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Autore: JayBoy    20/11/2007    10 recensioni
Gli eventi dell'esistenza umana sono spesso intrecciati in modi che sfuggono persino a noi stessi. Questa Fic ripercorre l'intreccio di due vite, quelle di Ichigo e di Orihime, dal principio. 15 attimi che legano indissolubilmente due anime. Da leggere, come sempre, senza pretese.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Shikamaru 200

Premessa:

Ebbene, ci vuole la premessa per introdurre questa Shot che ho deciso di scrivere come esperimento, prendendomi una pausa da Shikamaru 200. Dovete sapere che non amo le fanfiction molto romantiche e/o malinconiche, ma proprio per questa mia avversione, spesso evito del tutto il genere. Male. Infatti cercherò di testare le mie capacità proprio con questa fic, interamente dedicata a una coppia abbastanza canon di uno dei manga preferiti, Bleach, e cioè Ichigo e Orihime. Perché il titolo 15? (Ormai ci sto prendendo gusto a intitolare le mie fic con i numeri…)

Perché in giapponese, come forse saprete, il nome del protagonista, Ichigo, significa uno e cinque, cioè 15, e qui si parla proprio di 15 attimi di vita di questi due personaggi, attimi legati da un filo logico. Non vi aggiungo altro, ma vi prego di ricordavi che per me è una sorta di esperimento, quindi potrebbe non piacervi, o anche farvi schifo. Siate generosi con le recensioni, in modo che possa farmi un’idea sulla mia capacità di scrivere storie malinconiche! Buona lettura!

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15

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Uno

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Orihime morì in una ventosa giornata i primi d’Agosto. La macchina sbucò fuori all’improvviso e lei non riuscì ad evitarla.

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Due

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Sua madre, Mimi, era una donna dai lineamenti delicati e le gambe snelle, e prima di Orihime aveva avuto tanti bambini. Troppi. E ora stava arrivando lei. Poteva sentire le contrazioni e le acute fitte al ventre, segno della giovane vita che stava lottando per venire al mondo. Era giunto il momento.

La clinica era abbastanza vicina da permettere a Mimi di raggiungerla a piedi, e così fece. Attraversò le strade deserte nel cuore della notte, e ad ogni passo sembrava che le infilassero un coltello all’altezza dei reni. Non c’era più tempo.

Si sciolse in un sorriso, seppur sofferente, nel leggere l’insegna:

Ambulatorio Kurosaki.

Bussò con gli ultimi attimi di forza all’ingresso, per poi accasciarsi sul marciapiede.

Una donna, forse ancor più bella di lei, aprì la porta dell’ambulatorio.

Subito si chino sulla gestante e la sollevò con delicatezza, facendo passare un braccio sopra le spalle di lei.

Subito la clinica si mobilitò, e fu allestita una rapida sala parto. La donna dell’ambulatorio tornò rapidamente con dei medicinali e anestetici vari per aiutare Mimi a mettere al mondo la neonata.

-Così sarà meno doloroso…-

Disse la donna con la sua voce dolce come miele.

“Non voglio quella roba. Voglio un parto naturale.”

Gemette la gestante, mentre serrava le mascelle in una smorfia di dolore per le lancinanti contrazioni.

-Vuoi provare dolore?-

Domandò attonita l’altra, spalancando un po’ le iridi color marrone intenso.

Mimi si contorse in uno spasmo per le fitte:

-Si!- gridò -Fatemi morire di dolore!-

La donna dell’ambulatorio chiuse gli occhi un istante, sospirò e disse:

-No, non ti lascerò ancora morire. Prima, farò venire al mondo questo neonato.-

-No! No! Non ne voglio un altro!-

Le urlò contro la gestante, in preda al dolore:

-Mi chiamo Masaki.-

rispose quieta l’altra, ignorando le urla della gestante e concentrandosi solo sul parto:

-Masaki Kurosaki. E per nessun motivo al mondo lascerò che questo neonato muoia.-

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Tre

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La prima cotta di Ichigo fu per una bambina dell’asilo, all’età di 4 anni. Si chiamava Hanako, ed era una bimba davvero singolare: piccola come un topolino, magra e dagli occhi e i capelli scurissimi.

Gli piaceva la frutta, guardare i cartoni animati la mattina e nonostante i suoi modi educatissimi mangiava come un elefante. Ichigo le andava dietro perché, al contrario delle altre bimbe, odiava giocare con le bambole e gli altri giochi per bambine.

-Se ti piaccio così tanto, perché non ci sposiamo?-

Disse a Ichigo, nella sua innocenza fanciullesca, un soleggiato pomeriggio al parco, mentre andavano sull’altalena insieme.

