Premessa:
Ebbene, ci vuole la premessa
per introdurre questa Shot che ho deciso di scrivere come esperimento, prendendomi una pausa da Shikamaru 200. Dovete sapere che non amo le fanfiction molto romantiche e/o malinconiche, ma proprio
per questa mia avversione, spesso evito del tutto il genere. Male. Infatti cercherò di testare le mie capacità proprio con
questa fic, interamente dedicata a una coppia
abbastanza canon di uno dei manga preferiti, Bleach, e cioè Ichigo e Orihime. Perché il titolo 15?
(Ormai ci sto prendendo gusto a intitolare le mie fic con i numeri…)
Perché in giapponese, come
forse saprete, il nome del protagonista, Ichigo,
significa uno e cinque, cioè 15, e qui si parla
proprio di 15 attimi di vita di questi due personaggi, attimi legati da un filo
logico. Non vi aggiungo altro, ma vi prego di ricordavi
che per me è una sorta di esperimento, quindi potrebbe non piacervi, o anche
farvi schifo. Siate generosi con le recensioni, in modo che possa farmi un’idea
sulla mia capacità di scrivere storie malinconiche! Buona lettura!
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15
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Uno
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Orihime
morì in una ventosa giornata i primi d’Agosto. La macchina sbucò fuori
all’improvviso e lei non riuscì ad evitarla.
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Due
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Sua
madre, Mimi, era una donna dai lineamenti delicati e le gambe snelle, e prima di Orihime aveva avuto tanti
bambini. Troppi. E ora stava arrivando lei. Poteva
sentire le contrazioni e le acute fitte al ventre, segno della giovane vita che stava lottando per venire al mondo. Era
giunto il momento.
La
clinica era abbastanza vicina da permettere a Mimi di raggiungerla a piedi, e
così fece. Attraversò le strade deserte nel cuore della notte, e ad ogni passo
sembrava che le infilassero un coltello all’altezza dei reni. Non c’era più
tempo.
Si
sciolse in un sorriso, seppur sofferente, nel leggere
l’insegna:
Ambulatorio
Kurosaki.
Bussò
con gli ultimi attimi di forza all’ingresso, per poi accasciarsi sul
marciapiede.
Una
donna, forse ancor più bella di lei, aprì la porta dell’ambulatorio.
Subito
si chino sulla gestante e la sollevò con delicatezza,
facendo passare un braccio sopra le spalle di lei.
Subito
la clinica si mobilitò, e fu allestita una rapida sala parto. La donna
dell’ambulatorio tornò rapidamente con dei medicinali e anestetici vari per
aiutare Mimi a mettere al mondo la neonata.
-Così
sarà meno doloroso…-
Disse
la donna con la sua voce dolce come miele.
“Non
voglio quella roba. Voglio un parto naturale.”
Gemette
la gestante, mentre serrava le mascelle in una smorfia di dolore per le
lancinanti contrazioni.
-Vuoi
provare dolore?-
Domandò
attonita l’altra, spalancando un po’ le iridi color marrone intenso.
Mimi
si contorse in uno spasmo per le fitte:
-Si!-
gridò -Fatemi morire di dolore!-
La
donna dell’ambulatorio chiuse gli occhi un istante, sospirò e disse:
-No,
non ti lascerò ancora morire. Prima, farò venire al mondo questo neonato.-
-No!
No! Non ne voglio un altro!-
Le
urlò contro la gestante, in preda al dolore:
-Mi
chiamo Masaki.-
rispose
quieta l’altra, ignorando le urla della gestante e concentrandosi solo sul
parto:
-Masaki
Kurosaki. E per nessun motivo al mondo lascerò che
questo neonato muoia.-
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Tre
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La
prima cotta di Ichigo fu per
una bambina dell’asilo, all’età di 4 anni. Si chiamava Hanako,
ed era una bimba davvero singolare: piccola come un topolino, magra e dagli
occhi e i capelli scurissimi.
Gli
piaceva la frutta, guardare i cartoni animati la mattina e nonostante i suoi
modi educatissimi mangiava come un elefante. Ichigo le andava dietro perché, al contrario delle altre
bimbe, odiava giocare con le bambole e gli altri giochi per bambine.
-Se
ti piaccio così tanto, perché non ci sposiamo?-
Disse
a Ichigo, nella sua
innocenza fanciullesca, un soleggiato pomeriggio al parco, mentre andavano
sull’altalena insieme.
-Okay.-
fu la semplice risposta del bambino.
Già
a quell’età l’espressione corrucciata della sua
fronte era diventata parte di lui.
“Divorziarono”
tre giorni dopo.
Avevano
litigato perché a Ichigo non
piacevano i Power Rangers.
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Quattro
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La
prima cotta di Orihime fu
per Ichigo.
