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Autore: Josephine_    29/04/2013    3 recensioni
“Quelli cosa sono?” chiese Belle, sbalordita, fissando un perizoma e un reggiseno imbottito, entrambi molto succinti e color porpora.
“Biancheria intima” si affrettò a rispondere Tremotino cercando di non arrossire. Tentativo vano.
“Ed è comoda?” chiese poi, gli occhi sgranati a fissare il manichino.
“Non lo so, dearie” ammise Tremotino ghignando “Io non indosso roba del genere.”
: - Belle, che ha appena ritrovato Tremotino dopo 28 anni di separazione, si trova ad avere a che fare con un mondo che non ha niente in comune con il suo. Non ha mai sperimentato il tè freddo, gli hamburger, le auto e... neanche lo shopping.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Dobbiamo trovarti qualcosa da mettere” le aveva detto Tremotino –o Gold, come lo chiamavano tutti da quelle parti- quando aveva realizzato che Belle stava ancora indossando l’orribile camice che le avevano fatto mettere nel reparto psichiatrico dell’ospedale.
 
“Effettivamente non sono il massimo dell’eleganza” aveva commentato lei ridendo e facendo un giro su se stessa.
 
Tremotino aveva riso –e cavoli, quanto le era mancato quel sorriso sghembo e ironico, quanto lo aveva ricordato, immaginato, desiderato, chiusa nella torre del castello di Regina. Ora poteva averlo, guardarlo e sentirlo sulla sua pelle, sfiorarlo, era tutto per lei.
 
“Dovrò portarti a fare shopping.” Le aveva detto lui senza smettere di sorridere.
 
“Shopping?” aveva chiesto confusa, non avendo mai sentito parlare di una cosa del genere.
 
“Compere, acquisti. Trovare dei vestiti nuovi.” Le aveva poi chiarito Tremotino.
 
“Ah. Non c’è più il mio vestito azzurro? A me piaceva tanto”
 
Tremotino aveva ripensato con una fitta di nostalgia al tempo in cui Belle era la sua domestica al castello Oscuro; per farla somigliare ancora di più ad una sguattera e per facilitarle il lavoro, lui le aveva rimediato un vestito bianco e azzurro molto semplice, con le maniche corte e l’orlo che le lasciava scoperte le caviglie. Il colore le metteva in risalto gli occhi –anch’essi azzurro cielo- e la stoffa le metteva in risalto il seno e i fianchi perfetti. Tremotino aveva adorato quel vestito fin dal primo momento in cui Belle l’aveva indossato, fiera e sorridente come sempre. E si era riscoperto a pensare che l’azzurro era proprio il suo colore preferito.
 
“No, dearie, purtroppo quello è andato. Però ci sono vestiti molto belli anche in questo mondo. Particolari, ma belli. E magliette e pantaloni, hai visto? Qui anche le donne indossano i calzoni.”
 
Belle era rimasta cinque minuti buoni a fissarlo, interdetta, prima di scuotere le spalle e rispondere con il solito cipiglio esuberante “okay, che shopping sia! Adoro le nuove avventure”
 
 
Ora, davanti alla vetrina di un negozio situato in una delle strade secondarie di Storybrook, Belle non era più così sicura di adorare le nuove avventure.
 
Ancora dubitava che i manichini che la fissavano con sguardo vitreo dalla vetrina fossero semplici statue di plastica –un nuovo materiale molto utilizzato in questo mondo- e non persone vere rese inermi da un qualsiasi maleficio.
Per non parlare della reazione che aveva avuto appena aveva visto cosa essi indossavano: gonne corte fino a sopra il ginocchio che lasciavano le gambe interamente scoperte, camice con scolli profondissimi, pantaloni fatti con uno strano materiale –jeans lo chiamavano- e che le aveva detto Tremotino potevano essere indossati sia da donne che da uomini.
 
“Quelli cosa sono?” chiese Belle, sbalordita, fissando un perizoma e un reggiseno imbottito, entrambi molto succinti e color porpora.
 
