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Autore: Umbry    29/04/2013    3 recensioni
Tre persone che apparentemente non hanno niente in comune, ma che condividono molto più di quel che potrebbero pensare.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Giriko, Gopher, Justin Law, Noah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il contatto con il muro e il pavimento lo faceva sempre gelare da capo a piedi, ma quell'insensibilità fisica gli trasmetteva un minimo di apatia di cui in quel momento sentiva di non poter fare a meno per non perdere quel minimo di sanità mentale che gli era rimasta. Non era sicuro di quanto tempo avesse passato ad aspettare fuori dalla cella dello shinigami, ma si sentiva talmente intirizzito che probabilmente, quando finalmente Noah ne fosse uscito, non sarebbe riuscito a muoversi.
Perché ci stava mettendo tanto? Perché quel dannato shinigami non poteva stare nel libro come tutti gli altri pezzi della collezione di Noah, perché doveva attirare tanto la sua attenzione, e sottrarla a lui, che gli era sempre rimasto accanto e l'aveva servito al meglio delle sue possibilità? Non riusciva a capire, e testardamente continuava a farsi le stesse domande che non avevano risposta.
Prima che riuscisse a realizzarlo, la porta della cella si aprì con uno scatto. Gopher fece in tempo ad alzare la testa, e si ritrovò addosso lo sguardo impassibile del suo padrone.
"Noah-sama." In tutta fretta, cercò di alzarsi in piedi, per poi perdere subito l'equilibrio e ritrovarsi a reggersi sul muro alle sue spalle. Le gambe gli facevano male per via della posizione assunta troppo a lungo e a stento riusciva a stare in piedi, ma cercò di resistere e fare finta che fosse tutto a posto.
L'uomo non fece una piega, e si guardò intorno visibilmente spazientito. "Non mi sembra di averti mandato a chiamare."
Gopher trattenne il respiro, esitando primo da rispondere. "No, non l'avete fatto, Noah-sama. Io… volevo solo…"
In realtà non lo sapeva nemmeno lui. Voleva solo vederlo, e rendersi utile per rimediare al suo recente fallimento nel catturare Maka Albarn, non aveva assolutamente pensato che la sua presenza potesse essere sgradita a Noah. Gli sembrava stupido, ora, averlo aspettato là tutto quel tempo.
"Adesso non ho tempo per starti dietro," disse l'uomo, rompendo il silenzio. "Mi sembra di averti già detto che non mi piace essere disturbato se non strettamente necessario."
Era vero, probabilmente. Gopher tendeva a dimenticarsi fin troppo spesso della natura del rapporto tra lui e Noah, e questo non faceva che provocargli ogni volta una sofferenza che non riusciva a sopportare. Perché non aveva tempo da dedicargli quando avrebbe potuto semplicemente dedicare meno tempo allo shinigami? "I- io volevo solo fare qualcosa di utile per voi," mormorò tutto d'un fiato, senza nemmeno pensarci.
Noah sospirò. "Prima di pensare a fare qualcosa di utile dovresti aspettare di riprenderti dalla tua ultima missione," disse, dando un'occhiata al punto in cui il gilè di Gopher era tagliato. "Se proprio vuoi fare qualcosa, tieni d'occhio Justin e Giriko. Potrei avere una missione da affidargli presto."
Il ragazzo si morse il labbro nervosamente, portandosi la mano nel punto in cui aveva ricevuto quell'umiliante ferita. Tutta colpa di Maka Albarn. Strinse le mani in pugni, le unghie che si conficcavano sempre di più nei palmi. Avrebbe voluto obiettare, ma sapeva che Noah aveva ragione, e preferiva illudersi che quello fosse il suo modo di mostrarsi preoccupato per lui. "Va bene, Noah-sama."
