TITOLO:
Fino in fondo
AUTORE:
Akane
SERIE:
CSI New York
GENERE:
sentimentale, malinconico
TIPO:
slash
RATING:
giallo/PG13/14+
PARTI:
One Shot
PERSONAGGI:
Mac Taylor/Danny Messer
MODO:
terza persona al passato
AMBIENTAZIONE:
dopo l’episodio 20 della seconda stagione in cui il fratello di Danny, Louie,
rimane ferito a morte e probabilmente non si salva. Per chi non l'avesse visto,
in quell'episodio intitolato in lingua originale Run silent, run deep ed in
italiano Fino in fondo, Danny rischia di venire incriminato per l'assassinio di
un uomo avvenuto anni addietro quando tentava di entrare nel gruppo di teppisti
del fratello Louie. In realtà l'omicidio l'hanno commesso loro e Danny non
c'entrava. Louie per aiutarlo va dal suo complice e gli strappa la confessione
che registra ma per questo viene pestato a sangue e ridotto in fin di vita, in
coma. Danny che aveva avuto un rapporto praticamente assente con lui capisce
solo in quel momento che l'aveva fatto per proteggerlo e lui non l'aveva mai
capito rimproverando la sua cattiveria nei suoi confronti. Alla fine si vede Mac
che va da lui, dopo aver sistemato le cose con l'altro uomo, e chiede a Danny
come sta, quando questo si mette a piangere lui l'abbraccia (scena da *__* )
DISCLAMAIRS:
I personaggi non sono miei ma dell’autore che ne detiene ogni diritto….sig!
NOTE:
ok, anche questi due mi tormentano molto, che male c’è? Dai che lo sapevate
che sarei arrivata anche a loro! Dunque, non dico che siano sempre così tanto
slashosi ma ci sono certi episodi in cui non si può non notare questo. Comunque
come specifico per NCIS, questa è solo la mia visione del loro rapporto, nulla
di vero rispetto all’originale serie. Diciamo che la fantasia non ha mai fatto
male a nessuno! Quindi non ho altro da dire se non un semplicissimo buona
lettura. Baci Akane
DEDICHE:
a nessuno, nessun ispiratore, nessun richiedente, niente di niente … è tutto
frutto della mia testa e l’ho scritto senza che nessuno mi implorasse di farlo
(come invece alcune mie fanfic su NCIS sono nate …). Quindi potrei dedicarla a
tutti i fan di questa coppia così carina!
RINGRAZIAMENTI:
A chi ha creato quei due personaggi così belli che ispirano tante cose … *_*
inoltre ringrazio chiunque leggerà e commenterà!
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FINO
IN FONDO
/Trouble –
Coldplay /
Erano
state le sue braccia quando l’avevano stretto sé con decisione ma
delicatezza, senza paura di toccarlo e sbagliare il gesto, senza paura di lui,
senza esitazione di nessun tipo a convincerlo in quel secondo momento a seguire
il suo consiglio. Senza quell’abbraccio che l’aveva fatto sentire in quel
modo, non avrebbe mai accettato di andare a casa. Certo buona parte l’aveva
fatta anche suo padre arrivato per vegliare su Louie e nonostante in tre ci
avessero impiegato un tempo non trascurabile a fargli capire che doveva andare a
riposare, alla fine ce l’avevano fatta.
Mac
ce l’aveva fatta, con quell’abbraccio sincero e caldo, quando le sue mani
erano corse sul suo collo e sulla sua nuca stringendogli la testa contro la sua,
fra l’incavo del collo e la spalla. Perché non aveva mai avuto timore delle
persone e nonostante sembrasse uno che manteneva le distanze, Danny sapeva che
non era così ed era per questo che in quel momento in contrasto col proprio
senso di cercare di essere forte almeno un po’, si era fatto abbracciare
piegandosi a quelle braccia forti e sicure.
Si
era sentito veramente e un po’ più leggero mentre aveva fatto uscire quelle
lacrime copiose, leggero ma con un dolore sempre più grande. Come un semplice
vaso stracolmo che tenta di tutto per non far traboccare tutta l’acqua che
contiene ma che, quando non ci riesce più e comincia ad uscirne appena una, non
può più fermarsi e rimane inerme a guardare come fuoriesce tutto, fino
all’ultima goccia.
Il
punto era che Danny ne aveva ancora molte di lacrime da tirare fuori, ne avrebbe
avute almeno per tutta la notte.
