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Autore: Setsuka    17/11/2007    18 recensioni
Dedicata con tanto affetto a Nemesi
Tribute to RoyEd
Song-fiction realizzate per il contest indetto da Maki-chan sul forum di EFP
Ogni storia è realizzata per una canzone dell'album Violator dei Depeche Mode.
La raccolta vuole essere una RoyEd centric.
[Track 3# Personal Jesus] "... perché denudare la tua anima mostrandola al mondo è atrocemente umiliante, eppure puoi rimanere ancora in piedi. Ma se perdi il tuo credo cadrai senza più riuscire a rialzarti."
[Track 7# Policy of truth] L'avresti smascherato, te lo sei promesso. E sarebbe stato Edward a dirtelo. Roy Mustang mantiene sempre le sue promesse.
[Track 4# Halo] < La logica è disarmante Acciaio, ma non sempre è detto che sia giusta. La logica si oppone alla morale >
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1# World in my eyes
V i o l a t o r



E alla fine ho deciso di partecipare al contest di Maki-chan indetto sul forum di EFP.
Il contest consiste di fare una fanfiction per ogni canzone dell'album Violator dei Depeche Mode, per chi non lo sapesse.
Ne ho lette diverse in giro di queste fanfic, tutte bellissime, poi ho ascoltato le canzoni che non conoscevo di quest'album e -strano ma vero- me ne sono innamorata, di tutte! E' raro che in un album mi piacciano tutte le canzoni, eppure così è successo, poi dopo aver letto i testi... me ne sono letteralmente innamorata!
Il pairing di cui tratterò in tutte le shot indovinate un po' qual'è? RoyEd ovviamente!
All'inizio ho pensato di dedicare la raccolta al NaruSaku che io amo, anche perché di ff su di loro ne ho fatte solamente due ed è vergognoso!
Poi leggendo bene tutti i testi Roy e Edward si sono impossessati della mia mente e... la raccolta sarà dedicata a loro e trovando perfettamente adatti a questi due i testi, voglio che sia un po' un tribute a questo magnifico pairing quindi spero di fare del mio meglio.
Le traduzioni della canzoni le trovate sempre a fine ff!


Questa raccolta, attenzione, non nasce a caso!
L'idea c'era da tempo, ma solo su Personal Jesus, su Al e Rose... ma questa è un'altra storia XD
Dicevo... la mia meravigliosa nee-san Nemesi compie gli anni e come regalo dovevo fargli qualcosa di speciale e visto che questa raccolta per me è Molto importante a lei la dedico.




Nee-san sai quanto io ami pochi dei miei lavori e tra questi pochi c' è il seguente scritto.
Te lo dedico con tanto, tanto, tanto affetto e sappi che ho dovuto fare un'intensa meditazione prima di scrivere, perché volevo che questo "regalo" fosse perfetto. Non so se sono riuscita nell'intento ma lo spero, perché una persona splendida come te che si prende sempre cura di me -da brava nee-san- e è sempre presente nei momenti di bisogno e non, merita un regalo speciale.
Ora so che non ami particolarmente i Depeche Mode e non conosci l'album, ma spero che apprezzerai ugualmente e troverai i testi perfetti per i nostri adorati tesori.
Ti voglio infinitamente bene tesoro, grazie di essere la persona meravigliosa che sei e per esserci sempre se pure siamo lontane.
Buon Compleanno e che le cose che più desideri possano diventare realtà.




FullMetal alchemist è di Hiromu Arakawa e a lei sono riservati tutti i diritti.
Violator e le canzoni in esso contenute sono dei Depeche Mode.
Nulla mi appartiene se non la storia che non è a fine di lucro.



3# Personal Jesus




*

Reach out and touch faith

Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who cares
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who's there

Feeling unknown
And you're all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I'll make you a believer

Take second best
Put me to the test
Things on your chest
You need to confess
I will deliver
You know I'm a forgiver

Reach out and touch faith
Reach out and touch faith

Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who cares
Your own personal Jesus
Someone to hear your prayers
Someone who's there

Feeling unknown
And you're all alone
Flesh and bone
By the telephone
Lift up the receiver
I'll make you a believer

I will deliver
You know I'm a forgiver

Reach out and touch faith

Your own personal Jesus

Reach out and touch faith


*


"Sei un egoista Edward! Ti odio"


Parole che feriscono più di una lama.
Soprattutto se dette dalla persona a cui hai deciso di dedicare ogni tuo respiro, ogni tua goccia di sudore.
Tuo fratello, Al.
Ha ragione a darti dell'egoista.
Ha ragione ad accusarti.
Ancora una volta gli hai dato motivo di preoccupazione e sei riuscito ad irritarlo con le tue parole, col tuo fare misterioso, col tuo modo patetico di agire e parlare: ha tutte le ragioni per urlarti in faccia quelle parole, con rabbia, con sprezzo.
Eppure, per quanto abbia ragione, non riesci a sopportare.
Una lama in petto sarebbe stata meno dolorosa.
"ti odio"
Non puoi pensarci.
Il loro suono è troppo da sopportare, troppo... troppo!
E gli occhi ti bruciano.
Vorresti scoppiare in lacrime, ma il tuo orgoglio non te lo permette; o forse non è nemmeno una questione d'orgoglio: tu sei Edward Elric, il Fullmetal alchemist; il dolore è all'ordine del giorno per te.
E il groppo che hai in gola ti fa male, ma non puoi piangere, preferisci trasferire il dolore sulla coscienza, aggiunto a tanti altri, non ti importa.
Non piangere per te significa essere forte.
Sbagliato.
Ma sei terribilmente testardo, non lo capisci, non lo vuoi capire.

