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Autore: Kira Kinohari    28/04/2013    1 recensioni
Kai appena uscito dall'ultimo incontro con Takao ha finalmente capito di doversi affidare a qualcuno, di non poter combattere solo per sé e quando gli si presenta l'occasione di mettere in atto ciò che ha appena imparato, se la fa sfuggire.
Cercherà di rimediare a modo suo, aspettando che il tempo faccia il suo corso e rimargini le ferite.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aya guardava il suo futuro marito dormire accanto a lei mentre la stringeva con le sue braccia forti ed ambrate. Era così bello che le dispiaceva lasciarlo nel suo letto come ogni mattina, ma non poteva perdere le sue abitudini, quindi scese dal letto con il più delicato dei modi esistenti, indossò la tuta e le scarpe da ginnastica e scese al parco. Era bello correre in mezzo al verde, ma quella mattina sentiva di avere bisogno di qualcosa di diverso, così prese il sentiero per il mare.
La brezza marina era qualcosa che le era mancato molto mentre viveva a Madrid, certo ogni estate approfittava della pausa dagli studi per passare un mese al mare, ma durante il resto dell'anno doveva stare senza. Respirò a pieni polmoni l'aria salmastra e riprese a correre.
“Aya!” sentì urlare. Dietro di lei c'era Takao, anche lui in tuta mentre correva.
“Ehi, Kinomiya, che ci fai qui?”
“Quello che fai tu.”
Corsero insieme per tutto il lungo tratto di strada che costeggiava la sabbia, poi tornarono indietro. Finalmente avevano un week-end di riposo, finalmente poteva riposarsi.
Quando tornò a casa Pedro l'aspettava davanti ad una meravigliosa colazione spagnola. Lei si sciolse, lo baciò poi mangiarono insieme qualcosa e decisero di dedicare l'intera giornata alla spiaggia.

Kai osservava le foto della sua adolescenza, non l'aveva mai svelato a nessuno, ma adorava sfogliare gli album di fotografie, adorava guardare com'era cresciuto, con quale gente attorno. Aveva tutte le foto del campionato, aveva intere pagine di giornale che parlavano di loro, poi aveva le foto di quando era andato a teatro, in Russia, In Italia, in America. Le aveva tenute tutte e non le avrebbe mai distrutte, erano il suo passato e il passato è quello che crea poi il tuo “io” futuro e presente.
Era strano a dirsi, ma era cresciuto ed era cambiato, era maturato in una maniera che non avrebbe mai pensato possibile e grazie ad una ragazza cocciuta che era riuscita a tenergli testa e che ora non poteva stare con lui, nemmeno voleva vederlo.
Kai sbuffò e posò l'album nel cassetto, poi scese in salotto e si sdraiò sul divano cercando qualcosa che potesse distrarlo alla Tv. Fu così che trovò per caso un film che lo attrasse. Secondo le informazioni, la storia era quella di un ragazzo innamorato fin dalle scuole di una sua amica, ma che non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo e ora si ritrovava con nulla in mano e la sua amica che le chiedeva di partecipare al suo matrimonio. Kai osservò incuriosito la storia, e nella sua testa si illuminò un'idea.
Prese velocemente il telefono e cercò un numero, poi chiamò.
“Pronto? Sì, sono Hiwatari. Ho un lavoro per te.”