“Biancheria intima” si affrettò a rispondere Tremotino cercando di non arrossire. Tentativo vano.
 
“Ed è comoda?” chiese poi, gli occhi sgranati a fissare il manichino.
“Non lo so, dearie” ammise Tremotino ghignando “Io non indosso roba del genere.”
 
“Ah, è vero” Belle rise, prendendolo per mano e rivolgendogli uno dei suoi sorrisi più caldi e coinvolgenti. Lui sussultò e ricambiò prontamente la stretta, invitandola a entrare nel negozio con un gesto fluido del bastone.
 
Belle prese un respiro profondo e salì i due gradini che conducevano al negozio. Salutò il commesso con un sorriso e chiese se poteva dare una semplice occhiata; con la coda dell’occhio vide Tremotino –così elegante e misterioso nel suo completo nero elegante- rivolgere qualche parola ad un’altra commessa circa i capi che intendevano comprare. La ragazza, sulla trentina, annuiva concentrata e sembrava a disagio, e Belle si ritrovò a pensare che chiunque, in presenza dell’Oscuro, sarebbe stato agitato. Chiunque, ma non lei.
 
“Che dici, dearie? Questi potrebbero piacerti.” La sorprese lui comparendole alle spalle con in mano qualche vestitino e un paio di pantaloni.
 
“I vestiti sono così corti.” Si lamentò Belle “In questo mondo non è imbarazzante per una ragazza andare in giro con le gambe scoperte?”
 
“Te l’ho già detto, qua è una cosa normale. Non hai motivo di vergognarti, e poi hai delle gambe stupende.”
 
Belle distolse momentaneamente lo sguardo, imbarazzata, e anche Tremotino si ritrovò ad arrossire per la confessione appena fatta. Fu la ragazza a rompere il pesante silenzio che era calato tra loro alzandosi in punta di piedi e dando un lieve bacio sulla guancia al suo interlocutore, che la abbracciò.
 
“Lì ci sono i camerini, puoi provarti tutto. Io ti aspetto qua fuori.” Prima di lasciarla andare, Tremotino le mise dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era sfuggita all’elastico, e quando lei si voltò per andare a cambiarsi la seguì con lo sguardo fino in fondo al corridoio. Avrebbe voluto camminarle accanto fino a che non fosse arrivata al camerino e poi aspettarla lì fuori in attesa che lei si cambiasse, ma non voleva essere troppo invadente. Sapeva –per sentito dire più che per esperienza- che le ragazze avevano bisogno dei propri spazi, soprattutto durante lo shopping.
 
Belle, in piedi davanti allo specchio del camerino, cercava di capire da che parte esattamente dovesse infilarsi i jeans. Quando finalmente lo capì e riuscì persino a tirare su la cerniera, si rese conto che erano troppo lunghi per lei che era alta appena un metro e sessanta.
Ed erano anche scomodi, a pensarci bene. Perché poi una donna dovesse indossare dei vestiti così rigidi e maschili, era per lei un mistero. Sbuffò, tirò giù la zip e cominciò a svestirsi.
Prese dalla sedia lì accanto un paio di mutandine e un reggiseno e li indossò, cercando di non lasciarsi prendere dall’imbarazzo, per poi voltarsi verso lo specchio: il risultato non era affatto male, e sicuramente era più femminile con indosso quelli piuttosto che i jeans. Sorrise, compiaciuta, e si ravvivò i capelli con una mano.
 
“Tutto a posto?” chiese una voce –quella di Tremotino- dall’esterno.
 
“H-em… s-sì certo!” fu la risposta arrangiata di Belle, che arrossì vedendosi così svestita e realizzando che Tremotino era solo pochi metri distante da lei.
 
“Ti aspetto qui. Chiamami se hai bisogno di aiuto.”
 
Belle arrossì nuovamente e più violentemente immaginandosi mentre chiedeva a Tremotino di aiutarla a sganciarsi il reggiseno, e si batté una mano sulla fronte quando si rese conto di quanto inopportuni fossero quei pensieri.
 
“Eccomi, arrivo” disse appena ebbe finito di indossare un vestitino grigio con la gonna a ventaglio.
 
