Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: C h e s h i r e_    28/04/2013    1 recensioni
{Raccolta| GerBel; NedBel; SpaBel}
-
GerBel- "E mentre guardava incredula il nemico, le venne da pensare che tutto ciò era così terribilmente ipocrita da farla stare ancora peggio."
NedBel- "Olanda avvertì quella frase quasi come un voltafaccia nei suoi confronti. Emma guardò altrove, socchiudendo lievemente gli occhi, interrompendo il legame che c’era tra i loro sguardi."
SpaBel- "Belgio chiuse gli occhi, stringendosi con forza al ragazzo. Non desiderava altro che quell’abbraccio in quel momento."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belgio, Germania/Ludwig, Paesi Bassi, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Forgive Me
 

GerBel- Hypocrites Flowers (598 parole)

Gocce di pioggia contro il vetro, un’atmosfera grigia e malinconica che regnava sulla stanza.
Belgio era seduta su una poltrona, davanti a un piccolo tavolo dall’aspetto semplice, in un salottino modesto e senza pretese. Immersa in quell’atmosfera che la opprimeva più di qualsiasi altra cosa.
Momentanea, inquieta pace, prima che venisse attaccata di nuovo.
La ragazza guardava il soffitto, completamente inerme, con gli occhi verdi persi a fissare qualcosa di fittizio. Si era dichiarata neutrale alla Prima Guerra Mondiale. Perché Germania non aveva rispettato la sua decisione?
Perché aveva attaccato il suo bel paese? Infondo, lei non c’entrava nulla, non si era alleata con lui, non gli aveva dato contro. E allora perché? Solo per tendere un agguato a Francia?
Dalla piazza sentiva delle urla indistinte, che identificò essere in tedesco. Strinse i pugni, graffiando la stoffa dei morbidi bracciali. Cosa stava succedendo, ora? Il nemico era tornato all’attacco?
Imprecò sottovoce, frustrata. Non aveva voglia di combattere. Era stanca di vivere quella situazione di perenne tensione, che nemmeno aveva scelto di vivere.
Bussarono alla porta, una voce bassa, roca e stanca parlò. “Emma, sono io. Apri, per favore, è importante.”
Era lui, l’infame. Ludwig Beilschmidt. Solo Dio poteva dire quanto odiasse quel nome. Con calma, si alzò lentamente facendo frusciare le lunghe vesti.
Passò accanto al tavolino, fermandosi per qualche secondo e accarezzando la stoffa ricamata della tovaglietta, fino a che le lunghe dita non incontrarono il freddo metallo di un coltello.
Era un semplicissimo coltello, di un bell’argento lucente. Perfetto, si disse. Infondo, non voleva fargli male. Voleva solo intimargli in maniera molto esplicita di andarsene dalla sua nazione.
In situazioni normali, non avrebbe mai nemmeno pensato di arrivare a usare un utensile del genere per minacciare qualcuno. Non era un tipo da minacce, non lo era mai stata. Ma non ce la faceva davvero più.
Strinse il manico, tentennante. Alla fine si decise, e lo afferrò più saldamente, muovendosi verso l’entrata.
Aprì la porta, i cardini cigolarono, si trovò faccia a faccia con il tedesco. Lo fissò con distacco, tenendo stretto il coltello nella mano dietro alla schiena.
Era bagnato fradicio, il cappello della divisa gocciolava acqua, sembrava persino imbarazzato e aveva le gote leggermente arrossate. Le fece quasi tenerezza, ma non si scompose, continuando a puntargli lo sguardo gelido nelle iridi celesti.
“Mi spiace disturbarti.” Dichiarò Ludwig, tutto d’un fiato, rigidamente piazzato davanti a lei. Emma si limitò a fissarlo, in attesa. Lui sembrò messo ancora più a disagio dal suo silenzio, ma proseguì.
“Mi spiace … Averti disturbata per tutto questo tempo. Domani me ne andrò, attaccherò Francia.” Disturbata? Non aveva un gran senso dell’umorismo, il tipo. Continuò a squadrarlo, come se fosse in attesa.
“E … Volevo scusarmi. Non era mia intenzione, ho solo eseguito gli ordini del mio capo.” Solo gli ordini del suo capo. Aveva una bella faccia, Ludwig, a tentare di giustificare le proprie azioni con una tale miserabile scusa.
“Non era tua intenzione, eh?” Finalmente parlò, Emma, sprezzante.
“Proprio no.” Prima ancora che la ragazza riuscisse a ribattere –voleva dirgli quel che pensava davvero di lui,  gridare contro il proprio odio e il proprio malessere, farlo sentire esattamente come si era sentita lei-, il ragazzo estrasse un mazzo di fiori, chiudendo di scatto gli occhi, quasi fosse impaurito da una possibile reazione della ragazza.
Il coltello cadde a terra con un tonfo metallico, Belgio perse la propria maschera di freddo astio, senza parole dalla sorpresa. E mentre guardava incredula il nemico, le venne da pensare che tutto ciò era così terribilmente ipocrita da farla stare ancora peggio.