E i peccati pesano per chi li riconosce.
E le perdite se importanti sono insostenibili.
E la mancanza della normalità ti fa sentire mostruoso.
E vedere le persone felici con tutto quello che a te manca è una tortura.
E sapere che la tua ignoranza è la causa di tutti i tuoi mali e di quelli della persona a cui più tieni è il tuo peggior incubo.
La tua vita è il tuo peggior incubo.
E sei solo un ragazzino, ma formalmente, nella realtà sei adulto da quando avevi dodici anni.
E tutto questo pesa.
Un normale essere umano sarebbe morto schiacciato da quel peso.
Un normale essere umano sarebbe stato incapace di vivere.
Un normale essere umano avrebbe ceduto, forse preferito la morte.
Ma tu ti ostini.
Non vuoi arrenderti e cammini su una sottile linea in bilico tra follia e raziocinio.
E la tua è una situazione di border line.
Potresti cedere... quante volte sei stato tentato.
Ma tu non puoi permettertelo, non puoi per il tuo nii-chan, la tua vita, tutto forse.
E sentirti rinfacciare tutto, sentirti dire "ti odio" dal tuo unico sostegno ti fa desiderare di cadere, per sempre.
"Edward"
Sentire il tuo nome detto con quella rabbia da chi ti chiama con amore sempre nii-san ti fa davvero desiderare di cedere.

Ma non puoi.
L'hai promesso.

E per riuscire ad andare avanti, continuare a sopportare la tua esistenza, stai cercando l'unica persona che può chiamarti Edward. Perché il nome Edward uscito dalle sue labbra è una dimostrazione di rispetto, stima.
Ma anche un giocoso e velatamente affettuoso Fullmetal sarebbe andato bene.
Qualsiasi cosa andava bene, basta che non gli ricordasse di Al.

tu-tu-tu

"Risponda cazzo"

E sei nel panico.
Dall'altra parte della cornetta del telefono che hai in mano il telefono continua a squillare invano.
E mentre il cuore in petto ti batte violentemente e l'ansia inizia a crescere in te, ti chiedi per quale dannato motivo sei rannicchiato a terra, in quella cabina telefonica di quel buio e isolato vicolo.

tu-tu-tu

"Lo so che è ancora lì. Mi risponda cazzo!"

Sono quasi le 22:00, dovresti rinunciare; probabilmente è andato a casa, sai che non ama lavorare e soprattutto fare gli straordinari.
Cosa ti tiene ancora lì?
Quella piccola parte della tua coscienza che ti sussurra e ti illude con un "lui risponderà" ?
Cosa te lo fa credere tanto... disperatamente?
Non lo sai e non te ne curi.
Sai solo che ne hai bisogno.
Te ne vergogni, ma è così.
Ecco perché sei in quella cazzo di cabina a quell'ora della notte.

< < Pronto? Quartier generale di Central City... > >

E sussulti lasciando cadere la cornetta a terra.

E il respiro si arresta assieme al battito.
I tuoi occhi di dilatano dalla sorpresa.
E vorresti ringraziarlo di aver risposto ma il tuo orgoglio non te lo permette. Tutto questo è già troppo umiliante.

< < Pronto? > >

Ripete la voce dall'altra parte della cornetta.

E ora? Perché non parli?
Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?

E' lui.
E' quella voce calda che volevi sentire, quella voce da cui vuoi farti consolare.

< < Pronto? Si può sapere chi parla? > >

Non hai nulla da dire ti accorgi, ma hai bisogno di sentire quella voce.
E deglutisci, ti porti le ginocchia il più possibile vicine al tuo petto.
E attaccherà la cornetta se non parli.
Parla!

Uno sbuffo.

Sbrigati.
Fai tu il primo passo e lui ti verrà incontro.
Allunga la mano verso l'ignoto.
Piacevoli sorprese potranno esserti rivelate.

< Colonnello... >

Un sussurro simile a una preghiera.
Hai di nuovo in mano il ricevitore.
Il militare lo capisce e sentendo la tua voce -peccato tu non possa vederlo- un sorriso disteso compare su quelle labbra e occhi neri, solitamente freddi, mostrano una luce d'interesse.
Sei fortunato.
Avrai le sue attenzioni per questa sera... se saprai giocare bene le tue carte, ovvio.

< < Fullmetal... > >

Non sentendoti parlare continua.
Teatrale, ironico.