Si
era dimostrato forte, non aveva ceduto fino all’ultimo ma poi quando ogni cosa
era finita ed era rimasta solo l’ansia per la vita o la morte di suo fratello,
non aveva potuto far altro che pensare a lui, a tutto ciò che era stato, a cosa
aveva passato e come si era comportato con lui. Si era ricordato di tutti i
brutti pensieri di rancore verso Louie e la colpa gli era cresciuta dentro. Era
stato faticoso, molto faticoso, riprendere possesso di sé quel minimo che
bastava per sospendere le lacrime e tornare dentro sempre accompagnato da Mac.
Si
era detto di resistere e rimanere senza piangere per il resto della notte ma con
la perenne e calma presenza del proprio angelo custode accanto e l’arrivo dei
familiari, non era riuscito a rimanere in quello stato di sospensione a lungo e
quando Mac gli aveva suggerito di andare a riposare e suo padre stesso gli aveva
parlato fino allo sfinimento per convincerlo, le braccia di Mac, il ricordo di
come erano state assurdamente di conforto per lui, tornarono a fargli venir
voglia di riaverle per continuare lo sfogo che lentamente ma inesorabilmente
tentava di ucciderlo.
O
ci si trattiene per sempre o quando si cede lo si fa fino in fondo, tirando
fuori fino all’ultima goccia di dolore. Non lo si fa mai per metà o si
soccombe internamente. Bisogna andare sempre fino in fondo, fino alla fine.
Fu
dopo un ultimo sguardo pieno di lacrime che ancora volevano uscire per la
sicurezza che l’avrebbe perso, che la mano di Mac si posò sulla sua schiena e
attraverso la giacca sgualcita sentì la sua presenza matura e confortevole.
Ringraziò momentaneamente di averlo lì con lui e mentre si faceva docilmente
condurre verso l’uscita cercando di ricordare i pochi e rari momenti sereni
passati col fratello, senza tirare fuori le mani dalle tasche dell’indumento,
il panico tornò ancora di più ad avvolgerlo.
Panico
perché di lì a breve sarebbe rimasto solo e non avrebbe mai voluto perché è
da soli che i mostri peggiori prendono forma, le proprie paure più radicate e
nascoste. Paure che lui nello specifico aveva sempre fatto in modo di ingannare
senza reali risultati positivi.
-
Andiamo, ti accompagno a casa … -
La
voce suadente e calma, di quel timbro basso e pacato che faceva ogni volta
venire i brividi, raggiunse Danny in quel caos mentale che lo gettava in
subbuglio. Ancora non aveva detto nulla dopo il pianto fuori dall’ospedale,
prima dell’arrivo del padre e Mac al contrario voleva farlo parlare, fargli
tirare fuori quel preoccupante stato d’animo che avrebbe potuto ucciderlo se
oppresso ancora a quel modo. Lui ne sapeva qualcosa, purtroppo. Troppo bene.
Quando
quindi l’uomo più grande attese una risposta guardando il giovane in viso,
quel viso così stravolto delle lacrime precedenti che ancora volevano uscire ma
che venivano trattenute, si accorse del panico che lo stava attanagliando.
Nemmeno respirava e quel tremolio ben distinto lo impensierì e non si preoccupò
di nasconderlo.
-
Danny … non devi stare solo se non ti va … -
Si
chiese certamente, il biondo, se per caso non leggesse nel pensiero ma senza
ottenere risposta sentì i propri polmoni tornare a respirare e rimandare la
seconda rata di lacrime che sapeva sarebbero uscite e proprio con Mac, di nuovo.
-
Stai con me. – Fu tutto quello che riuscì a dire con voce ancora rotta dal
pianto.
-
Va bene. Vieni, andiamo a casa mia allora. – Disse poi mantenendo quel caldo
tono di voce così piacevole da sentire, qualcosa che fungeva come calmante
insieme alla sua presenza. Mac non ebbe certo bisogno di analizzare o farsi
domande su quella richiesta, era consapevole che era la scelta migliore ma aveva
voluto fosse Danny a chiederglielo, era un modo per curarlo. Sapeva anche come
difficile fosse per lui stare a casa da solo a ricordare suo fratello e pensare
che probabilmente sarebbe morte. Sapeva come crudeli e duri erano quei momenti
specie per uno che aveva passato l’intera vita a cercare di essere forte ed
impavido.