Tremotino le sorrise appena la vide uscire dal camerino un po’ imbarazzata ma molto entusiasta del suo nuovo look.
 
“Dearie” cominciò lui, ma non seppe come andare avanti. Belle era di un’eleganza e di una bellezza tali che qualsiasi suo commento l’avrebbe sminuita.
 
“Ti piace?” lo incalzò Belle mordendosi il labbro inferiore con aria evidentemente nervosa.
 
“Molto. Sei incantevole con questo vestito. Voglio che lo prendi di tutti i colori.”
 
“Di tutti i colori?” sgranò gli occhi “No, non voglio che tu mi compri più di quanto io abbia bisogno.”
 
“Belle, i soldi non sono un problema. Prendilo come un regalo. E poi pensi che non abbia visto quanto ti piace questo modello?” ghignò, e anche Belle si scoprì a sorridere, colta in flagrante.
 
“Tu non fai mai regali, solo accordi” lo accusò lei, lo sguardo fintamente indagatore.
 
“Dearie, mi spezzi il cuore così. Dovresti sapere che sono una persona molto altruista.” Ghignò di nuovo.
 
“Quindi mi comprerai tutti questi vestiti senza chiedermi nulla in cambio?”
 
“Una cosa sola.” Mormorò Tremotino, gli occhi ridotti a una fessura. “Dovrai indossarli tutti, e spesso. Soprattutto quando ci vediamo. Ah, e stasera per cena voglio che tu metta quello grigio.”
 
“Affare fatto.” Sorrise Belle, porgendogli la mano che lui afferrò prontamente.
 
Insieme si diressero verso la cassa, lei con una pila enorme di vestiti in mano, lui che la seguiva accompagnato dal tonfo sordo del bastone sul marmo del pavimento.
 
Fu mentre Tremotino si stava accordando con la cassiera circa l’ammontare dell’intera spesa, che Belle ebbe una vera e propria rivelazione su quel mondo che non le stava piacendo poi così tanto.
L’urlo che lanciò spaventò tutti, in primis l’Oscuro, che si precipitò immediatamente accanto a lei.
 
“Belle?” indagò, preoccupato, afferrandola per una spalla.
 
“Cosa sono quelle?” chiese lei incurante delle preoccupazioni di lui, puntando l’indice verso lo scaffale in fondo alla parete.
 
“Sono scarpe.” Rispose Tremotino, a metà tra lo stupito e il rassegnato, passandosi una mano sulla fronte. “Scarpe.” Ribadì.
 
“Ma… sono così alte.”
 
“E’ proprio a questo che servono, dearie. A far sembrare le ragazze più alte.” Ora sembrava spazientito, e Belle decise di andare subito al sodo.
 
“Posso prenderne un paio?” chiese, sgranando gli occhi e sbattendo le ciglia per risultare ancora più dolce e convincente. “Ti prego.”
 
“Okay. Dopotutto quei vestiti non stanno bene abbinati a delle scarpe da ginnastica.” L’Oscuro scosse le spalle “Fanno anch’esse parte dell’accordo” ghignò.
 
Belle gli stampò un altro bacio sulla guancia, poi chiamò la commessa e si fece impacchettare due paia di sandali col tacco alto almeno dieci centimetri. Non avevano l’aria di essere molto comode, ma avrebbe imparato; e un po’ di altezza in più le avrebbe sicuramente fatto comodo, visto che era alta quasi quanto il figlio del sindaco.
 
Tremotino pagò tutto in contanti e si offrì di portarle le buste fino a casa. Belle era decisamente euforica e continuava a camminargli accanto ponendogli domande di ogni tipo. Su di lui, sul suo lavoro, sulla città.
 
“E’ un peccato che io non abbia amici. Sarei potuta andare con loro a fare shopping.”
 
Tremotino si arrestò, momentaneamente offeso dalle parole di lei.
 
“So di non essere il massimo della compagnia ma…” cominciò, ma Belle lo interruppe.
 