< < Mi commuove che tu mi abbia chiamato per allietare i miei straordinari tanto pesanti e noiosi. Significa che ho addestrato bene i cagnolini miei subordinati... ho proprio la stoffa per diventare comandante supremo, non trovi? > >

< Co- >

< < Purtroppo in questo momento solo una graziosa fanciulla potrebbe tirarmi su il morale, spiacente. Ma apprezzo comunque il gesto > >

< LA FINISCE DI CIARLARE DANNATO COLONNELLO?! >

< < Parlo seriamente, io. Hai per caso qualche amichetta da presentarmi? > >

< CERTO CHE NO! >

< < Pensaci bene... > >

< LE HO DETTO... >

< < ... con un seno abbondante magari... > >

< MA COME... LEI E' UN PERVERTITO! >

< < Sono una persona normale, dovresti seguire il mio esempio > >

< MA STIA ZITTO! COME POSSO PRENDERE D'ESEMPIO UNA PERSONA COME LEI? LEI E' UNA PERSONA EGOCENTRICA, VANITOSA E DISGUSTOSA! NESSUNO POTRA' MAI PRENDERLA D' ESEMPIO E CREDERE IN LEI, NESSUNO! >

Una frase urlata con rabbia.
Ti trovi a dover riprendere il fiato dopo quell'urlo.
Ti rendi conto di aver esagerato e te ne vergogni.
Perché hai detto quelle cose?
Non le pensi veramente e... per questo provi disgusto per te.
In realtà quelle cose sono parti di te che ti fanno rabbia.
Le hai proiettate su di lui perché son cui sei arrabbiato, con te stesso, e non hai nessuno con cui sfogarti.
Vigliacco.

Dall'altra parte del ricevitore solo silenzio.

Gli avrai fatto del male?

Sai quanto le parole possano far male eppure gli hai sputato in faccia quelle cose in quel modo.
E potresti scusarti, dovresti dire che ti dispiace, che non volevi, ma non lo fai.

< Io... >

< < Fullmetal non... > >

< ...volevo sapere se lei sa per caso dov'è Al... >

Asciutto il tuo tono.
E ci sono dei brevi ma intensi secondi di silenzio, hai interdetto il tuo interlocutore.

Che si aspettasse qualcosa di diverso?

< < Come pretendi possa sapere dov'è il tuo fratellino? > >

< Io... >

< < Non credo sia difficile ritrovarlo, comunque hai sbagliato ufficio, e dovresti saperlo visto che non lavori nell'ufficio "persone smarrite" > >

Giusto cosa ne può sapere lui di Al?
Perché l'hai chiamato?

< < Ti passo la linea al dipartimento... oh giusto, non persone, ma oggetti smarriti. Vedrai che lo troveranno in fretta, non è difficile trovare un'armatura così grande > >

< MA COME SI PERMETTE??? >

E il vigore si riaccende in te.

< < Uff... quanto sei noioso. Dicevo così per dire, non parlavo sul serio. Ti devo proprio spiegare tutto Fullmetal? > >

E non gli rispondi.
Non ne hai la voglia.
E di nuovo un muro di silenzio si crea tra di voi.
La soluzione più logica sarebbe chiudere la telefonata.

< Non mi chiede perché lo sto cercando? >

< < Immagino abbiate litigato > >

< Già... >

< < ... > >

< Non vuole sapere il perché? >

< < Credo che tu abbia molta più voglia di parlarne che io di sapere > >

Colpito.
Vero, alchimista d'acciaio?

< MA CHE DIAVOLO... >

E scoppi a ridere.
Non sai perché ma inizi a ridere con gusto, come se il tuo superiore ti avesse raccontato una barzelletta o un suo buffo aneddoto di vita.
Nessuno dei due, ma ridi sinceramente, hai quasi le lacrime agli occhi per quella risata.
E crederà che sei pazzo, probabilmente stai cadendo oltre la border line, forse stai diventando davvero pazzo.
Ciò che è certo è che stai calpestando irrispettosamente il tuo tanto decantato orgoglio.

< < Perché diamine ridi? > >

< E' lei che mi fa ridere... >

Sprezzante.
Ma come osi? Se fosse stato qualcun altro ti avrebbe già tolto il tuo titolo di alchimista; dovrebbe prenderti a calci nel culo lo sai? Forse così impareresti a portare rispetto a chi devi tutto.

< < Sentiamo: perché ti farei tanto ridere? > >

Rispondi.
Quella maschera che ti ostini a portare è ormai frantumata: lascia che si spezzi del tutto.
Lasciala cadere.
Lascia che il mondo veda il tuo vero volto.
La maschera potrà anche cadere e spezzarsi, ma tu no. Finché avrai il tuo credo non potrai cadere, lo sai.

< ... perché sta ancora perdendo tempo con me >

Lapidare.
Il colonnello rimane senza parole dall'altra parte del telefono: per la durezza nei tuoi confronti e per la tua schiettezza. E si preoccupa, si. Si chiede con chi stia parlando.
Con l'Alchimista d' Acciaio?
Con Edward Elric?
Con il fagiolino?
Con chi?

E Roy Mustang assume un tono dolce, come non ha mai fatto con te.