Tuttavia,
Mac, sapeva anche un altro particolare. Quanto importante fosse lui per Danny e
viceversa. Importante oltre ogni rapporto di lavoro e, probabilmente, di
amicizia.
Si
conoscevano da un considerevole tempo ed anche se non erano propriamente i
classici vecchi amici, erano subito stati capaci di legare e nonostante il
caratteraccio di Danny, Mac era stato l’unico che era riuscito veramente a
domare quel ragazzo così impetuoso, impulsivo ed impaziente, dal passato
difficile.
Per
il giovane, quello che al momento era il proprio capo squadra era una sorta di
ancora di salvezza, il suo ideale da imitare, il punto massimo da raggiungere.
Aveva imparato molto da lui e da lui era sempre stato veramente aiutato. Se
c’era qualcuno con cui si era sempre confidato quello era Mac e Mac era sempre
stato degno di quelle confidenze. Il legame era stato sempre più forte ed ora
trovarsi di nuovo insieme ad affrontare quel brutto momento, era più che
naturale.
Giunti
a casa Danny non aveva di nuovo ripreso a parlare e l’altro gli aveva lasciato
quei suoi silenzi, consapevole che presto sarebbe uscito ogni cosa.
Gli
faceva male vederlo così, gli faceva ricordare alcuni momenti della propria
vita non felici e questo gli permetteva di capire a fondo ciò che provava il
ragazzo, capire come in effetti pochi sarebbero stati capaci di fare.
-
Vuoi farti una doccia? – Chiese Mac vedendolo ancora molto disorientato,
dovette ripeterlo altre due volte prima di ricevere risposta ma fu ugualmente
molto vaga. Faceva ancora fatica a tornare da lui, come se ancora non si
rendesse conto di ciò che fosse successo.
-
Si, va bene ... grazie … - Quello non era il solito modo di fare di Danny e
chissà, probabilmente quello era semplicemente il vero Danny. Semplicemente.
Gli
diede dei vestiti e lasciandogli ancora tutto il tempo necessario per
riprendersi e tornare con la mente lì nel mondo reale, l’osservò con
attenzione dirigersi verso il bagno senza vedere veramente ciò che guardava.
Quei momenti erano semplicemente atroci.
Con
un sospiro di preoccupazione lasciò la porta chiusa per occuparsi di sé
stesso, mettendosi in abiti da casa che consistevano in una semplice tuta.
“Non
vanno mai bene …”
Pensò
successivamente riferendosi ai famosi momenti atroci, mentre preparava una
tisana. Sapeva che Danny non ne beveva ma ora sicuramente era la cosa migliore.
Fece diverse altre cose aspettando la sua uscita non con ansia ma sempre quello
stato d’animo di dispiacere. Non voleva vederlo così, lo disturbava il fatto
che lui fosse così giù e stesse così male, avrebbe dato qualunque cosa per
evitarglielo però sapeva che certe cose rafforzavano, per cui alla fin fine
quel che poteva fare lui dall’alto della sua esperienza era semplicemente
guidarlo per la giusta via, una via dove avrebbe dovuto abbandonare tutti i pesi
che si portava da tempo dentro e che ora volevano uscire completamente.
Quando
uscì dal bagno era cambiato con un’altra sua tuta e i capelli erano bagnati,
spettinati sulla testa. Gli occhiali ancora non li indossava e gli occhi erano
leggermente meno arrossati ma sempre lucidi e gonfi. Non aveva pianto di nuovo
ma avrebbe dovuto.
Presto
sarebbe successo.
-
Tieni, è una tisana calda, ti farà bene. – Non era un ordine ma non era
comunque un tono di quelli che lasciavano scelta, era una via di mezzo. Diceva
le cose in modo che non si poteva opporsi e ribellarsi, come se facesse venire
istintivamente la voglia di eseguire quel che chiedeva.
Un
modo unico di fare e parlare, veramente suadente e posato.
Danny
ne rimase incantato e lo guardò come se fosse la sua unica ancora di salvezza,
rimase inebetito a fissarlo negli occhi con ancora la fronte che si aggrottava
per non sapere cosa pensare per prima, infine si decise a prendere la sua tazza
di ceramica fumante col liquido scuro dentro. Un leggero profumo di erbe si
espanse nell’aria fra loro e andò a confondersi con quello del bagnoschiuma
al pino selvatico usato dal ragazzo.
-
Grazie. – Mormorò senza accorgersene. Successivamente si trovarono entrambi
con la tisana in mano, seduti nel divano comodi, l’uno lievemente girato verso
l’altro, un po’ guardandosi ed un po’ no, seguendo comunque i propri
pensieri.
