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Autore: Wilwarind86    27/04/2013    4 recensioni
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Si sentiva ridicola, ma almeno doveva provare!
Vide un’ombra che frugava nei suoi cassetti e con un colpo secco lo colpì alla testa con un cuscino.
- Ahi!
Lucy corse ad accendere la luce e si ritrovò seduto per terra una figura ammantata, come quella che aveva visto nella panetteria quel pomeriggio.
Tremando alzò il cuscino pronta ad attaccare di nuovo – C-chi sei? E cosa ci fai nel mio appartamento e per di più nella mia camera!
La figura si mosse e si alzò in piedi pulendosi e lisciandosi il mantello.
- Fermo, ho un’arma! – E mosse il cuscino per far vedere che era pronta ad usarlo.
La figura scoppiò a ridere.
Di tutte le cose che si aspettava quella era l’ultima. Rideva? Di lei? Chissà forse il cuscino come un’arma non era il massimo.
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Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:

Quel giorno, apparentemente tranquillo, Lucy camminava per le strade della città per fare compere. La ragazza era figlia di una delle più ricche famiglie di Magnolia, suo padre Jude Heartphilia era un imprenditore molto ricco e conosciuto in tutta Fiore. Un anno prima Lucy, dopo la morte della sua bellissima madre  Layla, aveva deciso di lasciare la grande villa dove abitava per andare in un appartamento in centro città. All’inizio il padre non era molto convinto di poter lasciare sua figlia libera in un appartamento, ma Lucy l’aveva convinto dicendo che ormai era grande e voleva provare nuove sensazioni, nuove avventure. Bé … dopo un anno la ragazza viveva felicemente nel suo appartamento … o quasi. Per tutto il giorno non faceva altro che dormire mentre la sera andava a lavorare nel pub squallido, come cameriera, dove ogni ragazzo la guardava dall’alto in basso soffermandosi sul fondoschiena e a volte alcuni avevano anche cercato di attaccare bottone, ma inutilmente perché lei non era quella “ facile “ di una botta e via, lei cercava qualcuno con cui passasse le giornate, qualcuno che la facesse ridere … in poche parole il principe azzurro, ma tanto sapeva benissimo che non sarebbe mai arrivato da lei. C’erano due spiegazioni per questo: O non esisteva, però non ci voleva credere fino in fondo, o era gay. Sperava almeno che fosse gay, così avrebbero potuto diventare amici e nel bisogno lui ci poteva sempre essere.
Lucy si fermò di colpo davanti una panetteria, si sentiva il profumo del pane appena sfornato e decise di entrare. Dentro il negozio c’erano diverse persone che aspettavano il pane fresco, poi i suoi occhi si soffermarono su una figura poco distante da lei. Dalla corporatura sembrava un ragazzo però non riusciva a vederlo perché era coperto da un abbondante mantello che gli copriva anche il viso. Cercò di ignorare quella figura, che si era girata dalla sua parte, e chiese al commesso qualche fetta di pane. Dopo aver pagato il suo sguardo ricadde sulla figura ammantata che sembrava essere sparita nel nulla. Uscì dal negozio e si diresse verso il parco per fare due passi. Era costretta a passare per il parco perché lì, non troppo distante, c’era il suo appartamento e voleva sbrigarsi a tornare perché fra qualche ora sarebbe iniziato il suo turno di lavoro. Poi sentì qualcosa muoversi dietro di  lei, ce si girò di scatto guardandosi intorno. Niente. Solo il rumore del vento che spostava le foglie ormai cadute per terra.
Continuò ad avanzare ma risentendo quel fruscio dietro di se accelerò il passo. Neanche si accorse di aver cominciato a correre finché non si fermò all’uscita del parco. Affaticata posò le mani sulle ginocchia – La mente ti sta facendo un brutto scherzo Lucy! – sospirò e continuò a camminare fino ad arrivare al portone di casa. Prese le chiavi dalla borsa ma prima di aprire il portone del palazzo si guardò un ultima volta in giro. C’erano solo persone comuni che camminavano tranquillamente, però lei in qualche modo si sentì osservata così aprì il portone e si fiondò dentro chiudendo velocemente il portone.
