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Autore: Belarus    28/04/2013    3 recensioni
#01: "Fiori marci, ecco cos’erano ai suoi occhi i sussurri lascivi di Francis."
#02: "[...]gli occhi verdi affondarono oltre la maschera voluttuosa del francese costringendolo a un rantolo ansioso."
[Seconda classificata al contest - Dal linguaggio iconico a quello verbale - indetto da darllenwr sul forum di EFP]
#03: "Corre, mentre la vera voce di Francia non fa che piangere in un cupo riposo forzato."
#04: "Trattiene il respiro per qualche istante e il silenzio pare farsi più profondo."
#05: "C’era una parte di Francis, nascosta chissà dove, per cui il cuore stesso nutriva paura. "
{FrUk - Parce que ci vogliono più bruchi e rane, il mondo ne ha bisogno mes amis.}
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Lemon, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L’Ennemi – Il Nemico
Genere: Introspettivo; Malinconico.
Avvertimenti: AU; Shonen-ai.
Raiting: Giallo.
Personaggi: Arthur Kirkland[Inghilterra]POV; Matthew Williams[Canada]; Francis Bonnefoy[Francia] citato; Jeanne d’Arc citata.
Note1: È nata in una notte buia e tempestosa – no, non è vero, non era tempestosa -, dalla mia inspiegabile cattiveria verso Matthew contro cui non ho nulla, anche se preferirei tenesse il suo orsacchiotto {siate francesi e comprendete } al suo posto specialmente se c’è del FrUk di mezzo, grazie all’ispirazione fornita magnanimamente dalla raccolta della mia HopeGiugy.
Doveva essere un unicum, ma Baudelaire non lo si può ignorare e Angleterre ha bisogno di scoprire quanto sia fastidiosamente bello litigare con Francis, quindi sarà una raccolta, non so ancora di quante storie e né di quali, abbiate pazienza. Le note tecniche a piè di pagina, merci.


#Les fleurs du Mal – L’Ennemi


« O douleur ! ô douleur ! Le Temps mange la vie,
Et l'obscur Ennemi qui nous ronge le cœur
Du sang que nous perdons croît et se fortifie! »



« Sei come lei… » sibilò, abbandonando la penna tra le foglie avvizzite del registro bibliotecario.
« C-come, scusi? » un sussurro appena udibile che trapassa la sua comprensione.
Le iridi verdi si posano sulla sua figura incerta, ne divorano fameliche ogni lineamento infantile, ogni fremito timoroso capace di scuotere le spalle larghe, i polpastrelli intonsi serrati convulsamente su quel nome d’oltremare. “Les Fleurs du mal” e un ghigno incontrollato evade sulle sue labbra. In un tempo ormai fuggito, anche la piccola, mefistofelica Jane aveva bisbigliato poesie malate e corrotte, le ciocche auree avevano accarezzato la polvere ammaliatrice di quelle parole, i suoi specchi e il suo cuore si erano fatti gravidi di stoltezza, errore, avarizia e peccati. Fiori marci, ecco cos’erano ai suoi occhi di uomo probo, ecco cos’erano i sussurri lascivi di Francis. Riusciva a tracciare il filo aguzzo delle Moire diramarsi attorno a sé, come matassa indistricabile di lusinghe ingannatrici e odi ossessivi.
« Appassirai subito, non appena la noia avrà sostituito quello che tu credi amore. » veleno che si spande.
« I-Io non… » ingenua cecità di un sonnambulo che non vuol svegliarsi.
« Tu non sai quello che fai, ma io sì e ti suggerisco di leggere qualcos’altro. »
Con intense malattie, medicine e preghiere non affievolivano in alcun modo i tormenti dell’animo, la pesantezza del cuore e l’illusione della speranza. La pira cancellava i peccati, disperdeva al soffio del vento le pulsioni del corpo imbrigliandole in catene roventi, purificava i sentimenti e creava bramosia, ma certe epidemie sopravvivevano alla desolazione della morte, al freddo abbraccio della polvere.
« F-Francis me l’ha consigliato! » vendetta di una vecchia baldracca martoriata.
Il ghigno evaso riavvolge le catene fuggite attorno alle sue labbra, una smorfia di sdegno lo trascende, mentre i giganti della biblioteca scrutano le sue spalle. La mano si serra attorno alla penna e la voce viene fuori come sordo ringhio ammorbato.
« Il professor Bonnefoy non ti ama, mi spiace... leggi qualcos'altro. »
Piange il cieco sonnambulo impenitente, piangono le vane lusinghe inascoltate, piangono le fredde pire funebri dell’amante ripudiato agli occhi di Dio. Atropo recide il gambo, il fiore malato ricade esangue nelle proprie speranze, calpestato dalle certezze di qualcuno che sa di esser l’unico in grado di bloccare quell’epidemia, di fermare i gracidii di una rana dal ventre gonfio di vino che spande amore e desiderio dove essi non dovrebbero esser.
Cammina lungo lo stretto corridoio della biblioteca, la penna serrata in una mano, due vecchi libri nell’altra. Un sorriso speranzoso si distende sulle sue labbra martoriate, quando i singhiozzi flebili di Matthew Williams lo raggiungono dandogli nuovo vigore. Esce allo scoperto, nel cortile, dove Francis lo attende per andar via e le iridi verdi si soffermano memori sulla macchia indelebile che imbratta la pavimentazione. Non vuole un altro rogo, non vuole un’altra pira per amore, non vuole sentire lusinghe sibilare alle sue spalle dalle labbra di Francis. Avrebbe aiutato quel ragazzo a liberarsi della sua ossessione, avrebbe detto ciò che la collera aveva negato alle sue ultime parole a Jane, Matthew non sarebbe caduto in quella morsa.
Non finché Arthur l’avrebbe tenuto lontano da quel fiore del male.




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Note dell’autrice2:

- “ O dolore! Dolore! Il Tempo mangia la vita, e l’oscuro Nemico che ci rode nel cuore, del sangue che perdiamo cresce e fortifica. ” Ultima terzina de L’Ennemi di Charles Baudelaire.
- “stoltezza, errore, avarizia e peccati” sono i primi elementi citati dall’autore nella raccolta originale, con essi ha inizio la prima poesia dall’omonimo titolo dell’insieme.
- Moire: Lachesi, Cloto e Atropo figlie di Ananke. Nella mitologia greca e romana[Parche]rappresentavano l’inevitabile dominio del Fato su dei e uomini, venivano raffigurate vestite di bianco e col capo cinto di bende. Lachesi rappresentante il passato, generava il filo corrispondente alla vita dell’uomo o dio in questione; Cloto rappresentante il presente, tesseva per l’intero scorrere della vita, quando giungeva il momento della morte, Atropo rappresentante il futuro, tagliava il filo della vita con forbici d’oro.
- “ingenua cecità di un sonnambulo”, riferimento ad un’altra poesia della raccolta.
- “vecchia baldracca martoriata”, riferimento ad un’altra poesia della raccolta.
- Jane: nome utilizzato da Arthur al posto di Jeanne. Scelta dettata dal collegamento con la raccolta di HopeGiugy, in cui Jeanne D'Arc si suicida in un rogo all'interno del cortile dell'istituto per amore di Francis.


  
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