-Okay.- fu la semplice risposta del bambino.

Già a quell’età l’espressione corrucciata della sua fronte era diventata parte di lui.

“Divorziarono” tre giorni dopo.

Avevano litigato perché a Ichigo non piacevano i Power Rangers.

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Quattro

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La prima cotta di Orihime fu per Ichigo.

Teoricamente, gli piaceva perché quando pensava a lui tutti gli altri ragazzi passavano in secondo piano.

Praticamente, gli piaceva perché quando c’era lui nei dintorni riusciva solo a dire idiozie per l’emozione.

Per la cronaca, Orihime non si prese più una cotta per nessuno, fuorché per Ichigo.

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Cinque

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La prima volta che Ichigo e Orihime si incontrarono avevano 7 anni.

Erano entrambi al supermercato.

Masaki stava indugiando su una scatola di cereali, e perse così un istante di vista il piccolo Ichigo.

Questi ne approfittò subito per sgattaiolare via e mettersi a giocare con la roba del supermercato.

Vide uno skateboard su uno scaffale, e non potè resistere alla tentazione.

Il tempo di salire sullo scaffale, e il bimbo dai capelli arancioni stava già schizzando qua e là per i reparti con lo skateboard ai piedi.

Poco più in là, Sora Inoue stava prendendo alcuni cerotti da un ripiano, mentre la sorellina Orihime contava le cose che avevano comprato, seduta sul sedile pieghevole per bimbi del carrello.

Sora stava decidendo che marca di cerotti comprare, quando la sua attenzione fu distratta da un sonoro tonfo.

Ichigo era andato a sbattere addosso al carrello con lo skate, visto che non sapeva fare le curve.

Orihime lo guardò qualche istante e quando vide il ginocchio sbucciato del bimbo si rivolse al fratello e disse con la tenera voce di bambina:

-Fratellino, il bimbo si fatto male. Dobbiamo aggiustarlo. Gli metti il cerotto?-

Pochi minuti dopo, Masaki ritrovò il figlio. Aveva un cerotto su un ginocchio, e un giovane dai lunghi capelli e dagli occhi scuri lo accompagnava insieme ad una bimba dai capelli castani.

-Grazie mille, spero che Ichigo non ne abbia combinata una delle sue.-

-Niente che non si possa aggiustare-

Rispose quello.

-Ha una figlia davvero carina, sa!-

-Grazie, ma non è mia figlia, è mia sorella…-

proferì sorridente Sora.

Si persero così in chiacchiere, mentre i due bimbi avevano iniziato a giocare tra loro.

Quando gli adulti si accorsero dei due, Orihime e Ichigo stavano ormai giocando agli infermieri da un bel pezzo, e la bimba aveva ormai riempito il povero Ichigo di cerotti, che sopportava con quel broncio corrucciato ma paziente.

Masaki si sciolse in una limpida risata:

-Sembrano andare d’accordo! Bisognerebbe farli incontrare di nuovo!-

A quello avrebbe provveduto il destino.

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Sei

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La seconda volta che Ichigo e Orihime si incontrarono fu al parco, nella piscinetta di sabbia.

Lei gli chiese in prestito il secchiello per fare un castello di sabbia.

Lui rispose di no.

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Sette

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La terza volta che Ichigo e Orihime s’incontrarono, fu all’Ambulatorio Kurosaki.

Era da poco passata l’ora di cena.

Si sentì bussare alla porta della clinica, e Ichigo, che all’epoca aveva undici anni, andò ad aprire.

Le si presentò una bambina più o meno dalla sua età, che agli occhi del bimbo parve più una delle bambole della sorellina Yuzu, che una ragazzina in carne ed ossa.

Piangeva e singhiozzava, mentre sorreggeva sulle spalle un uomo quasi tre volte più grande di lei.

-Ti prego...-

Singhiozzò, mentre del sangue dal volto di lui colava fin sulla fronte della bimba che lo sorreggeva.

-Ti prego, aggiustalo!-

-Papà!-

Strillò Ichigo, e Isshin accorse in fretta.

Si fermò all’ingresso, sorrise dapprima vedendo Orihime, ma quando lo sguardò si posò sull’uomo che teneva accasciato sopra di lei, impallidì.

-Santo cielo. Karin, Yuzu, preparate un lettino!-

Mentre portava il moribondo in spalla, la piccola, che continuava a piangere, ripetè ancora tra le lacrime:

-Aggiustalo, ti prego, è colpa mia!-

-Tranquilla, sono un dottore, farò di tutto per curarlo! Ma devi lasciare che lo operi. Spero di tornare il prima possibile.-

La bimba tremava e singhiozzava seduta nella piccola e opprimente sala d’aspetto, Ichigo cercava di farle compagnia come poteva. Osserva il suo corpicino scuotersi con i singulti, aveva tutte le braccia e le spalle macchiate del sangue del fratello. Il suo viso dai delicati lineamenti era pallido e gli occhi sbarrati e rossi per le lacrime fissavano il vuoto.