Ora era al sicuro, non sapeva esattamente di cosa ma era sicura che lì poteva essere tranquilla. Salì le scale fino ad arrivare al terzo piano. Dopo essere entrata nel suo appartamento, accese le luci illuminando tutta la stanza e buttò le chiavi sul tavolino del salotto. Si buttò pesantemente sul divano e chiuse per un attimo gli occhi. Avrebbe voluto dormire ma sapeva che doveva andare a lavorare sennò non sarebbe riuscita a pagare l’affitto del mese. L’appartamento era spazioso e molto carino però l’affitto era molto alto, e Lucy decise di stringere un po’ i denti rinunciando a molte cose. Aprì gli occhi e vide che erano quasi le sei, fra un’ora si doveva trovare al pub pronta a servire i tavoli. Si alzò da quel comodissimo divano di malavoglia e si fiondò in bagno aprendo i rubinetti della doccia. Si tolse i vestiti che portava e si buttò nella doccia. L’acqua era fredda, no anzi gelata! Sulla pelle bianca della ragazza si fecero strada dei brividi di freddo, ma lei continuò a bagnarsi sotto quel getto di acqua fredda.
Dopo mezz’ora Lucy uscì dalla doccia e si coprì con un asciugamano abbastanza corto da far intravedere le lunghe gambe bianche.  Uscì dal bagno e prese la sua divisa da lavoro, una gonna molto corta, una maglietta a maniche corte abbastanza scollata da far risaltare il seno della ragazza, e delle ballerine nere comuni che erano abbastanza scomode. Dopo aver indossato la divisa prese la borsa, le chiavi e uscì dall’appartamento.
Il suo lavoro era abbastanza comune, ma lei lo odiava davvero! Infatti il padre aveva deciso di accettare la proposta di Lucy di andare ad abitare da sola ma ad una condizione. Avrebbe dovuto lavorare.  Il problema che una ragazza giovane di diciotto anni senza soldi in tasca, senza un diploma dove poteva andare a cercare lavoro? Ora anche nei bar si cercavano delle ragazze con delle esperienze e lei non aveva mai lavorato prima, visto che era nata con delle persone accanto che facevano tutto per lei. Riuscì a trovare  un lavoro solo perché il direttore del pub era davvero disperato per aver perso una delle sue commesse.
Dopo un quarto d’ora di camminata arrivò al pub, l’unica cosa bella era che si trovava vicino casa sua e questo le faceva molto comodo dato che finiva di lavorare verso le due, e per una ragazza giovane andare in giro di notte non era il massimo …
Entrò nel pub e notò che questa volta era stracolmo rispetto le serate precedenti. Andò nella zona dove solo lo staff poteva entrare e incontrò il direttore che la salutò con un cenno della mano – Oggi il locale è stracolmo, quindi sbrigati e vai fuori a prendere le ordinazioni!
Lucy sbuffò, – Subito capo - indossò il grembiule bianco sempre molto corto e uscì dalla stanza sicura che lo sguardo del direttore si fosse fermato sul suo fondoschiena. Uscita dalla stanza si diresse verso il bancone dove salutò con un sorriso i vari ragazzi e ragazze che lavoravano, poi il suo sguardo si fermò su una cameriera che girava per tutto il locale con un mucchio di bicchieri e bicchierini insieme. Stava per cadere per terra quando Lucy la prese al volo e riuscì a salvare i bicchieri – C’è mancato poco Juvia!
La ragazza sorrise – Oh Lucy-san finalmente sei arrivata, oggi il locale è stracolmo! -
Juvia era una ragazza bellissima dai capelli blu chiusi in due grandi boccoli ai lati del viso, gli occhi erano blu, grandi e profondi, e la sua pelle era bianca tanto che sembrava essere una bambola di porcellana. Juvia era l’unica ragazza che aveva legato fin da subito, era sbadata quanto Lucy e insieme si aiutavano molto. Un altro ragazzo con cui aveva legato era Lyon che lavorava dietro il bancone, e preparava cocktail. Aveva un bel fisico, alto con i capelli bianche. Lyon era innamorato perso di Juvia, ogni giorno quando poteva le faceva il filo ma lei era troppo occupata con il lavoro e non si lasciava andare con tutte quelle smancerie, ma in fondo gli voleva bene.
Lucy prese il block notes e con una penna si diresse verso i tavoli che chiedevano di lei. In un anno era riuscita ad imparare i trucchi del mestiere, e se la cavava anche molto bene. Prima ogni volta che faceva un passo le cadeva un piatto per terra e così il suo stipendio diminuiva sempre. 
Lucy passò da tavolo a tavolo prendendo le ordinazioni e depositando ciò che i clienti avevano ordinato finché un branco di ragazzi alzarono la mano indicando di avvicinarsi.
