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Autore: taisa    17/11/2007    8 recensioni
Una nuova minaccia, un nuovo pericolo, l’unico modo per uscirne è… insieme
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ROYAL HOUSEHOLD

ROYAL HOUSEHOLD

*

Non ci sono dubbi

*

“Mamma, hai visto la mia maglietta azzurra?” le chiese il ragazzo raggiungendo la donna in salotto.

Bulma alzò il capo dal suo trafficare con una valigia per incrociare lo sguardo del figlio “Quale maglietta azzurra?” gli chiese perplessa.

Trunks si grattò il capo “Quella con lo stemma della Capsule Corporation sul taschino” spiegò additandosi sul torace nel punto in cui, teoricamente, si trovava la tasca in questione.

La donna sembrò pensarci un istante adagiandosi una mano al mento nel tentativo di ricordarsi la maglietta in questione, “Ah, sì” esclamò infine dopo averla focalizzata.

Si alzò guardando negli occhi il ragazzo “Hai provato a guardare tra i panni stirati?” gli chiese incrociando le braccia.

Trunks annuì “Sì, ho guardato, ma non l’ho trovata” rispose con una smorfia.

La madre sospirò “Strano, ero convinta di averlo già fatto. Allora sarà tra quelli da stirare, hai guardato anche lì?” gli chiese poi adagiandosi, nuovamente, una mano al mento.

L’espressione di Trunks si fece lievemente imbarazzata “Ehm…no” ammise, Bulma lo guardò con quell’aria saccente che aveva ogni qualvolta sapeva di aver ragione “Allora deve essere lì, non ti pare?” affermò con una punta d’ironia.

Il ragazzo sorrise sforzatamente “Già, hai ragione” confermò girando i tacchi con l’intenzione di andare a recuperare la sua maglietta.

“Trunks” lo richiamò la madre adagiandosi le mani ai fianchi “Già che ci sei recupera anche un paio di maglioni. Fa freddo al Nord” gli fece presente “Non vorrei che ti ammalassi” aggiunse successivamente in modo materno.

Il ragazzo annuì “Va bene” concordò facendo un passo verso la porta.

Un grugnito proruppe nella conversazione, costringendo madre e figlio a voltarsi.

Bulma inarcò seccata un sopracciglio “Cos’hai da lamentarti tu?” brontolò osservando il giornale, dietro la quale, era nascosto l’autore del commento.

Il quotidiano si abbassò mostrando il volto seccato dell’uomo “Non è un moccioso” le ricordò lui accigliando lo sguardo.

Bulma gli puntò un dito contro “Stammi a sentire simpaticone! Prima di tutto mi sembra naturale preoccuparmi per mio figlio, e come seconda cosa, scusa tanto se non siamo tutti resistenti al freddo come te!” brontolò guardandolo nervosa.

Il sorriso di Trunks si fece più sforzato, osservando quella che sarebbe diventata presto una delle solite sfuriate tra i suoi genitori.

Vegeta ringhiò infastidito “Un’altra debolezza di voi terrestri” decretò sparendo nuovamente dietro il giornale che stava leggendo.

La donna punto un piede “Come scusa?!” mormorò infastidita, voltandosi di scatto verso il figlio “E tu che aspetti?! Vai a prendere dei maglioni da mettere in valigia!” ordinò tornando al consorte con aria minatoria, che nel frattempo aveva smesso di prenderla in considerazione.

Trunks non se lo fece ripetere due volte.

Prima che la sfuriata della madre cominciasse a perforargli i timpani schizzò fuori dalla stanza diretto alla lavanderia, nella speranza di recuperare la maglietta, e qualche maglione, o il freddo sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi.

Una volta al sicuro nel corridoio sospirò profondamente, senza più badare agli strepiti che giungevano dalla stanza da cui era appena uscito.

“Ciao Trunks” lo salutò una voce proveniente dalla direzione opposta.

