacevoli.

Era quello l’apice dell’universo??

Era quella l’emozione che gli esseri umani ricercavano inutilmente durante il corso della loro insulsa esistenza??

Quella strana sensazione di attesa e di ansia??

Damon rimase così per qualche secondo, poi si scostò.

< Questo non è giusto, è una follia > mormorò più a se stesso che all’altro.

E questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo.

E fu Alaric ad alzargli il mento con una morsa dolce, sorprendendolo.

< Ti voglio solo per me > gli disse solamente.
Gli prese la testa fra le meni e lo baciò.

Gli parve di fondersi con lui, dopo averlo desiderato per tanto tempo.

Per un istante, Damon tornò con il pensiero alla sua vita.

Rivide uno Stefan che non poteva avere più di cinque anni correre a rintanarsi vicino a lui per paura del temporale.

Rivide le fiamme ardere e innalzarsi verso il cielo plumbeo, circondando e bruciando i corpi delle due ragazze prosciugate da suo fratello.

Ripensò al bacio che si erano scambiati lui ed Elena non molto tempo prima.

Ma con Alaric tutto era diverso, era reale.

Elena lo aveva baciato solo perché credeva che stesse per morire.

Ma anche se ci fosse stato qualcos’altro tutto perdeva di importanza ora che la verità si presentava in tutta la sua sorprendente chiarezza.

Ciò che gli stava accadendo in quel momento era nuovo e sconosciuto, eppure antico e noto allo stesso tempo.

Damon sapeva esattamente cosa fare,come se il tocco delle labbra di Alaric avesse risvegliato qualcosa che covava in lui già da tempo.

Poteva essere solo Alaric, ora ne aveva la certezza.

Adesso tutto gli era chiaro, tutto aveva acquistato un senso: il viaggio, l’angoscia, la ricerca disperata di suo fratello.

Sentiva le labbra di Alaric farsi sempre più esigenti e capiva che finalmente poteva riposare in quell’abbraccio pieno di desiderio.

Sotto al tocco delle mani di Alaric la sua pelle rinasceva, il suo fisico si rimodellava.

Lo stava richiamando alla vita; più le sue mani indugiavano su di lui, più Damon sentiva di stare per cedere.

Si sentiva completo, umano.

E sicuramente non avrebbe potuto resistere, ma proprio in quel momento il suo sguardo si fuse e si perse in quegli occhi adoranti.

Vi vide il riflesso di ciò che stava per succedere, come se fossero gli specchi delle loro anime dannate.

Osservò i loro corpi giacere stesi uno sopra l’altro, abbracciati.

E quando infine si vide nudo, capì che quella nudità era un dono e che aveva valore perché a farglielo era lui.

E una domanda sorse spontanea, per dissipare maligna la gioia e la pace da cui si era lasciato cullare.


“Lui che cosa poteva donare ad Alaric?”


Non avevano un passato, un presente e tantomeno un futuro.

Non avevano un “noi”.

Perché lui era un angelo dannato: o forse semplicemente un demone condannato alla sofferenza.

Irresistibilmente bello fuori e terribilmente oscuro dentro.

Lui avrebbe solo potuto influenzare la sua natura semplice e bella, guastare una creatura spontanea e leale, trasformandola in un essere infimo quasi quanto lui.

La rabbia si fece spazio dentro di sé, una furia devastante che lo portò a stringere le mani così tanto da sentire le nocche pizzicare.

Le mani fremevano in cerca di vendetta, di sfogo.

Ma quando vide dipingersi sul quel volto perfetto un sorriso caldo e vivace, tutto il suo rancore scemò in un istante.

Tutto ciò a cui ambiva, tutto quello che desiderava era poter fare qualcosa perché quel sorriso non svanisse.

Non esistevano più Katherine, Elena, Stefan e neppure Alaric.

Ora il suo mondo iniziava e finiva in quel sorriso, quella linea morbida e rosea che provocava fitte dolorose al centro del suo petto.

Si ricordò della confessione fattagli prima che il desiderio pervadesse i loro animi.

Mentre il sole illuminava i loro volti così diversi l’uno dall’altro, Damon prese la sua decisione.

Una decisione che avrebbe messo fine alla sua felicità, alla sua vita.

Era stata la gioia più breve ma allo stesso tempo intensa che avesse mai provato nel suo secolo e mezzo di vita.

E come ogni cosa che gli appartenesse, era destinata a finire.

Si allontanò di qualche centimetro da quel corpo che lo attraeva come un vortice.

Lo spazio sufficiente per guardarlo dritto negli occhi e avere la forza necessaria per andare avanti in quell’impresa auto distruttiva.

Le parole varcarono lentamente la soglia delle sue labbra gelide e quel flusso imponente pareva avere una vita propria, nato per distruggerlo, per ferirlo.