< < Fullmetal non... > >


tu-tu... tu-tu...


Fine chiamata.

Non vuoi mostrargli oltre.
Non vuoi mostrare quella tua parte a nessuno.

Da sempre volevi essere il migliore ai suoi occhi, da sempre volevi la sua stima, la sua vicinanza.
E ora sei sicuro di averla persa, sei stato davvero troppo patetico.
E non vuoi cadere ancora più a fondo...

... perché denudare la tua anima mostrandola al mondo è atrocemente umiliante, eppure puoi rimanere ancora in piedi. Ma se perdi il tuo credo cadrai senza più riuscire a rialzarti.




~*~*~



Sei anni fa Edward Elric era un ignorante bambino che credeva di essere al pari di Dio.

Sprezzante del pericolo e pieno di se volle tentare l'impossibile andando contro la natura che credeva di poter dominare.
E non rispettò gli insegnamenti di Izumi sensei, non rispettò le leggi dell'alchimia e credette di beffarsi della legge dello scambio equivalente.
Si avvicinò a un'area alla quale non doveva accedere.
Si avvicinò all'impossibile.

Stupido, presuntuoso profanatore Edward Elric.

Si ritrovò senza un braccio e senza una gamba.
Amava giocare col fuoco e finì bruciato.
Suo fratello senza un corpo, rinchiuso in un'armatura.
In un attimo aveva distrutto la sua vita e quella della persona più importante.
Per superbia si era ritrovato nel lettino dell'officina Rockbell inerme e in bilico tra la vita e la morte, in preda ad incubi accusatori e schiavo del dolore e della colpa che già aveva iniziato a bruciare nel suo petto e pesava sulla sua coscienza.

E tutto era finito.

Non c' era più speranza.

Vivere era impossibile, tremendamente difficile.

Voleva la morte, anche se l' Inferno lo attendeva non gli importava.
Sempre meglio che vedere come si era ridotto.
Sempre meglio che vedere lo sguardo triste di Winry e zia Pinako.
Sempre meglio che vedere cosa aveva fatto ad Al.
Vigliacco, certo.
Ma avrebbe pagato per questo.

Voleva la morte.
Null'altro.

E poi in casa Rockbell la porta si era aperta.

Un uomo, un militare aveva capito cos'era successo.

Lui no.

Aveva fatto qualcosa di orribile.

L'aveva capito.

Una punizione doveva attenderlo per quel crimine.

Era una persona orribile, lo sapeva: un mostro.

Ma era interessante.

Interessava a qualcuno nonostante tutto.

E una speranza.

Non tutto era perduto.

Diventare alchimista di Stato.
Un orizzonte di salvezza.
E avrebbe potuto studiare bene l'alchimia, avrebbe potuto accedere a testi inaccessibili ad altri e avrebbe potuto ridare a se e a Al i loro corpi.
Non era così impossibile quel desiderio, quel militare glielo garantiva.

Aveva la febbre altissima e il dolore sembrava divorarlo, ma aveva capito bene, ne era certo.

Una strada di redenzione, di speranza, c'era.
E voleva percorrerla.

L'anziana Rockbell cacciò via irritata quel militare, ma fortuna prima di andare quell'uomo disse il suo nome e dove cercarlo.

Tenente colonnello Roy Mustang, Central City.
L'ultima sponda di speranza, l'unica.

E lì la decisione: gli automail.

A nulla valsero gli avvisi di Pinako su quanto atroce fosse impiantare quelle particolari protesi, a quanto il recupero fosse lento.
Aveva visto l'inferno Edward, cosa credeva la zietta?
E non gli importava di riviverlo ancora: adesso aveva un drappo di speranza di nome Roy Mustang.

E quella notte fu il pandemonio personale di Ed.

Ripeteva in continuazione quel nome nella sua testa, per non dimenticarlo, per poter continuare a vivere, per la futura felicità di lui e di Alphonse.

E il collegamento coi nervi era atroce per un uomo adulto, figurarsi per un bambino; era come una scossa elettrica nel corpo di diversi watt.
Le urla furono strazianti, la sopportazione disumana.
Dentro sentiva bruciarsi... sembrava come impazzire... avrebbe potuto avere un arresto cardiaco per quanto era doloroso... la mente era vuota, solo un nome. Stringeva con l'unica mano la coperta e dentro di se ripeteva quel nome.

"Roy Mustang"

E sudava tantissimo, ansimava...

"Roy Mustang"

Si dimenava, contorceva... le lacrime uscivano senza controllo...

"Roy Mustang"

E urlava ancora, inarcava la schiena. La temperatura del suo corpo era elevatissima.

"Roy Mustang"

E le voci dei suoi affetti cercavano di consolarlo, calmarlo, ma tutto era troppo intenso e quelle voci lontane.

"Roy Mustang"

Singhiozzava e scalciava con l'unica gamba, si mordeva a sangue il labbro, i denti incidevano spietatamente nella carne.