Pedro stava immaginando di togliere il costume alla sua bellissima futura moglie quando le suonò il telefono. Era una chiamata che arrivava dalla BBA, sapeva benissimo che suo fratello era lì perchè aveva organizzato un piccolo campionato per bambini, per farli svagare un po' durante il pomeriggio.
“Pronto?”rispose lei, preoccupata “Cosa? Sì, vengo subito.”
“Dove vai?” chiese Pedro, mentre guardava la rossa con una strana voglia.
“Alla sede. È successo un bordello con un genitore ed un bambino. Devo andare a vedere prima che Jake perda la pazienza.”
Aya indossò il lungo pareo e si diresse verso la sua azienda con il fidanzato al seguito. Quando arrivarono lui l'aspettò in sala d'attesa mentre lei discuteva nel suo ufficio con un signore alto e grosso.
“Mi dispiace molto, signore, ma queste sono le regole. La BBA non accetta nessun bambino inferiore ai cinque anni perchè prima è troppo presto. Il bey è un gioco e come ogni gioco c'è un'età apposita.”
“Bene, allora ci iscriveremo nell'altra società”
“Quale società?”
“La HBA, dove accettano bambini di ogni età.”
“Fate pure, ma non sarò io la responsabile della salute di suo figlio.” rispose lei irritata prima di uscire dal suo studio e lasciare l'edificio.
Quando tornarono a casa lei si mise subito a cucinare, era così nervosa che avrebbe fatto a pezzi il diretto interessato, come una zucchina, lo avrebbe stritolato come un piccolo pezzo di pesce col riso attorno. Non poteva sopportare che mettesse a rischio la vita di giovani bambini solo per il suo gusto di vincere. Non poteva accettarlo.
Pedro le si avvicinò facendo sparire una mano sotto il pareo, mentre con l'altra cercava di circondarle la vita.
“Por favor, Pedro. No.”
“¿Qué pasa?”
Lui voleva sapere cosa succedeva, ma lei non aveva la minima intenzione di rispondergli.
“Nada, pero tengo que cocinar.”
Lui la lasciò in pace ed entrò in bagno con la scusa di una doccia.
Anche il resto della domenica lo passarono separati, con lei ancora nervosa che non aveva bisogno affatto di presenze, ma solo di un po' di solitudine. Mentre lui guardava i film sui canali inglesi, visto che il giapponese ancora non lo capiva, lei rimaneva a letto a girarsi tra le coperte, pensando e ripensando a cosa dovesse fare. Quando il telefono squillò rispose praticamente subito, visto che lo aveva appena preso per chiamare suo fratello.
“Pronto?” ”Ciao, sono io.” rispose Jake dall'altra parte della linea.
“Stavo per chiamarti.” disse lei, prima di raccontargli quello che era successo il giorno prima.
”TI prego, non andare a casa sua. Se vuoi andare a urlargli in faccia quanto stronzo sia, beh, fallo, ma nel suo ufficio, dove ci sono testimoni e non può farti niente” nonostante Aya sapesse che Kai non le avrebbe fatto nulla, lo promise a suo fratello e continuò a stare nel letto, leggendo un libro.

Il lunedì finalmente era arrivato, non sopportava di dover stare a casa senza fare nulla, per fortuna la sera prima Ray era passato a trovarlo, chiedendogli come si sentiva. Naturalmente si stava riferendo ad Aya, e così lui gli aveva raccontato il suo piano. Ora aveva una spia all'interno, forse due, se riuscivano a coinvolgere anche Takao.
Il telefono squillò in quel momento, Kai rispose sicuro di sentire il suo amico, in realtà era solo la sua segretaria che lo avvisava di una visita per lui.
“Faccia passare.” disse, poi riattaccò e si sistemò meglio sulla sedia.
Quando vide la bellissima ragazza con i capelli rossi entrare quasi cadde dalla sedia. Indossava un abito sbracciato elegante, a pois. Era bellissima e anche arrabbiata.
“TU, come ti permetti” urlò.
Non poteva averlo già scoperto!
“Non so di cosa tu stia parlando.” rispose lui.
“Sei un approfittatore!”
“Ma cosa stai dicendo, Aya?”
“Lo sai bene. Far iscrivere bambini inferiori ai cinque anni ti sembra giusto? Solo per i soldi? Non capisci quanto sia pericoloso se i loro genitori, per mania di potere, volessero comprargli un bey potente e loro finissero sopraffatti dalla forza della trottola?”
Kai era attonito, non aveva scoperto nulla, ma perchè lo stava incolpando di quello?
“Non capisco perchè tu sia venuta a insultarmi.”
“Perchè proprio tu dovresti sapere quanto un bambino è attratto dall'essere migliore, soprattutto se è piccolo in un gruppo di grandi. Per questo alla BBA c'è un età minima che non va mai sotto i cinque anni! Lo capisci, Kai? Capisci il pericolo in cui metti quei bambini? È lo stesso pericolo in cui tuo nonno ha infilato te quando ti ha portato in quel fottuto monastero in Russia.”
Era scurrile quando si arrabbiava, non riusciva proprio a tenere i termini, ma era sexy. Però il fatto che lei stesse sempre lì con il dito pronto a giudicarlo lo faceva irritare.
“Come ti permetti di entrare nel mio ufficio a dirmi questo?”
“Cosa?”
“Ah, ora capisco!” urlò lui, indicandola “Tu sei così arrabbiata perchè nonostante sposerai lui vuoi me!”
“COSA STAI DICENDO!” ruggì lei, furiosa.
“Oh, certo, lo sappiamo entrambi che la tua furia repressa arriva dagli ultimi quattro anni passati fuori dal mio letto. Insomma, tu mi ami, Aya, e non puoi ammetterlo perchè hai deciso di sposare un insipido contabile spagnolo che si chiama Pedro.”
“Non stiamo parlando di noi, lo capisci? Parliamo di vite umane, di bambini indifesi.”
“Parliamo un po' di tutto, Daitenji.”
“Sei un bastardo.” urlò lei, prima di sparire.