Lucy prese il block notes e la penna pronta a prendere le ordinazioni, ma vedendo che i ragazzi avevano già ordinato qualcosa pensò subito che quelli non erano lì per ordinare.
- Ehi dolcezza perché quando hai finito il turno non vieni  a divertirti con noi?
Lucy sospirò per l’ennesima volta, ormai era abituata a quelle scene per tutti i ragazzi l’avevano invitata ad uscire – No, grazie. Se volete ordinare sono qui per ascoltarvi sennò io tornerei al mio lavoro.
La bionda si girò per tornare indietro ma uno dei ragazzi le prese il polso stringendolo leggermente. – Che ti costa passare una serata con noi? Non ti devi preoccupare con noi ti divertirai … e molto! – Il ragazzo si leccò le labbra guardandola dall’alto in basso.
Lucy fece una smorfia di disgusto – Non ci tengo a passare la serata con quattro idioti!
Il ragazzo le strinse ancora di più il polso facendole male e lasciandole qualche segno rosso sul polso. Il ragazzo l’attirò a sé e lei chiuse d’istinto gli occhi.
Sentì che la mano del ragazzo si era allontanata e vide davanti a sé la schiena alta e muscolosa di Lyon che la copriva – Se siete qui solo per attaccare briga con le nostre cameriere ci chiedo di uscire da qui e non farvi più vedere.
Il gruppetto di ragazzi si alzarono e lanciando un’occhiataccia a Lucy e a Lyon uscirono dal pub. Lyon si girò – Tutto bene?
- Si grazie Lyon.
Juvia si avvicinò velocemente alla ragazza – Lu-lucy-san ma cos’è successo?
- I solito quattro idioti pronti ad attaccar briga, se non ci fosse stato Lyon non so come sarebbe andata a finire.
Lyon sorrise a Lucy, poi passò la sua concentrazione a Juvia che sorrideva. Pensava che Juvia fosse la ragazza più bella e dolce che avesse mai incontrato, ecco perché si era innamorata di lei. Poi sbirciando un’ultima volta la ragazza si allontanò e andò verso il bancone per riprendere il suo lavoro.
Lucy, dopo che Lyon si fu allontanato, guardò maliziosamente Juvia – Hai visto come ti guardava Lyon?
Juvia diventò tutta rossa – M-ma che dici Lu-lucy-san? Lo sai che siamo solo amici!
- Ma si vede chiaramente che a lui tu piaci molto! Secondo me dovresti dargli una chance, ormai ti fa il filo da un po’.
Juvia abbassò lo sguardo e un po’ traballante si diresse verso i tavoli ancora imbarazzata.
Lucy sbadigliò e si coprì con una mano mentre puliva un tavolo vuoto. Erano quasi le due e i clienti erano ormai andati via, ora toccava rimettere a posto e pulire.
Un altro sbadiglio colpì Lucy e Juvia notando la stanchezza della ragazza le si avvicinò – Tu vai Lucy-san qui ci penso io.
- Non ti preoccupare Juvia, sono stanca ma non ti lascio qui da sola a pulire.
- Rimangono pochi tavoli da pulire e  poi …
Non riuscì a finire la frase che Lyon si era avvicinato alle due ragazze interrompendo il discorso - … e poi Juvia non è da sola!
Juvia si girò di scatto diventando tutta rossa e Lucy sorrise maliziosa – Allora vi lascio soli soletti – e ammiccò verso l’amica.
Juvia vide l’amica prendere la giacca e la borsa per poi dirigersi verso l’uscita. Continuò a pulire il tavolo davanti a sé ignorando lo sguardo di Lyon fisso su di sé. Ora erano rimasti solo loro due, aveva fatto bene a mandar via Lucy? Ora non ne era più sicura quando vide Lyon avanzare verso di lei sorridendo malizioso.
 


Lucy era tornata di corsa a casa non vedendo l’ora di buttarsi sul letto e dormire, ma in quel momento non si aspettava vedere la porta del suo appartamento semi-aperto. La ragazza boccheggiò poi di soppiatto entrò senza far rumore e prese la prima cosa che aveva di mano. Le luci erano spente e la camera era silenziosa, era sicura di aver chiuso la porta quando era uscita. O forse si sbagliava? Con il cuscino che aveva sottratto al divano si diresse in cucina aspettando che il maniaco o chiunque fosse saltasse da un momento all’altro. Poi sentì un rumore provenire dalla sua stanza, e a grandi passi si diresse verso la stanza. Ora tremava e sudava freddo. Come poteva pensare di poter stendere un uomo che era entrato nel suo appartamento e usando come arma un cuscino?? Si sentiva ridicola, ma almeno doveva provare!
