A Sick (so che volevi tutto ciò, lo so) ♡
che la forza
sia con te.
Soles occidere et redire possunt
«Il sole può
tramontare e sorgere»
- Catullo, carmen
5, v. 4
I polpastrelli dell’indice e del medio correvano lentamente
sulla gote di Alexander, con un’urgenza che sapeva di amore e di pop-corn al cioccolato
mangiati la sera prima davanti a Harry
Potter e la pietra filosofale, perché per qualche motivo al cacciatore
piaceva molto quella saga, e Magnus non sapeva spiegarsene il motivo come non
avrebbe mai resistito davanti a quegli occhi blu.
La stanza odorava di loro e delle notti insieme, a fare
l’amore o a dormire non era importante, perché dentro quelle quattro mura dai
colori improponibili (il Nephilim era riuscito quasi
miracolosamente a togliere l’animalier dalla
camera da letto) c’erano solo loro due e ci sono sempre stati solo loro due. Sorrise
quando Alec si mosse appena, mettendosi a pancia in su da girato verso Magnus
che era, si coprì uno sbadiglio con una mano che scivolò poi sugli occhi e giù
sul cuscino, appoggiata mollemente sulla federa.
«Selamat pagi»
sussurrò lo stregone in quella lingua antica che sulle sue labbra sembrava una
qualche formula che regalava felicità eterna, Alec rabbrividì appena pensando a
tutte le volte che gli aveva parlato in quell’idioma sconosciuto, lontano dal
latino e dal greco – mugugnò in risposta qualcosa di vagamente simile al “buongiorno”.
Il materasso non produsse alcun rumore sotto il corpo di
Magnus che si metteva a sedere e poi si alzava in piedi, senza fretta recuperò
la vestaglia di seta blu e se la legò in vita, «Vado a prepararti il caffè, tu
non ti riaddormentare» lo ammonì, camminando silenziosamente fino alla porta,
si fermò appoggiandosi allo stipite di questa, «ah!» l’esclamazione era quella
di qualcuno che si era appena ricordato qualcosa, Alec si appoggiò sui gomiti e
alzò un sopraciglio, aspettava che Magnus continuasse a parlare, i capelli corvini
un disastro «… è il nostro anniversario».
Il Nephilim sorrise tranquillo, «Sarebbe
anche il compleanno di Presidente Miao» la voce impastata dal sonno aveva
qualcosa di malinconico, come se il Cacciatore si fosse ubriacato di un drink
fatto di lacrime e vodka – aveva letto un libro dove c’era scritto una cosa del
genere, ricordava.
Magnus, in tutta risposta alzò le spalle e si passò una mano
tra i capelli corti – con l’età aveva deciso di tagliarseli, «E’ morto da
cinque anni, Alec – va bene così» e sparì giù per le scale.
Alec si lasciò cadere sul materasso, passandosi ancora una
volta la mano sul viso, riusciva a immaginarsi le poche rughe che gli solcavano
la pelle sulla fronte e intorno agli occhi, talvolta attorno alle labbra quando
sorrideva – immaginò quelle di Magnus, così espressive da farlo sciogliere,
così belle che gli donavano come un abito fatto su misura, gli davano un’aria
antica e solenne.
«Trentasette anni» mormorò più a sé stesso che alle pareti, «non
avrei mai pensato di poter vivere così a lungo».
Note d’Autrice ▪ perché tutto
è malec e tutto fa male A volte ritornano
Non ho molto da dire, perché è tutto scritto qui sopra.
Se siete arrivati fino alla fine, bravi. Se avete capito ciò
che è successo, bravi alla seconda.
Non è uscito esattamente come volevo, ma un po’ si è
avvicinata.
L’idea era quella di fare qualcosa con Magnus è Alec sulla
quarantina, ma senza dirlo esplicitamente.. usando la tecnica del “ommiodio Presidente è morto”, perché Presidente è un povero
gattino mondano ;w; e prima o poi doveva accadere. Ma non fa niente. E questo perché?
Perché c’è troppo angst nel mondo (niente contro l’angst, sia chiaro, io lo amo! e amo voi che ne scrivete a
palate ;w; - il fluff è il fluff) e nel mio posto felice (se vi siete
immaginati uno scoiattolo fatto di funghetti allucinogeni allora sapete di chi
sto parlando) loro invecchiano assieme, e sto completamente ignorando la mente
malata della Cassie.
Un piccolo appunto sul titolo: non è scelto a caso, lol. Nella poesia di
Catullo il sole è visto come metafora delle giornate, ma in modo molto più “brillante”,
una vita degna di essere vissuta. In realtà andrebbe spiegato meglio, ma sono
un po’ pigra e quindi faccio il minimo indispensabile, vogliate perdonarmi ~
Il libro citato nella flash-fic è La meccanica del cuore, un piccolo
capolavoro che amo in modo assoluto, è a dir poco sublime: lo consiglio
vivamente (: ♡
I conti non sono il mio forte, neanche quelli semplici (sono
un po’ sbadata ;_;) ma dovrebbero essere giusti, facendo una ricerca in giro ci
sono gatti che muoiono a ventisei anni – e ho supposto che Presidente avesse
grossomodo quell’età.
Detto ciò, vi saluto.
scots •