Teoricamente,
gli piaceva perché quando pensava a lui tutti gli altri ragazzi passavano in
secondo piano.
Praticamente,
gli piaceva perché quando c’era lui nei dintorni riusciva solo a dire idiozie
per l’emozione.
Per
la cronaca, Orihime non si prese più una cotta per
nessuno, fuorché per Ichigo.
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Cinque
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La
prima volta che Ichigo e Orihime
si incontrarono avevano 7 anni.
Erano
entrambi al supermercato.
Masaki
stava indugiando su una scatola di cereali, e perse così un istante di vista il
piccolo Ichigo.
Questi
ne approfittò subito per sgattaiolare via e mettersi a
giocare con la roba del supermercato.
Vide
uno skateboard su uno scaffale, e non potè resistere alla tentazione.
Il
tempo di salire sullo scaffale, e il bimbo dai capelli arancioni
stava già schizzando qua e là per i reparti con lo skateboard
ai piedi.
Poco
più in là, Sora Inoue stava
prendendo alcuni cerotti da un ripiano, mentre la sorellina Orihime
contava le cose che avevano comprato,
seduta sul sedile pieghevole per bimbi del carrello.
Sora
stava decidendo che marca di cerotti comprare, quando
la sua attenzione fu distratta da un sonoro tonfo.
Ichigo
era andato a sbattere addosso al carrello con lo skate, visto
che non sapeva fare le curve.
Orihime
lo guardò qualche istante e quando vide il ginocchio sbucciato del bimbo si
rivolse al fratello e disse con la tenera voce di bambina:
-Fratellino,
il bimbo si fatto male. Dobbiamo aggiustarlo. Gli metti il cerotto?-
Pochi
minuti dopo, Masaki ritrovò
il figlio. Aveva un cerotto su un ginocchio, e un giovane dai lunghi capelli e
dagli occhi scuri lo accompagnava insieme ad una bimba
dai capelli castani.
-Grazie
mille, spero che Ichigo non ne abbia
combinata una delle sue.-
-Niente
che non si possa aggiustare-
Rispose
quello.
-Ha
una figlia davvero carina, sa!-
-Grazie,
ma non è mia figlia, è mia sorella…-
proferì
sorridente Sora.
Si
persero così in chiacchiere, mentre i due bimbi avevano iniziato a giocare tra
loro.
Quando
gli adulti si accorsero dei due, Orihime
e Ichigo stavano ormai giocando agli infermieri da un
bel pezzo, e la bimba aveva ormai riempito il povero Ichigo
di cerotti, che sopportava con quel broncio corrucciato ma paziente.
Masaki
si sciolse in una limpida risata:
-Sembrano
andare d’accordo! Bisognerebbe farli incontrare di nuovo!-
A
quello avrebbe provveduto il destino.
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Sei
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La
seconda volta che Ichigo e Orihime
si incontrarono fu al parco, nella piscinetta
di sabbia.
Lei
gli chiese in prestito il secchiello per fare un
castello di sabbia.
Lui
rispose di no.
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Sette
_
La
terza volta che Ichigo e Orihime
s’incontrarono, fu all’Ambulatorio Kurosaki.
Era
da poco passata l’ora di cena.
Si
sentì bussare alla porta della clinica, e Ichigo, che
all’epoca aveva undici anni, andò ad aprire.
Le
si presentò una bambina più o meno dalla sua età, che
agli occhi del bimbo parve più una delle bambole della sorellina Yuzu, che una ragazzina in carne ed ossa.
Piangeva
e singhiozzava, mentre sorreggeva sulle spalle un uomo quasi
tre volte più grande di lei.
-Ti
prego...-
Singhiozzò,
mentre del sangue dal volto di lui colava fin sulla
fronte della bimba che lo sorreggeva.
-Ti
prego, aggiustalo!-
-Papà!-
Strillò
Ichigo, e Isshin accorse in fretta.
Si
fermò all’ingresso, sorrise dapprima vedendo Orihime,
ma quando lo sguardò si posò sull’uomo che teneva
accasciato sopra di lei, impallidì.
-Santo
cielo. Karin, Yuzu,
preparate un lettino!-
Mentre
portava il moribondo in spalla, la piccola, che continuava a piangere, ripetè ancora tra le lacrime:
-Aggiustalo,
ti prego, è colpa mia!-
-Tranquilla,
sono un dottore, farò di tutto per curarlo! Ma devi
lasciare che lo operi. Spero di tornare il prima possibile.-
La
bimba tremava e singhiozzava seduta nella piccola e opprimente sala d’aspetto, Ichigo cercava di farle compagnia come poteva. Osserva il suo corpicino scuotersi con i
singulti, aveva tutte le braccia e le spalle macchiate del sangue del
fratello. Il suo viso dai delicati lineamenti era pallido e gli occhi sbarrati
e rossi per le lacrime fissavano il vuoto.