L'uomo gli fece un cenno veloce, prima di incamminarsi verso il suo studio senza aggiungere altro. Gopher aspettò che fosse scomparso dal suo campo visivo prima di reagire. Cercò di muoversi, ma il formicolio alle gambe e un improvviso capogiro lo fecero finire ancora una volta con la schiena contro il muro. Si rese conto di stare tremando, ma non era sicuro se fosse per il freddo o per la rabbia; si sentiva gelare ovunque, e se prima non gli era pesato affatto, ora ne sentiva gli effetti tutt'altro che piacevoli. Tirò su con il naso, facendo scorrere le mani sulle braccia per scaldarsi un minimo, fissando la porta della cella davanti a lui. Sentiva il bisogno di sfogare la sua frustrazione in qualche modo, ma non pensava che avrebbe avuto le forze di prendersela con lo shinigami, ora. Questo non gli impedì di riprendere a stringere i pugni finché non si rese conto che i palmi avevano iniziato a sanguinargli. Gli diede uno sguardo distratto, mentre aspettava che il formicolio alle gambe svanisse del tutto. Non era la prima volta, era successo tante volte in quell'ultimo periodo, e ormai non gli faceva neanche più tanto male.
Prendendo il respiro, raccolse le forze per allontanarsi dal muro. Si diresse al piccolo bagno per sciacquarsi via il sangue dalle mani, l'acqua fredda che contro le sue mani sembrava quasi tiepida. Percorse il lungo corridoio in pietra fino ad attraversare la porta laterale di accesso alla chiesa. Il silenzio regnava sovrano, cosa che gli fece supporre che Giriko e Justin non si trovassero là. Gopher continuava a non capire perché Noah avesse ritenuto utile la loro collaborazione. Nonostante li evitasse come la peste, sapeva che Justin aveva lasciato la DWMA per venerare il kishin e che Giriko era stato un sottoposto di Arachne ed era costantemente ubriaco, rabbioso o entrambe le cose insieme. Inoltre, sembrava che entrambi si divertissero ad attaccare briga l'uno con l'altro e talvolta addirittura ad azzuffarsi distruggendo qualunque cosa gli capitasse a tiro. Certo, al momento avevano gli stessi nemici, ma Gopher non li considerava assolutamente affidabili. La cosa però non sembrava turbare assolutamente Noah, e questo non faceva che incrementare l'astio che il ragazzo provava nei loro confronti. Si sentiva minacciato dalla loro presenza, e ingiustamente, dal momento che nessuno avrebbe fatto per il suo padrone quello che avrebbe fatto lui.
Stava attraversando la navata principale della chiesa, quando il portone si spalancò davanti a lui, con tanta violenza da produrre un boato che rimbombò per tutta la sala. Gopher si fermò sul posto e tremò leggermente per l'improvvisa ondata di aria gelida che arrivava dall'esterno, alzando con calma lo sguardo. Non aveva bisogno di guardare per sapere di chi si trattasse. Fece una smorfia, mentre incontrava gli occhi di Giriko. L'uomo chiaramente non si aspettava di vederlo là, e digrignò i denti in risposta. "Ma guarda un po' chi c'è."
Justin comparve dietro di lui, e con un'aria seccata si premurò di chiudere il portone.
"Sarebbe carino se la piantassi di entrare in quel modo ogni volta," disse Gopher, incrociando le braccia. "Questo posto è già abbastanza freddo senza che tu contribuisca."
"Ah?" Giriko alzò un sopracciglio, irritato. "Non hai altro di meglio da fare che venire qui a rompere le palle? Perché non vai a prendertela con lo shinigami come al solito?"
Il moro alzò gli occhi al cielo, stringendosi nelle spalle. Come se avesse voluto avere qualcosa a che fare con lui. "Sono qui solo perché me l'ha ordinato Noah-sama. Pare abbia qualcosa da farvi fare."
"Il tuo padroncino si è già stancato di te, eh?" si affrettò a rispondere Giriko, con un sogghigno. "Devi aver fatto proprio cagare contro quella troietta. Se ci fossi andato io sono sicuro che l'avrei fatta a pezzi nel giro di due minuti."