"Roy Mustang"

E quando il dolore arrivò al culmine gridò con tutto il fiato che aveva, mai aveva provato qualcosa del genere.
E stava per perdere i sensi ma dalla sua bocca dopo quell'urlo agghiacciante uscì un sibilo.

< Roy... Mu...stang... Al, ricorda... R..oy Must...ang... >

E perse i sensi su quel nome.
Al risveglio sarebbe stato il primo pensiero che avrebbe fatto capolino nella sua mente.



~*~*~


< Mustang... >

Pronunciò con una certa malinconia quel nome.
Ancora in quella cabina, in posizione fetale con la fronte poggiata sulle ginocchia.
La sua mente era sprofondata in vecchi ricordi e il senso di colpa nei confronti dell'Alchimista di Fuoco erano ancora più vivi.
Un quarto d'ora da quella telefonata che non riusciva a togliersi dalla testa: il suo atteggiamento lo vergognava profondamente.
Perché l'aveva cercato?
Perché l'aveva chiamato?
Il faro di una macchina illuminò la sua figura mentre passava nello stretto vicolo.
Si strinse ancora più a se, non voleva nemmeno essere intravisto da qualsiasi essere vivente, nessuno doveva vederlo.
Dei passi lì vicino.

< Edward... >

Sussultò visibilmente alla voce familiare, voltandosi sorpreso.

< Cosa ci fa? Perché diavolo è qui? >

< La prossima volta non chiamare su una linea militare da un telefono pubblico controllato, se non vuoi esser intercettato >

Strinse i denti il biondo e tirò un calcio davanti a se biascicando un "cazzo" che Mustang, diligentemente, fece finta di non aver sentito.
Roy si poggiò alla parte esterna della cabina e guardò il cielo stellato senza proferir parola.
Con un po' di silenzio Edward si sarebbe calmato e sarebbe riuscito a parlargli.
Quando più di dieci minuti passarono in religioso silenzio il colonnello pensò che fosse arrivato il momento di romperlo, lo stava mettendo a disagio il mutismo del ragazzo, lo preoccupava, ecco.

< Perché hai litigato con Alphonse? >

Fece sembrare, col tono, assolutamente casuale quella domanda.

< Perché mi fa una domanda su qualcosa che non le interessa? >

Dura la voce del Fullmetal.

< Non te l'hanno mai insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda? >

< Perché non se la tiene per lei questa domanda? >

< Non demordi, eh? >

< Ma si può sapere che vuole?! >

Chiese irritato alzandosi dalla sua posizione e uscendo dalla cabina: faccia a faccia col suo superiore.

< Io nulla >

< E allora perché è qui?! >

Il tono aumentò ulteriormente e Mustang poteva leggere l'irritazione di Ed anche nei suoi lineamenti.

< Secondo me, se non mi volevi qui, non mi avresti cercato... >

Sentenziò tranquillamente.
In risposta un urlo.

< SBAGLIA! >

< Lo immaginavo >

< EHH??? >

< Non sono sordo Fullmetal, ci sento benissimo, fortunatamente >

< SE NE VADA! >

La rabbia brillava nelle iridi dorate.

Edward aveva solo voglia di piangere.
Anche se fino a pochi minuti fa aveva desiderato la presenza del superiore, ora non voleva vederlo, non capiva cos'erano quelle emozioni contrastanti: voleva solo trovare un po' di pace, un ritaglio di silenzio e solitudine per piangere in modo da sfogare il suo dolore senza che nessuno lo vedesse, o l'avrebbero giudicato, creduto folle... non voleva che nessuno lo criticasse sui suoi comportamenti squilibrati, se lo sentiva che lo avrebbero deriso e Mustang sarebbe stato uno di questi, o no... ?
La testa gli scoppiava, pensava una cosa ma ne credeva un'altra.
Mustang non l'avrebbe giudicato però non ne era convinto.
Nessuno l' avrebbe criticato ma era convinto del contrario.
E cos'era che gli dava fastidio? Cos'era che voleva?

Stava impazzendo...
Sarebbe impazzito...

Perché ogni volta che litigava con Alphonse si sentiva così?

Lui voleva soltanto l'affetto del suo fratellino?
Voleva l'affetto di chi lo circondava?
Voleva...

< Sei sicuro che vuoi che me ne vada? >

Silenzio.

Roy si spostò e si diresse a piccoli passi verso la sua macchina.

< Dovresti tornare anche tu a casa... >

Casa...
Un luogo in cui tornare.
Lui, loro, i fratelli Elric, non ne avevano più uno. Casa Rockbell nonostante sigillasse emozioni, ricordi, odori, suoni della loro infanzia, ricordi nostalgici di quando erano ancora bambini, di quando Ed era un bimbo che aveva come massime preoccupazioni evitare di bere il latte e riuscire a trasmutare un pezzo di legno in un giocattolo. Quei ricordi erano belli e l'affetto della zietta e di Winry era indispensabile in un certo senso, ma una vera casa non c'era.
Quella che ora chiamava casa era uno stabile militare di pochi metri di quadratura, con dei letti, un bagno e un cucinino a gas.
Ambiente proletario e spoglio che non aveva il calore di una casa.
Ad aspettare i due fratelli non c'era nessuno.
Un giorno quando si sarebbe separato da Al chi avrebbe avuto?
Lui non aveva nessuno, loro non avevano nessuno, Ed e Al proseguivano la loro vita appoggiandosi l'uno all'altro.