-
Io non avevo capito. Non avevo mai capito nulla di Louie. Nulla. Ed ho sprecato
la nostra vita in questo modo … - Finalmente qualcosa cominciava ad uscire,
come un idea fissa che lo tormentava da quando aveva saputo di suo fratello.
Nessuno lo stava costringendo ma sentiva di poterlo, anzi, doverlo, fare. Perché
ad ascoltarlo c’era l’unica persona di cui si fidava e si era sempre fidato.
-
A me va bene così. – Iniziò Mac con serietà, mantenendo il solito tono che
per un attimo fece di nuovo rabbrividire l’altro che l’ascoltava come se
fosse un Dio sceso in terra. – Se non ti avesse allontanato da sé saresti
probabilmente fra loro ed ora chissà dove. In prigione per aver ammazzato
qualcuno o spacciato chissà cosa, o magari, peggio ancora, saresti in cimitero.
Sono contento che abbia avuto questo amore per te e che tu non l’abbia capito,
altrimenti ti saresti attaccato a lui rendendo vani i suoi sforzi. – Si
sospese ancora un attimo scambiandosi un diretto e ravvicinato sguardo con Danny
che ancora teneva la tazza in mano senza averla bevuta, poi concluse quasi con
dolcezza: - Io la penso così. –
Sperava
ovviamente che fosse sufficiente per non fargli fraintendere le sue parole che
non erano contro Louie bensì a favore, ma soprattutto per Danny, per dirgli che
era felice di averlo ancora lì con lui, vivo.
Ci
teneva troppo e giorno dopo giorno, di volta in volta che accadeva qualcosa, se
ne poteva rendere maggiormente conto.
Teneva
troppo a quel ragazzo ed era abbastanza grande da non voler essere ipocrita
facendo finta di nulla o dando un nome sbagliato a ciò che li legava.
Danny
rimase colpito da quelle parole e si incantò per un attimo a guardare i suoi
occhi penetranti dal taglio sottile, era un colore indefinito ma comunque
chiaro, gli piacevano e soprattutto gli piaceva il senso delle sue parole. Ne
rimase colpito, non avrebbe mai pensato che Mac la vedesse a quel modo e per un
attimo si dimenticò della propria situazione per sorprendersi dell’uomo che
aveva di fronte.
L’ammirava
per molti motivi, fra i quali che non aveva paura di usare le parole, ne aveva
sempre qualcuna per il momento giusto. Avrebbe voluto somigliargli ma sapeva che
erano diversi come la luce e l’ombra. Mac era un tipo misterioso che comunque
riusciva sempre ad aiutare qualcuno senza sforzarsi troppo, se voleva poteva
piacere a chiunque, grandi e piccoli. Sapeva che non sarebbe mai diventato come
lui ma il bisogno di stargli accanto senza mai separarsi da lui non era per
diventargli uguale, era solo perché semplicemente gli voleva bene e minuto dopo
minuto ne diventava sempre più dipendente.
-
E’ … - volle provare a dire qualcosa sentendosi meglio, però quando ci provò
non trovò nulla e si interruppe pensando a qualcosa. Senza successo quindi
riprese: - … non so cosa dire. È un punto di vista che non avevo contemplato.
– Nell’agitarsi per il disagio che cominciava a provare, il liquido bollente
della tazza che aveva fra le mani, uscì cadendo proprio su queste scottandolo.
Imprecando istintivamente si fece togliere la tisana da Mac che senza fare
espressioni particolari la posò sul tavolino basso lì accanto insieme alla
sua, non capì però come si trovò con le mani nelle sue in un contatto
casuale, probabilmente, ma sicuramente inaspettato e piacevole.
-
Danny, sta attento … - Mormorò quindi asciugandogliele e vedendo se era il
caso di metterci del ghiaccio. Lo fece con disinvoltura mentre l’altro
inghiottiva di continua irrigidito, lo guardò occuparsi di lui a quel modo come
se fosse la cosa più preziosa e di nuovo notando la non paura verso di lui, gli
tornò in mente l’abbraccio di prima e l’istinto di tornare fra le sue
braccia sicure e confortevoli tornò. Non riuscì di nuovo a spiccicare nemmeno
mezza parola ma la consapevolezza di doverlo fare e di dover finire qualcosa di
solo cominciato, cominciò a rigettarlo nel caos e nel panico.
