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Autore: Alyce_Maya    01/05/2013    3 recensioni
« Credo che mi sarà impossibile dimenticare questa missione... », commentò d'un tratto Natasha.
Lui ripensò alla corsa sotto la pioggia e alla sua schiena nuda. Rivide il suo sorriso provocante in decine di situazioni diverse e sentì, come se ce l'avesse stampato a fuoco nella mente, la senszione della sua pelle contro le dita. Ripensò al ballo fatto qualche minuto o forse ore prima. Ed infine al bacio che si erano scambiati.
« Non credo di aver mai dovuto usare tante munizioni in vita mia », continuò scocciata.
Clint buttò indietro la testa e rise, non riuscendo a trattenersi.
 
« Mi sembra di rivivere Budapest ».
« Tu e io la ricordiamo in modo molto diverso ».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BUDAPEST
 

« Budpest? ».
L'Agente Clint Barton era in piedi difronte a Nick Fury con un'aria vagamente stupita. La convocazione era giunta improvvisa ma non
ci aveva badato troppo: non sarebbe stata né la prima né l'ultima missione assegnatagli da un giorno all'altro.
« Credevo che Budapest fosse stata assegnata all'Agente Romanoff », continuò.
Natasha lavorava da sola, era risaputo. Dal passato misterioso e dalla bellezza indiscutibile, la Vedova Nera nel giro di pochi anni
aveva scalato i vertici gerarchici con facilità concludendo con successo più missioni lei di molti agenti anziani.
« E' stata assegnata a lei e a te », chiarì Fury.
Lo sconcerto lo lasciò senza parole per qualche secondo, giusto il momento che gli servì per sentire un leggero sbuffo alle sue spalle.
Girandosi di scatto, non si stupì di vedere l'Agente Romanoff a qualche passo da lui: come al solito, ovviamente, non l'aveva sentita avvicinarsi e la cosa gli procurò un leggero senso di fastidio e disagio. A non stare attenti, un giorno o l'altro l'avrebbe ucciso dallo spavento.
Come se gli avesse letto nel pensiero, la donna gli fece uno di quei sorrisi che avevano la brutta abitudine di mandarlo in confusione:
non riusciva mai a capire se lo stesse schernendo o provocando. Era quel genere di sorriso per cui in molti allo S.H.I.E.L.D avevano fatto carte false, senza però ottenere nulla in cambio.
Quel genere di sorriso che, da tempo, gli impediva di dormire la notte e che avrebbe tanto voluto sentire su di sé nel momento in cui
l'avesse stretta in un abbraccio passionale, magari in un letto, mentre copriva il suo corpo perfetto di baci e carezze.
Un sorriso per cui prima o poi si sarebbe messo in gioco.
« ...lavoro di squadra, ci siamo capiti? ». Fury terminò il suo monologo, di cui Clint aveva sentito giusto le ultime parole, e ora lo
fissava come in attesa di un qualche genere di risposta. Non sapendo bene che fare, si limitò ad annuire un paio di volte, sperando che fosse la reazione giusta da manifestare in quel momento.
Puro scetticismo passò nello sguardo del suo capo, prima che gli concedesse si andarsene con un unico cenno della mano.
Quando l'Agente Barton si voltò per uscire, la Vedova Nera era già scomparsa.

 

Preparare l'occorrente per la missione fu facile e veloce: non necessitava di molto in fin dei conti. Qualche cambio d'abito per poter sopravvivere un paio di giorni e il suo arco, per qualsiasi altra necessità ci avrebbe pensato una volta giunto in Ungheria. Anche se, con Natasha al suo fianco, dubitava che ci sarebbero voluti più di trenta secondi al massimo per portare a termine il compito a loro affidato.
D'altronde non sembrava neppure una missione particolarmente difficile: un trafficante d'armi da eliminare e poi sarebbe potuto tornare
a casa in tempo per vedere almeno le repliche della partita di football di quella domenica.
 