"Vaffanculo," disse Gopher a denti serrati. Istintivamente, fece un passo in avanti, ma cercò di trattenersi dal reagire fisicamente. L'accumulo di rabbia cominciava a fargli girare la testa, e sentiva che si fosse scagliato contro Giriko in quelle condizioni probabilmente si sarebbe ritrovato con uno o più arti in meno.
"Piantatela, voi due," s'intromise Justin, oltrepassando entrambi con passo spedito.
"Tutto qui?" La motosega lo ignorò di sana pianta. "Cos'è, senza il tuo Noah-sama che ti protegge non fai più tanto lo sbruffone? Come se gliene importasse qualcosa, poi, se crepi o meno."
L'uomo riprese a camminare, spintonando Gopher via dal suo percorso. Il ragazzo non fece nemmeno in tempo di realizzare quello che gli era stato detto che si ritrovò a urtare violentemente una delle panche alla sua destra. Inizialmente, percepì il dolore fisico, ma questo venne quasi immediatamente soppiantato da un nuovo impeto di rabbia che stavolta sapeva che avrebbe faticato a controllare. Ogni messa in discussione della sua importanza nei confronti di Noah era come una coltellata al petto, ma si rifiutava di riconoscere che le parole dell'uomo fossero anche solo lontanamente vicine a quello che lui temeva più di ogni altra cosa. Barcollò mentre cercava di rialzarsi, e lanciò uno sguardo verso Giriko, che ora gli dava le spalle. In quel momento, non pensava ad altro che a dimostrare all'arma che si sbagliava, e nel modo più doloroso possibile. L'adrenalina che prese a scorrergli nelle vene gli fece pulsare dolorosamente la testa, ma cercò di ignorarlo e di scatto si lanciò contro la schiena di Giriko, le sue ali che si stagliarono dal suo polso con il solo scopo di ferire. Sarebbe stato troppo facile, pensò, quando l'altro bloccò il suo attacco con facilità e lo spinse via con un calcio. Gopher venne sbalzato indietro e crollò infine sul pavimento, ma venne raggiunto poco dopo dall'uomo.
"Codardo di merda," ringhiò Giriko, afferrandolo per il colletto. "Pensi davvero che bastino simili giochetti per cogliermi di sorpresa?"
Justin si voltò in quel momento, per niente sorpreso della scena che gli si presentò davanti. Sospirò, mentre si sedeva su una delle panche, vagamente divertito dallo "spettacolo" offerto da quei due. "Giriko, non ridurlo troppo male. Non si sa mai come potrebbe reagire Noah."
"Credi davvero che gliene sbatta qualcosa?" esclamò in tutta risposta l'altro, scuotendo Gopher mentre parlava. "E poi è stato questo stronzetto ad attaccarmi alle spalle!"
"Non ti sento," Justin scrollò le spalle, senza aggiungere altro.
Giriko digrignò i denti per la rabbia. Detestava quando il biondo lo ignorava in quel modo, e stava per voltarsi e insultarlo, quando si rese conto che il ragazzo sotto di lui non sembrava reagire da un po'. Lo sollevò per dare uno sguardo al suo viso, prima di scuoterlo un paio di volte, senza ottenere alcuna reazione. Non gli sembrava di aver messo troppa forza nel calcio, anche se, non essendo esattamente sobrio, non ricordava con esattezza. Forse aveva esagerato. Possibile che il sottoposto di Noah fosse così dannatamente fragile? Si voltò verso Justin con una smorfia.
"Forse l'ho ammazzato," disse, scandendo bene le parole in modo che l'altro potesse capirlo.
"Giriko," fu l'unica cosa che Justin riuscì a dire a denti stretti, prima di alzarsi e correre verso di lui. Si aspettava di trovare uno spettacolo macabro sotto Giriko, come già aveva avuto modo di vedere altre volte. Ma Gopher era solo steso a terra senza la minima traccia di sangue o di arti mozzati, e la cosa non poteva che essere rassicurante.
"Fa' vedere," gli disse, avvicinandosi.