Aya voleva correre, ma il vestito aderente e i tacchi glielo impedivano così si limitò ad aumentare il passo e rifugiarsi al mare, sicura che nel moto delle onde avrebbe trovato un po' di tranquillità. Si diresse velocemente verso la spiaggia quasi avesse un bisogno fisico di essere là.
In quell'esatto momento Kai riceveva una chiamata.
”Sappiamo dov'è lui, la tua collaboratrice è stata avvisata.” la voce di Ray era risuonata strana, lui lo prese in giro spiegandogli che non erano in un film di spionaggio, poi ringraziò e chiuse la comunicazione tornando al suo lavoro cercando di non pensare alla ragazza che era da poco andata via e che l'aveva fatto arrabbiare ed eccitare nello stesso tempo.
Quando la rossa arrivò al mare si sentì in paradiso, si sedette sul muretto di pietra e osservò le onde colpire la sabbia, come amanti possessivi ed aggressivi.
“Ehi, vieni qui!” sentì dire ad una voce femminile. Aveva un tono scherzoso, quasi stesse giocando con qualcuno, Aya scommise che stavano sicuramente flirtando, così per ricordare i tempi in cui succedeva anche a lei si voltò. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, riusciva persino a vedere Pedro, che correva e che baciava la ragazza.
Ma quello era proprio Pedro e stava baciando una ragazza abbronzata con strani capelli color carta da zucchero. Lei conosceva quella ragazza.
“Bravo.” sussurrò, ma lui la sentì ugualmente, come se potesse percepire la sua presenza.
“Aya, no aspetta, Aya non è come pensi.”
“Io pensavo che fossi più sincero.”
“Ma è stata lei”
E intanto la lei che gli si era strusciata ben bene addosso mentre si baciavano era sparita.
“Certo, Ming-Ming ti è saltata addosso. Ti ho sempre detto quanto la odiassi. Sei uno stronzo.”

Takao se la rideva con Ray, sicuramente erano riusciti ad aiutare il loro amico, anche se Pedro e Aya stavano bene, beh, naturalmente loro tifavano per Kai. All'altro capo del telefono Max rise, poi chiese di essere aggiornato sulle novità e tornò al lavoro. In quello stesso momento la ragazza entrò nella sede, aveva pianto sicuramente si vedevano i suoi occhioni rossi, ma non sapevano perchè. Come aveva fatto a scoprire? Il professore ancora non era tornato con le foto che incastravano Pedro, quindi quelle lacrime per cos'erano?
Takao le corse dietro fino al suo ufficio, poi entrò dopo di lei e l'abbracciò.
“Che succede?”
“Cosa?”
“SI vede lontano un miglio che hai pianto.”
“Pedro, lui stava... stava con un'altra.”
Takao era rimasto sconvolto, si fece raccontare la storia e tutto gli parve più chiaro.
“Quindi piangi anche perchè sei irritata da Hiwatari.”
“Perchè mi va sempre tutto male?”
“Magari questa cosa con Pedro si aggiusta, no?”
“Si aggiusta? L'ha baciata!”
“Però vi state per sposare. Dovreste parlarne!”
Takao aveva ragione, avrebbero dovuto parlare, d'altronde se avevano deciso di sposarsi c'era un perchè, giusto? In quel momento però Aya era confusa, irritata, triste. Non era il momento di decidere, solo di buttarsi sul lavoro per distrarsi.
La pausa pranzo l'avrebbe volentieri saltata, ma Takao e Ray la portarono fuori, per tirarla un po' su di morale, d'altronde si erano affezionati a quella ragazza. Per loro sfortuna il professore arrivò in quel momento con le foto tra le mani.
“Ragazzi non posso consegnarle io a Kai, non mi fanno entrare.”
“Certo, dopo quello che sei riuscire a fare con il pc in quell'azienda.” disse Takao, prendendo le foto e infilandole nella giacca il più velocemente possibile. “Gliele porterò io” aggiunse prima di ritornare dalla rossa e accompagnarla a mangiare.
“Che foto sono?” chiese lei.
“Alcune foto vecchie di noi tutti insieme.”
“Oh, che bello. Voglio vederle.”
“No. Eravamo in condizioni... Ehm, preferirei che rimanessero segrete” rispose Ray, trovando la scusa più alla mano che gli venne alla mente.
Aya sorrise, immaginandosi una serata in loro compagnia, all'età dei diciotto anni, l'età delle follie. Le vennero in mente le serate passate a guardare sorgere il sole, al mare d'estate, sui tetti dei palazzi, d'inverno. Stretti con gli amici per non sentire freddo. Le vennero in mente le nottate passate ad interrogarsi, con tazze enormi di caffè all'italiana, le vennero in mente le feste folli del post-laurea. Tutto quello la fece sentire calma, dopo quella mattinata.
“Era così bello essere giovani e senza responsabilità.” sussurrò