Ovviamente si sbagliava: le ore di volo sembravano non finire più tanto che l'Agente Barton, pur di passare il tempo, aveva preso il fascicolo del bersaglio in mano e aveva cominciato a sfogliarlo. Quello che non aveva sentito durante il colloquio con Fury perchè troppo impegnato a fantasticare sulla collega, era che il trafficante per tutta la durata del loro soggiorno sarebbe stato sotto una scorta invidiabile e affiancato da amici delinquenti con cui avrebbe dovuto fare affari.
Una smorfia deformò il suo viso per un attimo.
« Paura di non farcela? », la voce canzonatoria di Natasha lo fece tornare alla realtà. Lo stava fissando con una strana espressione:
molto probabilmente stava cercando di non scoppiagli a ridere in faccia, riflettè.
Indossava un paio di jeans scoloriti e una t-shirt con una scritta, probabilmente russa, che per lui non aveva il minimo senso. Portava i
capelli sciolti e sembrava così bella in quel momento, che per un attimo si scordò la domanda che gli aveva rivolto.
« A dire il vero stavo pensando che non ho un abito da sera », se ne uscì ricordando un particolare letto su quel rapporto: il
momento migliore per uccidere l'uomo, sarebbe stato ad un evento da lui stesso organizzato per concludere i suoi affari. Serata mascherata da una festa, in onore di qualcuno.
Lei sorrise come se la sapesse lunga. « Veramente ne hai uno: non ricordi? Fury ha detto che nella stanza d'albergo dove alloggeremo
ci sarà tutto il necessario per poter portare a termine la missione, compreso un abito da sera e armi di riserva ».
No, non ricordava. D'altrone aveva passato il tempo a fare ben altro, pensò assorto mentre continuava a guardare le labbra della
donna: mentre parlava avevano un aspetto decisamente ipnotico.
Dio, pensò. Questa donna mi ucciderà solo continuando a parlare.

 

L'arrivo a Budapest fu sancito da un acquazzone.
Lo S.H.I.E.L.D. era senza dubbio la migliore e la più grande della agenzie spionistiche al mondo, ma c'era una cosa a cui non aveva
mai pensato: fornire ai suoi agenti degli ombrelli in caso di pioggia.
Come risultato, nonostante il taxi e una corsa sfrenata, arrivati in albergo entrambi erano bagnati fradici.
Solo un volta che si fu chiuso la porta della camera alle spalle, notò che Natasha stava tremando: probabilmente con quella maglietta a
maniche corte e la pioggia appena presa, stava congelando.
Era quasi sul punto di fare qualcosa di molto stupido tipo abbracciarla o strofinarle le braccia per scaldarla, insomma qulcosa che gli
avrebbe procurato una bella pugnalata in mezzo alle costole, quando lei si voltò e scoppiò a ridere.
Altro che freddo, stava cercando di trattenere le risate.
Rideva di gusto mentre lo scrutava dalle testa ai piedi. Lui fece lo stesso giusto per assicurarsi di avere ancora i pantaloni addosso o
cose così.
« Altro che falco, sembri un uccellino annegato », disse continuando a ridere.
Pronto a ribattere in maniera così sconveniente da procurargli non una ma almeno tre pugnalate, si avvicinò di un passo ma la Vedova
Nera, quasi intuendo che da li a poco avrebbe dovuto colpirlo, aveva già cominciato a tessere la sua tela: girata di spalle, si stava togliendo la maglia.
Clint deglutì così forte da risultare assolutamente ridicolo. Non aveva mi pensato che una schiena nuda potesse risultare così
provocante e seducente.
Dopo meno di un secondo, l'aggettivo "nuda" cominciò a rimbombargli nella testa. Niente reggiseno?, si domandò quasi stupito
mentre continuava a fissare la curva dei suoi fianchi.
Quando la vide trafficare con la lampo dei jeans, fece dietrofront così rapidamente che quasi inciampò sui suoi stessi piedi. Biascicò
un incomprensibile: « Vado a farmi una doccia », e sparì nel bagno.
Si assicurò che l'acqua fosse gelata prima di entrarvi e, molto probabilmente, rimase sotto quel getto per una mezz'ora buona prima di
decidersi ad uscire.
Si sentiva decisamente ridicolo in quel momento, neanche fosse stato un ragazzino di dodici anni che vedeva per la prima volta una
donna nuda. Anzi, riflettè, era molto peggio: lui neppure l'aveva vista nuda Natasha, le aveva visto solo la schiena, diavolo!
Anche solo ad immaginare lei nuda, lo fece quasi tornare di corsa sotto la doccia.
Complimenti, si schernì da solo. Davvero maturo.
Ostentando una calma che decisamente non possedeva, uscì con nonchalance e si diresse verso la sua valigia per recuperare un
cambio d'abiti.
Senza neppure volerlo, cercò con lo sguardo la fonte di tutti i suoi attuli problemi e la trovò distesa sul letto a leggere un libro. Gli
fece uno strano effetto: per un momento gli sembrò di vivere una routine lunga una vita. Si vide tornare a casa dopo una giornata di lavoro con lei che lo aspettava a letto immersa nella lettura. Nella sua mente la vide alzare lo sguardo e sorridergli per poi farlo avvicinare semplicemente allungando una mano nella sua direzione. Vide un bacio dolce e lento trasformarsi in qualcosa di più che li vedeva intenti a sbarazzarsi dei vestiti, delle coperte e di qualsiasi cosa fosse loro d'intralcio. Sentì gemiti e sospiri come fossero stati reali e avvertì nell'aria quel maledetto sorriso che lui desiderava più di ogni altra cosa.
Quando poi sbattè le palpebre, tutto tornò come prima e con una certa soddisfazione notò che Natasha non aveva abbandonato la
sua indole di spia: sotto il cuscino aveva nascosto una pistola, le tende erano tirate e aveva spostato il letto così che non fosse alla portata di improbabili cecchini.
La routine decisamente non avrebbe mai fatto parte della loro vita.