Il ragazzo alzò il capo “Ehilà, ciao piccola, pensavo fossi uscita, che ci fai qui?” la salutò di rimando appoggiandole una mano sulla testa.

La ragazza sbuffò “Cea mi ha dato buca” brontolò evidentemente non troppo entusiasta della situazione.

Trunks rise divertito “Non prendertela” cercò di rincuorarla, guadagnandosi, però, un’occhiataccia assassina.

“Non è giusto, io volevo andare al centro commerciale” lagnò incrociando le braccia.

Il giovane si lasciò sfuggire una risatina divertita, ma lo sguardo fulminante che gli fu nuovamente lanciato lo fece pentire di averlo fatto.

“Cosa ci trovi di tanto divertente!” sbottò lei crucciando lo sguardo, costringendo Trunks ad un salvataggio estremo.

Scosse la mani nel tentativo di tranquillizzarla “Nulla, è che a volte mi ricordi la mamma, Bra” si giustificò stabilendo la similitudine che aveva appena constatato tra le due.

Bra inarcò un sopracciglio, indecisa se incenerire definitivamente il fratello o se ritenere quell’affermazione un complimento.

“A proposito…” esordì infine adagiandosi le mani ai fianchi “Dov’è la mamma?” chiese infine avendo mentalmente risolto tutti i suoi problemi.

Trunks le additò il salotto “Segui gli urli” scherzò divertito, percependo ancora gli schiamazzi che giungevano dalla direzione appena indicata alla sorella.

Bra seguì con lo sguardo, e con l’udito, le indicazioni del fratello, sbuffò “Uffa, ma non si stufano mai di litigare?” brontolò senza neanche domandarsi chi fosse la malcapitata vittima della furia materna.

Il fratello le adagiò una mano sulla spalla “Ormai dovresti saperlo. Loro si divertono” concluse facendole l’occhiolino.

Bra lo guardò perplessa “Sarà, ma i genitori delle mie amiche non lo fanno mai” rispose scettica.

Trunks le passò un braccio sulla spalla “Andiamo sorellina” disse alzando l’indice di una mano “I nostri sono una categoria a se stante di genitori” le fece presente con un sorriso “Più unici che rari oserei dire” aggiunse poi divertito.

Bra non poté fare a meno di ridere all’affermazione del fratello, permettendogli di cambiare la direzione del suo obbiettivo.

“Allora Bra, perché non lasci i nostri strampalati genitori al loro divertimenti e vieni ad aiutarmi a fare le valige?” le chiese indirizzandola verso la lavanderia.

La ragazza lo guardò con aria furbesca e porgendogli il palmo di una mano “Questo varrà un contributo fratellone” ne approfittò subito facendogli capire quale fosse il suo obbiettivo.

Trunks si fermò al centro del corridoio “Cosa?! Piccola peste!” le urlò contro senza cattiveria, mentre la sorella lo anticipò di qualche passo mostrandogli la lingua.

*

Il cielo era nero e stellato quella sera.

Tutte quelle piccole luci contribuivano a rendere immensa e sconfinata quell’enorme superficie nera che copriva il capo degli abitanti della Terra.

Ad osservarle sembravano vicine, molto vicine, vicinissime, ad un palmo dal naso…

Un enorme boato e la terra tremò, creando sulla sua superficie un cratere.

Una densa nuvola bianca ne avvolse l’interno, mentre uno strano e silenzioso suono terminò con un tonfo.

Diradata la polvere che su era alzata era visibile quella singolare sfera che troneggiava al centro perfetto del cratere.

Lo sportello aperto, e una mano si appoggiò all’esterno dell’apertura, mentre un individuo dalla corporatura piuttosto piccola uscì da essa.

Si guardò attorno premendo il tasto di un oggetto posto sopra l’occhio sinistro “Questa sarebbe la Terra” mormorò parlando tra sé.

Non si scompose quando un altro boato spezzò il silenzio che si era creato.

Così come aveva appena fatto lui, un altro alieno, dalla corporatura robusta, uscì dalla sua navicella sferica compiendo lo stesso gesto del primo.