Giriko mollò la presa sul ragazzo senza troppi complimenti, e Justin fece appena in tempo ad acchiapparlo prima che cadesse nuovamente contro il pavimento. Gli sollevò la testa in modo da accertarsi che respirasse. Alzò gli occhi al cielo, non appena si rese conto che non aveva nulla che non andasse, oltre al fatto di avere palesemente perso i sensi. "E' vivo, idiota, sta respirando."
"Mh. Peccato," sbuffò l'uomo, sollevandosi da terra goffamente.
Il biondo sospirò, mentre cercava di svegliare Gopher dandogli dei leggeri schiaffi sul viso e chiamandolo, ma non ottenne niente a parte dei lamenti soffocati. Mentre teneva il dorso della mano contro la guancia di Gopher, pensieroso, si accorse che scottava. Spostando la mano sulla sua fronte, cominciò ad avere un'idea della causa di quella perdita di sensi improvvisa.
"Credo abbia la febbre."
"Lascialo là, prima o poi Noah se ne occuperà," gli disse Giriko, prima di stiracchiarsi e di dare le spalle a Justin. Si rese conto di non essere stato sentito ancora una volta, ma non aveva più voglia di stare dietro a quei due, per cui si limitò a lasciare la sala con un ennesimo sbuffo. Aveva decisamente bisogno di bere qualcosa.
L'altro lo ignorò completamente, anche se per qualche secondo gli passò per la testa il pensiero di lasciarlo là, proprio come gli era stato suggerito, e fare finta di non averci avuto niente a che fare. Era colpa di Giriko in fondo, mica sua. E non si era certo unito a Noah per fare il baby-sitter. Ma sapeva che farlo davvero sarebbe andato contro ogni ultimo frammento di principio che gli restavano e a cui ancora cercava testardamente di appigliarsi. In fondo, non gli costava nulla trasportarlo fino al suo letto e avvertire Noah, prima di andare a fare qualunque cosa l'uomo volesse che lui e Giriko facessero.
Lo sollevò con facilità, sentendolo molto più leggero di quello che si sarebbe aspettato. Se non l'avesse visto mangiare con i suoi occhi, avrebbe pensato che soffrisse di qualche disturbo dell'alimentazione. Il ché non sarebbe stato così sorprendente, visto il suo stato mentale tutt'altro che stabile. Lo portò fino alla sua stanza, depositandolo sul letto all'angolo. Lo avvolse nella coperta con più attenzione del dovuto, e si guardò intorno alla ricerca di qualcos'altro con cui tenerlo al caldo, ma la stanza era spoglia e non sembrava esserci niente di utile allo scopo. Non c'era da sorprendersi che si fosse ammalato, se dormiva in un posto così freddo con una misera e leggera coperta. Sospirò di nuovo, riflettendo sul da farsi. Infine si decise a rubare una coperta a Giriko, come ripicca per averlo lasciato da solo in quella situazione.
Mentre percorreva il corridoio furtivamente, avvertì una presenza alle sue spalle, e si voltò di scatto. Trovarsi faccia a faccia con Noah non era esattamente la più confortevole delle situazioni. C'era qualcosa nell'uomo che lo inquietava profondamente, anche se non avrebbe saputo dire esattamente cosa fosse.
"Giriko non è con te?" gli chiese, nel suo solito tono freddo.
Justin fece una smorfia, prima di rispondere. Per chi l'aveva preso, per la sua badante? "No, non so dove sia."
"Beh, non importa," Noah scrollò le spalle. "Ho deciso di occuparmi personalmente dell'incarico che pensavo di affidarvi. Starò via per un po'."
"Aspetti, Noah," lo fermò Justin, prima che potesse allontanarsi. "Gopher non sta molto bene."