Al vedere quella bimba così straziata, gli uscì solo un sommesso:

-Mi dispiace.-

-E’ colpa mia!-

Rispose lei, in una pausa dai singhiozzi, per poi ripiombare in un pianto convulso.

Inoue Sora, 26 anni, morì nel giro di un ora per le fortissime lesioni interne e la perdita di sangue.

Orihime quella sera non l’aveva salutato prima che uscisse per andare al lavoro.

Sebbene lui sia stato coinvolto in un incidente d’auto, lei si attribuì tutta la colpa dell’accaduto.

Quando annunciarono alla bimba la morte del fratello, Ichigo era ancora con lei, ma non riuscì a dire nulla di confortante, e così le rimase seduto affianco tutta la notte finché non smise di piangere.

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Otto

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Ichigo non chiese mai ad Orihime di uscire. Ma, quando raggiunsero entrambi i 17 anni, non si sa bene se per amore o per le tempeste ormonali, Ichigo iniziò a vedere alcune persone sotto una luce diversa. Tra queste c’era Orihime. Così un giorno si misero d’accordo in modo “da essere entrambi in uno stesso posto a una stessa ora”, finché tale usanza non divenne un’abitudine.

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Nove

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-Potrei innamorarmi di lui…-

Disse un giorno Orihime mentre pregava davanti alla tomba del fratello.

-Tu non dirglielo però…-

-…è un segreto, ok?-

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Dieci

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Un giorno Orihime e Ichigo erano a casa di lei a vedere la tv mangiando pop-corn.

-Sta mentendo, ne sono sicura-

esclamò lei.

-Inoue- rispose lui: -Hai ripetuto questa frase ogni volta che è comparso un nuovo personaggio nel film…-

-Si, ma il tic all’occhio che ha questo qui ogni volta che parla è indice di nervosismo. E’ nervoso, fidati. Mente.-

-Ma, questo film è Jack lo Squartatore! E’ normale che i personaggi siano nervosi!-

-Mah, non fa poi tanto paura ‘sto film…-

La ragazza ghignò divertita nel dire ciò. Quasi gli bastava tendere l’orecchio per sentire il cuore di Ichigo che batteva all’impazzata. Se non avesse saputo che il ragazzo di fianco a lei non era affatto un fifone, in quell’occasione avrebbe pensato che il ragazzo se la stesse facendo sotto dalla paura.

-Mh…già…-

Rispose lui, fingendosi spavaldo.

-Ah, bugiardo!

-Ehi! Bugiardo a chi?-

Esclamò lui, fingendosi ferito nell’orgoglio: la prese per i polsi e fece in modo che i loro sguardi si incrociassero.

Lei oppose un po’ di divertita resistenza, ma alla fine fu costretta a guardarlo negli occhi, con lui che le teneva saldamente ma con delicatezza i polsi.

Poi, non si sa bene come, le loro labbra si toccarono.

Sembrava quasi che fosse stato un incidente.

Ripeterono l’incidente diverse volte.

A entambi rimase il sapore di pop-corn della bocca del partner per un bel po’.

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Undici

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Passò oltre un anno da quel giorno. Orihime prese infine l’iniziativa e pensò fosse opportuno che a casa Kurosaki si sapesse che la “faccenda”, come amava definirla Ichigo, era diventata una cosa ufficiale.

Quando lo disse al ragazzo, questi prima impallidì, poi rimase muto un quarto d’ora, infine accettò.

La sera seguente Ichigo la invitò a cena dai suoi.

Yuzu cucinò, Karin massacrò di domande inquisitorie Orihime, Isshin sparava allegramente idiozie che mettevano in imbarazzo i due diretti interessati della cena, mentre Ichigo cercava disperatamente di farlo tacere, cercando di nascondere un evidente imbarazzo.

Quando fu molto tardi, Karin e Yuzu andarono a dormire, e Ichigo si offrì di accompagnarle, come aveva sempre fatto quando erano piccole, e rimasero in cucina solo Isshin e Orihime.

-Mi dispiace non aver potuto salvare tuo fratello.-

Disse Isshin, abbandonando momentaneamente la maschera da buffone, mentre si versava un’ultima goccia di sakè nel bicchiere.

