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Autore: Bad Dream    29/04/2013    1 recensioni
- Bill – Le lacrime non smettevano di scendere.
- Abbracciami ... ti prego.- La sua voce spezzata mi provocò un forte dolore al cuore, avevo quasi la sensazione che si stingesse e si facesse più piccolo. Lo abbracciai e soffocai il mio pianto nel suo petto.
- Perché, perché???- disse quasi urlando mentre mi stingeva ancora di più. Entrambi avevamo bisogno di conforto e di sapere le sue condizioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percorrevo velocemente un lungo corridoio che mi sembrava interminabile, ma la scritta rossa TERAPIA INTENSIAVA ,che si trovava su una grande porta di vetro, si faceva più nitida e divideva sempre più le distanze dalla mia più grande paura ;ad ogni mio passo sentivo i miei occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime, feci di tutto per trattenerle ma il dolore era troppo forte e in pochi istanti il mio viso si bagnò. Non potevo credere a quello che era successo, sentivo una voce nella mia testa che mi diceva in continuazione “ Perché proprio lui? Non è possibile!”.
- Bill. – Le lacrime non smettevano di scendere.
- Abbracciami ... ti prego.- La sua voce spezzata mi provocò un forte dolore al cuore, avevo quasi la sensazione che si stingesse e si facesse più piccolo. Lo abbracciai e soffocai il mio pianto nel suo petto.
- Perché, perché???- disse quasi urlando mentre mi stingeva ancora di più. Entrambi avevamo bisogno di conforto e di sapere le sue condizioni; cercai un modo per rassicurarlo, placare questo dolore e rendermi utile in qualcosa, sarei stata pronta a tutto pur di salvarlo. Non sapevo cosa rispondergli, mi sentivo un’incapace.
- Bill .- lo chiamò una voce femminile molto preoccupata. Non riuscivo a focalizzare bene la figura che si sta avvicinando velocemente a noi, avevo gli occhi troppo lucidi per poter individuare quella donna; all’improvviso sentì le braccia di Bill staccarsi delicatamente dal mio corpo freddo.
- Mamma .- dava l’impressione di essere molto più sollevato e tranquillo ora che aveva accanto a se sua madre Simone; i due si abbracciarono e sembravano quasi farsi scudo dal male esterno che propendeva minaccioso in quel corridoio. Il pianto isterico della madre mi strinse ancora di più il cuore.
- Dai mamma vedrai che ce la farà, lui è forte, non mollerà proprio ora ... non lo farà. – sussurrò alla madre, in preda al dolore.
- Non ci abbandonerà, non ci abbandonerà ...- cercò di darle forza. Bill era così, pronto ad aiutarti in qualsiasi situazione, ti spronava ad andare avanti e a non farti intimorire dalle cattiverie della gente o dalle difficoltà della vita, era un vero amico; dava sempre il meglio di se verso gli altri, eppure in fondo lo conoscevo meglio delle mie tasche anche se si dimostrava forte cercava sempre di nascondere il suo lato bisognoso di aiuto; a volte metteva da parte le sue paure, i suoi timori e i suoi problemi per aiutarti.
L’orologio segnava 21.35 e la stanchezza iniziava a farsi sentire, tutto questo tempo a piangere pensando a lui, ancora chiuso in quella sala operatoria; eravamo il da un paio di ore e non sapevamo niente di lui, nessun segno, nessuna notizia, il nulla totale. Il silenzio era onnipotente, quasi fastidioso, avevo bisogno di qualcosa che non mi facesse ascoltare i miei pensieri; avevo voglia di scappare da quella situazione e da quello stupido corridoio tinteggiato di azzurro che accentuava sempre di più la tensione che ci circondava e dava all’ambiente un aspetto sterile, senza sentimento.
Ormai stanca appoggiai la testa al muro, e lentamente scivolai giù fino a sedermi per terra, chiusi gli occhi e ripensai a tutto quello che è successo oggi e alle ultime parole che mi aveva detto prima che venisse travolto da un automezzo“ Piccola scusa il ritardo ma c’è un traffico pazzesco, tra cinque minuti sono sotto casa tua.”
Quella situazione mi aveva lasciato impresso nella mia mente suoni e immagini indelebili che si ripercuotevano velocemente nella mia mente, il suono dell’impatto, delle sirene dell’ambulanza che sulla sfrecciava sulla strada, i volti della gente preoccupata che circondava l’auto di Tom e l’automezzo, i paramedici che lo estraevano delicatamente da quell’intruglio di vetri e acciaio;  sembrava un angelo che riposava invano di quello che era successo e di tutto quel sangue che lo ricopriva sul volto e sul lato sinistro del corpo.