Noah assunse un'espressione che sembrava vagamente seccata, anche se non era mai semplice capire a cosa l'uomo stesse pensando. "Beh, occupatevene voi." Non aggiunse altro, ma diede a Justin uno sguardo, come se si aspettasse una conferma da lui. Il biondo rimase vagamente interdetto da quello che aveva tutta l'aria di essere un ordine. Noah non aspettò che rispondesse, si limitò a voltarsi e allontanarsi, come se avesse acconsentito. Quando Justin realizzò ciò che implicava, non poté fare a meno di maledirsi mentalmente. Sarebbe corso dietro all'uomo per lamentarsi e dirgli che no, lui non era là per fare la badante né di Giriko né di Gopher, ma aveva la sensazione che se l'avesse fatto la cosa non l'avrebbe convinto a restare. E ciò che lo irritava di più era il fatto che non avrebbe dovuto preoccuparsi affatto, che in fondo si era lasciato talmente tante cose dietro di sé che una in più non avrebbe dovuto cambiargli la vita. Non gli era chiaro cosa ci fosse di diverso stavolta, ma non riuscì a decidersi a protestare prima che sentisse il portone della chiesa chiudersi rumorosamente.
Con un sospiro, tornò sui suoi passi, avviandosi verso lo stanzino che lui e Giriko condividevano per la notte. In realtà, Giriko ci si piazzava anche durante il giorno quando gli capitava di essere talmente ubriaco da non riuscire neanche a tenersi in piedi, il ché ultimamente accadeva sempre più spesso. La porta era aperta, e Justin la spinse verso l'interno, facendo qualche passo in avanti e guardandosi intorno. Non c'era nessuno, per il momento, per cui il biondo si affrettò a raggiungere il divano dove dormiva Giriko e a raccogliere la coperta stropicciata che era stata abbandonata su di esso. Mentre si dirigeva verso la stanza di Gopher, si fece una lista mentale delle cose di cui avrebbe avuto bisogno a breve, rendendosi conto che in quella chiesa non c'era niente che potesse risultare remotamente utile a una persona malata. Dubitava che Noah nel suo studio avesse un termometro, e in ogni caso Justin non si sarebbe avventurato là dentro senza permesso e senza una vaga idea di ciò che l'uomo vi nascondesse. E trattandosi di Gopher, dubitava inoltre di poter usufruire della collaborazione di Giriko. L'intera faccenda si presentava molto, molto più difficile di quanto avrebbe potuto immaginare.
Quando tornò dal ragazzo, lo trovò sveglio che fissava il soffitto. Non appena il moro sentì il rumore della porta che si apriva, si voltò verso Justin, dandogli un'occhiata confusa. "Cosa diavolo è successo?"
Il biondo scrollò le spalle, poi si avvicinò a Gopher e gli gettò addosso la coperta. "Sei svenuto mentre ti pestavi con Giriko," disse, mentre gliela sistemava addosso. Avvicinò la mano alla fronte dell'altro per controllargli la temperatura un'altra volta, ma il ragazzo si voltò di scatto dall'altra parte con aria infastidita.
"Forse hai la febbre," continuò Justin, senza farci caso. "Come ti senti?" Gli sembrava strano chiedergli una cosa simile, dal momento che non si era mai curato di come stesse fino ad ora.
Gopher squadrò il biondo, cercando di capire le sue intenzioni. Non si fidava delle persone che mostravano preoccupazione per lui, ma vedeva che Justin si comportava come se fosse costretto a farlo, e non riusciva a capire perché. Era difficile ragionare, però, con l'emicrania che l'aveva assalito dal momento in cui aveva ripreso conoscenza. Si raggomitolò nelle coperte e gli fece il muso. "Manda a chiamare Noah-sama."
"Era quello che avevo intenzione di fare," ribatté il biondo. "Ma Noah è partito per chissà dove e mi ha sostanzialmente ordinato di occuparmi di te."
Il ragazzo sbatté le palpebre, faticando a capire cosa gli stava dicendo Justin. Noah non poteva essere partito pur sapendo che lui stava male. Per quanto potesse essere arrabbiato con lui, non l'avrebbe mai lasciato nelle mani di qualcun altro con tanta facilità. "Bugiardo," sbottò. "Scommetto che non gli hai detto niente."
"Gopher, ho veramente poca voglia di starti dietro," sospirò Justin. Come se gli importasse qualcosa di quel che credeva Gopher. "Se me ne vado ora, non verrà nessun altro."