“Sei sicuro che si sia stabilito su questo insulso pianeta?” chiese il secondo visitatore guardandosi attorno e consultando i dati che gli venivano forniti dall’oggetto.

Qualche attimo di silenzio “Non ho dubbi” rispose infine il primo.

Il secondo alieno affiancò il compagno senza distogliere la sua attenzione dallo scouter “Ah, se è così non ha una gran forza combattiva” constatò spegnendo lo strumento.

L’alieno più piccolo incrociò le braccia “Quel tipo è furbo” mormorò tra sé alimentando la curiosità dell’altro.

“Forza” annunciò infine “Raggiungiamo il Dottor Obre, ci starà aspettando” ordinò alzando i piedi dal suolo.

L’altro annuì sollevandosi a sua volta dal terreno.

Un secondo più tardi e i due erano già puntini nel cielo stellato.

*

“Allora?! A che ora te ne vai domani?” gli chiese con un enorme sorriso, appoggiando una ciotola d’insalata sul tavolo.

Sbuffò sonoramente “Non vedi l’ora che me ne vada, dico bene, furbetta?” brontolò il ragazzo dopo aver adagiato alcune posate al loro posto.

Bra si afferrò le mani sfoggiando il suo sguardo angelico “Ma no fratellone, cosa te lo fa pensare?” disse evidentemente falsa.

Trunks si limitò a guardarla con una smorfia per alcuni secondi.

“Trunks, vuoi che ti prepari dei panini?” interruppe la discussione la madre intenta a preparare la cena.

Il ragazzo sembrò pensarci su per un secondo “Trunks, mi porti dei souvenir dal Nord?” insistette la ragazzina, distraendolo dalla risposta che doveva dare alla madre.

Trunks guardò prima la madre, poi la sorella, entrambe in attesa di una risposta, annuì “Sì, grazie mamma” rispose alla prima volgendosi poi alla ragazza.

Le appoggiò una mano sulla testa “Vedrò cosa posso fare piccola. Visto che oggi non sei riuscita ad andare al centro commerciale, ti farò un regalo io” le promise strizzandole l’occhio.

“Evviva! Sei il migliore fratellone, l’ho sempre saputo” festeggiò l’altra euforica, “Bra, non sei riuscita ad andare al centro commerciale oggi?” le chiese la madre, giunta ora a conoscenza della notizia.

Bra scosse la testa “No” mormorò mogia “Però domani potresti accompagnarmi tu!” stabilì entusiasta.

Bulma la guardò riempiendo uno dei piatti da servire “Non posso tesoro, domani ho parecchio da fare” disse spezzando l’entusiasmo della figlia, “Perché non chiedi a tuo padre?” “No” fu la risposta immediata e perentoria del genitore.

La ragazza volse lo sguardo verso il padre, che non mutò minimamente la sua espressione da quella accigliata che aveva solitamente, “Ti prego papino” lagnò la figlia sfoggiando la sua arma mortale, gli occhi dolci.

“Ho detto di no” fu l’irremovibile risposta che ottenne nuovamente, “Vacci da sola se proprio ci tieni” brontolò risoluto.

Vegeta si avvicinò al bancone della cucina rubando uno dei bastoncini di pesce serviti in uno dei piatti che Bulma stava servendo “Vegeta!” lo rimproverò lei adagiando le mani ai fianchi, nella sua classica posa battagliera.

*

Un albero scosse le sue foglie, un ramo si mosse leggermente, ed una figura si materializzò su di esso.

Un altro ramo vibrò vistosamente, e una nuova sagoma apparve sulla piccola diramazione.

Entrambi gli sguardi rivolti a quell’unica finestra illuminata della grande casa dalle mura gialle.

“E’ lui?” domandò il gigante al suo compagno di viaggio.

“Sì, è lui…non ci sono dubbi” decretò serio.

*

CONTINUA…

*

*

  
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