- Pensi che ce la farà? – la voce speranzosa di Bill mi risvegliò dai miei pensieri.
- Certo che si, è stato sempre forte, non si farà certo fermare da tutto questo, molto presto da quella porta uscirà un medico e ci dirà che sta benissimo … - accennai un sorriso per nascondere il mio timore.
Guardammo in contemporanea la grande porta di metallo che si apriva e finalmente vedemmo un medico avvicinarsi a noi, ci alzammo e lo raggiungemmo con i cuori palpitanti, mi sembrava quasi che volesse uscire fuori dal mio petto; quell’emozione mi fece realizzare che in quell’istante avremmo saputo tutta la verità, in me nacque un senso di paura.
- Il ragazzo ha delle lesioni sul braccio e sulla gamba sinistra. – disse con molta sicurezza, poi prese fiato, sembrava meno deciso di prima - Ma la cosa che ci preoccupa di più … è il trauma cranico che ha subito a causa dell’incidente … - si girò verso Simone, la guardò intensamente e disse – Questo potrebbe comportare la perdita di memoria, non ne siamo ancora sicuri, dovremmo fare degli accertamenti appena si sveglierà, vi terremo informati sulle sue condizioni ma per ora è meglio lasciarlo riposare. –
- Quando lo potremo vedere? – disse Bill con la voce tremante.
- Per ora lo potrete osservare solo dal vetro, è meglio non entrare nella stanza, se volete seguirmi vi accompagno .-
Lo seguimmo senza dire una parola; entrammo in un corridoio poco illuminato e dopo pochi metri ci indicò un grande vetro, senza esitazione ci voltammo e vedemmo Tom rinchiuso in quella stanza; vidi subito la fascia che gli circondava la testa e un tubo che lo aiutava a respirare, aveva il volto livido e leggermente gonfio, poi il mio sguardo si spostò sul braccio e sulla gamba ingessate. Rimanemmo impalati per qualche secondo ad osservarlo senza dire niente, forse non avevamo le forze per parlare o forse capimmo che la cosa migliore da fare era rimanere li e non dire niente, perché in fondo c’era solo da aspettare  che si svegliasse e sperare che tutto andasse per il verso giusto.- Ragazzivado a prendere un caffè, torno subito.- Disse Simone allontanandosi lentamente da noi.
- Bill … vado a casa, ho bisogno di dorm … -
- Sofia ti prego rimani ancora un po’, ho bisogno di te. – Disse interrompendomi. Non potevo abbandonarlo proprio ora, anche se sulle mie spalle mi sentivo un grande peso che mi comprimeva e mi dava come l’impressione che mi stesse facendo annegare nelle mie più grandi paure. Bill allungò la mano e delicatamente mi prese il braccio, inconsciamente ci avvicinammo entrambi alla lunga fila di sedie metallizzate e ci sedemmo. Interruppe subito quel silenzio incombente e iniziò a parlare a raffica, ripensammo a quando ci conoscemmo e alla nostra amicizia che nacque quando mi trasferì con i miei genitori e il mio piccolo fratellino a Loitsche, distava pochi minuti da Magdeburgo. Odiavo quella città mi trasmetteva un senso di isolamento e tristezza, rimasi di quella opinione fino a quando non conobbi i miei vicini, la famiglia Kaulitz–Trümper; in pochissimo tempo strinsi con Bill e Tom una forte amicizia, passavamo moltissimo tempo insieme e nessuno riusciva a separarci. Il legame che univa i due fratelli era una cosa pazzesca, a volte li invidiavo, perché in qualsiasi momento si aiutavano e potevano contare l’uno sull’altro, anche se Tom cercava di  nascondere ,dietro una corazza di metallo, i suoi sentimenti che rimanevano concentrati nel suo cuore; a volte solo Bill sapeva farli uscire ed era l’unico a conoscenza del suo animo gentile e romantico.Fu proprio a causa di quell’atteggiamento da duro che mi innamorai follemente di lui, nei suoi occhi color nocciola e in quel sorriso affascinante trovai una speranza, un amore che non potevo farmi sfuggire.
- Ti ricordi quella volta che ci facemmo i gavettoni e per colpa di Tom ti spezzasti la gamba? Ti rincorreva con un tubo in mano, sembrava  un cretino. – Disse ridendo.
Io e Tom litigavamo spesso molto spesso per cavolate, altre volte cercava di proteggermi oppure mi faceva ingelosire però gli volevo bene, forse anche troppo per essere amici. 