 

La sera designata per uccidere il trafficante d'armi arrivò. Per l'intera mattinata lui e Natasha avevano vagliato tutti i modi possibili per avvicinarlo, avevano controllato più volte la piantina dell'edificio in cerca di vie di fuga o nascondigli in cui loro due o i mercenari del bersaglio avrebbero potuto nascondersi e, infine, avevano stilato anche un piano B in caso di contrattempi.
« Forse volevi dire che io ho stilato un piano B », lo riprese piccata la donna una volta chiusa la comunicazione con Fury. Lo fissava
con un sopracciglio inarcato e lui sentì l'improvviso bisogno di nascondere le mani dietro la schiena per impedirle di vedere il cellulare appena usato, neanche questo potesse farle dimenticare quello che aveva sentito.
Sfoderò il miglior sorriso del suo repertorio: « Tu, io che vuoi che importi. Siamo nella stessa squadra, no? ».
Gli puntò l'indice contro il petto: « Non cercare di fregarmi Barton, so dove nascondi il tuo amato arco. Se continui così, potrebbe
non fare una bella fine uno di questi giorni », lo minacciò.
« No, l'arco no ». Sbiancò.
Lei sorrise ammiccante facendogli accapponare la pelle. « Redigi un tuo piano B in caso succeda », ancheggiando sparì in bagno per
prepararsi.
Fissando truce la porta dietro la quale era scomparsa, tirò fuori dall'armadio l'abito da sera e lo indossò. L'arco era in un borsone che
avrebbero fatto entrare di traforo alla festa e poi nascosto da qualche parte.
All'inizio lui aveva suggerito, per scherzo ovviamente, che sarebbe stato perfetto dietro una qualche pianta. Al che, Natasha aveva deciso
che avrebbe stilato lei il fantomatico piano B.
Donna di poca fede.
« Mi dai una mano a chiudere l'abito? », la sua voce lo fece quasi sobbalzare.
Quando si girò vide di nuovo la schiena nuda di Natasha a pochi passi da lui, proprio come qualche giorno prima. Il resto del corpo
era fasciato da un abito rosso che le arrivava fino alle caviglie, contornate da un laccetto del medesimo colore che facevano da contorno ai suoi vertiginosi tacchi a spillo.
Le chiuse la lampo del vestito con una certa lentezza , accarezzandole involontariamente il collo. Quando si voltò aveva una luce
divertita negli occhi e, lo sapeva, un sorriso pronto a nascerle sulle labbra.
« Andiamo? ».

 