E ricordò una frase che doveva aver letto in qualche libro o sentito da qualcuno di cui non ricordava il volto.

" La vera libertà consiste nell'avere un luogo in cui tornare"

E doveva essere quello il motivo di tanta angoscia, di tanto dolore; forse era per quello che le sue disgrazie e i suoi peccati gli pesavano così tanto.
Lui era schiavo delle sue colpe, della sua coscienza, di se stesso. Vacillava su quella situazione di border line proprio perché non riusciva ad aprirsi, a mostrare i suoi sentimenti: sempre paura di qualcosa, di qualcuno... paranoie le sue, dettate da insicurezze affettive e tutte quelle sensazioni trattenute dal suo orgoglio, amor proprio che solidificava giorno dopo giorno, respiro dopo respiro, perché era convinto che quella fosse la strada per esser più forte, per non cadere.
Ma per non cedere, per aver la forza di andare avanti, si accorgeva che serviva altro.
Si era accorto di aver mentito a se stesso.
Ancora una volta colpevole il suo orgoglio.
Tempo fa se n'era accorto, quando era scoppiato Un altro litigio con Al ed era sprofondato in uno stato filo-depressivo.
Per riuscire a sopportare, per riuscire a sorridere ancora, per non cadere in errore bisognava avere un credo, un modello da imitare.
E lui inconsciamente l'aveva trovato.

< ...andiamo a casa Ed >

Quella frase accese una miccia nell'animo inquieto del giovane Elric.
E poi non ce la fece più, scoppiò.
Al diavolo l'amor proprio, al diavolo il buonsenso.

< Casa? IO NON HO UNA CASA! IO NON CI RITORNO IN QUELLA TOPAIA SENZA AL! NON E' IMPORTANTE, LO SA? LO SA? >

Un calcio alla cabina.

< E MI SONO ROTTO DI OBBEDIRE AI SUOI ORDINI, DI STARE SOTTO REGOLE, MI SULO DALL'ESERCITO, TANTO LO VORREBBE FARE LO SO! LO FA SOLO PER PULIRE LA SUA COSCIENZA, LO SO! LEI NON GLIENE IMPORTA NULLA DI AIUTARCI IN FONDO! LO FARA' FINCHE' POTRA' TRARNE VANTAGGIO! A LEI NON GLIENE FREGA NULLA NE' DI AL NE' DI ME! SOLO DI UNA DONNA CHE GLIELA DA' A LEI INTERESSA, CREDE CHE NON L'ABBIA CAPITO, EH? PERCIO' LA FINISCA DI FARE L'INTERESSATO, LEI E' SOLO UN'IPOCRITA, COME TUTTI GLI ALTRI CANI DELL'ESERCITO! >

E non voleva dire quelle parole.
Non credeva nemmeno a una di esse.
Urlava e urlava frasi sconnesse, false, dando calci alla cabina telefonica prima con un piede poi con un altro.

< LA ODIO MUSTANG, LA ODIO! E' SOLO CAPACE DI PRENDERE IN GIRO QUINDI SE NE VADA, SE NE VADA CAZZO! MI LASCI IN PACE, VOGLIO STARE SOLO, TANTO SONO SEMPRE SOLO, ANCHE QUANDO AL E' VICINO A ME! ED HA RAGIONE HA DIRE DI ODIARMI, HA RAGIONE, SAREI DOVUTO MORIRE QUELLA SERA ALMENO SAREBBERO TUTTI FELICI E CONTENTI E FORSE AL NON AVREBBE PERSO IL SUO CORPO SE IO AVESSI PERSO LA MIA VITA! TANTO ANDANDO AVANTI QUESTA VITA SI DIMOSTRA SOLO UNO SCHIFO, E' UNA MERDA QUESTA VITA E TUTTI CERCATE DI RENDERMELA COSI' , TUTTI... >

Un pugno con la mano sinistra, la mano di carne, scosse la cabina.
E la finì di dare calci e continuò a dare pugni, nonostante fosse doloroso, nonostante gli facesse male.
La rabbia era più forte del dolore.

< ...MI DITE CHE LO SCAMBIO EQUIVALENTE ESISTE, NELLA VITA COME NELL'ALCHIMIA, MA SIETE DEI BUGIARDI: TUTTI! NON HO PAGATO ABBASTANZA PER LE MIE COLPE, AL NON HA PAGATO ABBASTANZA?! NON ABBIAMO NULLA, NULLA!! STIAMO FACENDO SACRIFICI, CI STIAMO INVISCHIANDO IN SITUAZIONI DI MERDA! ABBIAMO IL MONDO CONTRO, HO IL MONDO CONTRO... PERCHE'? PERCHE'? NON NE POSSO PIU', PIU'!!! SONO STANCO DI TUTTO QUESTO! >

E il pugno deviò andando contro il vetro della cabina frantumandolo.
E il dolore dei vetri che si conficcavano nella carne lo fece smettere di urlare la sua rabbia verso il mondo.