-Non è colpa sua.-

Rispose l’altra…

-Beh… non è colpa di nessuno…no?-

-Mio fratello non mi ha mai comprato una bambola quando ero piccola. Costavano troppo. Quando mi regalò questi fermacapelli per farsi perdonare, io al contrario mi arrabbiai a morte con lui. Non ci rivolgemmo la parola il giorno che morì. Così ho sempre pensato che non avendo mai avuto bambole da rompere, ho rotto mio fratello. E lui non si poteva aggiustare.-

Nel dire ciò, a Orihime scese una lacrima silenziosa…

Isshin si massaggiò il mento, sospirò e disse:

-E’ difficile sopportare il dolore per la perdita di una persona a cara. Ma è troppo facile cercare di accusare qualcuno di questo, anche e quel qualcuno siamo noi stessi.-

Le poggiò una mano sulla spalla:

-Ichigo iniziò a non sopportare di vedere persone che piangono da quella notte dell’incidente di tuo fratello. E’ per quel motivo che ha iniziato a voler proteggere tutti noi, per non veder più nessuno piangere.-

Nel dire ciò, le porse un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime.

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Dodici

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La prima volta che Orihime salvò la vita a Ichigo, entrambi furono molto sorpresi.

Il ragazzo aveva combattuto un Menos Grande con centinaia di Hollow più piccoli per ore, e sentiva piano piano che stava raggiungendo il suo limite, ogni fibra del suo corpo gli provocava fitte di dolore e stanchezza.

Un rivolo di sangue gli scese dalla fronte in mezzo agli occhi, mentre si preparava a dare il colpo di grazia al Menos Grande. Non si accorse dei tentacoli di un Hollow più piccolo che lo afferrò per una caviglia, facendolo cadere. Nella caduta perse la Zanpakuto, e chiuse gli occhi un istante prima che i tentacoli dell’Hollow lo soffocassero. Li riaprì udendo un rumore sordo.

Orihime era davanti a lui, in mezzo al corpo smembrato dell’hollow.

Stringeva tra le mani la Zanpakuto. Zangetsu, la sua Zanpakuto.

-Non sono solo la damigella in pericolo-

Gli disse, sorridente:

-Anch’io posso essere l’eroe.-

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Tredici

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Alcuni anni più tardi, Ichigo e Orihime fecero l’amore.

Orihime disse che si era sentita strana.

Lo stesso disse Ichigo.

Non dissero però perché desiderarono rifarlo un’ora più tardi.

Passò qualche mese, e una mattina Orihime semplicemente si svegliò sapendo ciò.

-Ichigo…- gli sussurrò ad un orecchio, per svegliare l’uomo che dormiva di fianco a lei.

-Mh?-

-Credo... credo che ci sia qualcosa dentro di me…-

nel dire ciò, portò le mani a massaggiarsi l’addome, mentre Ichigo si alzò di soprassalto dal letto, sbarrando gli occhi:

-Cosa? Un Hollow?! Devo preoccuparmi?-

-No scemo…- rispose lei:

-Un bambino…-

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Quattordici

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-E’ il giorno del suo matrimonio, Ichigo, cerca almeno di sembrare felice…-

-Cosa c’è da essere felici? Sto dando in sposa mia figlia a un idiota!-

Rispose quello, aggiustandosi controvoglia la cravatta.

-Non stai dando tua figlia in sposa a un idiota: stai guadagnando un genero idiota.-

Lo corresse la donna, aiutandolo a fare il nodo alla cravatta.

Lui sospirò, abbattuto.

-Ichigo, non puoi puoi proteggerla per sempre, devi lasciara libera di fare le sue scelte, giuste o sbagliate che siano.-

L’uomo scosse il capo: -Non c’era bisogno che si sposassero- disse,

-Noi non ci siamo sposati.-

-Lei non è noi.-

-Al contrario, lei è esattamente me e te insieme. L’abbiamo messa al mondo noi.-

Nell’udire ciò, Orihime si avvicinò lentamente a lui e si abbracciarono con dolcezza.

Ichigo prese fiato, mentre continuava a stringerla, soppesando le parole:

-Ti… ti è mai dispiaciuto che io e te non ci siamo sposati?-

Lui non la vide sorridere, ma intuì che lo stesse facendo, quando lei gli rispose:

-Non ne abbiamo bisogno…-

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Quindici

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Orihime morì in una ventosa giornata i primi d’Agosto. La macchina sbucò fuori all’improvviso e lei non riuscì ad evitarla.

Aveva cinquantaquattro anni, e quelli che la conobbero in vita, ripeterono per anni che era morta ancora troppo giovane.

Ma questo Ichigo non lo venne mai a sapere.

Morì tre giorni dopo di lei.

  
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