Ero in viaggio da circa 12 ore, diretta verso l’Italia per trovare mio padre. Quando aveva 18 anni mia madre si innamorò del suo professore, ebbe una relazione con lui e da questa relazione nacqui io, peccato che lui non sa della mia esistenza. In questi 16 anni ho sempre sperato che un giorno lui avrebbe bussato alla porta e mi avrebbe detto –Ciao io sono tuo padre- ma questo non è mai successo. Proprio per questo approfitto delle vacanze estive per conoscerlo. La mia mamma non sa nulla, infatti lei si è rifatta una vita ora è sposata con un altro uomo, ma io non riesco a vederlo come il mio vero padre. Immagino che anche Lele, così si chiama, si sia fatto una vita, lo immagino con una bella moglie e dei bellissimi bambini. Improvvisamente sento l’hostess annunciare l’atterraggio, sono emozionatissima, non posso credere che il mio sogno stia per realizzarsi. L’aereo atterra e scendo, prendo le mie valige, ma sbadatamente come sempre sbatto contro un ragazzo. -Scusami, oddio- dico alzando il capo. il ragazzo mi guarda ridendo – Violetta?! Non cambi mai- -Leon, che ci fai tu qui?- dico un po’ stupita. -Mi hanno offerto di incidere un disco qui, approfitto delle vacanze allo studio per fare questa nuova esperienza lavorativa, d’altronde è quello che ho sempre sognato. E tu che ci fai in Italia?- -Cerco mio padre, ti prego non farne parola con nessuno- dissi facendo gli occhi dolci. -Certo non preoccuparti, ma resterai qui a Fiuminicino?- disse Leon. -No, Poggio Fiorito- -Anche io, sarò un un hotel in quel paesino- disse al settimo cielo. Lo abbracciai, mi faceva piacere avere qualcuno li con me in quel momento particolare, soprattutto lui, era più che un amico per me. Ci dirigemmo insieme verso l’uscita e prendemmo un taxi. Finalmente ero arrivata avanti casa dei Martini, ero emozionatissima, non avevo il coraggio di suonare, tremavo come una foglia. La porta mi si apre, e mi ritrovo avanti un uomo di 50’anni. -Desidera- disse con un sorriso bellissimo. -Io… cerco Lele Martini- dissi ancora più impaurita. -sono io, mi dica- -Io sono Violetta- dissi tremando -ci conosciamo?- disse un po’ smarrito. -sono la figlia di Angie una sua alunna tempo fa in Argentina- - si la ricordo bene, abbiamo anche avuto una storia- -Si ecco e da quella storia sono nata io- dissi con le lacrime agli occhi. Lo vidi un po’ smarrito ma subito dopo mi abbracciò, come solo un padre sa fare.