Quando tornò a casa Pedro la stava aspettando sul divano, aveva tra le mani alcune foto, c'erano Ming-Ming e Kai che si stringevano la mano poi lui le dava dei soldi. Poi le mostrò un video in cui lui la ringraziava per il suo aiuto.
“Non capisci che è stato quello ha ingaggiarla per baciarmi?”
“Non può essere caduto così in basso!”
Eppure era l'unica spiegazione, Kai aveva fatto quello per averla? Come si era permesso?
Aya era di nuovo furiosa, però le cose tra lei e Pedro sembravano risolte.
“Vado a prendere qualcosa per stasera. Stai qui, ok? Non andare a litigare con nessuno, domattina andrò io da quel verme.”
“Ok.” rispose lei, continuando a pensare a come avesse fatto a diventare quel tipo di persona, il suo vecchio amore.
Mentre era sola, nell'attesa del ritorno del suo fidanzato, fu attratta dal suo pc acceso, lo prese e iniziò a navigare in rete, lesse qualche notizia, controllò il meteo, poi ad un certo punto fu richiamata da una icona intermittente, cliccò due volte e le si aprì una pagina di chat. Dall'altra parte qualcuno aveva scritto.
Ciao torero, quando pensi di tornare dal Giappone? Mi manchi tanto. Gli ultimi due mesi sono stati così belli che ora non faccio che pensarti. Torna presto.
“Kai ha davvero esagerato” pensò Aya, mentre cercava il tasto della video chiamata. Avrebbe smascherato quell'essere in un secondo.
Quando la chiamata partì la ragazza si sentì impavida, ma vedere il viso della bionda dall'altra parte dello schermo la lasciò sconvolta. Era la collega di Pedro, gliel'aveva presentata l'anno prima, dicendole che aveva marito e figli e che comunque non aveva nessun interesse per lei. Questo Kai non poteva saperlo, quindi era tutto vero.
“Puttana.” disse, prima di chiudere la finestra e la comunicazione.
Curiosa, iniziò a leggere tutte le conversazioni precedenti, c'era tanto di quel marcio da riempirci una casa e all'improvviso si sentì grata a Kai, grata perchè infondo gli aveva fatto capire che il suo uomo era un finto perfetto ragazzo.
Quando Pedro rientrò in casa la prima cosa che vide fu la sua valigia in salotto.
“Partiamo?” le chiese, posando i due contenitori di cinese.
“No, parti solo tu. Torni da Marìa, così potete fare tutte le vostre porcherie senza il disturbo di pensare a me.” rispose lei, spingendo la valigia in corridoio e indicandogli la porta.
“Cosa stai dicendo?”
“Che ho scoperto tutto di voi due. Sai, pensavo che quando mi hai chiesto di sposarti e mi hai promesso che non sarebbe più successo, fossi sincero. Pensavo davvero che la tua smania di far entrare donne nel letto fosse passata con me, ma a quanto pare mi sono solo fatta prendere in giro e sai bene come mi rode questo visto quanto sono orgogliosa, quindi non rendere tutto più piacevole per me e vai direttamente fuori da casa mia.”
“Aspetta, Aya, possiamo parlarne.”
“FUORI” tuonò lei.
Il suo tono non ammetteva repliche. Era finita.
  
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