Vide un’ombra  che frugava nei suoi cassetti e con un colpo secco lo colpì alla testa con il cuscino.
- Ahi!
Lucy corse ad accendere la luce e si ritrovò seduto per terra una figura ammantata, come quella che aveva visto nella panetteria quel pomeriggio.
Tremando alzò il cuscino pronta ad attaccare di nuovo – C-chi sei? E cosa ci fai nel mio appartamento e per di più nella mia camera!
La figura si mosse e si alzò in piedi pulendosi e lisciandosi il mantello.
- Fermo, ho un’arma! – E mosse il cuscino per far vedere che era pronto ad usarlo.
La figura scoppiò a ridere.
Di tutte le cose che si aspettava quella era l’ultima. Rideva? Di lei? Chissà forse il cuscino come un’arma non era il massimo.
La figura smise di ridere e la guardò – Sei davvero buffa!
La sua voce era calda e … dannatamente sensuale! Non si lasciò intimorire e prese la rincorsa pronta ad usare il cuscino contro la figura ammantata.
In un millesimo di secondo, senza che lei se ne accorgesse, la figura l’aveva bloccata portandole un braccio dietro la schiena provocandole un male cane. Fu costretta a far cadere il cuscino e sentì il respiro della figura sul suo orecchio che le sussurrava: - Ripeto, sei davvero buffa!
Lucy cercò di divincolarsi ma inutilmente, quel ragazzo era davvero forte!
- Cosa vuoi da me?
La figura rise – Non ti preoccupare, non sono qui per farti del male.
- Non sembra dato che mi hai bloccato e mi stai facendo male al braccio!
La figura la lasciò facendola cadere in avanti – Bè tu mi hai attaccato con un cuscino, dovevo pur reagire.
Lucy deglutì ancora tremante – Se non mi vuoi far del male cosa ci fai qui?
Il ragazzo incominciò a passeggiare di qua e di là nella stanza – Ti ho visto oggi nella panetteria, non sei una che passa inosservata … - era un complimento quello? - … così ti ho inseguito tutto il giorno e ho aspettato che uscissi dall’appartamento.
Lucy capì al volo e si strinse tra le braccia – Un ladro. Se vuoi dei soldi ne troverai pochi qui, ma ti prego non farmi del male!
- Ti ho già detto che non ti farò del male, prima ho agito così solo per difendermi  - Lucy guardò la figura e in quell’istante è come se avesse sorriso. Però era solo una sua impressione.
- Ora che mi hai scoperto, è inutile dirti che non dovrai raccontare in giro ciò che è successo soprattutto alle guardie. Sai non vorrei doverti fare un’altra visitina nel tuo appartamento … - Si avvicinò pericolosamente a Lucy e le prese una ciocca di capelli biondi - … anche se potrei tornare a farti compagnia un giorno di questi.
Lucy perse un battito. Si allontanò dal ragazzo leggermente rossa in viso, ma lui le si avvicinò sussurrandole nell’orecchio – Sai sei ancora più carina quando arrossisci …
Lucy sentì il respiro caldo del ragazzo e alzò lo sguardo su di lui. Erano molto vicini, i loro nasi si sfiorarono provocando dei brividi sulla schiena della ragazza.
- Però non so ancora come ti chiami.
La ragazza sentì il suo cuore accelerare, era sicura che fra poco le sarebbe esploso dal petto. Ma cosa stava succedendo, e cosa stava facendo?
- L-lucy.
Il ragazzo sorrise malizioso – Bene Lucy ci rincontreremo presto …
Detto questo spalancò la finestra e uscì immergendosi e mimetizzandosi nell’ombra della notte.
Lucy era rimasta pietrificata nella sua stanza. Ripensa alla sua voce così dannatamente sensuale. Si girò e chiuse la finestra.
Era riuscita a vederli.
Era riuscita a vedere i suo occhi grandi, profondi e neri anche se per poco.
Davvero avrebbe rincontrato quel ragazzo che l’aveva fatta arrossire e aveva fatto provare delle emozioni che non aveva mai provato prima?
Un po’ ci sperava …
   
 
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