“Oh no, non intendevo quello” rise “E’ stato divertente. E hai buon gusto, almeno credo. E’ solo che mi piacerebbe conoscere qualcuno.” Spiegò.
 
“Bhè, avrai tempo, dearie, anche se gli abitanti di Storybrook non sono poi chi sa cosa; la maggior parte di loro mi odia, e i restanti… bhè, mi odiano anche loro.”
 
“Secondo me cambierebbero idea se ti conoscessero come ti conosco io” suggerì Belle, prendendogli la mano con cui Tremotino portava le buste.
 
“Non ricominciare” la ammonì lui, fermandosi e accarezzandole i capelli “Non voglio che cambino idea, perderei il mio potere su di loro.”
 
Belle sbuffò ma non aggiunse altro. Entrò in casa e si fiondò al piano di sopra, in camera, dove cominciò a sistemare i vestiti sulle grucce incurante di Tremotino che la fissava dallo stipite della porta.
 
“Comincio a pensare che ti piacciano più i vestiti dei libri” la provocò lui facendole l’occhiolino.
 
“Mai!” esclamò Belle, risentita, facendogli la linguaccia. “Adesso dovrei cambiarmi. Mi aspetti giù?” chiese poi, leggermente in soggezione.
 
Tremotino annuì, la salutò con un movimento veloce della testa e chiuse la porta della camera dietro di sé. Gli sarebbe piaciuto stare lì a guardarla mentre si spogliava, e si rivestiva, con calma e spontaneità, ma sapeva che non vi era abbastanza confidenza tra loro perché lui potesse assistere ad una scena del genere.
 
Perso in simili elucubrazioni, gli tornò in mente che Belle non aveva affatto bisogno di cambiarsi; era uscita dal negozio indossando il vestito grigio che avrebbe indossato anche quella sera a cena. Forse voleva farsi una doccia, ecco tutto. Ma Tremotino non riuscì ad accontentarsi dell’alibi propinato dalla sua mente fantasiosa e risalì le scale, determinato a scoprire cosa gli nascondesse la ragazza. Era sempre stata molto furba a ingannarlo e a omettergli le cose, bastava pensare a quando aveva disertato gli ordini liberando quel fuorilegge ladro di bacchette.
 
“Belle?” la chiamò lui bussando leggermente alla porta.
 
Accostò l’orecchio e la sentì borbottare qualcosa a mezza voce.
 
“Belle?” insistette.
 
“Un attimo. Sono un po’ in difficoltà, adesso ti apro la-“ e lì le parole di Belle si interruppero, sostituite dal rumore di una pesante caduta.
 
Tremotino spalancò la porta. E lo spettacolo che gli si parò davanti fu uno dei più divertenti che avesse mai visto: Belle, con i tacchi ai piedi, era carponi sul pavimento, i capelli completamente scompigliati e il vestito sollevato sopra le cosce –a questa visione, inutile dirlo, Tremotino arrossì profondamente. Accanto a lei, sul pavimento, il bicchiere con le penne che si era portata dietro nella caduta e una dozzina di fogli sparsi, anch’essi vittime delle sue peripezie.
 
“Non ridere.” Gli intimò Belle, ancora semi sdraiata sul pavimento.
 
“Assolutamente” cercò di trattenersi ma un ghigno impertinente e piuttosto divertito gli increspò le labbra.
 
“Accidenti, vorrei vedere te su questi trampoli”
 
“Non mi ci vedrai mai, dearie. Fortunatamente sono abbastanza alto da potermeli risparmiare.” Ghignò nuovamente e Belle lo fulminò con lo sguardo.
 
“Forza, dammi la mano” continuò poi, ammorbidendo il ghigno in un sorriso intenerito. Belle esitò solo un momento, poi la prese e lasciò che lui la tirasse su –non l’avrebbe mai detto, eppure aveva una forza e un equilibrio impensabili per un uomo che camminava con un bastone.
 
“Grazie” sussurrò Belle, reggendosi alla spalla di lui per non ricadere. “Non pensavo fossero così scomodi. Prima ho seriamente rischiato di rompermi un piede.”
 