NedBel- Severance (501 parole)

Emma puntò i propri occhi in quelli del fratello, e i due diversi verdi delle iridi contrastarono fra loro.
Spagna, di fianco alla ragazza, li osservava visibilmente preoccupato. I due fratelli Van der Wert rimasero così, in silenzio per svariati minuti, Jan con un’aria stupefatta e Belgio che ostentava una sicurezza che in realtà non aveva, seria come poche volte si era vista.
“Cosa … Cosa stai dicendo?” Azzardò l’olandese, spezzando quel silenzio così teso da sembrare infinito. Era immobile, a qualche passo dagli altri due, e la solita espressione indifferente si era lievemente sminuita, per lasciar posto a una traccia di incredulità.
“Andiamo. Torniamo a casa.” Ritentò, e la sua espressione tornò in parte simile a quella usuale, solo leggermente più accigliata.
“Io non mi muovo da qui.” Replicò Belgio, nascondendo la titubanza interiore con una smorfia falsamente sicura di sé. Spagna fece per dire qualcosa, ma la ragazza gli intimò silenziosamente il silenzio, prendendogli una mano e stringendola. Lo spagnolo sembrò capire il messaggio sottinteso in quella stretta, e non aprì bocca.
“Che diamine vai dicendo?!” Olanda incominciava a innervosirsi. Si sistemò la sciarpa con un gesto secco, facendo un passo verso la sorella. Emma tentennò, quasi intimorita dal fratello e indietreggiò impercettibilmente, trascinandosi dietro Antonio. Jan si fermò, mentre l’irritazione dentro di lui aumentava. A che diavolo di gioco giocava Emma?!
Strinse i pugni, senza dare segni troppo evidenti di ciò che provava in quel momento.
“Zus* …” Esordì, forse più duramente di quel che avesse voluto realmente, con un che di minaccioso nella voce roca.
“Voglio restare con Antonio, bruder.” Una luce tremolante negli occhi della belga. Cinque semplici parole, che lo colpirono come pugni, che faticò a elaborare con immediatezza.
Olanda avvertì quella frase quasi come un voltafaccia nei suoi confronti. Emma guardò altrove, socchiudendo lievemente gli occhi, interrompendo il legame che c’era tra i loro sguardi.
Rabbia, mista ad amarezza, andavano fondendosi nell’animo del giovane Van der Wert; stentava a credere che la sua sorellina –la sorellina che gli era sempre stata così legata, a cui aveva voluto così bene!- si stesse allontanando così bruscamente da lui.
E tutto per colpa di quello spagnolo, quel tizio mangia pomodori dall’aria ebete e lo stupidissimo accento iberico che lo infastidiva in maniera indescrivibile. Un tizio per cui non aveva serbato altro che ostilità, stava separando la sua cara sorellina da lui. Aveva una grandissima voglia di spaccargli il setto nasale in quel momento, ma si trattenne, facendo sfoggio di quella gelida calma che lo distingueva.
“Bruder* …!” Mormorò Belgio, a voce bassa e tremante, rialzando lo sguardo su di lui. Olanda le diede le spalle e la lunga sciarpa oscillò al suo movimento.
“JAN!” Lo chiamò ancora e ancora, mentre lui usciva da quella stanza, da quella maledetta casa, lasciando dietro di sé il suono della voce della sorella. Udì anche Antonio gridare il suo nome, ma lui continuò imperterrito per la sua strada, senza voltarsi indietro. Emma sarebbe tornata a casa. Presto o tardi l’avrebbe fatto.




SpaBel- Frozen Heat (404 parole)