- Certo, non potrò mai dimenticare le cure e le attenzioni che mi avete dato per un mese intero, sembravo una principessa. Sai, forse non te l’ho mai detto ma … siete stati dei vicini fantastici, ne combinavamo di cotte e di crude,beh … almeno fino a quando non mi avete lasciata da sola in quella città dispersa.-
- Però poi siamo tornati a riprenderti. - Sorrise dolcemente.
Passarono due anni dal mio trasloco, le cose non potevano andare meglio, io e Tom stavamo finalmente insieme, l’amicizia con Bill andava a gonfie vele, il loro gruppo era diventato famoso, nulla poteva distruggere questa perfetta armonia tranne la splendida notizia che Tom e Bill mi annunciarono poco prima di Natale “Ci trasferiremo ad Amburgo, purtroppo non possiamo più vivere qui, è diventata una cosa impossibile da quando abbiamo trovato file e file di fan dietro la nostra porta di casa, sarà difficile per i primi tempi, ma tutto si aggiusterà, ti prometto che ci vedremo ogni week-end.”. 
Ci salutammo con quella promessa, ma dentro di me sapevo che non sarebbe mai andata a finire così. Li chiamavo tutti i giorni per sapere come stavano, per chiedergli quando ci saremo rivisti, ma erano sempre impegnati con il nuovo cd, con la tournee, i concerti, le interviste e piano piano perdemmo i contatti.
Li guardavo spesso in televisione, leggevo le loro interviste ed ero veramente entusiasta di quanto erano diventati famosi, Bill era cambiato moltissimo, non lo riconoscevo più con tutto quel trucco che rendeva il suo sguardo più intenso e quella acconciatura da leone, ma in fondo rimanevo lo stesso ragazzo dolce e affettuoso al quale confidavo i miei segreti; poi c’era lui che si era portato via con se il mio cuore, Tom, ogni volte che lo guardavo mi scioglievo in un brodo di giuggiole ma la cosa che mi dava più rabbia di tutte era il suo soprannome “SexGott” e tutte quelle foto con quelle ragazze occasionali non facevano altro che spezzarmi il cuore, non assomigliava al Tom timido e amorevole che mi chiese di fare l’amore con lui per la prima volta, non era più lo stesso. Gli anni passavano e con essi anche la speranza di risentirli, la mia vita stava cambiando lentamente e dopo il diploma iniziai un corso di fotografia, mi trasferì anch’io ad Amburgo con la speranza di rivederli. Al mio ventunesimo compleanno ricevetti una telefonata da parte di Sebastian Steffens che mi assunse come sua assistente; il mio più grande sogno si stava trasformando in realtà, avrei lavorato a fianco di un famoso fotografo tedesco.
- Non scorderò mai l’espressione sbalordita di Tom quando ti vide nello studio fotografico di Sebastian, non ti tolse gli occhi di dosso per tutto il servizio fotografico. Fu una bellissima sorpresa per tutti noi.- Disse il moro poggiando la testa contro il muro.
Bill aveva ragione fu una vera sorpresa, non avevo la minima idea che quel giorno avrei fotografato i Tokio Hotel; quando li vidi rimasi basita ed avevo voglia di scappare, non mi ero preparata per un loro incontro. La prima cosa che vidi erano gli occhi dolcissimi e spaesati di Tom in cui mi persi; Sebastian mi presentò al gruppo ma sapevano già chi fossero, in quel momento mi sorprese moltissimo Bill che corse verso di me abbracciandomi forte. Da quel momento non ci lasciammo più e continuammo quello che si era interrotto qualche anno prima, eravamo di nuovo inseparabili, questa volta li avrei veramente seguiti per tutto il mondo; Bill mi ricordava ogni giorno quanto ci tenesse a me e che non mi avrebbe più lasciata sola, Tom ,al contrario, era distante sembrava quasi che non si ricordasse di me e di tutte le cose che avevamo fatto insieme, rendeva le cose ancora più complicate di quanto lo fossero già. Quando Bill ci lasciava soli si creava sempre uno strano imbarazzo tra di noi, parlavamo del più e del meno ma non affrontavamo mai veri problemi; ogni volta che lo incontravo avevo una voglia matta di baciarlo e passare del tempo insieme, proprio come facevamo qualche anno fa.
- Però ci siamo fatti perdonare per la nostra assenza, soprattutto Tom. Mi ricordo che mi diceva sempre quanto volesse ritornare con te, però era troppo orgoglioso per farlo. -  Disse socchiudendo gli occhi, poco dopo mi addormentai ripensando alle parole che Tom mi disse quando ci rimettemmo insieme:“ Ora che sei qui con me, nessuno ci potrà separare, nessuno …”.

  
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