Al
vedere quella bimba così straziata, gli uscì solo un sommesso:
-Mi
dispiace.-
-E’
colpa mia!-
Rispose
lei, in una pausa dai singhiozzi, per poi ripiombare in un pianto convulso.
Inoue
Sora, 26 anni, morì nel giro di un
ora per le fortissime lesioni interne e la perdita di sangue.
Orihime
quella sera non l’aveva salutato prima che uscisse per andare al lavoro.
Sebbene
lui sia stato coinvolto in un incidente d’auto, lei si
attribuì tutta la colpa dell’accaduto.
Quando
annunciarono alla bimba la morte del fratello, Ichigo
era ancora con lei, ma non riuscì a dire nulla di confortante, e così le rimase
seduto affianco tutta la notte finché non smise di piangere.
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Otto
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Ichigo
non chiese mai ad Orihime di uscire. Ma, quando raggiunsero entrambi i 17 anni, non si sa bene se
per amore o per le tempeste ormonali, Ichigo iniziò a
vedere alcune persone sotto una luce diversa. Tra queste c’era Orihime. Così un giorno si misero d’accordo in modo “da
essere entrambi in uno stesso posto a una stessa ora”,
finché tale usanza non divenne un’abitudine.
_
Nove
_
-Potrei
innamorarmi di lui…-
Disse
un giorno Orihime mentre pregava davanti alla tomba
del fratello.
-Tu
non dirglielo però…-
-…è
un segreto, ok?-
_
Dieci
_
Un
giorno Orihime e Ichigo
erano a casa di lei a vedere la tv mangiando pop-corn.
-Sta
mentendo, ne sono sicura-
esclamò
lei.
-Inoue-
rispose lui: -Hai ripetuto questa frase ogni volta che è comparso
un nuovo personaggio nel film…-
-Si,
ma il tic all’occhio che ha questo qui ogni volta che parla è indice di
nervosismo. E’ nervoso, fidati. Mente.-
-Ma,
questo film è Jack lo Squartatore! E’ normale che i personaggi siano nervosi!-
-Mah,
non fa poi tanto paura ‘sto film…-
La
ragazza ghignò divertita nel dire ciò. Quasi gli bastava tendere l’orecchio per
sentire il cuore di Ichigo
che batteva all’impazzata. Se non avesse saputo che il
ragazzo di fianco a lei non era affatto un fifone, in quell’occasione
avrebbe pensato che il ragazzo se la stesse facendo sotto dalla paura.
-Mh…già…-
Rispose
lui, fingendosi spavaldo.
-Ah,
bugiardo! –
-Ehi!
Bugiardo a chi?-
Esclamò
lui, fingendosi ferito nell’orgoglio: la prese per i polsi e fece in modo che i
loro sguardi si incrociassero.
Lei
oppose un po’ di divertita resistenza, ma alla fine fu costretta a guardarlo
negli occhi, con lui che le teneva saldamente ma con delicatezza i polsi.
Poi,
non si sa bene come, le loro labbra si toccarono.
Sembrava
quasi che fosse stato un incidente.
Ripeterono
l’incidente diverse volte.
A
entambi rimase il sapore di pop-corn della bocca del
partner per un bel po’.
_
Undici
_
Passò
oltre un anno da quel giorno. Orihime prese infine
l’iniziativa e pensò fosse opportuno che a casa Kurosaki
si sapesse che la “faccenda”, come amava definirla Ichigo,
era diventata una cosa ufficiale.
Quando
lo disse al ragazzo, questi prima impallidì, poi
rimase muto un quarto d’ora, infine accettò.
La
sera seguente Ichigo la invitò a cena dai suoi.
Yuzu
cucinò, Karin massacrò di domande inquisitorie Orihime, Isshin sparava allegramente
idiozie che mettevano in imbarazzo i due diretti interessati della cena, mentre
Ichigo cercava disperatamente di farlo tacere,
cercando di nascondere un evidente imbarazzo.
Quando
fu molto tardi, Karin e Yuzu
andarono a dormire, e Ichigo si offrì di
accompagnarle, come aveva sempre fatto quando erano piccole, e rimasero in
cucina solo Isshin e Orihime.
-Mi
dispiace non aver potuto salvare tuo fratello.-
Disse
Isshin, abbandonando momentaneamente la maschera da
buffone, mentre si versava un’ultima goccia di sakè nel bicchiere.