"Non m'importa!" esclamò il ragazzo con rabbia. "È solo febbre, starò bene. Aspetterò che torni Noah-sama."
Justin osservò l'altro rifugiarsi sotto le coperte, sentendosi vagamente irritato ma allo stesso tempo in qualche modo sollevato. Stava per dirgli che Noah sarebbe potuto stare via anche per un bel po' di giorni, ma si trattenne. "Come preferisci," disse, prima di girare i tacchi e uscire dalla stanza il più velocemente possibile. Se anche Gopher avesse avuto qualcosa da ridire, non l'avrebbe sentito in ogni caso.
Il fatto che sentisse un'idea di rimorso mentre tornava nella sua stanza lo innervosiva ancora di più. Odiava non poter controllare la follia a suo piacimento, e dover fare ancora i conti con sensazioni simili, sebbene attenuate. Fortunatamente, stare da solo accentuava la presa della follia su di lui, e in quei momenti riusciva a scordarsi di qualunque cosa non fosse la grandezza del kishin. Era una sensazione piacevole, non dover pensare a quel che si era lasciato alle spalle, che regolarmente tornava a tormentarlo quando più si convinceva di non avere più alcun legame con il passato.
Si stese sul divano, coprendosi gli occhi con la mano. La luce del sole che filtrava dalla piccola finestra era fastidiosa, ma non avevano né tende né persiane per attenuarla. Non che questo impedisse alle illusioni di arrivare. Sapeva che sarebbe successo, come sempre. Aveva iniziato ad averle fin da quando era tornato alla DWMA, e allora non avrebbe mai immaginato che sarebbe peggiorato fino a tal punto. Lo affascinava e lo terrorizzava il modo in cui la luce si offuscava, come se delle nuvole nere coprissero lentamente il sole all'esterno, avvolgendo d'oscurità ogni cosa intorno a lui. Si imponeva ogni volta di non guardare, di dormire in modo di ignorare quello che la mente voleva mostrargli, ma ogni volta la tentazione di allontanare la mano dagli occhi prevaleva. Ultimamente, nell'oscurità che divampava scorgeva una figura, qualcosa di indefinito che non riusciva a identificare, ma che ogni volta risultava sempre un po' più netta. Aveva passato ore a osservare il punto indefinito dove compariva, normalmente sul soffitto, proprio sopra la sua testa, e a cercare di capire cosa o chi fosse. Inizialmente aveva pensato che fosse il fantasma di BJ, una proiezione della sua mente causata dal rimorso. Ma man mano che l'immagine si era fatta più chiara, si era reso conto che non poteva essere così. Era qualcosa di decisamente poco umano. E si chiedeva quando infine si sarebbe mostrato, e soprattutto se l'avrebbe mai fatto. Forse stava solo aspettando il momento in cui la sua mente si sarebbe perduta del tutto. Ed era quello il motivo per cui non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, voleva solo che arrivasse e lo portasse via e non dovesse più pensare a niente.
Non era sicuro di quanto tempo fosse passato, quando sentì un rumore sordo provenire dall'esterno della stanza che fece svanire di colpo l'oscurità che lo circondava. A volte si chiedeva se fosse effettivamente un'illusione e non una realtà che lo abbandonava solo quando altre persone si avvicinavano a lui. Rimase per qualche istante ad osservare la porta, incapace di trovare la forza di alzarsi. Sapeva fin troppo bene chi fosse e perché fosse rimasto piantato fuori dalla stanza, e aveva tutta l'intenzione di ignorarlo. Ma sapeva che non sarebbe riuscito ad addormentarsi e che non ci sarebbe più stato niente a distrarlo ora che non era più solo. Non aiutava il fatto che sentisse chiamare il suo nome con voce lamentosa dall'andito.
Si alzò a malavoglia dal divano, uscendo dalla stanza per trovare, come previsto, Giriko adagiato contro il muro. Al vederlo, l'altro gli sorrise in maniera inquietante, porgendogli le braccia come se volesse abbracciarlo. "Sapevo che saresti venuto a salvarmi."