Tutto
per quel tocco, quel risveglio dei sensi e dei ricordi, ricordi per il pianto
fatto e solamente sospeso.
-
Mac … - Sussurrò quindi il biondo con stupore verso sé stesso. Lo disse
senza sapere cosa dire, sapendo solo di dover finire quello sfogo, dover fare
qualcosa, dover ritirare fuori quella parte che conteneva le sue paure eterne.
Con lui poteva, se lo ricordò. Lui era Mac. Con lui poteva.
L’uomo
senza mollare le sue mani alzò gli occhi seri sui suoi e lo penetrò con lo
sguardo d’attesa e attenzione. Sentì le sue dita stringersi in una presa più
salda e trasmettergli quel motivo per tornare a snudarsi.
Non
sapeva cosa dire o fare ma parlò per il bisogno di farlo, perché
improvvisamente sentiva di nuovo quell’impellente sensazione di doverlo dire,
senza il timore di esagerare nel lasciarsi andare con lui; disse la prima cosa
che si sentì di dire e lo fece con voce quasi inudibile ed un espressione
smarrita, gli occhi di nuovo lucidi:
-
… ho paura. –
Esattamente
e semplicemente quel che provava in quel momento, quel che non era ancora uscito
da lui e che era stato oppresso. Esattamente ciò per cui le persone crollano.
Non
ci fu bisogno di dire altro, di spiegarsi e di esprimere il motivo di quella
paura, Mac sapeva perfettamente quale paura fosse, quante cose comprendesse
quell’ammissione, di cosa ne avesse. Sapeva tutto e questo fu più che
sufficiente per spingerlo a sostenerlo di nuovo come prima perché, finalmente,
quell’ultimo passo l’aveva fatto ed ora restava solo qualcuno a raccogliere
quel suo stato di terribile incertezza e fragilità.
-
Non sono debole … non pensatelo … né tu né Louie. Ho fatto del mio meglio
ma … - Ma nessun’altra
spiegazione uscì da lui e di nuovo come prima le mani di Mac scivolarono dietro
al suo collo e sulla nuca attirandolo a sé e avvolgendolo con le braccia con
fermezza e sicurezza disarmanti, senza timore, proprio come prima. Facendolo
sentire lì con lui, compreso e voluto. Premette di nuovo il viso contro il suo
per fargli sentire meglio la sua presenza e probabilmente fu proprio quello a
fargli uscire di nuovo le lacrime, solo la fine delle precedenti, solo un
termine di quanto iniziato prima. Solo qualcosa di giusto.
“Era
ora, Danny … “
Fu
solo questo il pensiero del compagno che l’abbracciò più pienamente di prima
facendo aderire meglio i loro corpi, stringendolo a sé.
-
Va bene così, Danny. Fidati. Va bene così … - Null’altro sarebbe servito
in quel momento, null’altro se non quelle parole e quell’abbraccio.
-
Stai con me, Mac. Non … - Fu uno sforzo finire la frase e ammettere anche
quello, lo fu perché non era riuscito a pensarlo più lucidamente di quel modo.
- … lasciarmi … -
Il
resto si sarebbe potuto capire in un altro gesto, quello successivo portato
dall’altro che, decidendo nell’immediato cosa fare, portò le proprie mani
alle spalle del giovane e poi ai lati del viso alzandolo quel tanto per poterlo
vedere bene, vederlo così stravolto
con altre nuove lacrime che erano scese dai suoi begli occhi azzurri. Si
guardarono da così vicino mentre Danny stesso rimase aggrappato agli abiti del
compagno infine il tempo sembrò come cristallizzarsi.
Ognuno
dei due sentì qualcosa e fu diverso per entrambi, uguale fu solo la
conseguenza.
Ciò
che portò a quell’ultimo atto per Danny fu il bisogno di sentire quello che
aveva paura di aver perso quella notte, l’amore di qualcuno a lui caro. Fu
anche il bisogno di non essere lasciato solo, di sentire qualcuno veramente, ma
veramente con lui. Non sentirsi nel buio e nel freddo.
Per
Mac fu invece il desiderio e la sensazione di dover completare quanto iniziato
prima, quando prima? Prima. Nei momenti precedenti quando giorno dopo giorno
erano riusciti a conoscersi sempre meglio fino a giungere a quella conclusione.
Che erano importanti l’uno per l’altro. E che c’era qualcosa da finire e
rendere reale.