< Guardami >

Aspettò che quelle pagliuzze dorate si concentrassero sulle sue pozze di ghiaccio per continuare.

< Ti dimenticherai degli ultimi mesi trascorsi qui a Mystic Falls. Sei venuto qui, mi hai ucciso, hai avuto la tua vendetta. La tua vita andrà avanti e ti innamorerai di un’altra persona. Una brava ragazza che sappia apprezzare il tuo stile casual e i tuoi vizzi da professore esasperato >

Un nodo alla gola gli impedì di proseguire ma nemmeno una lacrima profanò la tristezza spenta di quegli occhi senza vita.

< Dimenticherai il dolore che hai provato per aver perso Isobel e.. e di essermi stato amico. Per quanto ne sai tu, le mie ceneri giaceranno per sempre nel tuo appartamento abbandonato. Goodbye, my friend >


Damon si alzò e si incamminò per raggiungere Mystic Falls.

Il suo corpo svanì prima che un soffiò di vento tiepido potesse trasmettergli il profumo di Alaric.

Prima di desiderare di voltarsi indietro, perché sapeva che se l’avesse fatto non si sarebbe mai più allontanato da quel corpo fremente che si guardava attorno basito, da quella felicità che aveva agognato per tutta la sua futile vita.

Non avrebbe più avuto il coraggio di rinunciare a lui solo per salvarlo.

Dopo pochi istanti, la solitudine lo strinse in una morsa dolorosa.



*******



Damon osservò la maniglia d’ottone cedere sotto la forza esercitata dalla sua mano e non riuscì a trattenersi dal pensare che presto anche lui sarebbe crollato per il troppo dolore.

Si stava arrendendo ma sapeva di non avere altra scelta.

Quando la porta si aprì cigolando tetramente, Damon scorse nel buio più assoluto dei sgargianti raggi solari che penetravano dalle piccole vetrate.

Esattamente ciò che gli serviva.

Si avvicinò con passo lento, mantenendo un’andatura fiera e autorevole, alle sottili tende azzurrine che tentavano inutilmente di deviare quella luce calda e piacevole.

Il profumo che alleggiava nella stanza era quello che meno avrebbe voluto sentire.

Così dolce, così familiare e così angosciante.

Giocherellò distrattamente con un filo sfuggito al reticolo di quei ricami intricati che andavano a formare simboli astratti e omogenei.

Osservò l’anello vistoso che portava al dito senza però riuscire a vederlo.

Sapeva che avrebbe sofferto ma sarebbe stato come strappare via un cerotto.

Più doloroso, ma anche più breve rispetto a quella tortura inconsapevole che gli stavano riservando i suoi sentimenti.

E lui voleva solo smettere di soffrire, perché in questo modo nessuno avrebbe più sofferto per causa sua.

Con un gesto deciso, mantenendo però l’eleganza naturale che lo caratterizzava, si sfilò l’anello dal dito pallido e affusolato, lanciandolo in un angolo della stanza, facendo attenzione che anche questo fosse ben illuminato.

E mentre il suo corpo bruciava tra le fiamme di quella luce accecante, poco prima di passare a quelle dell’inferno, Damon riuscì solo a rivedere quegli occhi vacui.

Lo fissavano e ascoltavano ogni parola, ogni respiro che abbandonava la coltre sicura delle sue labbra.

Damon avrebbe voluto dirgli molte cose, ma sapeva che l’unica davvero importante era anche l’unica che non si sarebbe mai perdonato.

Così, mentre anche la sua anima nera ardeva alimentando quel fuoco scarlatto, mentre la morte si faceva sempre più vicina, il suo ultimo pensiero andò a lui che gli aveva ridato la vita.

“Goodbye, ma lover”




FINE



Angolo autrice:

Ciao!
Lo so che in questo momento vorreste uccidermi ma dovete capirmi, era la scelta migliore secondo me!
E’ stato davvero faticoso, triste e soprattutto fantastico scrivere questa OS e mi piace così come è
Spero solo che possa piacere almeno un pochino pochino anche a voi..
Mi sono impegnata tantissimo, quindi vi prego non linciatemi *^*

Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui, è parecchio lunga effettivamente ma che ci volete fare. La sintesi non è il mio forte!!!!

Grazie ancora alle mie fantastiche beta che mi hanno sopportate / supportato ogni volta che cadevo in una crisi da “fa tutto taaaanto schifo”
Ah, una cosa: gli occhi di Alaric non sono esattamente verdi ma a me piaceva così quindi mi sono presa questa “licenza poetica”
Mi aspetto almeno un piccolo commentino, ciccino ciccino *-*
Kiss Kiss


Niko
  

   
 
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