Per intrufolarsi alla festa, dovettero far fuori le due guardie appostate davanti alla porta di servizio e poi altre quattro nel corridoio che portava verso la sala principale.
Nascosto l'arco, si buttrono in mezzo alla folla di gente che chiacchierava e si divertiva alla ricerca del loro bersaglio.
« Vieni, balliamo ».
La trascinò sulla pista da ballo e cominciarono a muoversi lentamente. Natasha aveva un ottimo profumo e la parte di pelle lasciata
scoperta dall'abito sulla schiena era morbida e calda.
Stringerla a sé fu inevitabile.
Girando in cerchio era quasi tentato dall'idea di lasciar completamente perdere la missione per poter continuare a ballare con lei tutta
la sera. Fury probabilmente non avrebbe gradito ma non l'avrebbe certo condannato a morte: gli avrebbe fatto giusto una sfuriata per poi assegnargli una missione in un posto inospitale e privo di qualsiasi comfort per un po' di tempo.
Rise all'idea.
Di certo ne sarebbe valsa la pena.
« L'ho visto: è alle tue ore sei », gli sussurrò direttamente nell'orecchio. Le fece fare una giravolta e un leggero caschè così da poterlo
inquadrare a sua volta: si stava allontanando dalla folla seguito da almeno un decina di uomini in abito scuro. Li vide prendere un corridoio sulla sinistra e sparire poi dalla sua vista.
Circondò la vita di Natash con noncuranza e sorridendo le si avvicinò come se dovesse dirle qualcosa di squisitamente privato: «
Porta blu, sono la dietro ».
La vide concludere la recita sorridendo a sua volta posandogli poi una mano sopra la sua, all'altezza del fianco. Si avviarono verso il
corridoio dal quale erano arrivati e, dopo aver preso il suo arco, si limitarono ad imboccare la strada presa dal trafficante.
Non fece in tempo a mettere piede oltre la porta che sentì Natasha spingerlo contro il muro in una posizione piuttosto scomoda a
dirla tutta perchè, tra le altre cose, lo costringeva a schiacciare con la schiena il suo arco.
Comprese il motivo di quel gesto qualche secondo dopo quando vide tre uomini avanzare nella loro direzione: erano evidenti le armi
sotto le giacche.
Fece per allontanarla così da avere libero accesso alla sua arma, ma lei glielo impedì. La vide alzare leggermente la testa e, nell'attimo
successivo, si ritrovò le labbra della donna sulle sue.
Non fu un semplice sfiorarsi di labbra: quando Natasha lavorava, dava il massimo. E quindi tutto, anche un finto bacio per distrarre
quelle guardie armate, veniva fatto alla perfezione. Mentre la sua mano andava ad intreccirsi tra quei rossissimi capelli, lei spinse una gamba tra le sue così da potersi avvicinare ulteriormente e approfondire il bacio.
I loro corpi aderivano perfettamente e fu bellissimo sentirle emettere un leggero gemito qundo le morse leggermente le labbra.
Ebbe poi giusto il tempo di alleggerire la presa tra i suoi capelli che la Vedova Nera era già entrata in azione, estraendo una pistola da
sotto l'abito e uccidendo silenziosamente, e con un unico colpo ciascuno, i tre uomini.
Gli fece un gesto con il capo, invitandolo a proseguire.
Mentre attrversavano un altro corridoio, seguendo le voci in lontananza, non potè evitare di leccarsi le labbra: avevano ancora il
suo sapore.
Arrivarono infine davanti ad una porta. Si guardarono un attimo e, dopo un leggero cenno fatto quasi in simultanea, entrarono
splancando la porta.
Per un attimo Clint rimase basito nel vedere quante persone erano radunate li dentro: molte più di quante ne avesse previste. Ma
l'esitazione durò giusto qualche secondo, poi cominciarono gli spari. Non capì mai se ad aprire il fuoco fosse stata Natasha oppure no, sta di fatto che nel giro di pochi secondi in quella stanza si creò l'inferno.
Scoccava le frecce in continuazione, senza mai fermarsi. Così come a non fermarsi era Natasha che, da chissà dove sotto quel
vestito, continuava a tirare fuori armi e munizioni.
Una freccia, un'altra.
Uno sparo, un altro.
Quando poi a rimanere in piedi -più o meno integri- furono solo loro due, abbassò l'arco e si voltò nell direzione della donna. Aveva
un brutto taglio sulla fronte e sembrava zoppicare leggermente. Lui, d'altro canto, si sentiva pulsare in maniera preoccupnte il braccio destro ed era più che sicuro di avere numerose ferite da armi da fuoco sparse per il corpo.
Tuttavia, come aveva previsto, una missione affiancato dalla Vedova Nera, non aveva richiesto più di qualche minuto per essere portata a termine.


« Credo che mi sarà impossibile dimenticare questa missione... », commentò d'un tratto Natasha.
Lui ripensò alla corsa sotto la pioggia e alla sua schiena nuda. Rivide il suo sorriso provocante in decine di situazioni diverse e sentì,
come se ce l'avesse stampato a fuoco nella mente, la senszione della sua pelle contro le dita. Ripensò al ballo fatto qualche minuto o forse ore prima. Ed infine al bacio che si erano scambiati.
« Non credo di aver mai dovuto usare tante munizioni in vita mia », continuò scocciata.
Clint buttò indietro la testa e rise, non riuscendo a trattenersi.


 

« Mi sembra di rivivere Budapest ».
« Tu e io la ricordiamo in modo molto diverso ».



 

   
 
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