Fondamentalmente,
però, Danny ne ebbe bisogno e fu confuso il momento precedente, il durante ed
il dopo ma per Mac fu completa volontà e consapevolezza. Mac semplicemente lo
volle fare.
Lentamente
ma inesorabile si avvicinarono scacciando ogni altro pensiero razionale fino a
che, capendo comunque cosa sarebbe successo, decisero di lasciare che accadesse,
che accadesse tutto fino in fondo.
Fino
a che le loro labbra si sfiorarono sentendo i respiri caldi dell’altro sul
proprio viso, sentendo poi la morbidezza della bocca che piano si premeva
sull’altra e cominciava a scaldare quella parte di corpo per poi farlo
espandere anche a tutto il resto, arrivando anche alle viscere incontrollate di
loro stessi. Inizialmente rimasero con le labbra chiuse come per prendere
confidenza ma successivamente quando sentirono quel piacevole giramento di testa
e le mani stesse di Danny salirono ad aggrapparsi alle braccia del compagno
davanti, le aprirono unendole e fondendole ulteriormente, giocando un po’ solo
con quelle, capendo chi avrebbe avuto la meglio e quale posizione sarebbe stata
più piacevole. Lasciandosi andare così per poi riuscire a proseguire con la
mente e la ragione completamente messi da parte, permettendo solamente
all’istinto di agire in loro.
Quando
la lingua si fece avanti per entrambi e si vennero incontro a metà fra loro,
sentirono un ulteriore bruciante sensazione di piacere e bisogno che rivelarono
anche con la loro espressione, oltre che coi corpi aggrappati vicendevolmente.
Cominciarono
a muoversi all’interno delle loro bocche in un ritmo dolce di assaggio, senza
nessuna fretta, come se non credessero ancora cosa stesse succedendo, come se
non capissero e cercassero un contatto con la realtà che non si decideva a
tornare.
Nel
bacio fu come se entrambi videro qualcosa grazie a ciò che provarono, ma non
furono mai capaci di capire di cosa si trattasse, di dar forma, colore e nome a
tutto quello, così lasciarono l’incognita decidendo di agire, perché
soprattutto uno non era per le riflessioni. Se non arrivavano subito non ci
avrebbe perso nemmeno un minuto a scervellarsi. Andava bene così, lui era Mac.
Era bello, gli piaceva e finalmente stava bene, veramente bene.
Aveva
paura, certo, ma non era solo. Quella era la sua risposta, quella che, ora che
l’aveva trovata poteva dirlo,
aveva sempre cercato.
Quando
si separarono avevano i respiri affannati per i sensi alterati grazie
all’emozione del momento, rimasero con la fronte appoggiata l’una
all’altra e aggrottando le sopracciglia per capire se erano ancora
nell’appartamento di Mac o dove, tornarono a sentirsi, sentire i propri corpi
e quello dell’altro ,sentirsi di nuovo vivi e reali e non più sospesi in un
posto caotico dove esisteva solo la bocca del compagno.
Cercando di dire qualcosa, sapendo di doverlo dire, rimasero ancora in
silenzio per un ulteriore tempo indefinito e fu solo dopo un po’ che, ancora
confusamente, Danny si decise a parlare con l’impulso del momento, senza
realizzare a fondo cosa sarebbe uscito, come era nei suoi modi:
-
Grazie … - Poi realizzò che detto così non aveva senso ed allora aggiunse
continuando ad improvvisare, tirando semplicemente fuori quello che aveva dentro
e che aveva ignorato per escludere le cose brutte che l’avevano tormentato
fino a quel momento: - … di capirmi … di essermi vicino … - Fu uno sforzo
ugualmente ma mentre si apriva fino alla fine a quel modo, la leggerezza che
provava gli faceva capire quanto giusto fosse, tanto da chiedersi cosa avesse
aspettato a farlo. - … ti voglio bene Mac … - Poi, però, non avrebbe
trovato altre cose più sensate da dire.
-
Anch’io Danny … prenditi il tempo che ti serve ma continua così. A tirare
fuori tutto quello che hai dentro. Fino in fondo. –
Per
non impazzire, per non chiudersi, per non diventare veramente fragili, per
crescere, per unirsi, per rafforzare il legame con chi si ama, per andare avanti
nel migliore dei modi.
Perché
comunque l’unico con cui avrebbe mai potuto farlo, Danny lo sapeva
perfettamente, era solo Mac.
FINE