Justin fece una smorfia, mentre prendeva Giriko per le braccia e lo trascinava, con ben poca grazia, fino al divano, senza curarsi che riuscisse a salirci. Quando arrivava a questi livelli di ebbrezza, Giriko diventava fin troppo docile e tranquillo rispetto al suo solito.
"Se riesci a trascinarti fino alla porta puoi anche riuscire a trascinarti fino al divano," gli fece notare, incrociando le braccia.
"Ma non c'è gusto se non ti rompo le palle," biascicò l'uomo, e cercò di arrampicarsi sul divano senza molti risultati.
"Stronzo."
Non che ci fosse bisogno che lo dicesse, Justin lo sapeva benissimo. Rimase ad osservarlo per un po', divertito anche se lo spettacolo era decisamente pietoso, prima di avvicinarsi e aiutarlo.
"Il prete sta prendendo l'abitudine di dire troppe brutte parole ultimamente," lo provocò Giriko, stendendosi e perdendosi ad osservare il soffitto come il biondo aveva fatto poco prima. Justin si chiese che cosa vedesse, se fosse anche solo lontanamente simile a quel che vedeva lui. Non c'era in fondo molta differenza tra i loro modi di evadere dalla realtà.
Rimase seduto al lato del divano per un po', finché non iniziò a tremare per il gelo. Era convinto che Giriko si fosse addormentato, ma voltandosi lo trovò ancora a fissare il vuoto.
"Ho fame," gli disse l'uomo non appena si accorse che Justin lo guardava.
Il biondo faticava un bel po' a leggergli le labbra visto il modo in cui farfugliava le parole. "Non credo che Gopher cucinerà in quello stato," gli rispose. Si chiese come se la stesse cavando il ragazzo, per poi scacciare dalla mente ogni pensiero di quel tipo.
"Cucina tu allora."
"Dammi un buon motivo per farlo."
"Perché sei un prete."
Justin scrollò le spalle, sospirando con irritazione. Perché ci stava ancora parlando? Se lo chiedeva ogni volta che cercava di parlarci nonostante fosse ubriaco. "Non ti ho offerto di unirti a noi per… questo."
"Ah no?" Giriko lo guardò con ciò che sembrava genuina sorpresa, cambiando posizione sul divano svogliatamente. Il biondo non poté fare a meno di arrossire leggermente a quell'insinuazione. Sapeva che l'uomo stava probabilmente delirando, ma si chiese se avesse davvero dato quell'impressione. La sua intenzione era stata quella di aiutarlo in un momento di difficoltà, ma lì per lì aveva soltanto pensato ai loro fini comuni, non al fatto che l'uomo avrebbe finito per ridursi sempre peggio.
Rimase pensieroso per un po', ma infine si decise che restare là non avrebbe giovato a nessuno. Percorse l'ampio corridoio con lentezza, mentre meditava sul da farsi. Non poteva nemmeno chiedersi che cos'avesse fatto di male per finire in quel posto e con gente simile, perché la risposta veniva spontanea. Per quanto una piccola parte di lui continuasse a cercare di convincersi del contrario, sapeva in fondo di non essere poi così diverso da loro. Forse era quello il motivo per cui non riusciva a mostrarsi tanto indifferente quanto avrebbe voluto.

Note dell'autrice: Non ho idea di cosa sia 'sta cosa. Cioè in realtà sì, ho da tempo un headcanon sul rapporto che Gopher, Giriko e Justin potrebbero aver instaurato e sto cercando di metterlo in fanfiction. Solo che è una roba talmente vasta che non so bene come gestirla, quindi boh. All'inizio doveva essere una one-shot, poi mi sono resa conto che stavo scrivendo decisamente troppo e che se non l'avessi divisa in parti sarebbe diventata un mattone. Probabilmente verrà una cosa un po' confusionaria, ma vabbè, almeno ci provo. XD Spero che a qualcuno piaccia!
   
 
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