Corse, Emma, corse attraverso la neve che avvolgeva tutto nel suo freddo e bianco manto, chiamando a gran voce il fratello.
I fiocchi candidi le cadevano sui capelli e l’aria pregna di gelo le pungeva la pelle pallida, cancellando i brevi respiri tiepidi della ragazza. Dove era andato? Dove?
Si guardava intorno, nel panico. Non voleva che finisse così, non voleva che il fratello se andasse e la lasciasse. Piangeva silenziosamente, ma le sue lacrime calde raggelavano a contatto con l’aria, fermandosi sulle sue gote arrossate. Perché si comportava così? Perché non poteva restare tutti e tre uniti, cercare perlomeno di andare d’accordo?
Trattenne un singhiozzo, mentre un brivido le attraversava la schiena. Aveva cercato di mostrarsi distaccata e sicura, era forse stato quello il suo errore?
Aveva cercato di celarsi dietro ad una maschera, di mettere a tacere la propria parte tentennante con una fredda e falsa ostinazione. Ma non era riuscita a reggere quando il fratello se n’era andato senza dire nulla e aveva lasciato cadere alcune lacrime, cercando comunque di trattenerle, immobile, cercando di fermare il fratello semplicemente chiamandolo. Non ricevendo risposta, si era precipitata fuori, lasciando finalmente che le lacrime le sfuggissero libere dagli occhi.
Continuava a guardarsi intorno, Emma, sperando di cogliere un’ombra, una sagoma grigia attraverso la neve.
“Emma!” La voce di Antonio la raggiunse, insieme a dei passi frettolosi che affondavano nella terra bagnata. La ragazza rimase immobile, fissando un punto di fronte a sé, con sguardo vuoto. Spagna si avvicinarono cautamente, quasi avesse paura di una sua possibile reazione. Belgio non si mosse e non diede segno di aver avvertito la sua presenza.
“Emma …” La chiamò ancora, ma lei non rispose. Non subito, almeno.
“Se n’è andato, Boss …” Lo disse con voce flebile, che lo spagnolo faticò a cogliere. Si avvicinarono maggiormente, osservandola apprensivo.
Lentamente si voltò verso di lui, Emma, con aria rattristata. Fu un attimo, e si buttò tra le sue braccia, piangendo, stringendolo forte.
“Se n’è andato!” Singhiozzò, affondando la faccia contro il petto del ragazzo. A Spagna non restò che rispondere al suo abbraccio, avvolgendola lievemente nel mantello che aveva indossato in fretta e furia, prima d’inseguire Belgio attraverso quei fiocchi di neve danzanti nel freddo vento d’inverno. Appoggiò il capo contro di quello della ragazza, mentre la medesima brezza glaciale li circondava.
Belgio chiuse gli occhi, stringendosi con forza al ragazzo. Non desiderava altro che quell’abbraccio in quel momento.
 

* Zus= "Sorella", in olandese.
*Bruder= "Fratello", in tedesco.

Image and video hosting by TinyPic
Hi people!  ~ Ciao a tutti!
Dopo qualche mese, Blair ritorna alla carica con una nuova raccolta! Che dire? Io sono fissata con le coppie crack, e qui ve ne propongo ben tre -tra cui una una possibile Incest-.
Penso di essere la prima a pubblicare qualcosa in merito alla Germania/Belgio o alla Spagna/Belgio. Sull'Olanda/Belgio non ne sarei così sicura, magari quacuno ha già scritto qualcosa su di loro e io non ne sono a conoscenza (?). Anyway!
Parliamo un po' delle tre storielle. Devo dire di averci lavorato su quasi un mese -se non di più- giusto perchè non avevo la più pallida idea di cosa scrivere.
La prima ad essere stata messa su carta, diciamo, è stata la GerBel. Qui, non sono sicura di aver mantenuto IC i personaggi (Chi se lo immagina Germania a sbandierare mazzi di fiori a random?), ma spero di sì. Vorrei specificarne il periodo, ovvero l'inizio della Prima Guerra Mondiale, quando la Germania ha invaso il Belgio, che si era reso neutrale.
Quindi mi sono immaginata un Doitsu (?), non troppo contento di ciò che ha fatto (?), che siccome è un gentleman (?) decide di scusarsi con Emma.
Specificazione inutile: Sì, Emma è Belgio e Jan è Olanda. E il loro cognome è Van der Wert, cognome preso tempo fa su comune accordo con una mia amica. -Fine sproloquio time-
Passando avanti. Per chi se lo fosse chiesto, sì, la NedBel e la SpaBel sono collegate. E sono anche miste, se devo essere sincera. Vabbbbbeh.
Entrambe ambientate nel periodo nel quale, nell'anime -o era nel manga? Mh-, Belgio resta con Spagna quando Olanda ottiene l'indipendenza.
Mi rendo conto che specialmente le prime due siano tutt'altro che allegre, così ho cercato di mettere qualcosa di un po' dolce nell'ultima, la SpaBel (Non ci sono riuscita. Eh, già).
Ad ogni modo, spero vi siano piaciute. So che nessuno shippa nessuna di queste coppie, ma spero non guarderete soltanto quello. (W LE SHIPPING CRACK, GENTE!)
Detto questo mi congedo, ringraziandovi per essere arrivati a leggere fino a qui! See ya! *sparge cuoricini ovunque (?)*


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: C h e s h i r e_