-Non
è colpa sua.-
Rispose
l’altra…
-Beh…
non è colpa di nessuno…no?-
-Mio
fratello non mi ha mai comprato una bambola quando ero piccola. Costavano
troppo. Quando mi regalò questi fermacapelli per farsi
perdonare, io al contrario mi arrabbiai a morte con lui. Non ci rivolgemmo la
parola il giorno che morì. Così ho sempre pensato che non avendo mai avuto
bambole da rompere, ho rotto mio fratello. E lui non si poteva aggiustare.-
Nel
dire ciò, a Orihime scese
una lacrima silenziosa…
Isshin
si massaggiò il mento, sospirò e disse:
-E’
difficile sopportare il dolore per la perdita di una persona a cara.
Ma è troppo facile cercare di accusare qualcuno di questo, anche e quel
qualcuno siamo noi stessi.-
Le
poggiò una mano sulla spalla:
-Ichigo
iniziò a non sopportare di vedere persone che piangono
da quella notte dell’incidente di tuo fratello. E’ per quel motivo che ha
iniziato a voler proteggere tutti noi, per non veder più nessuno piangere.-
Nel
dire ciò, le porse un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime.
_
Dodici
_
La
prima volta che Orihime salvò la vita a Ichigo, entrambi furono molto
sorpresi.
Il
ragazzo aveva combattuto un Menos Grande
con centinaia di Hollow più piccoli per ore, e
sentiva piano piano che stava raggiungendo il suo
limite, ogni fibra del suo corpo gli provocava fitte di dolore e stanchezza.
Un
rivolo di sangue gli scese dalla fronte in mezzo agli occhi, mentre si
preparava a dare il colpo di grazia al Menos
Grande. Non si accorse dei tentacoli di un Hollow
più piccolo che lo afferrò per una caviglia, facendolo
cadere. Nella caduta perse la Zanpakuto,
e chiuse gli occhi un istante prima che i tentacoli dell’Hollow
lo soffocassero. Li riaprì udendo un rumore sordo.
Orihime
era davanti a lui, in mezzo al corpo smembrato dell’hollow.
Stringeva
tra le mani la Zanpakuto. Zangetsu,
la sua Zanpakuto.
-Non
sono solo la damigella in pericolo-
Gli
disse, sorridente:
-Anch’io
posso essere l’eroe.-
_
Tredici
_
Alcuni
anni più tardi, Ichigo e Orihime
fecero l’amore.
Orihime
disse che si era sentita strana.
Lo
stesso disse Ichigo.
Non
dissero però perché desiderarono rifarlo un’ora più tardi.
Passò
qualche mese, e una mattina Orihime semplicemente si
svegliò sapendo ciò.
-Ichigo…-
gli sussurrò ad un orecchio, per svegliare l’uomo che dormiva di fianco a lei.
-Mh?-
-Credo...
credo che ci sia qualcosa dentro di me…-
nel
dire ciò, portò le mani a massaggiarsi l’addome, mentre Ichigo
si alzò di soprassalto dal letto, sbarrando gli occhi:
-Cosa?
Un Hollow?! Devo preoccuparmi?-
-No
scemo…- rispose lei:
-Un
bambino…-
_
Quattordici
_
-E’
il giorno del suo matrimonio, Ichigo, cerca almeno di
sembrare felice…-
-Cosa
c’è da essere felici? Sto dando in sposa mia figlia a un idiota!-
Rispose
quello, aggiustandosi controvoglia la cravatta.
-Non
stai dando tua figlia in sposa a un idiota: stai guadagnando
un genero idiota.-
Lo
corresse la donna, aiutandolo a fare il nodo alla
cravatta.
Lui
sospirò, abbattuto.
-Ichigo,
non puoi puoi proteggerla per sempre, devi lasciara libera di fare le sue scelte, giuste o sbagliate
che siano.-
L’uomo
scosse il capo: -Non c’era bisogno che si sposassero- disse,
-Noi
non ci siamo sposati.-
-Lei
non è noi.-
-Al
contrario, lei è esattamente me e te insieme. L’abbiamo messa al mondo noi.-
Nell’udire
ciò, Orihime si avvicinò lentamente a lui e si
abbracciarono con dolcezza.
Ichigo
prese fiato, mentre continuava a stringerla, soppesando le parole:
-Ti…
ti è mai dispiaciuto che io e te non ci siamo sposati?-
Lui
non la vide sorridere, ma intuì che lo stesse facendo, quando lei gli rispose:
-Non
ne abbiamo bisogno…-
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Quindici
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Orihime
morì in una ventosa giornata i primi d’Agosto. La macchina sbucò fuori
all’improvviso e lei non riuscì ad evitarla.
Aveva
cinquantaquattro anni, e quelli che la conobbero in vita, ripeterono per anni
che era morta ancora troppo giovane.
Ma
questo Ichigo non lo venne mai a sapere.
Morì
tre giorni dopo di lei.