< Ah! >

< Edward! >

Si inginocchiò a terra e rimase a guardare la mano ferita che sanguinava.
Il rosso vermiglio lo fece calmare.
Aveva l'affanno e la tachicardia.

Mustang si piegò sul ragazzo e prese tra la mano ferita tra le sue.

< Guarda cosa hai combinato! >

Esclamò morbidamente.
Alzò lo sguardo e vide il viso di Edward rigato di lacrime.

Tremava il giovane alchimista e piangeva: doveva aver riacquistato velocemente la razionalità appena ferito.

< Devo avere delle garze in macchina... >

Disse cercando di non far pensare a Ed il modo in cui si era comportato.
Aveva capito che il giovane voleva solo sfogarsi e non ferire lui con quelle parole.
Lo aiutò ad alzarsi e tenendogli -sempre delicatamente- la mano sanguinante, lo guidò verso l'auto. Gli aprì signorilmente lo sportello del suo lato e dopo che si fu accomodato andò a sedersi al posto di guida.
Una volta dentro l'automobile aprì il porta oggetti e dopo qualche secondo di ricerca trovò la garza di cui parlava.

< Eccola qui! Sapevo di averla >

Accennò un sorriso, ma inutilmente, Edward ancora versava lacrime e non parlava.

Roy ne approfittò per medicarlo.
Prese un fazzoletto dalla giacca della divisa e cercò di tamponare il taglio, dopo prese il rotolino della garza e con cura avvolse la mano in esso, dopo sei giri, che considerò sufficienti, legò i due lembi del tessuto.

< Ecco fatto. A casa dovrai disinfettarlo per bene. Ti fa male? >

Non rispose l'altro e questo fece sospirare Roy.
L'unica cosa che fece fu asciugare con l'automail le lacrime che ancora scendevano.
Tirò su col naso il diciassettenne.
Roy prese Un altro fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e glielo offrì. Rimase a guardarlo il biondo, poi accettò titubante l'offerta.

< Vuoi ritornare al tuo alloggio? Alphonse secondo me è tornato e ti sta aspettando >

< Perché tutta questa gentilezza? Io le ho detto delle cose orribili e lei mi tratta con gentilezza... è masochista colonnello? >

Sorrise tra se e se il militare.

< No, affatto >

< Grazie >

Sincere erano quelle parole, dette flebilmente con un velo d'imbarazzo visibile sul volto. Per fortuna la notte gli era amica.

Roy gli poggiò una mano sulla testa e gli scompigliò affettuosamente i capelli, mentre con l'altra girò la chiave e fece partire la macchina.

< Non... sono un cane >

Biascicò imbarazzato per quella manifestazione d'affetto.

< Come no? >

< MI STA DICENDO PER CASO CHE SONO PICCOLO COME UN CANE!!! >

Mustang sogghignò.

< Io non ho detto nulla del genere >

< L'HA PENSATO PERO'! >

< Riesci a leggere nel pensiero? >

< Maledetto allora... >

Ammutolì ripensando d'aver dato al colonnello del "maledetto".
E anche prima aveva fatto una sceneggiata vergognosa.
Scese col volto nel collo della sua mantella rosso come essa per l'imbarazzo.

< Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >

Lo provocò ancora per sentire quelle risposte così vitali, tipiche del Fullmetal che conosceva.

< Colonnello... io...ecco prima... non le pensavo davvero quelle cose... >

Era serio.
Terribilmente serio.

< Fullmetal guarda che non ti cacciò mica dall'esercito... sei libero di pensare quello che vuoi >

Ma in realtà gli faceva male dover dire quelle cose.
Lui a Edward teneva.

< NO! Si sbaglia io... >

< Non devi giustificarti Fullmetal >

< Mi faccia parlare! Io non le penso davvero quelle cose... è vero penso che lei sia un maniaco, uno schiavista, un bastardo con me perché mi prende sempre in giro ma... >

Tre semplici paroline.
Forza!

< ...non la odio affatto. Mi sono sfogato ingiustamente con lei e... me ne vergogno... >

Roy si voltò verso Ed, piacevolmente sorpreso.
Sorrise.
Quelle parole erano le sue scuse e il suo modo timido di dire "le voglio bene" ; se ne accorse Roy e ne fu felice anche se non lo diede a vedere.

< La ringrazio per esser venuto, stavo... davvero male >

< Non avevi detto che non mi volevi? >

Frecciatina.

Edward però non rispose.

< Non mi sono mai sfogato così, Non dovevo, mi dispiace, davvero >

< Non devi sentirti dispiaciuto. Io sono felice anzi... >

Acciaio lo guardò interdetto.

< Ti sei voluto aprire e... con me. Mi fa piacere >

L'altro lo guardò scettico.
Cambiò argomento.

< Colonnello, prima non mi ha risposto, perché è così gentile con me? >

Puntò curioso il suo sguardo sul moro che non staccò invece gli occhi dalla strada.