“Non capisco perché tu li abbia voluti comprare, avresti potuto prendere un paio di sandali bassi.”
 
“Bhe…” cominciò Belle “con questi addosso sono alta quasi quanto te. E posso abbracciarti” e lo abbracciò “e baciarti” e lo baciò “senza dovermi alzare sulle punte.” Arrossì leggermente, poi riprese, per alleggerire l’atmosfera “E poi è bello il mondo visto dall’alto, l’aria è più pulita.”
 
Tremotino rise, poi l’attirò ancora di più a sé e le stampò un casto bacio sulle labbra.
 
“Dovrò smetterla allora di guardarti dall’alto in basso” rise.
 
“Proprio così!” confermò lei, fiera. “Ah, a proposito dell’accordo…”
 
“Si?” la incalzò lui, che aveva già capito dove Belle volesse andare a parare.
 
“Stasera devo indossare anche queste scarpe?” rimise in atto la tattica degli occhioni dolci, ma questa volta sembrò non funzionare. Tremotino annuì, soddisfatto:
 
“Non si cambiano gli accordi, dearie. Hai vissuto a lungo con me, ormai dovresti saperlo.”
 
Belle sbuffò ma non si allontanò da lui neanche di mezzo centimetro –un po’ perché aveva paura di perdere l’equilibrio e cadere, un po’ perché ormai pensava che l’incavo della spalla di Tremotino fosse stato creato affinché lei potesse poggiarci il viso.
 
“Dovrai regalarmi un’immensità di libri per farti perdonare, lo sai?” lo provocò lei dopo un po’, cercando di far girare la ruota dalla sua parte.
 
“Giù c’è una biblioteca che aspetta solo di essere visitata.” E le fece l’occhiolino, senza rinunciare al sorriso sghembo e misterioso che a Belle faceva venire le farfalle nello stomaco. “Prima però dovrai scendere le scale… in bocca al lupo, Miss Tacchi Alti” rise, spostandosi improvvisamente dal suo abbraccio e lasciandola sola in piedi, precaria su quegli spilli che aveva al posto delle scarpe.
 
“No, ti prego, no” fu il suo grido d’aiuto disperato mentre perdeva nuovamente l’equilibrio. La mano di Tremotino arrivò inaspettata a sorreggerla un secondo prima che cadesse rovinosamente a terra per la seconda volta nel giro di cinque minuti.
 
“Sei cattivo” gli disse.
 
“Troppo gentile, dearie.” Tremotino sorrise prima di stamparle un altro bacio sulle labbra, stavolta un bacio più lungo, più intimo, più esperto. Belle non rispose subito, presa alla sprovvista, ma dopo qualche istante schiuse la bocca per lasciare che la lingua di lui vi penetrasse nel bacio più passionale che si fossero mai dati.
 
“Sono ancora cattivo?” le chiese lui una volta che si furono separati.
 
“Sì. Ma queste scarpe lo sono di più, ti hanno decisamente rubato il primato.”
 
Belle rise, e con lei anche Tremotino, che continuava a sorreggerla e a tenerla stretta a sé nonostante lei avesse ormai imparato a mantenersi in equilibrio anche da sola.
















Writer's Corner!
Eccomi qua con la mia seconda fanfic su OUAT, la mia prima one-shot per essere precisi :D che dire, l'idea è nata quando mi sono resa conto che l'attrice che interpreta Belle (Emilie De Ravin) è piuttosto bassina, infatti nella seconda stagione la vediamo sempre con i tacchi alti (nella scena in cui cerca di scappare da Hook ho pianto per i suoi poveri piedi). Da lì, ho provato ad immaginare quale poteva essere stato il primo approccio di Belle con Storybrook, la moda di quegli anni e, soprattutto, gli amatissimi tacchi!!
Insomma, avvertitemi se secondo voi ho toppato o esagerato in qualche modo (mi riferisco soprattutto alla caratterizzazione dei personaggi), le recensioni sono comunque ben accette :)) Grazie a tutti e a presto,
Gelb.

  
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