< Mhhh... >

Si fece meditabondo.
Edward aveva la sua attenzione rivolta al colonnello.

< Sarà perché mi piaci... >

Disse con noncuranza.

< COSAAAA???? >

Urlò Ed con le orbite fuori dagli occhi.
Stava... stava... scherzando?
Il cuore gli batteva forte e aveva assunto una graziosa tonalità rosso pomodoro.

Roy scoppiò in una fragorosa risata alla reazione di Ed.

< Scherzavo, dai... >

Lo fulminò con lo sguardo.

< Ti dispiace? >

< Ma mi faccia il piacere! >

Gridò rosso in viso.
E l'altro continuò semplicemente a ridere.

La macchina avanzava nel buio e presto tra una lite giocosa e un'altra arrivarono sotto il palazzo degli alloggi militari.

< Eccoci arrivati >

Edward abbassò lo sguardo: non aveva nessuna voglia di scendere da quell'auto, era egoista, si, ma aveva paura di scendere e non trovare il suo nii-chan in casa.

"E se non ci fosse?"

< Edward non devi temere nulla >

< ... >

< Anche se non ci fosse non devi deprimerti: tornerà. Lui ti perdonerebbe qualsiasi cosa tu faresti e lo stesso vale per te no? >

Lo incoraggiò con un sorriso.

Edward annuì e scese dall'auto.
Avrebbe voluto dire diverse cose, ma non era il momento quello, no. E l'orgoglio era nuovamente ritornato.

< Buona notte colonnello... >

Il saluto militare e rompi le righe dirigendoti verso il palazzo.

< Edward >

Ti volti all'istante a quella voce, al tuo nome pronunciato in quel modo.

< ... se dovesse venirti voglia di mollare tutto, ecco... >

< Non lo farò colonnello, stia tranquillo >

Alza il sopracciglio Mustang.

< Questo di stasera era uno sfogo ma... non mollerò perché io ho un credo colonnello >

< Non sapevo fossi religioso Fullmetal >

< Infatti non lo sono. Il mio è un credo profano >

Aggiunse un sorriso sornione che il militare non riuscì ad interpretare.

< Parli della promessa che hai fatto ad Alphonse? >

< Nulla del genere... >

Una folata di vento li divise.

< ... un giorno forse gliene parlerò >

Dolcezza color miele negli occhi dell'Alchimista d'Acciaio.
Girò i tacchi e ritornò sui propri passi.

< Fullmetal un'ultima cosa >

Si voltò incuriosito.

< ... cercarmi a qualsiasi ora hai bisogno >

Dalla macchina gli tese un biglietto che andò ad afferrare.

< Io... >

< Non ringraziarmi >

< Vada al diavolo >

< Certo fagiolino >

Non fece in tempo ad arrabbiarsi che il colonnello accese il motore e corse via.

< Maledetto! >

Ringhiò ad alta voce.
Lo sguardo andò poi automaticamente al biglietto; un numero di telefono che non era quello dell'ufficio.
Sorrise mesto e sussurrò al vento un dolce e flebile "grazie" .

Stava cominciando ad amare sul serio ciò in cui credeva.



~*~*~



Tu-tu-tu...
Aveva allungato la mano verso la cornetta a tarda notte e aveva composto il numero su quel biglietto.
Voleva mostrare un altro lato segreto del se.
tu-tu-tu...
Quel suono e quel ritmo combaciavano con quello del suo cuore.

< < Pronto? > >

< Colonnello... >

< < Fullmetal... > >

Confusione.

< Volevo solo dirle quello che non ho avuto il coraggio di ammettere... >

Silenzio e attenzione dedicati a Edward Elric.

< ...lei è il mio credo Colonnello, l'unico credo che ho deciso d'abbracciare: la mia fede profana >





~ Owari ~




Traduzione Personal Jesus:




Allunga la mano e tocca la fede

Il tuo Gesù personale
Qualcuno che ascolti le tue preghiere
Qualcuno a cui importi [di te]
Il tuo Gesù personale
Qualcuno che ascolti le tue preghiere
Qualcuno che sia lì

Ti senti sconosciuto
E sei tutto solo
Carne e ossa
Vicino al telefono
Alza la cornetta
Farò di te un credente

Afferra meglio che puoi la seconda opportunità
Fai fare a me la prova
Le cose sul tuo petto
Hai bisogno di confessarle
Io ti salverò
Sai che sono uno che perdona

Allunga la mano e tocca la fede
Allunga la mano e tocca la fede

Il tuo Gesù personale
Qualcuno che ascolti le tue preghiere
Qualcuno a cui importi [di te]
Il tuo Gesù personale
Qualcuno che ascolti le tue preghiere
Qualcuno che sia lì

Ti senti sconosciuto
E sei tutto solo
Carne e ossa
Vicino al telefono
Alza la cornetta
Farò di te un credente

Io ti salverò
Sai che sono uno che perdona

Allunga la mano e tocca la fede

Il tuo Gesù personale

Allunga la mano e tocca la fede







































   
 
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